mercoledì 30 giugno 2010

Grande espansione dell’economia in Brasile

Il Brasile, la prima tappa in Sud-America del presidente del Consiglio Berlusconi è oggi una realtà in fortissimo sviluppo forse il primo della lista dei famosi paesi del BRIC (Brasile,Russia,India e Cina).L’Italia è ben piazzata in questo paese, avendo una foltissima rappresentanza d’Italiani, ormai pienamente integrati da molti anni, e una presenza massiccia dell’industria: Fiat, Finmeccanica, Imprese di costruzioni. Questo paese ha come caratteristica principale la sua immensità: un'immensità fisica, climatica, ambientale e sociale e può essere considerato contemporaneamente un Paese in via di sviluppo, industrializzato, postindustriale o del terzo mondo secondo l'aspetto che ne viene valutato. È in via di sviluppo in quanto sta superando la transizione demografica, potenzia le vie di comunicazione, esporta prodotti tropicali e minerali, Oggi si assiste ad una vigorosa crescita economica, favorita dal Mercosur (Mercato Comune del Cono Sud) e dalla Comunità delle Nazioni del Sud-America. In questi mesi sta vivendo la crescita economica più rapida degli ultimi 15 anni, spingendo la banca centrale ad aumentare il parametro di riferimento del tasso overnight di 1,5 punti percentuali portandolo al 10,25%. Il presidente Lula ha cercato di frenare la crescita applicando una tassa del 2% sin dall’ ottobre scorso sugl’investimenti stranieri in azioni e obbligazioni. Molti economisti ritengono che dopo questi aspetti positivi il Brasile ha bisogno di impostare un certo rigore fiscale. Fortissimo il balzo in avanti delle esportazioni che sono salite a 72 miliardi dollari nei primi cinque mesi dell'anno dai 55 miliardi dello stesso periodo dell'anno precedente, mentre le importazioni sono balzate a 66 miliardi dollari dai 46 miliardi dell’anno precedente, dati forniti dal Ministero del Commercio. L’esportazioni verso la Cina sono balzate a 10,6 miliardi dollari di merci rendendo la nazione asiatica il suo più grande mercato d'oltremare, secondo mercato per importazioni di merci, per 7,3 miliardi dollari sono gli Stati Uniti. Gli operatori economici si aspettano che la banca centrale alzi il parametro di riferimento del tasso overnight al 12% entro dicembre per raffreddare l’economia e frenare un tasso di inflazione che ha superato il target del 4,5% fissato dal governo. Secondo un sondaggio della Banca Centrale e di circa 100 istituzioni finanziarie, rilasciate ieri, la più grande economia dell'America Latina, quest’anno si espanderà del 7,1%, il ritmo più veloce dal 1994, Il timore di surriscaldamento dell'economia e il rendimento extra domanda fa si che gl’ investitori detengano dollari brasiliani e obbligazioni invece di Treasuries Usa.

lunedì 28 giugno 2010

G20 Conclusione. Impegni e speranze

I 20 leader riuniti in questi giorni a Toronto, in Canada, hanno dato come risposta alla crisi mondiale l’obbiettivo di ridurre i disavanzi statali e concordato a perseguire più elevati requisiti di capitale per le banche. Le 20 economie avanzate avranno l'obiettivo di dimezzare il deficit entro il 2013 e iniziare a stabilizzare i rapporti di debito/uscite entro il 2016. Mentre il Presidente Barack Obama proponeva ai suoi colleghi di stimolare di più la crescita, i leaders il Regno Unito e Germania erano e sono per limitare le spese e sostenere la fiducia degli investitori. Il parere del mondo imprenditoriale è che c’è bisogno di un contenimento della pressione fiscale al fine di garantire la fiducia e quindi avere una crescita economica sostenibile, "Gordon Nixon, amministratore delegato della sede della Toronto Royal Bank of Canada, la più più grande banca del paese, ha detto in un'intervista telefonica. "Questi obiettivi sono molto importante ". Nelle dichiarazione fatte poi dai vari leader nelle conferenze-stampa succedutesi al vertice, iI primo ministro canadese Stephen Harper, presidente della riunione, ha dichiarato che il suo paese potrebbe raggiungere gli obiettivi l'anno prossimo. L'accordo sembra un debole compromesso che manca di forza, ha detto Stephen Roach, Morgan Stanley Asia chairman. Invece si è dichiarato deluso, Roach in una e-mail. "Con il fine tentativo di trade-off tra richiamo all’America per uno stimolo continuo e la propensione dell'Europa per il consolidamento fiscale il G-20 ha messo a punto una ricetta polivalente senza un meccanismo di esecuzione. " Per quanto riguarda i deficit, i mercati stanno dando credito alla direzione intrapresa dall’Europa ed i mercati sono più potenti delle parole. L'equilibrio raggiunto dal G-20 significa che "tutti possono reclamare vittoria a casa propria, ha detto Carsten Brzeski, economista presso il Gruppo ING a Bruxelles. "L'annuncio di dimezzare il deficit entro il 2013 è enorme. Più resistenza si è avuta da parte dei rappresentanti dei paesi emergenti favorevoli che l’obbiettivo di limitazione dei disavanzi fosse circoscritto all’ economie avanzate. Guido Mantega, Ministro delle Finanze del Brasile ha dichiarato che gli obiettivi fissati il 26 giugno sono stati "Draconiani". Mantega ha rappresentato il Brasile alla riunione perché il Presidente Luiz Inácio Lula da Silva era rimasto in patria dopo che le inondazioni hanno devastato la parte nord-orientale del suo paese.Il G-20, che rappresenta circa il 85 per cento dell’ economia globale ha sostituito il G-8 lo scorso anno come Forum internazionale delle politiche economiche di coordinamento. Il gruppo allargato si propone come strumento per cercare tra economie sviluppate ed emergenti di trovare una via mediana tra i diversi livelli di benessere che variano dagli Stati Uniti con 46.400 $ di PIL pro capite ai 3.100 dollari dell’India.

