sabato 30 ottobre 2010

Un week-end nella città rosa: Petra

Potrebbe essere una scelta valida per fuggire dall' inverno italiano. Petra, descritta come una delle otto meraviglie del mondo antico, è senza ombra di dubbio il tesoro più prezioso della Giordania e la sua maggiore attrattiva turistica. È una vasta città dalle caratteristiche uniche: i Nabatei, attiva popolazione araba insediatasi in questa zona oltre 2000 anni fa, la crearono dalla nuda roccia e la trasformarono in uno snodo cruciale per le rotte commerciali della seta e delle spezie, grazie alle quali Cina, India e Arabia del Sud poterono entrare in contatto con Egitto, Siria, Grecia e Roma. Il momento migliore per visitare Petra, e trarre il massimo beneficio fotografico, è al mattino presto o nel tardo pomeriggio, quando la luce del sole raggiunge l'angolazione che mette in risalto gli straordinari colori naturali delle rocce.
Su internet e youtube si trovano tanti consigli e tour a prezzi abbordabili. In genere lo schema proposto è abbastanza simile al seguente.
Primo giorno: Partenza dall’Italia per Amman. Trasferimento a Petra.
Secondo giorno: Intera giornata dedicata alla visita di Petra, con entrata nella città attraverso la voragine, o siq, che spaccò in due la roccia durante un terremoto preistorico. Sentiero lungo più di 1 chilometro, fiancheggiato da ripide pareti rocciose alte 80 metri. Il monumento più famoso di Petra, il Tesoro, compare in modo teatrale al termine del siq, con la gigantesca facciata, resa ancor più nota dalla sequenza finale del film “Indiana Jones e l’Ultima Crociata”. Molti sentieri, salite, facciate di templi, sale funebri e bassorilievi, il Teatro da tremila posti, la tomba degli obelischi, le tombe reali: il tutto da visitare con calma perché, oltre ad essere un sito molto ampio, può richiedere qualche scalata piuttosto ripida.
Terzo giorno: Petra/ Wadi Rum /Amman .
Durante il percorso per Amman, sosta a WADI RUM, uno spettacolare scenario desertico formato da sabbia e rocce rossastre: escursione in fuoristrada della durata di 3 ore. Proseguimento per il Mar Morto dove si potrà approfittare per un tuffo e per galleggiare nelle acque salate del famoso lago.
Quarto giorno: Amman Italia

Il crisantemo un simbolo che non invecchia

Un mercato di oltre 150 milioni di euro, con vendite concentrate soprattutto intorno ad Halloween, è un simbolo che non invecchia. Anche quest'anno, la pianta del crisantemo fiorirà sopra le tombe in occasione della festa di Tutti i Santi e della ricorrenza del 2 novembre. Bianco, giallo o bruno-rossastro, a forma di pon pon piccoli, grandi palle o qualcosa che somiglia alle fossette, ci saranno per tutti i gusti e colori. Per i cattolici, i fiori sulle tombe è un atto che esprime la risurrezione dei morti, ma al di là del simbolismo, il crisantemo rappresenta un mercato lucrativo.
Gl' Italiani, acquistano oltre 20 milioni di vasi di crisantemi all'anno per un totale di € 150.000.000, ma alcuni fioristi si lamentano che anche per loro la crisi ha lasciato il segno. Secondo una ricerca di settore, che misura gli acquisti da parte di individui in piante ornamentali, il crisantemo è anche la pianta da vaso fiorito più venduto in Italia, con il 23% di vasi acquistati nel 2009. La metà di crisantemi costa meno di 6 euro e può arrivare fino a 15 euro ciascuno. E' un mercato molto stabile. Il crisantemo, leader indiscusso dei fiori in Giappone, è ancora di moda in Italia e in diversi paesi europei come la Francia. In questa stagione è il fiore aperto più resistente al gelo. Per quanto riguarda il luogo di produzione, pochi sono importati dall'estero, nella maggioranza dei casi provengono dai vari vivai sparsi un pò in tutta Italia, tanti che in molti li chiamano i fiori dal kilometro zero. Sulla distribuzione, i principali luoghi di acquisto dei crisantemi sono i supermercati (30% del valore) o i vivai vicino alla città (18%). Poi presso i negozi dei fioristi (15,7% in valori di denaro). Ma per quest'ultimi, meglio avere l'attività di vendita vicino ad un cimitero, dove si raggiungono i volumi di vendita più interessanti. La stagionalità del fiore è molto breve e il suo utilizzo è pressoché unico in Italia al contrario di quanto avviene in Giappone, ma anche in altri paesi del Nord Europa ed USA.

giovedì 28 ottobre 2010

Manifatturiero e terziario in espansione in Europa

Gli indici PMI europei, pubblicati dall’agenzia di analisi e ricerca Markit Economics, descrivono, all’interno dell’Eurozona, un settore manifatturiero e terziario in espansione, indice superiore a 50, seppure a ritmi differenti. La lettura preliminare del PMI Manifatturiero di ottobre ha accelerato a 54,1 dai 53,7 punti di settembre, evidenziando un’espansione superiore rispetto alle attese ferme a 53,2. Cala invece il PMI dei servizi a 53,2 dal 54,1 di settembre, sotto le attese di 53,7. L’indice PMI Composito è risultato così pari a 53,4 da 54,1 deludendo le attese che convergevano attorno ad un valore di 53,7. L’anticipazione per il mese di ottobre dell’indice sulla fiducia dei consumatori in Europa, pubblicato mensilmente dalla Commissione Europea, conferma un trend stabile attestandosi sullo stesso valore di settembre, -11 punti, in linea con le attese degli analisti. Con riferimento ai singoli paesi, segnaliamo la pubblicazione dell’indice di fiducia ZEW, misura del giudizio degli operatori sulla situazione corrente in Germania. L’indicatore, pubblicato dall’omonimo istituto tedesco, in ottobre registra un calo significativo a -7,2 punti dai -4,3 di settembre, dato peggiore delle aspettative che convergevano su -7. Migliore, invece, l’indice che misura le condizioni attuali dell’economia (ZEW sulla situazione corrente), che nel mese corrente balza a 72,6 dai 59,9 del mese precedente, superando abbondantemente un consenso fermo a 64 punti. I prezzi delle importazioni tedesche a settembre registrano un aumento dei prezzi dello 0,3%, mentre la variazione su base annua è pari ad un +3,9% contro attese del 3,8%. Il dato al netto dei prezzi energetici, ritenuti una componente più volatile, conferma una variazione mensile dello 0,3%, mentre su base annua evidenzia un incremento più contenuto pari al +2,8%. Gli indici PMI tedeschi confermano la buona tenuta del sistema economico tedesco. Il settore manifatturiero segnala un’accelerazione più rapida a 56,1 rispetto alle previsioni di 54,6 (precedente 55,1), mentre il PMI Servizi raggiunge i 56,6 punti dai 54,9 di settembre. Secondo quanto comunicato dall’IFO, l’istituto di ricerca economica con sede a Monaco, l’indice IFO di ottobre raggiunge i 107,6 punti dai 106,8 del mese precedente, confermando un trend in risalita.
In Francia il PMI Servizi ad ottobre ha evidenziato una flessione a 55,3 punti dai 58,2 di settembre, raggiungendo i minimi da un anno, superando le stime degli analisti che prevedevano un calo più lieve (57,5). Il PMI Manifatturiero, invece, pur confermando una crescita dell’attività nel settore, cala a 55,2 punti nel mese corrente dai 56 di settembre.
USA. La produzione industriale statunitense registra una flessione dello 0,2% a settembre. Questo risultato conferma il rallentamento della dinamica della produzione industriale nel 3° trimestre, che raggiunge complessivamente una variazione del 4,8%, dopo il +7% del 1° e 2° trimestre. Nel mese di ottobre le nuove costruzioni abitative hanno raggiunto le 610 mila unità rispetto alle 608 mila del mese di agosto. Diminuiscono, invece le concessioni edilizie, che raggiungono le 539 mila unità a settembre (-5,6%) dalle 571 mila di agosto.
Positivi i dati sui nuovi sussidi alla disoccupazione, che diminuiscono più delle attese passando a 452 mila unità dalle precedenti 475 mila. Il dato è in linea con un mercato del lavoro ancora debole.
Meno brillante la situazione in Italia dove le prospettive per la crescita del Pil, quest'anno e il prossimo, non si discostano molto dall'1%. Il governatore della Banca d'Italia, nel suo intervento odierno alla giornata mondiale del risparmio, è tornato a rimarcare la difficile situazione del mercato del lavoro dove il tasso di sottoutilizzo è «superiore all'11%», sommando insieme disoccupati, lavoratori in cassa integrazione e quelli che scoraggiati hanno smesso di cercare attivamente un impiego. Tra il secondo trimestre del 2008 e il quarto del 2009 il numero di occupati si é ridotto in italia di 560 mila persone. Nel primo semestre del 2010 si è avuta una debole ripresa, con 40 mila occupati in più». Comunque nell’Eurozona la disoccupazione, negli ultimi 5 mesi è rimasta mediamente intorno al 10,1%, il massimo da quando esiste l’Euro.

