Il ministro Giulio Tremonti, in una intervista rilasciata a Sky, ha dichiarato che oggi a Lussemburgo, i ministri delle finanze dell'UE hanno raggiunto un accordo di massima sulla riforma del Patto di Stabilità. Lo scopo è quello di rinforzare la disciplina dei conti pubblici su deficit e debito per evitare nuove crisi del debito sovrano come accaduto nel caso della Grecia. Nella riunione è stata anche recepita la linea del ministro italiano riguardo al computo del debito pubblico: come ha spiegato il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, «la sostenibilità e l'andamento della riduzione del debito pubblico saranno valutati sulla base di vari fattori, comprese la situazione e l'evoluzione del debito privato». Grilli ha precisato che conteranno anche la valuta, le politiche in corso, ma i dettagli saranno definiti in un momento successivo.
Questo accordo, ha spiegato il ministro, impone all’Italia "di mantenere il rigore sul deficit", anche se sul fronte del debito il nuovo Patto non provoca preoccupazioni al nostro Paese. Il ministro non ha nascosto soddisfazione: «È un testo molto gestibile, ha detto, e sulle sanzioni c’è grande flessibilità, ragionevolezza, non rigidità. È un patto buono che ci permette di gestire le crisi». Tremonti ha spiegato che oggi «è finito il lavoro tecnico-politico, ora la questione passa ai capi di governo che ne discuteranno nel Consiglio della prossima settimana a Bruxelles. Comunque siamo tutti concordi, si tratta di un buon testo che potrà essere migliorato». Il ministro ha aggiunto che il «buon punto italiano» è stato quello di far «considerare oltre al debito pubblico anche la finanza privata» che ha causato la crisi «in tutti gli altri Paesi».
Nel testo sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita «non c'è alcun riferimento numerico per quel che riguarda il debito pubblico», ha aggiunto il ministro dell'Economia. Nella proposta della Commissione Ue si prevede per i Paesi in debito eccessivo (sopra il 60%) un taglio del debito pubblico di un ventesimo l'anno.
In sostanza quello di oggi è un accordo di massima, in cui le sanzioni per i Paesi che non rispettano i termini del patto saranno proposte della Commissione Ue, ma potranno essere bloccate da una maggioranza qualificata dei governi. Saranno aumentati i meccanismi di monitoraggio sulle politiche di bilancio degli Stati e anche la stabilità macroeconomica, in sostanza la competitività di un Paese. Ed anche qui le sanzioni saranno possibili in caso di scarso attivismo.
Questo accordo, ha spiegato il ministro, impone all’Italia "di mantenere il rigore sul deficit", anche se sul fronte del debito il nuovo Patto non provoca preoccupazioni al nostro Paese. Il ministro non ha nascosto soddisfazione: «È un testo molto gestibile, ha detto, e sulle sanzioni c’è grande flessibilità, ragionevolezza, non rigidità. È un patto buono che ci permette di gestire le crisi». Tremonti ha spiegato che oggi «è finito il lavoro tecnico-politico, ora la questione passa ai capi di governo che ne discuteranno nel Consiglio della prossima settimana a Bruxelles. Comunque siamo tutti concordi, si tratta di un buon testo che potrà essere migliorato». Il ministro ha aggiunto che il «buon punto italiano» è stato quello di far «considerare oltre al debito pubblico anche la finanza privata» che ha causato la crisi «in tutti gli altri Paesi».
Nel testo sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita «non c'è alcun riferimento numerico per quel che riguarda il debito pubblico», ha aggiunto il ministro dell'Economia. Nella proposta della Commissione Ue si prevede per i Paesi in debito eccessivo (sopra il 60%) un taglio del debito pubblico di un ventesimo l'anno.
In sostanza quello di oggi è un accordo di massima, in cui le sanzioni per i Paesi che non rispettano i termini del patto saranno proposte della Commissione Ue, ma potranno essere bloccate da una maggioranza qualificata dei governi. Saranno aumentati i meccanismi di monitoraggio sulle politiche di bilancio degli Stati e anche la stabilità macroeconomica, in sostanza la competitività di un Paese. Ed anche qui le sanzioni saranno possibili in caso di scarso attivismo.
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