domenica 27 giugno 2010

G20 Solo impegno di riduzione del deficit

Nonostante che il Congresso degli Stati Uniti è ad un passo dal consegnare una radicale riscrittura delle regole di Wall Street al Presidente Barack Obama a far data del 4 luglio, il testo concordato e affidato al Presidente non è stato sufficiente per conseguire un risultato positivo al G8 con i grandi della terra, per istituire una tassa sulle banche o in via subordinata sulle transazioni finanziarie che tanto hanno stressato i mercati, favorendo la crescita della crisi. Il disegno di legge concordato fra i due livelli legislativi statunitensi è volto ad aumentare la supervisione e la regolamentazione del sistema finanziario statunitense. In esso c’è il divieto di negoziazione per conto proprio da parte delle banche e la supervisione del mercato dei derivati. Le novità sono la proposta, soprannominata “regola Volcker” dopo che l'ex Presidente della Federal Reserve Paul Volcker aveva vietato alle banche di negoziare per conto proprio, e temperata poi dal Senato, permettendo alle banche stesse di poter investire in private equity e hedge fondi, anche se limitato a non più di 3% del capitale del fondo. Le banche, inoltre, non potranno investire più del 3% del loro capitale Tier 1. I legislatori hanno offerto la modifica per placare il senatore Scott Brown, Massachusetts Repubblicano che è stato uno dei quattro repubblicani a rompere con il partito votando il disegno di legge del Senato.
Altra novità di rilievo sui derivati è, che dopo mesi di lavoro, i legislatori hanno trovato un accordo dell'ultimo minuto su quello che è stato definito la parte più impegnativo del loro compito, perchè istituisce per la prima volta un regolamento per i 615 miliardi dollari over-the- counter dei derivati del mercato. La parte più controversa del regolamento degli strumenti derivati è una disposizione che costringerà le banche a spingere alcuni dei loro swap commerciali verso società controllate, secondo la teoria che il rischio dei contribuenti sarebbe ridotto se i traffici sono fuori dalle banche depositarie e dalle istituzioni che godono di benefici federali, come l'accesso allo sportello del prestito della Federal Reserve. I derivati sono contratti il cui valore è derivato da azioni, obbligazioni, prestiti, valute e materie prime, o legati a specifiche eventi quali variazioni dei tassi di interesse o di tempo. Al di là della fornitura swap-desk, la legislazione approvata dal Senato spingerà la maggior parte dei derivati over-the-counter attraverso terze parti o stanze di compensazione e su mercati regolamentati o simili, sistemi elettronici, una misura che renderà più facile per i mercati e i regolatori di monitorare i traffici. Esso provocherà un moderato aumento dei costi di margine su alcune transazioni. Le aziende che utilizzano i derivati a copertura del rischio da materie prime per la produzione o consumo, ritenute "utenti finali", saranno esonerati dagli obblighi di compensazione se le attività sono un modo per coprire il legittimo rischio commerciale.