mercoledì 27 ottobre 2010

L'ASEAN si riunisce in Vietnam

Hanoi oggi ha accolto, i dieci paesi dell'ASEAN, l'Associazione del Sud-Est Asia, composta da Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia, Vietnam, prima d'incontrare sabato Cina, Corea del Sud, Giappone, India, Australia e Nuova Zelanda. Questo due incontri in Vietnam promettono di essere fortemente incentrati sulla moneta cinese, lo yuan, che il mondo ritiene sottovalutato. Mercoledì nuovamente, il capo del FMI (Fondo Monetario Internazionale) ha chiesto di fare qualcosa di apprezzabile. Dopo la riunione dei ministri delle Finanze del G20 in Corea del Sud, che hanno accettato di evitare una guerra delle monete e la domanda che i tassi di cambio siano determinati dai mercati il messaggio è indirizzato anche a tutti i paesi asiatici che mantengono il loro tasso di cambio artificialmente basso per aiutare le proprie esportazioni. Questo problema è già al centro dell'incontro aperto oggi a Hanoi anche tra i dirigenti della regione. Tutti vogliono un ambiente migliore per le imprese, sia in campo che sugli investimenti commerciali. Vogliono costruire strade, ferrovie, navi e aerei in tutti i paesi ASEAN, in particolare c'è in previsione la costruzione di ben 42 nuovi porti, ma sanno che il successo di questi progetti comporta anche un equilibrio monetario da tutti accettato. La Cina, il cui accordo di libero scambio con l'ASEAN è entrato in vigore il 1 ° gennaio di quest'anno, è ovviamente l'onnipotente speaker al vertice di Hanoi. Americani e russi invitati insieme al Regno di Mezzo e dei paesi del Sudest asiatico rappresentano un PIL accumulato da 6000 miliardi di dollari (4350 miliardi di €), e i loro scambi aumenteranno di 200 miliardi di dollari, quest'anno. Ancora più importante, Pechino vuole trovare un mezzo per promuovere, in ambito Asean, lo yuan come mezzo di pagamento in sostituzione del dollaro. Per ora, la sua esperienza in questo settore è limitata a Hong Kong, Macao e ad alcuni altri paesi della regione. Tuttavia, la Cina ha bisogno di testare la sua moneta, che non è ancora convertibile, in un numero crescente di mercati esteri per controllare il suo peso sulla scena internazionale. È ancora più importante, in questa fase, perchè è impegnata in una crisi diplomatica con il Giappone sulle isole Senkaku (Diaoyu in cinese) e il vertice di Hanoi quest'anno sarà l'unica sede di un grande incontro tutto asiatico. Gli americani, rappresentati da Hillary Clinton, e i russi sono infatti invitati per la prima volta a partecipare al dibattito domenica. C'è la speranza che questa iniziativa possa essere ripetuta il prossimo anno e gli anni a venire.

Mercati azionari e Indici di Borsa

I mercati azionari, questa settimana, hanno continuato a mostrare forza, sostenuti dai riscontri positivi sul fronte delle trimestrali e nell’attesa che la Fed possa adottare nuovi interventi di politica monetaria espansiva già a partire dalla prossima riunione del 3 novembre. In tale contesto, i principali indici hanno fatto segnare nuovi massimi di periodo, con il DAX che è tornato ai livelli di agosto 2008, grazie alla spinta dell’economia tedesca che rappresenta ancora il traino per la crescita nell' Eurozona. Negli Stati Uniti, circa il 30% delle società appartenenti all’indice S&P500 ha riportato i dati relativi al 3° trimestre, registrando utili in crescita del 45,6% su base annua, con il 79% delle società che hanno registrato risultati superiori alle stime di mercato. Significative le crescite nel comparto Finanziario, con le grandi banche d’affari che hanno evidenziato un miglioramento della qualità del credito, grazie ad accantonamenti per perdite in misura più contenuta; di contro, i principali istituti hanno registrato una flessione dei ricavi soprattutto per quanto riguarda l’attività di trading. Buoni i progressi degli utili riportati dai comparti Industriali (+76,2%) e Tecnologico (+45,9%), con questi ultimi che hanno beneficiato ancora delle crescite nel segmento dei semiconduttori. Tecnicamente, l’S&P500 rimane ancora a ridosso della zona di opposizione posta a 1.185, il cui superamento proietterebbe l’indice verso 1.205-1.207 e successivamente a 1.220-1.230.
Sul fronte opposto, il ritorno sotto 1.160 riproporrebbe l’area di forte valenza posta a 1.130-1.120, il cui cedimento favorirebbe il ritest verso l’area supportiva rilevante posta a 1.113-1.110. L’eventuale perdita di tali livelli toglierebbe forza al movimento proiettando l’indice verso 1.090-1.080. Lo Stoxx600 resta sull’area resistenziale posta a 268-269, la cui violazione fornirebbe un segnale di forza proiettando l’indice verso i precedenti massimi realizzati lo scorso aprile a 270-272. Sul fronte opposto, la perdita di 257-256,5, confermata dal cedimento di 253, condurrebbe verso l’area posta a 250 (trend line rialzista di breve costruita sui minimi di maggio). Eventuali rotture di tali livelli porterebbero a 247-245, area supportiva importante.
A livello settoriale, continua la forza relativa espressa dall’Auto grazie ai risultati, migliori delle attese, riportati dalla Fiat e da nuove indicazioni positive sul fronte delle vendite, con Volkswagen che ha superato, durante i primi nove mesi dell’anno, la soglia dei 5 milioni (5,37 milioni nel dettaglio) di autovetture vendute. Tale risultato conferma le attese del gruppo, che conta di chiudere l’intero 2010 con un nuovo livello record, grazie in particolar modo alle migliori performance in mercati extra Europa, come in Cina. Recupera forza il Bancario, grazie all’allentarsi delle tensioni sul fronte dei debiti pubblici nei Paesi periferici e ai dati migliori delle attese riportati dalle principali banche d’affari statunitensi; queste ultime, però, rimangono fortemente condizionate dalla possibilità di un congelamento dei pignoramenti immobiliari, che avrebbe serie conseguenze sui conti societari. Le positive trimestrali d’importanti gruppi statunitensi, come General Electric e Boeing, favoriscono il recupero degli Industriali.
Positive indicazioni sono arrivate dal Tecnologico, con Nokia che ha conseguito utili superiori alle attese e ha confermato una performance per il resto dell’anno all’incirca in linea con le attese. Nello stesso comparto, Infineon potrebbe arrivare a distribuire, per la seconda volta nella sua storia, un dividendo per l’intero esercizio fiscale. L’attenuarsi della spinta dei prezzi delle materie prime sta limitando la forza relativa delle Risorse di base, colpite da maggiori prese di beneficio dopo i decisi guadagni delle precedenti settimane. Debolezza per i Farmaceutici date le caratteristiche difensive del comparto.

Troppo protezionismo nel mondo, frena la crescita

In attesa del vertice del G20 a Seoul l'11 e il 12 novembre, la Commissione europea ha chiesto alla Cina, agli Stati Uniti e alla Russia di revocare le misure protezionistiche, per evitare un rallentamento della ripresa.
Secondo un rapporto della Commissione, pubblicato lunedì, 25 ottobre, i primi 30 partner commerciali dell'UE hanno introdotto misure restrittive degli scambi: 332 dall'inizio della crisi finanziaria ed economica del 2008. 37 misure, a mala pena il 10% delle limitazioni sono state rimosse, nonostante la ripresa economica e in contrasto con gl'impegni del G20.
Tra i principali partner dell'Europa, come gli Stati Uniti e la Cina, la Russia è il paese che ha fissato la maggior parte delle misure di restrizione. Trasformazione alimentare, settore automobilistico, servizi, tessile e abbigliamento sono i più colpiti. Il commissario al commercio dell'Unione europea, Karel De Gucht ha dichiarato che la ripresa economica è ancora fragile, perciò le principali economie devono rimuovere le misure restrittive che ostacolano la crescita commerciale. Secondo il commissario il G20 dovrà assumere un ruolo di leadership su questo tema in occasione del vertice a Seoul.
La relazione della Commissione copre il periodo ottobre 2008-settembre 2010. Le misure descritte sono degli ostacoli al commercio convenzionale, come il divieto d'importazione o di aumento delle tariffe, le politiche, gli incentivi per l'acquisto di prodotti nazionali e di altre politiche applicate entro il confine. Questo requisito del consiglio è in linea con gli impegni assunti dai capi di Stato e di governo al Consiglio europeo del 16 settembre. La relazione ha poi espresso il desiderio di sviluppare partenariati di dare e avere, con le grandi economie emergenti. Per la prima volta nelle conclusioni del Consiglio europeo è stato utilizzato il termine 'reciprocità' per caratterizzare questi scambi.

martedì 26 ottobre 2010

Fiducia dei consumatori europei

I dati sulla fiducia da parte degli Stati che insieme producono oltre i due terzi della produzione della Eurozona ha rafforzato le speranze che l’ economia rimarrà resistente nell'ultimo trimestre del 2010, portando via l'impatto dei programmi di austerità e le preoccupazione del debito sovrano che saranno soffocate da un euro forte.
In Francia, la fiducia dei consumatori è salita a ottobre a livello più alto degli ultimi otto mesi, confondendo le previsioni per un lieve calo che numerose famiglie avevano preoccupate per la disoccupazione e in un contesto di proteste nazionali per la riforma delle pensioni che hanno inferto un piccolo colpo alla ripresa del paese. Il morale italiano è salito a livelli visti l'ultima volta nel mese di aprile, di nuovo contro attese di un lieve calo. Il morale dei consumatori in Europa vola in alto a novembre per l'economia tedesca al massimo livello dal maggio 2008, anche se la cifra è leggermente inferiore alle attese degli economisti, secondo un sondaggio del gruppo di ricerca di mercato effettuato da Gaff.
In Germania si sono avuti incrementi di consumi che hanno sostenuto bene negli ultimi mesi il mercato e i posti di lavoro.
In Francia si assiste a una leggera ripresa basata sul fatto che le aspettative di un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro si stanno lentamente placando. L'ufficio nazionale francese di statistica, Insee, ha pubblicato l'indice mensile di fiducia dei consumatori della seconda economia più grande della zona euro che è salito a -34 da -35. Gli analisti interpellati da Reuters si aspettavano una lettura a -36. Nel mese di ottobre, l’ Insee, che prevedeva un aumento della disoccupazione, invece ha dichiarato che c’è stato un tuffo al ribasso, passando da -45 a -43. Anche le prospettive dei consumatori francesi, per le loro finanze personali, sono migliorate, passando a -17 da -19, mentre le preoccupazioni per l'inflazione sono scese a -27 da -30. Diversi analisti economici hanno dichiarato che ciò è coerente con lo scenario di una ripresa continua.
La Francia è stata colpita da una serie di scioperi nelle raffinerie di petrolio e nei depositi di carburante. Ci sono stati in questo mese blocchi che hanno ridotto al minimo i rifornimenti di benzina e diesel, tutte azioni organizzate dai sindacati per protestare contro il presidente Nicolas Sarkozy per l'innalzamento dell'età pensionabile di due anni. Comunque, il clima di tensioni sociali che è iniziato a settembre non sembra aver molto influenzato il percorso di graduale miglioramento della fiducia. Il ministro dell'Economia francese Christine Lagarde ha riconosciuto che gli scioperi e la penuria di carburante stanno danneggiando le imprese, ma ha detto oggi che non si aspetta che possa intaccare una previsione di crescita del 1,5% fatta dal governo per il 2010.
In Italia, l'indice di fiducia pubblicato dal principale istituto di ricerca Isae è salito a 107,7 da 107,2 in ottobre rispetto a settembre e superato le previsioni degli analisti interpellati da Reuters per una lettura di 106,8. La fase peggiore del ciclo economico, anche per il mercato del lavoro, sembra essere alle nostre spalle. Questo significa anche che la spesa dei consumatori, che è stata stagnante fino ad ora, dovrebbe vedere una graduale ripresa, ha dichiarato l'economista Paolo Mameli di Banca Intesa Sanpaolo.
In Germania, l'indicatore delle aspettative dei consumatori di GfK, gruppo con sede a Norimberga, basato su un sondaggio di 2.000 persone, si è mantenuto al 4,9 per novembre, invariato rispetto a ottobre. I dati recenti della più grande economia europea sono tutti per lo più al rialzo, segnalando un forte recupero che può reggere nel tempo.

