Secondo il Presidente M. Sarkozy prossimo leader del G20, è auspicabile trovare gli strumenti giusti per evitare l’eccessiva volatilità dei cambi. Diventa difficile per la valuta europea che oggi naviga tra l’1,27 e 1,2770 dollari mantenere questa costante valutazione in presenza di un dollaro che è passato da 1,20 di giugno a 1,3280 del 6 agosto. Il biglietto verde ha conosciuto una serie eccessiva di rimbalzi che, con lo spettro di una crescita flebile può essere soggetto ogni giorno ad ulteriori sbalzi. A questo si aggiunge il mercato immobiliare americano che sembra incapace di uscire da una sindrome nevrastenica visto che in luglio le vendite dei case nuove è stata la più bassa dal 1963. Il risultato è stato che due divise hanno preso il volo: lo yen e il franco svizzero
La moneta giapponese dopo 15 anni di attesa risale sul dollaro e dopo 9 anni sull’euro. Malgrado una ripresa vacillante l’impero del Sol Levante, tra i grandi paesi sviluppati è il miglior posto dove si possono fare profitti utilizzando la spinta proveniente dall’Asia del Sud-Est. Ma anche perché la banca centrale cinese diversifica le sue enorme riserve, vendendo dollari e comprando yens. A Tokyo questo risalita diventa un rompicapo. Di fatto migliaia d’affari non riescono a concludersi perché la rivalutazione erode la capacità d’esportare e può pesare sino al 1,5% del PIL e frena la crescita. D’altra parte il forte apprezzamento dello yen alimenta la deflazione, male endemico contro il quale il Giappone combatte da più di 15 anni. I prezzi dei prodotti importati si abbassano e contribuiscono a un indietreggiamento generalizzato dei prezzi. Dopo tanti indugi il governo e la Banca del Giappone dovrà annunciare delle misure entro il 31 agosto. La scelta è particolarmente difficile tra acquistare massicciamente dollari per fare diminuire la quotazione dello yen come agl’inizi degli anni 2000, con il rischio d’essere accusati di manipolare la propria divisa, come i loro vicini cinesi, e la deflazione.
La Svizzera ha fatto dei tentativi, ma sono risultati vani. All’inizio si è lanciata in acquisti massicci di € nel tentativo di frenare il franco, ma ha bloccato l’operazione nel mese di giugno sotto lo spettro della deflazione. Il risultato è stato un balzo in avanti da 1,49 franchi svizzeri per un euro, a 1.30, anche perché, in questi tempi agitati la moneta svizzera viene vista come un rifugio dagl’investitori. Colpa anche dei debiti sovrani che inducono gl’investitori a dirigersi verso i titoli di stato delle grandi potenze. La Germania e la Francia non hanno mai goduto così tanto di poter alimentare il proprio debito a tassi così bassi.
La moneta giapponese dopo 15 anni di attesa risale sul dollaro e dopo 9 anni sull’euro. Malgrado una ripresa vacillante l’impero del Sol Levante, tra i grandi paesi sviluppati è il miglior posto dove si possono fare profitti utilizzando la spinta proveniente dall’Asia del Sud-Est. Ma anche perché la banca centrale cinese diversifica le sue enorme riserve, vendendo dollari e comprando yens. A Tokyo questo risalita diventa un rompicapo. Di fatto migliaia d’affari non riescono a concludersi perché la rivalutazione erode la capacità d’esportare e può pesare sino al 1,5% del PIL e frena la crescita. D’altra parte il forte apprezzamento dello yen alimenta la deflazione, male endemico contro il quale il Giappone combatte da più di 15 anni. I prezzi dei prodotti importati si abbassano e contribuiscono a un indietreggiamento generalizzato dei prezzi. Dopo tanti indugi il governo e la Banca del Giappone dovrà annunciare delle misure entro il 31 agosto. La scelta è particolarmente difficile tra acquistare massicciamente dollari per fare diminuire la quotazione dello yen come agl’inizi degli anni 2000, con il rischio d’essere accusati di manipolare la propria divisa, come i loro vicini cinesi, e la deflazione.
La Svizzera ha fatto dei tentativi, ma sono risultati vani. All’inizio si è lanciata in acquisti massicci di € nel tentativo di frenare il franco, ma ha bloccato l’operazione nel mese di giugno sotto lo spettro della deflazione. Il risultato è stato un balzo in avanti da 1,49 franchi svizzeri per un euro, a 1.30, anche perché, in questi tempi agitati la moneta svizzera viene vista come un rifugio dagl’investitori. Colpa anche dei debiti sovrani che inducono gl’investitori a dirigersi verso i titoli di stato delle grandi potenze. La Germania e la Francia non hanno mai goduto così tanto di poter alimentare il proprio debito a tassi così bassi.
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