Lo Yan si rivaluta

Il banchiere centrale cinese Yi Gang, uno dei vice governatori che è anche il capo dell’ufficio regolatore di valuta della nazione, ha detto, in un discorso pronunciato in un forum finanziario di Shanghai di ieri, che le politiche monetarie della nazione sono flessibili e che i responsabili politici hanno "spazio di manovra". Gli analisti sono divisi sulla questione se la Banca di Popolare Cinese alzerà i tassi d’ interesse fin da quest'anno rispetto ai livelli di pre-crisi. La terza economia più grande del mondo, aumentando i tassi, farebbe diminuire le tensioni valutarie e finanziarie. Questa aspettativa è sostenuta da un sondaggio di “Bloomberg News” effettuato la scorsa settimana. Li Daokui, consigliere accademico della banca centrale, ha detto ai giornalisti in occasione del forum stesso di ieri che le aspettative d’ inflazione sono in calo, indebolendo la possibilità che ci sia un aumento dei tassi d’interesse a breve. In Cina, passi verso un ritorno al pre-crisi 2009 sono state effettuate circa 15 giorni orsono con un aumento delle riserve obbligatorie delle banche e nella prospettiva di uno yuan più flessibile. La banca centrale ha indicato la scorsa settimana che lo yuan è fisso contro dollaro, dal luglio 2008, in questo modo è stato eliminato il maggiore guadagno degli ultimi 18 mesi contro la valuta statunitense . Yi ha detto di non sottovalutare gli effetti che una politica economica può comportare quando un paese ha mantenuto un rapporto fisso con un' unica moneta, che ha l'insieme dei tassi di interesse a zero, o ha avuto il debito pubblico eccessivo, in breve l’ ha definita “la politica dei vicoli ciechi”.
Ha poi continuato dichiarando che “la Cina ha diverse politiche monetarie attualmente in vigore tutti aventi flessibilità e spazio di manovra in modo che si possono allentare o stringere ogni volta che si ritiene appropriata questa politica.” In USA gli economisti sono divisi, in un sondaggio effettuato la settimana scorsa, otto dei 14 economisti interpellati hanno dichiarato di prevedere che la People's Bank of China alzerà al 5,31% il tasso di riferimento sui prestiti a un anno. Alla fine di dicembre, solo sei non prevedevano alcun cambiamento. Il governo vuole sostenere l'espansione della nazione, mentre i prezzi degli immobili si raffreddano, valuta il contenimento dei costi di beni di consumo dopo la crescita record del credito che ha aumentato il rischio di un inflazione fuori controllo. Il prodotto interno lordo è cresciuto dell’11,9% nel primo trimestre di quest’ anno, il ritmo più veloce da tre anni. L'inflazione ha superato il tetto massimo del 3% che era l’obbiettivo del governo per quest’anno. "L'obbiettivo di rialzo dei tassi di interesse è quello di gestire le aspettative d'inflazione, così ha dichiarato Li, il consigliere della banca centrale, ai giornalisti ieri. La sua visione contrasta con quella di Tim Condon, un economista con base a Singapore dell’ ING Groep NV. L'economia cinese si è ripresa "ed è il momento di normalizzare le politiche "per evitare ulteriori eccessi dopo che la bolla immobiliare ha surriscaldato il mercato e i prestiti dei governi locali sono cresciuti. L'aumento dei tassi di riferimento ai livelli pre-crisi contribuirebbe a ridurre "la pressione al rialzo dei prezzi, e a scoraggiare la speculazione con un eccesso di investimenti "