Grandi investimenti della Cina in Africa

Gl'investimenti cinesi contribuiscono in modo significativo allo sviluppo africano sostenendolo in un momento di crisi dei grandi paesi industrializzati. Essi rappresentavano una massa di 9,3 miliardi dollari a fine 2009, secondo la relazione annuale 2010 dell’Associazione Cina-Africa pubblicato da Pechino e sono stati indirizzati soprattutto verso l'Africa sub-sahariana, con un'attenzione particolare verso le ambite risorse naturali del subcontinente. Il settore minerario rappresenta da solo il 30% degli importi investiti da Pechino, ma è il settore manifatturiero con il 50% dei capitali investiti a far la parte del leone. Il rafforzamento delle relazioni commerciali tra l'Africa e la Cina è una logica conseguenza di questa tendenza.
Secondo un rapporto del Fondo monetario internazionale è stata la politica del libretto di assegni guidati dalla Cina a contribuire a salvare dal disastro l'Africa durante la crisi. Per questa scelta il sub-continente ha anche ottento una crescita del 5% nel 2010 e 5,5% nel 2011. Inoltre, sempre secondo il FMI, la crescente esposizione della regione alla domanda asiatica ha certamente contribuito a mitigare l'impatto della crisi finanziaria mondiale e contribuirà a mantenere la crescita di alcuni paesi sub-sahariani, come l'Angola, la Nigeria e il Kenya. Se l'UE rimane il partner principale del commercio sub-sahariano, la Cina lo ha raddoppiato da 2005 portandolo al 13,6% nel 2009.
Ancora è difficile valutate l'impatto dell'investimento azionario 5,4 miliardi di dollari effettuati nel 2007 da parte della Banca industriale e commerciale della Cina che ha comprato il 20% della sua consorella sudafricana Standard Bank, resta comunque un ottimo esempio della diversificazione dell' impegno cinese. Eppure, la Cina è spesso criticata dai paesi occidentali per la firma di contratti con i regimi dittatoriali della regione, come il Sudan e lo Zimbabwe. Nei prossimi anni si potrà misurare con precisione l'impatto sulle economie sub-sahariana delle esportazioni verso la Cina e le tigri asiatiche, per una buona ragione: il valore delle esportazioni è ancora relativamente basso per quasi la metà dei paesi della regione, sono infatti meno del 30%.

lunedì 25 ottobre 2010

Il prezzo del gas scende nel mondo

La bolla globale dei prezzi del gas incominca a sgonfiarsi. La crisi economica, la produzione in forte crescita del gas shale negli Stati Uniti, la messa in funzione di nuovi impianti di produzione di gas liquefatto, stanno sconvolgendo il mercato globale e i prezzi scendono. Questo caso illustra la sensibilità dei prezzi dei mercati del gas in evoluzione continua. A Dunkerque, l'EDF ha lavorato a lungo su un progetto per costruire un terminale per l'importazione di gas naturale liquefatto (GNL). Prima dell'estate, la società elettrica ha preferito prendersi una tregua supplementare prima di prendere una decisione definitiva. Interpellata oggi l'EDF risponde che una decisione definitiva non è stata ancora presa, ma che insieme ai suoi partner, ne fa parte anche la Total, ci sta attivamente pensando. Tuttavia, questa struttura per un costo stimato di un miliardo di euro, potrebbe rimanere ferma per lungo tempo. Tali dubbi non sono solo riflessioni della strategia sul gas di EDF, ma effetto del fatto che su scala globale, questa fonte di energia negli ultimi mesi ha registrato un calo drammatico di prezzo. Si sta avvicinando al 70% del benchmark USA Henry Hub dal giugno 2008. Causa di questo declino accelerato: la crisi economica globale che ha colpito principalmente le economie sviluppate e ha provocato un netto calo dei consumi di gas (principalmente usato per generare elettricità) in sede OCSE. In questo fenomeno ciclico, si sono aggiunti due fattori strutturali: negli Stati Uniti, i progressi tecnologici hanno portato ad un aumento improvviso da tre anni, della produzione di gas non convenzionale, in particolare gas shale (proveniente dalla frantumazione delle rocce). Secondo fattore strutturale: i paesi produttori, a partire dal Qatar, hanno investito molto prima della crisi del prezzo, su impianti di liquefazione. Molti grandi impianti entreranno in produzione nei prossimi anni. In Italia dei 5 impianti di rigassificazione per metaniere solo 2 sono entrati in funzione, uno in Emilia e uno in Sicilia. Per gli altri tre si aspettano ancora le ultime decisioni.

domenica 24 ottobre 2010

La Fed non convince i mercati delle valute

Secondo il tedesco Rainer Bruederle, membro del Partito liberale democratico, partner di governo della Cancelliera Angela Merkel, intervenuto alla riunione del G20 in sostituzione del ricoverato in ospedale ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, la Federal Reserve sta spingendo verso una politica monetaria più facile per gli USA, ma è la via sbagliata per stimolare la crescita e può portare a una manipolazione del dollaro. Il Presidente della Fed, Ben S. Bernanke ieri ha dato al Gruppo dei 20 Ministri delle finanze e ai banchieri centrali riuniti a Gyeongju, in Corea del Sud, una panoramica degli sforzi della banca centrale americana per far ripartire la più grande economia del mondo. Gl’ investitori si aspettano che la sua strategia, possa includere maggiori acquisti di Bond, e non solo di quelli. Bruederle ha ribadito che il modo sbagliato per prevenire o risolvere i problemi è aggiungere più liquidità. Anche i funzionari dei mercati emergenti sono stati molto critici. La Fed, nel dibattito sulla sua strategia, ha cercato di alleviare le preoccupazioni per le forti oscillazioni nei flussi di capitali verso i mercati emergenti, con la promessa di essere "vigile contro l'eccesso di volatilità " dei tassi di cambio. Poi la banca centrale USA ha annunciato di aver completato l'acquisto di circa 1.700 miliardi dollari di debito, da marzo ad oggi, per sostenere la ripresa.
Il rappresentate tedesco ha ribadito la sua critica, precisando che l’eccessiva creazione di moneta, in forma stabile, porta a una manipolazione indiretta del tasso di cambio.
Il capo del Tesoro USA ha rifiutato di commentare direttamente la politica della Fed, ma ha anche detto che le grandi economie come quella degli Stati Uniti devono fare della crescita una priorità assoluta. Piuttosto una delle cause degli squilibri globali è la disparità tra la rapida espansione delle economie dei mercati emergenti e la crescita troppo lenta nei paesi sviluppati.
"Abbiamo intenzione di continuare a cercare di rafforzare la ripresa in atto in modo da poterne uscire fuori nel modo più rapido possibile ", ha dichiarato Geithner.
Il Presidente della BCE, Jean-Claude, Trichet ha dichiarato che il G-20 non è pervenuto a "nessuna conclusione particolare" dopo che alcuni membri avevano espresso preoccupazioni per le proposte di ulteriori “quantitative easing” degli Stati Uniti.

sabato 23 ottobre 2010

Cambi flessibili in economie libere

Come i governi possono agire sulle monete? L'essere in un sistema di cambi flessibili, rende difficile manipolare le valute. I governi possono intervenire sui mercati dei cambi attraverso le banche centrali e i tassi di interesse, ma questi interventi per essere efficaci, richiedono un'azione coordinata. Gli effetti si sono appena visti con il Giappone, dove il tasso di transizione portato a zero non ha comportato una riduzione significativa dello yen. Nel 1985, per frenare la bolla speculativa sul dollaro, i paesi del G5 (Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Francia e Germania) decisero d'intervenire sul mercato con l'accordo del Plaza. A Seoul, in questi giorni, i Ministri delle finanze e i banchieri dei paesi del G20 hanno discusso le misure specifiche avviate da parte degli Stati, come la tassazione dei capitali stranieri, o i tetti ai surplus, ma alla fine si sono appellati ai mercati ed hanno lasciato le decisioni finali alla riunione di metà novembre dei capi di stato.
Altro capitolo è come influenzare il corso della moneta europea? Le difficoltà ad agire per l'euro fa riferimento ai sedici paesi dell'Unione europea, che non praticano le stesse politiche e hanno interessi diversi. La Germania, uno dei pesi massimi dell'economia europea, ha un'industria orientata alle esportazioni, è sempre stata una sostenitrice del laissez-faire. Se l'euro è attualmente in una tendenza al rialzo, è anche perché la BCE mantiene i tassi d'interesse più elevati rispetto alle altre banche centrali. Durante la crisi nella zona euro in primavera, la moneta europea si era notevolmente indebolita, ma non ci sono state grandi fughe di capitali o mozioni di sfiducia da parte d'investitori che hanno continuato ad investire nell'Eurozona. Si sentono tranquilli da un'area dell'euro forte e stabile, nonostante le difficoltà di alcuni paesi periferici come la Grecia, l'Irlanda e il Portogallo, trovando i rendimenti molto attraenti senza che vi sia alcun rischio di default.
Menzione a parte per lo yuan che, sottovalutato rispetto al dollaro, fa paura. In teoria, la Cina ha ancorato lo yuan nel 2005 su un paniere di valute, dollaro, euro, yen e ha vinto. Ma poichè è il governo che fissa il tasso ufficiale di cambio della valuta non convertibile, poi è lo stesso governo che si ritiene libero di muoversi come meglio crede . Ai 6,84 yuan per dollaro di ieri, la moneta cinese è sottovalutata dal 25 al 40% secondo gli americani. Ma nessuno conosce il suo vero valore in quanto non fluttua liberamente, e Pechino, che ha circa 2.500 miliardi di riserve in dollari, non ha alcun interesse a vedere la sua moneta apprezzarsi. Inoltre, uno yuan debole rafforza la competitività delle sue imprese sui mercati esteri. Quando la Cina nel mese di giugno alleggerì leggermente il controllo sulla moneta, lo yuan si apprezzò del 3%. Ma entro la fine del 2010, non dovrebbe salire di oltre l'1 o il 2%.

