martedì 26 ottobre 2010

Grandi investimenti della Cina in Africa

Gl'investimenti cinesi contribuiscono in modo significativo allo sviluppo africano sostenendolo in un momento di crisi dei grandi paesi industrializzati. Essi rappresentavano una massa di 9,3 miliardi dollari a fine 2009, secondo la relazione annuale 2010 dell’Associazione Cina-Africa pubblicato da Pechino e sono stati indirizzati soprattutto verso l'Africa sub-sahariana, con un'attenzione particolare verso le ambite risorse naturali del subcontinente. Il settore minerario rappresenta da solo il 30% degli importi investiti da Pechino, ma è il settore manifatturiero con il 50% dei capitali investiti a far la parte del leone. Il rafforzamento delle relazioni commerciali tra l'Africa e la Cina è una logica conseguenza di questa tendenza.
Secondo un rapporto del Fondo monetario internazionale è stata la politica del libretto di assegni guidati dalla Cina a contribuire a salvare dal disastro l'Africa durante la crisi. Per questa scelta il sub-continente ha anche ottento una crescita del 5% nel 2010 e 5,5% nel 2011. Inoltre, sempre secondo il FMI, la crescente esposizione della regione alla domanda asiatica ha certamente contribuito a mitigare l'impatto della crisi finanziaria mondiale e contribuirà a mantenere la crescita di alcuni paesi sub-sahariani, come l'Angola, la Nigeria e il Kenya. Se l'UE rimane il partner principale del commercio sub-sahariano, la Cina lo ha raddoppiato da 2005 portandolo al 13,6% nel 2009.
Ancora è difficile valutate l'impatto dell'investimento azionario 5,4 miliardi di dollari effettuati nel 2007 da parte della Banca industriale e commerciale della Cina che ha comprato il 20% della sua consorella sudafricana Standard Bank, resta comunque un ottimo esempio della diversificazione dell' impegno cinese. Eppure, la Cina è spesso criticata dai paesi occidentali per la firma di contratti con i regimi dittatoriali della regione, come il Sudan e lo Zimbabwe. Nei prossimi anni si potrà misurare con precisione l'impatto sulle economie sub-sahariana delle esportazioni verso la Cina e le tigri asiatiche, per una buona ragione: il valore delle esportazioni è ancora relativamente basso per quasi la metà dei paesi della regione, sono infatti meno del 30%.

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