venerdì 25 giugno 2010

Patente a punti: una dote da difendere

Per molte persone la patente oltre permettere di guidare è uno strumento che permette di lavorare e quindi guadagnarsi la possibilità di vivere dignitosamente. I guai iniziano quando, per le ragioni sotto accennate, i punti inizialmente facenti parte della dote di partenza, 20 punti, vengono azzerati e quindi bisogna ricominciare il calvario della acquisizione o riacquisizione della patente stessa.
Ecco quanto può costare una violazione al codice della strada e quanto si rischia di perdere:
10 punti
Eccesso di velocità superiore ai 40 km/h
Guida in stato di ebbrezza
Circolazione contromano in caso di curve o in condizioni di scarsa visibilità
Omissione di soccorso dopo un incidente con danni alle persone
Omissione di soccorso dopo un incidente se i danni rendono obbligatoria la revisione dell'auto
Circolazione sulle corsie di emergenza nei casi non consentiti
Gare di velocità decise di comune accordo
Inversione di marcia in autostrada
Retromarcia in autostrada
Violazione dei posti di blocco
Trasporto di merci pericolose senza autorizzazione
Violazione delle norme per il trasporto di merci pericolose
Rifiuto dell'accertamento del tasso alcolemico
Mancato uso o uso non regolare del cronotachigrafo
8 punti
Mancato rispetto della distanza di sicurezza con conseguente incidente con lesioni gravi a persone
Mancato rispetto delle disposizioni sull'incrocio con conseguente incidente con lesioni gravi a persone
Inversione di marcia in prossimità di curve, di incroci o di dossi
6 punti
Passaggio con semaforo rosso o mentre il vigile stia dando la precedenza ad altri flussi di traffico
Mancato rispetto del passaggio a livello
Mancato rispetto del segnale di Stop
5 punti
Mancato uso delle cinture di sicurezza
Mancato uso dei seggiolini di sicurezza per bambini
Alterazione del funzionamento delle cinture di sicurezza
Comportamento irregolare nelle strettoie
Sorpasso a destra di tram e filobus in prossimità di una fermata
Sorpassi pericolosi
Mancato rispetto dell'obbligo di dare la precedenza
Mancato uso del casco regolarmente allacciato
Mancato rispetto dell'obbligo di precedenza ai pedoni sugli attraversamenti pedonali
Mancato rispetto dell'obbligo di precedenza nell'attraversare la strada ai disabili
Uso del telefonino senza viva voce durante la guida
Mancato uso delle lenti correttive ove prescritto
Violazione dell'obbligo di moderare la velocità in caso di curve, incroci e visibilità limitata
Eccesso di velocità compreso di oltre 10 km/h e fino a 40 km/h
4 punti
Occupazione della corsia centrale o di sinistra nel caso di corsia libera a destra
Omissione di soccorso nel caso di incidente provocato da chi guida, con danni solo alle cose
Guida contromano
Circolazione in autostrada con veicoli non ammessi
3 punti
Mancato rispetto della distanza di sicurezza
Trasporto di carichi senza le dovute attenzioni
Uso improprio degli abbaglianti
Violazione delle regole di sorpasso dei tram
Mancato accertamento delle condizioni per fare un sorpasso
2 punti
Sorpasso a destra
Inosservanza della segnaletica stradale a eccezione di quella di sosta e di fermata
Uso improprio delle "frecce"
Cambi di corsia irregolari o svolte non segnalate
Mancata esposizione del triangolo nel caso di avaria
Trasporto di persone in soprannumero
Intralcio irregolare della strada nel caso di incidente
Mancato rispetto dei periodi di pausa per gli autotrasportatori
Traino di veicoli in autostrada
Inosservanza del divieto di sosta in corsie e carreggiate riservate ai mezzi pubblici
Inosservanza del divieto di sosta nei posteggi per disabili e in corrispondenza di scivoli a loro dedicati
Violazione dell'obbligo a cedere il passo a veicoli con sirena o lampeggianti accesi
Violazione del divieto di seguire veicoli con sirena o lampeggianti accesi avvantaggiandosi nella marcia
1 punto
Inosservanza delle norme sull'uso dei fari
Mancanza o irregolarità dei documenti
Trasporto irregolare di cose su veicoli e rimorchi
Inosservanza delle disposizioni sul trasporto di persone o cose sui veicoli a due ruote
Per i neopatentati, nei primi tre anni i punti persi per ogni violazione vengono raddoppiati. Se vengono accertate più infrazioni contemporaneamente, possono essere tolti al massimo 15 punti. Se, però, tra le infrazioni ce n'è una che comporta la sospensione o la revoca della patente, vengono sottratti tutti i punti previsti, senza alcuna limitazione. In ogni caso, le decurtazioni possono produrre al massimo l'azzeramento del punteggio che, quindi, non scende mai sotto quota zero. I punti vengono tolti dalla patente di chi era alla guida al momento dell'infrazione, non da quella del proprietario del veicolo. Infatti, l'organo delle Forze dell'ordine (Polizia, Carabinieri, Vigili urbani, ecc.) che accerta la violazione, consegna al conducente un verbale di multa indicando anche il punteggio da decurtare. Se non è possibile identificare il conducente il verbale viene inviato al proprietario del veicolo o, nel caso di società, al legale rappresentante dell'azienda, che entro 60 giorni deve comunicare all'organo accertatore i dati personali e della patente di chi era alla guida al momento dell'infrazione. Se queste informazioni non vengono comunicate, il proprietario deve pagare una sanzione amministrativa di 250 euro, ma non perde i punti della patente. In caso di perdita di tutti i punti occorre rifare gli esami; infatti, quando il punteggio è esaurito, scatta l'obbligo di revisione della patente di guida. Il ministero dei Trasporti invia al conducente una lettera con la quale lo invita a rifare, entro 30 giorni, gli esami previsti per il rilascio della propria patente. In questo periodo è ancora possibile circolare. Se però gli esami non vengono sostenuti, la patente è sospesa a tempo indeterminato; avviene invece la revoca se gli esami non vengono superati. Dopo aver superato l'esame, sulla patente vengono riassegnati i 20 punti iniziali. Se sono stati persi dei punti, ma il punteggio non è esaurito, per recuperare punti è possibile frequentare corsi speciali presso autoscuole o altri centri autorizzati dal ministero dei Trasporti. Questi corsi consentono di recuperare 6 punti a chi ha la patente A o B e 9 punti a chi possiede la patente C, C+E, D, D+E o la patente B con il certificato di abilitazione professionale. Inoltre, sempre nel caso in cui il punteggio non sia azzerato, è possibile ripristinare il punteggio iniziale se per due anni dall'ultima infrazione non si commettono violazioni che fanno perdere punti. Ai conducenti che hanno mantenuto intatto il proprio punteggio viene automaticamente attribuito un "bonus" di 2 punti ogni due anni trascorsi senza infrazioni. Con questo sistema si possono raggiungere al massimo 30 punti. Ogni patentato può controllare in tempo reale il saldo dei propri punti. Basta chiamare da un telefono fisso il numero 848.782.782, attivo 7 giorni su 7, al costo di una telefonata urbana.