venerdì 22 ottobre 2010

Ministri delle Finanze del G7 e banchieri del G20 in riunione straordinaria a Seul

Oggi nella tarda serata, di colpo, il dollaro ha recuperato le perdite accumulate nell'intera seduta. Tutto è avvenuto in concomitanza con la riunione straordinaria dei Ministri delle Finanze del G7 e dei banchieri centrali dei paesi del G20, che si è svolta a Gyeongju, nella Corea del Sud, 20 giorni prima della riunione dei capi di Governo del G20 dell' 11 e 12 novembre, e progettata per allentare le tensioni sui tassi di cambio. Il forte nervosismo dei mercati finanziari, è stato prodotto dall'incertezza generata dalle dichiarazioni del segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, di un'iniezione di forte liquidità sul mercato con l'acquisto di titoli di stato, ed è all'origine della guerra delle valute scatenatasi negli ultimi due mesi. Un'altra spiegazione è la scommessa degli investitori più speculativi di affidarsi completamente alla nuova ondata di “quantitative easing” promessa dalla Fed. A tutti è chiaro che una nuova abbondante immissione di liquidità avrà l'effetto di spingere ancor più in basso il cambio del dollaro, più moneta si crea, più la valuta s'inflaziona. Le affermazioni di Geithner su un dollaro forte, in sintonia con la retorica delle precedenti amministrazioni, non convincono più nessuno. Gli Stati Uniti sono alle prese con una ripresa fiacca e con un crescente deficit commerciale, per questo hanno bisogno di una valuta molto più debole, e tutti si aspettano che un nuovo abbondante “quantitative easing” abbia l'effetto di spingere ancor più in basso il cambio del dollaro.
Il compito dei Ministri delle Finanze del G7 e dei banchieri centrali del G20 è di preparare un passaggio cruciale delle armi sul tema scottante dei tassi di cambio. A meno di un mese del vertice del G20 a Seoul, devono cercare una tregua nella guerra che infuria nei cambi da settembre e minaccia la ripresa mondiale, secondo l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Gli Stati Uniti e l'Europa vogliono imporre alla Cina e ai paesi emergenti il principio di un meccanismo di regolazione del tasso di cambio. "Vogliamo che i paesi si preparino ad accettare una transizione veloce verso un unico insieme di principi", ha avvertito Timothy Geithner, segretario al Tesoro USA, prima di volare verso la Corea del Sud. Pechino e Seul, in particolare, sono accusati di mantenere le loro valute artificialmente basse per proteggere le loro esportazioni, nonostante la forza delle loro economie. E oggi, la svalutazione competitiva è diventata una scelta di campo, ha dichiarato Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia. Temendo una trappola, la Cina ha preso martedì di contropiede la situazione aumentando, per la prima volta dal 2007, i tassi d’ interesse. Una decisione ufficialmente giustificata dalla lotta contro l'inflazione, ma che permette a Pechino di deviare le critiche che si aspetta al G20, l'11 novembre. La presidenza della Corea del Sud a questo vertice non avrà vita facile. Seoul dovrà svolgere un mediazione continua per assicurare il successo del "suo" vertice, pur mantenendo la propria valuta, il won, ad un livello il più basso possibile perchè una rivalutazione potrebbe minacciare le sue esportazioni. Di fronte avrà Washington, l'Unione europea e il Brasile, che è stato il primo paese ad essere allarmato per la "guerra delle valute" ed ha scelto per se la politica della sedia vuota. Il suo ministro dell'Economia, Guido Mantega e il governatore della banca centrale, Henrique Meirelles, rimarranno a Brasilia, questo fine settimana, per colloqui finalizzati a contenere la rivalutazione della propria moneta. Questo dimostra il divario tra i pesi massimi del G20. "Un accordo a Gyeongju non è realistico. Ci saranno spiegazioni e franchezza per preparare il terreno per un compromesso tra i capi di stato a Seul, ha predetto Huh Chan-Guk, professore alla Chungnam National University. Inoltre, è possibile il varo di una dichiarazione che esorti il G20 a rompere il ciclo di svalutazioni competitive che è già sul tavolo. La battaglia è decisiva per l'Europa, che è influenzata dalla politica di stampare denaro presa da Washington e la manipolazione al ribasso delle valute dei paesi emergenti. L'ascesa dell'euro "è un ostacolo alla nostra ripresa economica," è il giudizio del consigliere Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari monetari. Christine Lagarde, Jean-Claude Trichet e altri rappresentanti della Eurozona dovranno stare insieme per evitare un "G2" monetario Pechino-Washington.

giovedì 21 ottobre 2010

Copenaghen la città delle fiabe

Cinque secoli fa, quando sul trono sedeva il re Cristiano II, Copenaghen, il cui nome significa "porto dei mercanti", era la capitale di un impero scandinavo che comprendeva Danimarca, Svezia e Norvegia.
Oggi con circa 300 mila abitanti Copenaghen, è la città delle fiabe che detiene il record di premi Nobel nelle scienze, una città tollerante e di grande respiro, piena di vita che affascina i visitatori.
L'eccellente porto di Copenaghen ha incoraggiato la crescita fino a diventare un importante centro di commerciale. Dall'estate del 2001, le città di Copenaghen e Malmö, in Svezia, sono collegate da un ponte a pagamento: il Ponte sull'Öresund, che permette ai passeggeri su strada o ferrovia di attraversare lo stretto. Con questo ponte Copenaghen è diventata il centro di una vasta area metropolitana che si estende su tutte e due le nazioni.
Un primo contatto con la città si può avere con la visita della piazza del Municipio, il centro principale della vita commerciale della città, della "piazza vecchia", del quartiere di Nyhavn, un tempo luogo di rifugio dei marinai ed oggi il tratto di lungomare più popolare e della Sirenetta, il grazioso simbolo della città meta di molti visitatori. Poi si consiglia una visita al "Nationalmuseet", museo di storia nazionale della Danimarca. Per chi ama l'arte, molto interessanti sono la NY Carlsberg Glyptotek, con collezioni di antichità, pittura e scultura e lo Statens Museum for Kunst, la galleria nazionale Danese. Curioso è il quartiere di Christiana, ex area militare trasformata negli anni '70 in "città libera" dagli hippies, tuttora gestita da contestatori ed emarginati. La serata può terminare con una visita al Parco Tivoli e cena in uno dei tanti ristoranti.
Rimangono i dintorni a cui va dedicata un'altra giornata con una escursione ai Castelli della Sealandia settentrionale. Attraversando i boschi ed i pittoreschi villaggi di pescatori, lungo la strada costiera, si punta verso Helsingor per la visita esterna del Castello Kronborg, conosciuto come il Castello di Amleto di Shakespeare. Si prosegue per Frederiksborg per la visita al Castello, tra i più belli in Danimarca in stile rinascimentale, sede del museo Nazionale di Storia Danese.
Una menzione particolare spetta alla cucina. Copenaghen offre una grande varietà di ristoranti ed è possibile trovare una modesta ristorazione con panini (chiamati "smørrebrød"), che sono i più noti e tradizionali piatti. La maggior parte dei ristoranti, però, servono piatti internazionali. La città vanta un impressionante 11 stelle Michelin. Il ristorante Noma (Nordisk Madhus) è stato votato il 1° miglior ristorante del mondo.
Un consiglio interessante può l'acquisto della Copenhagen CARD con cui si ha diritto ha:
- Ingresso gratuito in circa 60 musei e attrazioni.
- Il trasporto gratuito in treno, autobus e metropolitana - anche da / per l'aeroporto.
- Una mappa.
- Sconti su ristoranti, noleggio auto, negozi e luoghi di interesse.
La Copenhagen Card è disponibile in due versioni:
- Una carta valida 24/hrs e una carta valida 72/hrs.
- Una carta per adulti (+16 anni) e una carta per bambino (10-15 anni).
- Se portate 2 bambini (0-9anni) la carta è gratuita con un adulto CPHCARD
La carta si può acquistare on-line dall'Italia sul sito ufficiale "visitare.Copenaghen.
- A causa della spedizione è necessario acquistare la carta 10 giorni prima di arrivare a Copenaghen.
- I prezzi includono la spedizione ed una guida completa.

martedì 19 ottobre 2010

Passaporto europeo per gli hedge-funds

Oggi, martedì 19 ottobre, un accordo su i fondi hedge è stato finalmente raggiunto nel Lussemburgo, dal direttivo dell’Ecofin dei 27 Stati membri della UE a distanza di un anno e mezzo dalla proposta della Commissione di regolamentare questo settore opaco additato anche come un acceleratore della crisi finanziaria. Salvo sorprese, il Parlamento europeo, che aveva adottato la sua posizione sul testo in primavera, dovrebbe ora assumere l'equilibrio trovato da parte della Gran Bretagna e della Francia, che presiederà il G20 a novembre con un compito fatto. "Ora abbiamo un settore che era fuori controllo, senza un regolamento, che dal giorno dell'approvazione sarà oggetto di monitoraggio, controllo e oggetto d' intervento delle autorità di vigilanza nazionali e dell'Esma (il nuovo supervisore del mercato europeo), ha spiegato il ministro francese dell'Economia, Christine Lagarde, che ha aggiunto che probabilmente si sarebbe potuto fare di meglio, ma è, comunque, un salto di qualità, sottolineando i poteri di indagine, ingiunzione e informazioni che potranno godere dal garante europeo. L'accordo prevede che i gestori dei fondi, siano essi di paesi europei o terzi, devono necessariamente registrarsi presso un supervisore nazionale fornendo una serie d’ informazioni sulle loro attività, per operare nell' Unione europea. In cambio di questi legami, il gestore potrà contare su una licenza pan-europea, chiamata anche “passaporto unico” per vendere i propri fondi su tutto il territorio dei Ventisette, senza dover chiedere il permesso per ogni singolo paese come accade oggi. Questo nuovo sistema non entrerà in vigore immediatamente, perchè ci sarà un periodo di transizione diviso in tre fasi. Il passaporto sarà disponibile per i manager europei nel 2013. I gestori avranno accesso ai paesi terzi a partire dal 2015 e poi dal 2018, l'attuale sistema di 'private placement', in cui un manager deve chiedere un'autorizzazione in ogni paese dove si vuole vendere un fondo, scompare.
La Francia, che ha accettato il principio di questo passaporto, ha anche chiesto che l'Esma sia responsabile dal 2015 di valutare la reciprocità delle regole di accesso per i gestori di fondi nei paesi del mercato europeo. Infine, una clausola dettagliata di revisione della direttiva è stata inserita in modo che il regolamento possa essere aggiornato dal 2017. Il testo ha finalmente raggiunto un equilibrio tra le posizioni inglesi e francesi. Esso incorpora la richiesta di Londra che le autorità di vigilanza nazionali restino in prima linea nel dispositivo e sono competenti per il rilascio del passaporto, ma include anche la posizione francese che sia l'Esma ad avere un ruolo di vigilanza, che potrebbe tradursi in una ingiunzione alle autorità di vigilanza nazionali in caso di errata applicazione della direttiva o di una mediazione vincolante quando due autorità nazionali di vigilanza dovessero avere opinioni diverse sulla concessione del passaporto. La versione concordata dal direttivo degli Stati membri dovrà ora essere approvata dal Parlamento, che agisce in qualità di co-decisione. La triangolazione fra i rappresentanti del parlamento europeo, la Commissione e gli Stati membri è prevista entro questa settimana, ma una fonte di alto livello in seno alla Commissione ha dichiarato che i contatti informali di questi giorni con i parlamentari indica che un accordo c'è. Raggiunto dall'agenzia Reuters, il relatore per la direttiva del Parlamento Jean-Paul Gauzès ha anche indicato che la strada è ormai chiara, anche se due o tre punti devono ancora essere esplicitati, ma non sarà una decisione politica di rilievo. La votazione è prevista per il 10 o 11 novembre, alla vigilia del vertice del G20 a Seul l’ 11 e il 12 novembre, il cui punto di vista ha giocato un ruolo nell'accelerare la discussione.
Nel discorso ai suoi colleghi europei sugli avvenimenti odierni, Christine Lagarde ha anche detto che l'Europa non può permettersi di andare al vertice del G20 a Seoul, senza la convalida del testo. Dobbiamo andare al G20 con un accordo, ha affermato, poichè questo è anche il parere dei diplomatici che hanno partecipato alle discussioni.

lunedì 18 ottobre 2010

UE: accordo di massima per riformare il patto di stabilità

Il ministro Giulio Tremonti, in una intervista rilasciata a Sky, ha dichiarato che oggi a Lussemburgo, i ministri delle finanze dell'UE hanno raggiunto un accordo di massima sulla riforma del Patto di Stabilità. Lo scopo è quello di rinforzare la disciplina dei conti pubblici su deficit e debito per evitare nuove crisi del debito sovrano come accaduto nel caso della Grecia. Nella riunione è stata anche recepita la linea del ministro italiano riguardo al computo del debito pubblico: come ha spiegato il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, «la sostenibilità e l'andamento della riduzione del debito pubblico saranno valutati sulla base di vari fattori, comprese la situazione e l'evoluzione del debito privato». Grilli ha precisato che conteranno anche la valuta, le politiche in corso, ma i dettagli saranno definiti in un momento successivo.
Questo accordo, ha spiegato il ministro, impone all’Italia "di mantenere il rigore sul deficit", anche se sul fronte del debito il nuovo Patto non provoca preoccupazioni al nostro Paese. Il ministro non ha nascosto soddisfazione: «È un testo molto gestibile, ha detto, e sulle sanzioni c’è grande flessibilità, ragionevolezza, non rigidità. È un patto buono che ci permette di gestire le crisi». Tremonti ha spiegato che oggi «è finito il lavoro tecnico-politico, ora la questione passa ai capi di governo che ne discuteranno nel Consiglio della prossima settimana a Bruxelles. Comunque siamo tutti concordi, si tratta di un buon testo che potrà essere migliorato». Il ministro ha aggiunto che il «buon punto italiano» è stato quello di far «considerare oltre al debito pubblico anche la finanza privata» che ha causato la crisi «in tutti gli altri Paesi».
Nel testo sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita «non c'è alcun riferimento numerico per quel che riguarda il debito pubblico», ha aggiunto il ministro dell'Economia. Nella proposta della Commissione Ue si prevede per i Paesi in debito eccessivo (sopra il 60%) un taglio del debito pubblico di un ventesimo l'anno.
In sostanza quello di oggi è un accordo di massima, in cui le sanzioni per i Paesi che non rispettano i termini del patto saranno proposte della Commissione Ue, ma potranno essere bloccate da una maggioranza qualificata dei governi. Saranno aumentati i meccanismi di monitoraggio sulle politiche di bilancio degli Stati e anche la stabilità macroeconomica, in sostanza la competitività di un Paese. Ed anche qui le sanzioni saranno possibili in caso di scarso attivismo.

Istanbul, una capitale a cavallo di 2 continenti

Istanbul, Costantinopoli sino al 1930, capoluogo della provincia omonima, è il principale centro industriale e culturale della Turchia. Con una popolazione di quasi 13 milioni di abitanti, è il centro municipale più popoloso d'Europa (terzo nel mondo). Sin dal 1985, i quartieri storici di Istanbul fanno parte della lista UNESCO dei patrimoni dell'umanità, quest'anno è stata dichiarata una delle capitali europee della cultura.
L'attuale area urbana si estende su entrambe le sponde del Bosforo, lo stretto che divide l'Europa dall'Asia, il "Corno d'oro" è il nome del porto naturale su cui si affaccia il centro storico, sulla riva europea del Bosforo.
Occorrono almeno 4 giorni per una visita appropriata all'immenso patrimonio della città. Una guida ragionata può prevedere:
Il primo giorno una visita all’antico ippodromo, da sempre scenario dei maggiori avvenimenti pubblici e ora trasformato in un giardino pubblico, alla Chiesa di Santa Sofia, una delle opere architettoniche più grandi del mondo, che testimonia da ben 1400 anni, la raffinatezza della capitale bizantina nel IV secolo. Per riprendere fiato, dopo pranzo, valutare la possibilità di effettuare un'escursione sul Bosforo in battello, a metà tra due continenti, attraverso il primo ponte sul Bosforo si andrà in direzione della collina Camlica, dalla quale si potrà ammirare lo splendido panorama di Istanbul. Da tener presente che il volto di Istanbul cambia a seconda della prospettiva in cui la si osserva: bizantina, ottomana, turca.. è una città unica al mondo.
Il secondo giorno da dedicare interamente alla scoperta dell'antica Costantinopoli: la Moschea Blu o di Sultan Ahmet, uno dei più grandi edifici religiosi d'Oriente, il cui interno è decorato da oltre 20.000 piastrelle di ceramica di vari colori, fra i quali predomina il blu; poi la visita alla Moschea di Rustem Pasha, realizzata dall'architetto Sinan per conto del gran visir del sultano Solimano il Magnifico: un piccolo gioiello di arte ottomana, interamente rivestito al suo interno di preziose e colorate ceramiche. Infine la sosta al Gran Bazaar, il più grande mercato coperto del mondo che raggiunge i 200.000 metri quadrati, dotato di 32 accessi e con una fitta rete di strade e stradine interne. Il mercato è suddiviso in vari settori, fra i quali le gioiellerie, i commercianti di tappeti, i souvenir, gli abiti.
Il terzo giorno, consigliata in mattinata una visita alla sezione dei gioielli del PALAZZO DEL TOPKAKI, l'antica residenza dei sultani a partire dal XV-XIX sec. (9.30-16.30, chiuso martedì), simbolo della potenza dell'Impero ottomano, oggi uno dei più celebri musei del mondo. Il palazzo è un insieme di edifici costruiti intorno a una serie di cortili tutti da scoprire. Gli oggetti esposti hanno valore inestimabile, prima fra tutti il favoloso diamante di 86 carati montato in una "cornice" di 49 brillanti. Indimenticabile è la visita del tesoro dove, tra le molte meraviglie, spiccano uno smeraldo di 3,26 chili, il celebre pugnale "Topkapi" ornato da smeraldi grossi come noci e due candelabri in oro massiccio con incastonati 6.666 diamanti a ricordare le altrettante "sure" (i versetti) del Corano. Al termine si potrà visitare il Bazar Egiziano, detto anche bazar delle spezie, uno dei luoghi più affascinanti di Istanbul, per l’animazione, i profumi delle spezie, gli aromi orientali.
Il quarto giorno una passeggita libera fra la gente e con calma rientro in Italia.