giovedì 24 giugno 2010

Breve panoramica d’economia

In Europa, il Consiglio sta lavorando alacremente sul progetto riforme. Lo scorso 17 giugno ha fatto un passo avanti nel delineare la nuova architettura delle istituzioni economico-finanziarie europee, sulla scia di quanto prospettato in occasione dell’incontro Ecofin del 9 maggio. Le principali decisioni sono: 1) l’adozione della strategia cosiddetta “Europa 2020” finalizzata al sostegno della crescita e dell’occupazione in modo coordinato nell’ambito dell’Unione Europea, utilizzando tutti gli strumenti e le politiche economiche disponibili, soprattutto nell’ambito dell’innovazione e dell’energia; la strategia include anche la realizzazione di riforme strutturali, con un puntuale monitoraggio della loro effettiva implementazione; 2) la determinazione nell’assicurare la sostenibilità fiscale dei paesi membri, accelerando i piani di consolidamento fiscale dove necessario; 3) l’impegno ad assicurare la stabilità finanziaria, colmando le lacune nella regolamentazione e nella supervisione dei mercati finanziari, sia nell’ambito dell’Unione Europea che del G20,e nell’ incontro del 26-27 giugno a Toronto l’UE intende assumere un importante ruolo propositivo; 4) il bisogno urgente di migliorare il coordinamento delle politiche economiche, confermando il percorso di rafforzamento del Patto per la Stabilità e la Crescita, tracciato dalla Task Force dedicata e che sarà finalizzato il prossimo ottobre.
In USA si è in attesa dei dati sulle vendite di case esistenti di maggio, l’indice di fiducia manifatturiera della Fed di Richmond di giugno, atteso in calo a 20 da 26, e gli ordini di beni durevoli di maggio, che dovrebbero segnalare una riduzione dell’1,3% m/m dal precedente 2,8%. La riunione della Fed ha confermato l’attuale tasso dello 0,25%.
In Italia. L'economia è fuori dalla recessione secondo il Centro studi di Confindustria che prevede una ripresa «più solida rispetto alle stime rilasciate a dicembre» le stime sulla crescita al +1,6% del Pil per il 2011 (dal +1,3%). +1,2% nel 2010 (da +1,1%). La disoccupazione è invece attesa in aumento, dopo 528mila i posti di lavoro già persi a fine 2009 in 2 anni di crisi. Per quanto riguarda invece il rapporto deficit-Pil, il Centro studi Confindustria stima che si attesterà al 5,1% nel 2010 per poi scendere al 4,1% nel 2011. In debito invece sarà pari al 118,5% del Pil nel 2010 per poi salire al 118,9% nel 2011. Sostiene la crescita il deprezzamento del cambio dell'euro, che migliora la competitività delle merci italiane. Sempre secondo il Centro studi di Confindustria il solo gettito Iva evaso nel 2009 è di 35,5 miliardi (2,3% pil), e quello Irpef di 31,5 miliardi. Un fenomeno «di tali dimensioni nell'eurozona ha eguali solo in Grecia e pesa come un macigno sulla crescita perché, a parità di obiettivi di incasso, determina aliquote molto più alte».