sabato 16 ottobre 2010

Necessarie riforme ambiziose per l'Eurozona

Alla Conferenza Mondiale per la politica, tenutasi in questi giorni nel Marocco a Marrakech, il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha chiesto un progetto più ambizioso e regole certe per indurre i paesi membri a mantenere la disciplina fiscale e punire chi non lo fa. Queste regole sono necessarie per garantire il buon funzionamento dell'unione monetaria e devono avere maggiore "automaticità, tempi accelerati e spazi ridotti di discrezionalità nelle procedure. "
I Ministri delle Finanze dell'Unione si riuniranno a Lussemburgo il prossimo lunedì, 18 ottobre, per esaminare le proposte della Commissione europea di evidenziare in bilancio i disavanzi di gestione, onde evitare fughe come quella greca. La Francia è recalcitrante a chiedere veloci imposizioni di sanzioni ai governi che cavalcano i deficit, trovandosi così in contrasto con la Germania e la BCE su come prevenire il ripetersi di crisi da debito.
In un replay di dibattiti sulla gestione economica europea simile agli anni 1990, la Francia ha insistito che le sanzioni siano lasciate nelle mani di funzionari nazionali, mentre la Germania e la BCE vogliono renderle praticamente automatiche. Trichet ha ribadito che tutti i termini della procedura per disavanzi eccessivi devono essere significativamente ridotti: è necessario applicare sanzioni quasi automaticamente sulla base di criteri ben definiti, senza margine di discrezionalità per circostanze eccezionali o rinunce. "La riduzione del debito dovrebbe essere in alcuni casi più ambiziosa di quanto proposto dalla Commissione, "ha detto Trichet.
Sinora nessun paese dell’Eurozona è stato multato negli ultimi 12 anni per aver oltrepassato il limite di disavanzo del 3% PIL. Neanche la Grecia, che con il suo debito shock, nel 2009, ha violato la soglia con un deficit del 13,6% del PIL.
La governance avrebbe anche aiutato a difendersi da sanzioni con fasi migliori di sorveglianza macroeconomica, con maggiori controlli e qualità di analisi di base.
Trichet ha poi aggiunto di essere completamente contrario all'aumento dell'obiettivo 2% dell'inflazione, perché una tale mossa potrebbe avere "conseguenze disastrose". Il commento è venuto in risposta alle dichiarazioni del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, che per gli Stati Uniti l'inflazione rimane troppo bassa. La conseguenza di queste parole è stata un rafforzamento della speculazione che ritiene possibile un obbiettivo di aumento dell’ inflazione perché un aumento dei prezzi può scongiurare la deflazione. La ripresa economica in Europa resta "modesta" e Trichet si dice "prudente" sulla forza del rimbalzo. La crisi finanziaria globale, che ha portato alla peggiore recessione in Europa degli ultimi 60 anni, dimostra la necessità di riforme strutturali per rendere le economie più efficienti e uno sforzo globale per gestire insieme un regolamento finanziario.
"Noi insistiamo sulla necessità di proseguire su riforme strutturali che permetterà all'Europa di aumentare il suo potenziale di crescita", ha dichiarato Trichet. "Il potenziale di crescita è troppo basso. Non vi è sufficiente spinta. Chiediamo a tutti i paesi di attivarsi al massimo delle proprie possibilità perché, per quanto siano difficili nel breve termine, le riforme danno la crescita nel lungo termine.

mercoledì 13 ottobre 2010

L'Opec e il calo dei consumi di petrolio

Domani si riunisce a Vienna il vertice dell’Opec, l’organizzazione internazionale dei grandi produttori di petrolio. Le prospettive di vendita nel futuro di questo fonte d’energia non sono tra le migliori perché, da una parte le spinte per un contenimento delle emissioni di anidride carbonica e di gas serra per difendere l’ambiente incominciano a fare breccia nelle abitudini dei consumatori e dell’altra l’aumento dei costi dei carburanti hanno già tagliato i consumi. Nell’annuario statistico 2010 dell'Automobile Club d'Italia si legge che, per la prima volta dal 1990, diminuisce la spesa degli italiani per l’acquisto e l'utilizzo della propria automobile. Nel 2009 hanno speso circa 165 miliardi di euro, -2,3% rispetto al 2008. Altro elemento positivo per le tasche dei consumatori è la maturazione di un approccio più consapevole all'uso dell’auto. Questo fenomeno osservato in Italia dall’ACI è abbastanza comune ai paesi più sviluppati di tutto il mondo occidentale. A questo trend bisogna aggiungere l’introduzione nel mercato di motori sempre più efficienti e capaci di migliori prestazioni con minori consumi; l’alimentazione dei veicoli con biocarburanti, il Brasile fa scuola in questo campo; gas e motori elettrici potranno portare ad una sostituzione di diesel e benzina che entro il 2020 potrà raggiungere, a livello mondiale, i 15 milioni di barili di petrolio al giorno. E ogni giorno ci sono decisioni di nuovi stati che scelgono di diminuire la loro dipendenza dal petrolio. Sempre da oggi le autorità statunitensi hanno portato al 15% contro il 10% attuale, la percentuale massima di etanolo nella benzina erogata alla pompa per i veicoli più nuovi, per promuovere il consumo di biocarburanti. L'U.S Environmental Protection Agency (EPA) consentirà a partire da subito la vendita di carburante che contiene fino al 15% di etanolo (E15) per auto e prodotti commerciali dal 2007. La presente decisione riguarderà 65 milioni di veicoli nel 2011, un terzo del consumo di benzina nel paese ", ha dichiarato Gina McCarthy, capo della EPA, nel corso di una conference call. Questa percentuale, aumenterà rapidamente, ha aggiunto. Una decisione per i veicoli prodotti tra il 2001 e il 2006 potrebbero essere adottate già nel mese di novembre, una volta che i test sono stati completati. Per le vecchie auto, tuttavia, le prove non sono sufficienti a dimostrare che l'uso di biocarburanti è compatibile con il motore acceso.
Alla luce di queste notizie sarà interessante conoscere le decisioni che scaturiranno dalla riunione di Vienna dell’Opec, in riferimento alle politiche commerciali del futuro, all’evoluzione dei consumi e agli inevitabili sostanziali cali di entrate dall’export.

martedì 12 ottobre 2010

120 SuperJumbo A380 a Emirates

Mostrando la sua ambizione di possedere nel futuro più di un centinaio di A380 super-jumbo Airbus, la compagnia aerea Emirates ha lanciato oggi una sfida alle compagnie aeree europee.
Emirates aveva già sorpreso il mondo del trasporto aereo, nel mese di giugno, aumentando con il suo terzo ordine il parco aerei A380 sino a 90 esemplari. Il suo unico problema era ed è la mancanza di spazio presso l'aeroporto di Dubai, ha dichiarato alla Reuters il presidente della compagnia aerea Emirates Tim Clark, e che effettuerà il nuovo ordine di 30 aereomobili A380 una volta che il problema sarà risolto, ha aggiunto, senza però fornire una data.
“Volevamo fare di più, ha continuato, ma sarebbe stato fuori luogo. Il dato di partenza era di 120 aeremobili, ma non si poteva andare così lontano, perché era troppo per questo aereoporto, 90 è stato un compromesso ". Il nuovo obiettivo di 120 jumbo implica un ulteriore ordine di 30 mezzi, per un totale di circa 7,2 miliardi di euro a prezzi di listino.
La società con sede a Dubai, ha una crescita annuale del traffico passeggeri del 20% e intende mantenere questo ritmo per i prossimi cinque anni, ed è già di gran lunga la più grande compagnia aerea acquirente di A380.
Comunque non sono stati interrotti i rapporti con la Boeing sulla nuova generazione 777, che saranno in concorrenza con il futuro Airbus 350-1.000. “Stiamo lavorando con Boeing per la nuova generazione 777; rimaniamo molto interessati a una sostituzione', ha detto Tim Clark. Emirates ha annunciato in luglio a Farnborough un ordine per 30 Boeing 777-300ER, per un valore di nove miliardi di dollari.
La rapida crescita di Emirates, Etihad ad Abu Dhabi e Qatar Airways, fomentano tensioni con le principali compagnie aeree con in crescita reciproche accuse di protezionismo.
Molti vettori sono preoccupati che le imprese aeromobili di grandi dimensioni del Golfo possano eliminare una parte del traffico dei loro hub. Le compagnie aeree europee ritengono anche che Emirates riceve finanziamenti per il suo cherosene. La risposta di Tim Clark è stata che tutto ciò è completamente falso.

lunedì 11 ottobre 2010

L'economia occidentale e il corso dello yuan

Ad ascoltare le dichiarazioni dei leader occidentali, se ai cinesi venisse l'idea giusta di lasciare apprezzare lo yuan, per esempio del 50%, sarebbe la fine degli squilibri economici che minacciano il mercato dei cambi e il saldo del commercio mondiale.
Politicamente è una cosa intelligente: le economie occidentali stanno vivendo una crescita lenta, e, piuttosto che utilizzare i rimedi a disposizione a volte dolorosi per migliorare la competitività, la via più facile è di scaricare la colpa sullo yuan. In breve, se i poveri occidentali, non riescono a garantire la crescita e sostenere l'occupazione, la colpa è dei cinesi.
E'quasi imbarazzante vedere che gli americani hanno cavalcato e appoggiato la richiesta degli europei nel corso del Meeting Asia Europa la scorsa settimana a Bruxelles. Esprimendo questi concetti ieri pomeriggio, il Presidente della Banca Popolare Cinese, la banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan, ha cercato di convincere il suo pubblico che i cinesi vedranno apprezzare la loro valuta. La domanda è la velocità con cui questo sviluppo si può fare, secondo il presidente Zhou saranno necessari dieci anni.
Sarebbe errato ritenere che il successo dell'economia cinese è universale. Con oltre 100 milioni di cinesi in cerca di lavoro (9,5% della popolazione), la Cina ha un problema di occupazione nella stessa misura degli Stati Uniti e dell'Europa. Sarebbe quindi sbagliato credere che la Cina ha aumentato i posti di lavoro e vive in una posizione comoda a discapito dell’Occidente. Per evitare quella che sarebbe stata una crisi economica e sociale, le autorità cinesi hanno rafforzato la loro economia con successo due mesi dopo la caduta di Lehman Brothers. L'economia cinese deve affrontare ancora la necessità di sviluppare la sua industria nelle alte tecnologie, nei servizi che per definizione sono sensibili ai tassi di cambio. In cinque anni lo yuan si è apprezzato del 20% rispetto al dollaro, da 11 yuan che occorrevano nel 2005 per acquistare un euro, oggi sono sufficienti circa 9 yuan.
Propaganda? Non bisogna essere ingenui: la Cina ottiene indubbiamente dei benefici dalla sua politica di cambio, ma sarebbe assurdo attribuirgli tutti i problemi economici del mondo. La Cina è il paese con la più grande riserva mondiale di valuta estera, ma una rivalutazione molto veloce dei suoi 2000 miliardi di euro, porterebbe a delle perdite sostanziose su i suoi crediti soprattutto verso gli USA, il 50% del debito americano è in mano ai cinesi, ma avrebbe riscontri negativi interni con possibilità di spinte inflazionistiche, perdite di posti di lavoro e instabilità sociale.
Detto questo, il presidente Zhou senza tergiversare: ha dichiarato che loro politica è quella di diversificare le riserve e ha manifestato grande fiducia nell'Euro e nella zona euro. In qualche modo, i cinesi non hanno scelta. Ricevono valuta estera per le loro esportazioni e devono investire in mercati liquidi: dollaro, euro e yen. Inoltre una politica di penetrazione del mercato cinese, cosa non facile, è, non solo auspicabile, ma fortemente necessaria, da parte dell'Occidente per costruire il futuro dell'economia globale. La visita del Presidente cinese Wen in Italia, gli accordi commerciali per € 2.250.000.000 sottoscritti giovedi 7 ottobre tra Italia e Cina e il salto verso un obiettivo più alto nel commercio italo-cinese, fanno sperare che le cose dette dal Presidente della Banca centrale cinese abbiano un seguito.

sabato 9 ottobre 2010

Prossimo G20 alla ricerca di un riallineamento dei cambi

Per allentare le tensioni relative ai cambi che possono compromettere la già fragile ripresa economica, le potenze economiche mondiali stanno cercando di evitare, al G20 di venerdì prossimo, uno scontro, sottolineando il loro impegno a collaborare per cercare di ridurre gli squilibri. I banchieri centrali del G20, riunitisi questa settimana a Washington, hanno ribadito che i principali esportatori del mondo, come la Cina, dovrebbe promuovere la crescita dei consumi interni in modo che i paesi indebitati, come gli Stati Uniti, possano consolidare le loro finanze senza compromettere la crescita globale.
Tutti temono il declino del dollaro, la paura è che il ribasso e l'apprezzamento di altre valute portino alcuni paesi a entrare in una nuova fase di svalutazioni competitive, al fine di sostenere le proprie esportazioni. Il biglietto verde ha segnato venerdì un nuovo minimo da 15 anni contro lo yen, dopo la pubblicazione delle statistiche mensili sulla perdita di posti di lavoro negli Stati Uniti, peggiore del previsto, che ha confermato lo scenario di un ulteriore allentamento della politica valutaria, prima della fine dell'anno.
La politica dei tassi d'interesse, praticamente a zero, condotta sin dall'inizio della crisi da parte della Federal Reserve americana ha avuto l'effetto di un massiccio trasferimento di capitali verso i mercati emergenti, che alimenta i timori di una guerra delle valute.
Nel frattempo, la Cina è sotto accusa a causa della lentezza del processo di apprezzamento dello yuan, considerato sottovalutato dai suoi principali partner commerciali.
Gli USA vogliono che il Fondo Monetario Internazionale giochi un ruolo maggiore nella supervisione di questo tipo di World Records. I ministri delle finanze dovrebbero quindi discutere di una ridefinizione del ruolo del FMI, che potrebbe essere ratificata al prossimo vertice del G20 in Corea del Sud nel mese di novembre. In definitiva, è responsabilità dei paesi agire, ma il FMI deve effettivamente affrontare le sfide e sostenere l'azione, ha dichiarato il segretario al Tesoro USA, Timothy Geithner, all'assemblea generale del FMI e della Banca mondiale. Egli ha anche criticato i paesi che cercano di difendere la sottovalutazione della propria moneta, nella convinzione che una tale politica non è una minaccia per la ripresa globale. La Cina ha risposto dicendo che avrebbe continuato nella sua politica di cambio con un proprio ritmo.
Continuiamo a credere che la Cina ha bisogno di un regime di cambio basato sul mercato, ha spiegato il governatore della PBOC, Zhou Xiaochuan. “Penso che la differenza è che in Cina, crediamo più a noi confacente questa terapia d'urto progressiva e graduale, piuttosto che in una d'impeto e concentrata nel tempo".
I rappresentanti del G7, che riunisce la Germania, Canada, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia e Giappone, più la Cina, dovrebbero discutere la crescita e i cambi in una cena Venerdì.
Il presidente dei ministri delle Finanze della zona euro, Jean-Claude Juncker, ha detto che il problema è, in parte, dovuto alla mancanza di un quadro adeguato per i negoziati sullo scambio. 'Nel G20, ci sono troppe persone e troppi interessi per consentire di raggiungere un accordo sulle valute', ha detto in un'intervista alla Reuters.
Le autorità giapponesi, il mese scorso, sono intervenute sul mercato per la prima volta in sei anni, al fine di contenere l'aumento dello yen, che penalizza gli esportatori giapponesi.
Nel frattempo, molti paesi emergenti hanno adottato varie misure volte ad arginare l'afflusso di capitali nei rispettivi mercati, portando ad un apprezzamento delle loro valute.
Il ministro delle Finanze canadese Jim Flaherty ha sottolineato la necessità di resistere alle tentazioni protezionistiche. Il suo omologo brasiliano, Guido Mantega, che lunedì ha raddoppiato la tassa sui capitali stranieri investiti nel mercato obbligazionario del suo paese, ha anche chiesto un nuovo accordo multilaterale sui cambi.
'Penso che nelle riunioni del G20, si può giungere ad un accordo analogo all'Accordo di Plaza', ha detto, riferendosi alla convenzione del 1985 raggiunto tra grandi potenze commerciali del tempo per spingere il dollaro al ribasso. Altri funzionari hanno stimato che sia il mercato a determinare il valore delle valute.

giovedì 7 ottobre 2010

Londra visita low cost

Londra è una citta che si visita sempre con piacere e, avendone la possibilità, anche più volte. Oggi con tante compagnie aeree low cost, prenotando con un certo anticipo si possono comprare passaggi aerei a poco prezzo. La visita della città può essere effettuata con una delle possibilità più economiche che oggi Londra offre e si chiama London Cycling Hire System.
Adatta per chi ama le due ruote si può scegliere questo nuovo servizio di bike sharing, con seimila bici a disposizione 24 ore su 24 e per 365 giorni all'anno. Questo sistema economico di girare in città, senza dover dipendere da mezzi pubblici, metro e taxi permette di fermarsi ogni volta che uno ne ha voglia, fare shopping e ritornare in albergo o in residence per riposare quante volte si preferisce. E poi via a visitare il west End con la Piazza del Parlamento e il Big Ben, l’Abbazia e la Cattedrale di Westminster, Trafalgar Square, Piccadilly Circus e Buckingham Palace. Poi dopo una pausa pranzo, che in questa zona somiglia molto alla pausa che in Italia, soprattutto nelle grandi città, si fa nelle centinaia di bar e piccole trattorie si continua con la visita della City, il centro finanziario di Londra per eccellenza. Attraverso Fleet Street, la strada dei giornali, si raggiungeranno la Cattedrale di St. Paul, la Banca d’Inghilterra, il London Bridge e infine la Torre di Londra e il Tower Bridge.
Non vi dimenticate di partecipare ad almeno una serata a teatro ed effettuare una passeggiata lungo le rive del Tamigi nei nuovi quartieri edificati al posto dei vecchi magazzini. Potrete gustare a prezzo modico piatti della cucina internazionale e italiana ed ammirare come la fantasia degli architetti ha saputo trasformare questi depositi di merci e tappetti in quartieri pieni di fiori e piante ai balconi e barche attraccate, nella varie banchine, quasi sotto casa.
Senza visite guidate né spiegazioni noiose e infinite, è un modo “active” di scoprire una città piena di storia, di vita cosmopolita e per questo culturalmente affascinante.

mercoledì 6 ottobre 2010

Scontro a Bruxelles fra Cina e UE

Cinesi ed Europei hanno mostrato le loro divergenze monetarie in una serie di incontri che si sono conclusi oggi mercoledì 6 ottobre. Pechino ha rifiutato di rivalutare lo yuan, mentre l’Eurozona è preoccupata per il vertiginoso aumento del tasso di cambio della propria moneta. La discordia ha dominato la visita di tre giorni a Bruxelles del primo ministro cinese Wen Jiabao per un summit Asia-Europa lunedì e martedì, e poi, mercoledì, il vertice UE-Cina.
Lunedì, il primo Ministro Wen è stata fermo nel chiedere che i tassi di cambio delle principali valute rimangano relativamente stabili tra di loro. Un modo per rifiutare una rivalutazione dello yuan richiesto dagli europei che, come gli Stati Uniti, sospettano che Pechino voglia fare una svalutazione competitiva per rilanciare le esportazioni e la crescita.
Martedì, gli stati europei sono andati al contrattacco. I leader a capo delle tre economie più importanti dell’ Eurozona hanno chiesto una rivalutazione significativa dello yuan al capo del governo cinese. Poco tempo dopo, il Presidente dell'Unione europea, Herman Van Rompuy, ha dichiarato di aver chiesto al premier cinese di agire a favore della rivalutazione dello yuan. Il corso della moneta cinese sarà uno dei temi principali del prossimo vertice del G20 a Seoul il 23 e 24 ottobre, nel frattempo il ministro tedesco dell'Economia, Rainer Bruederle ha manifestato la sua convinzione che bisogna continuare a parlare di questo con i partner cinesi, per chiedere una pausa di riflessione in questa discussione che tende a marcire.
Questi scambi agrodolci sono venuti con l'euro che continua ad apprezzarsi sul mercato dei cambi, e che potrebbe pesare sulle esportazioni europee e soffocare la fragile ripresa economica del Vecchio Continente. La moneta unica è salita, oggi mercoledì, al di sopra della soglia di 1,39 dollari per la prima volta in otto mesi e l'Europa oggi ha la sensazione di fare le spese degli sforzi delle altre grandi aree economiche che spingono verso il basso le proprie valute.
La preoccupazione cresce, anche in seno al FMI, dato il clima di guerra di scambio, tra le maggiori potenze per indebolire le proprie valute, al fine di esportare di più. Se la Cina è riluttante a lasciare che lo yuan si rivaluti, il Giappone è intervenuto per indebolire lo yen, il Brasile ha preso provvedimenti per limitare l'ingresso di capitali nel paese e relativa crescita reale, mentre gli Stati Uniti non fanno nulla per difendere la quotazione del dollaro. Quasi ad aumentare il clima di discordia, il FMI, la cui riunione annuale si terrà questo fine settimana a Washington, oggi ha dichiarato che la Cina dovrebbe rivalutare la propria moneta per ridurre la dipendenza dalle esportazioni ed aumentare la domanda interna.

martedì 5 ottobre 2010

La crescita economica della Cina

Un rapporto sulla Cina, pubblicato dal governo, ha mostrato che il prodotto industriale si è sviluppato con un ritmo più veloce degli ultimi quattro mesi, con un indice passato in questo mese al 53,8 dal 51,7 di agosto. Ci sono aziende europee, tra cui le case automobilistiche Renault SA e la Volkswagen AG, che beneficiano della domanda dei Paesi asiatici come la Cina, per compensare in parte la debolezza della domanda in Europa.
Secondo una dichiarazione fatta ieri dal Chief Executive Officer di Renault Carlos Ghosn, il mercato automobilistico in Europa si ridurrà del 2% nel 2011 dopo la contrazione che già si è avuta quest'anno. Le vendite nella UE restano molto deboli, ha dichiarato Nick Reilly, amministratore delegato di General Motors Co. divisione Opel.
Le prospettive per l'economia europea è appensantita, per gl’ investitori, dalle discussioni sulla capacità delle nazioni come l'Irlanda e il Portogallo di trattare i loro debiti sovrani, senza aiuti esterni. Lo spread di rendimento per il debito a 10 anni delle due nazioni contro i Bund tedeschi si è allargato sino a raggiungere un vero record questa settimana. Il Portogallo ha presentato misure ancora più severe per ridurre il suo deficit di bilancio, mentre l'Irlanda ha detto che resta impegnata ad effettuare questa riduzione avendo come obbiettivo il 2014, anche per recuperare il costo dei salvataggi bancari.
Alcuni dati segnalano però un rallentamento nella caduta di fiducia in Europa perché ci sono, in modo imprevisto questo mese, un miglioramento delle prospettive economiche fra le più alte dal gennaio 2008.
Jean-Claude Juncker, che dirige il gruppo della zona euro dei ministri delle finanze, ha detto ieri a Bruxelles che "Lo sviluppo economico è stato più positivo del previsto e siamo pienamente consapevoli delle turbolenze rimanenti per l'economia dell'area dell'euro. Ciò richiede che si vada avanti con il necessario consolidamento fiscale ".

lunedì 4 ottobre 2010

L’Italia e l’economie occidentali rallentano

Secondo Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea (BCE), l'Italia potrebbe affrontare il prossimo decennio con una prospettiva di crescita economica molto bassa per l'alto livello di indebitamento e la scarsa competitività. 'Questo non è solo un ritardo di competitività nei confronti della Germania, ma abbiamo perso terreno anche rispetto a noi stessi. Il lavoratore medio ora produce meno di 10 anni fa '", ha detto Lorenzo Bini Smaghi in una conferenza a Firenze. 'L'Italia è l'unico paese europeo dove, in media, le persone sono più povere rispetto a un decennio fa', ha aggiunto. Tutto ciò avviene in un quadro dove l'economie occidentali stanno rallentando dopo una crescita accelerata nel secondo trimestre rispetto agli ultimi quattro anni. Anche in Germania, la produzione si è raffreddata il mese scorso, mentre era già scesa in Spagna e Irlanda. La Commissione europea vede una espansione più "moderata" nel secondo semestre, mentre la disoccupazione e la spesa dei consumatori arrancano per la politica dei governi volti a rafforzare le misure di austerità per ridurre i deficit di bilancio.
"La crescita globale sembra essere in rallentamento e la domanda interna dovrebbe diminuire in un limitato numero di paesi della zona euro per un rafforzamento delle politiche di bilancio", ha detto Howard Archer, economista di IHS Global Insight di Londra. Le contrazioni più forti in Spagna e in Irlanda "evidenziano le performance divergenti della zona euro".
L’indice della zona euro a fronte di una stima iniziale di 53,6 effettuata il 23 settembre 2009, per il 12 ° mese consecutivo viaggia intorno a 50. Il carnet di nuovi ordini per l'esportazione è sceso al livello più basso dal mese di novembre scorso. In Germania, l’indice di produzione è sceso a 55,1 in settembre da 58,2 del bimestre precedente, il più basso da gennaio, mentre va un pò meglio in Francia che scende da 56 a 55,1; nel Regno Unito,l’indice manifatturiero, è sceso al minimo da 10 mesi. Anche oltre oceano l'economie stanno mostrando segni di raffreddamento tanto da indurre la Federal Reserve USA e la Banca del Giappone a prevedere misure supplementari per sostenere il loro recupero. La produzione australiana si è ridotta nel mese di settembre per la prima volta in nove mesi. L’indice manifatturiero statunitense, probabilmente è sceso a 54,5 da 56,3, secondo un sondaggio effettuato da Bloomberg. L'Istituto per la Supply Management pubblicherà i dati domani alle ore 10 di New York.

sabato 2 ottobre 2010

La caduta del dollaro

Nella giornata in cui l’euro ha veleggiato stabilmente nell’area al di sopra di 1,35 contro dollaro, arrivando, nel corso della giornata a toccare una punta di 1,37 un ex consigliere della banca centrale cinese ha allertato i mercati contro un ulteriore deprezzamento del biglietto verde. In un discorso tenuto a Singapore e di cui da notizia l’agenzia Bloomberg, Yu Yongding ha detto che il dollaro aveva fatto un passo avanti verso la crisi, poichè il livello d’indebitamento della più grande economia del mondo è aumentato vertiginosamente.
Ogni quotazione del dollaro è davvero temporanea, e una svalutazione della moneta è inevitabile con l'aumento del debito degli Stati Uniti, ha spiegato Yu. Ha poi ha sottolineato che tale ammontare del debito è terribile, e, ha aggiunto, che la Cina è preoccupata per la sicurezza delle sue riserve in valuta estera, compresi quelli investiti in buoni del tesoro USA con il dollaro che nelle ultime settimane continua costantemente a indebolirsi .
Il deficit di bilancio degli Stati Uniti, previsto per questo anno fiscale, potrebbe essere equivalente al 9,1% del prodotto interno lordo, ha annunciato lo scorso 19 agosto il Congressional Budget Office, che seguirebbe il buco del 9,9% già registrato nel 2009. Il CBO prevede inoltre che gli Stati Uniti accuseranno un accumulo di deficit pari a 6.270 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.

venerdì 1 ottobre 2010

IL Congresso USA vuole punire lo yuan debole

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha adottato mercoledì 29 settembre, una proposta di legge per aumentare le tasse sulle importazione anche nei confronti dei paesi che fanno concorrenza con metodi illeciti. Il risultato è stato uno schiacciante voto bipartisan: 249 democratici e 99 repubblicani hanno votato a favore, 74 democratici e 5 repubblicani contro. Il testo, che deve essere sottoposto al Senato, prima della sua promulgazione da parte del presidente Barack Obama prevede che il Dipartimento del Commercio possa trattare 'fondamentalmente cambi sottovalutati' come sovvenzioni illegali per le esportazioni, consentendo alle aziende di ottenere un risarcimento. Un messaggio con destinazione Cina perché, secondo il giudizio di Washington, sottovaluta volontariamente la propria moneta, lo yuan (o renminbi), per incoraggiare le esportazioni e ridurre il consumo di prodotti stranieri. La Cina oggi si è opposta fermamente al testo, perchè ritiene che non sia in conformità con le regole della World Trade Organization e potrà seriamente nuocere ai rapporti commerciali sino-americani. Il deficit commerciale degli Stati Uniti con la Cina ha raggiunto i 140 miliardi di dollari (107 miliardi di euro) negli ultimi dodici mesi. Nel luglio 2010 gli Stati Uniti hanno importato 1 miliardo di dollari al giorno dalla Cina. Nelle ultime settimane, la Casa Bianca aveva moltiplicato i segnali d’insofferenza verso la politica monetaria cinese ed ora il Congresso ha voluto dare un colpo di avvertimento. Gli antefatti. Il 19 giugno, Pechino aveva lasciato in sospeso una rivalutazione della sua moneta.
Il 13 settembre, il Segretario al Tesoro Tim Geithner, ha accusato la Cina di aver effettivamente fatto poco in tre mesi lasciando apprezzare solo del 2% lo yuan.
Il 21 settembre, Obama ha chiesto a Pechino di 'fare di più'. Il mercoledì precedente la sessione della Camera dei rappresentanti, aveva discusso della necessità di fare pressione sulla Cina perché facesse apprezzare la sua moneta. A circa un mese dal 2 novembre, giorno di nuove elezioni parlamentari, tutta l'Assemblea e un terzo del Senato saranno rinnovati, la tentazione per i politici di assecondare un elettorato che ha fatto dell'eliminazione della disoccupazione, la questione elettorale principale, è molto forte.
Tanto più che le tendenze protezionistiche sono state rafforzate, da qui il massiccio voto della Camera dei Rappresentanti. Questo voto si colloca dentro un periodo di scontri e riconciliazioni tra Washington e Pechino sulle questioni monetarie e commerciali. Sullo sfondo del conflitto c’è la sensazione della élite USA di una inesorabile spinta dell'economia cinese ad occupare sempre più spazi economici e di un concomitante declino dell'America, in un contesto di riduzione delle attività industriali.
Uno studio di Moody's Analytics, sull’industria manifatturiera degli Stati Uniti riscontra che nel 1953 vi era, rispetto al PIL, una produzione nazionale del 28,3%, scesa nel 2009 a non più del 11%. Per mangiare, vestirsi, arredare e, sempre più dotarsi di computer, gli americani consumano prodotti realizzati altrove, principalmente in Cina.
Da una parte c’è il Senatore democratico Charles Schumer che dichiara che i cinesi devono capire che l’impegno americano nella lotta contro la manipolazione della loro valuta è forte. Dall’altra, quasi sull’ala sinistra dello schieramento politico, Steve Clemons, assistente direttore del think tank New America Fondazione a Washington, che ha scritto in un recente articolo: 'L'America non deve andare molto lontano nella ricerca di una scusa contro la Cina per il suo attuale malessere. (...) Piuttosto, deve assumersi la responsabilità, la produzione di beni e ricostruire la sua capacità di innovazione. "
Molti analisti considerano le sanzioni non realistiche soprattutto alla luce delle tendenze dell'economia globale. Una recente analisi del Congressional Budget Office stima in 20 miliardi di dollari i proventi di tali sanzioni, sette volte meno del deficit commerciale Usa-Cina annuale a tassi correnti.