lunedì 21 giugno 2010

Costi su pagamenti a mezzo carte di credito

Verso un compromesso negli USA sulle spese di transazione che Visa Inc. e MasterCard Inc., le più grandi reti di pagamenti del mondo, addebitano alle banche come costi del servizio. Queste spese che sono lievitate anche oltre il 5% in alcuni casi, hanno visto l’intervento dello stesso Congresso degli Stati Uniti. Il Parlamento cercherà di mantenere il limite proposto dal Senato in materia di trasferimento di debito-card, o di "tassazione per strisciata”, secondo il Rappresentante Barney Frank, democratico del Massachusetts che lavora per la stesura finale di revisione del regolamento. Il piano del senatore Richard Durbin prevede l’autorizzazione alla Federal Reserve per impostare tariffe applicate ai commercianti che siano "ragionevoli e proporzionale "al costo di operazioni di addebito per transazione. Se la contro-proposta diventerà legge, Visa e MasterCard dovranno ancora fare i conti con alcune modifiche del business-model, ma queste sarebbero probabilmente meno di quanto si temesse, così "Jason Kupferberg, analista di UBS AG a New York, ha scritto oggi in una nota alla clientela. Il compromesso prevede che la Fed regolamenti "la griglia di tassazione” che Visa e MasterCard possono caricare sulle banche per ogni operazione fino a quando le tasse non vengono usate per "aggirare" l’interscambio come da regolamento, secondo il senatore Durbin, democratico dell’Illinois. Carte prepagate ricaricabili, tra cui quelle utilizzate per erogare prestazioni di governo ai meno abbienti, sarebbero esenti. La versione allo studio della Camera consentirebbe alla Fed di equiparare a frodi quelle spese che sforino il regolamento sulle tariffe di interscambio. "Siamo stati in grado di raggiungere un accordo che, con poche modifiche, rafforza la tutela del consumatore e porta la concorrenza in un mercato dove non c'è ", ha detto in un comunicato il senatore Durbin. "Abbiamo affrontato i problemi degli stati circa la propria capacità di fornire servizi ai disoccupati e alle preoccupazioni delle piccole società finanziarie per quanto riguarda la loro capacità di fornire servizi ai a coloro che non sono correntisti bancari.

Tassa di circolazione, il tormentone dell’automobilista

In passato è stata spesso ipotizzata la possibilità di abolire questa tassa sul possesso dei veicoli. In attesa di eventuali sviluppi, al momento, il pagamento del "bollo" è ancora dovuto: spetta al proprietario di un veicolo a motore secondo regole e criteri distinti per tipo di veicolo e per regione di residenza. Ecco dove trovare tutte le informazioni utili per pagarlo correttamente e chiarire tutti i dubbi. Il sito dell'ACI (l'ente a cui lo Stato ha delegato la funzione di Pubblico Registro Automobilistico, nonché il compito di riscuotere e controllare le tasse automobilistiche) fornisce tutte le informazioni in merito al calcolo, al pagamento e alle scadenze del bollo, distinte per regione di residenza e tipo di veicolo. La sezione in cui trovare queste informazioni è "Guida al bollo auto". L'importo dovuto per il possesso di auto, e motoveicoli in genere si può pagare presso: le delegazioni ACI - le agenzie di pratiche auto - le tabaccherie - gli uffici postali (ogni regione ha il proprio numero di conto, di solito esposto nell'ufficio postale; in alcune regioni sono addirittura disponibili dei bollettini prestampati per facilitare le operazioni). Ricordiamo che il bollo deve essere pagato dal proprietario del veicolo per la potenza effettiva espressa in chilowatt (KW) e non più in base ai cavalli (CV), come accadeva prima del 1998. I KW sono indicati sulla carta (o libretto) di circolazione al rigo P2. Inoltre, dal 1° gennaio 2007, l'importo dovuto per autovetture, motocicli ed autoveicoli ad uso promiscuo è calcolato anche in base alle emissioni inquinanti del veicolo.

domenica 20 giugno 2010

Il federalismo fiscale sembra il famoso sogno di Martin Luther King

Il federalismo fiscale dell' Italia somiglia sempre di più al famoso sogno di Martin Luther King, “I have the dream”. Oggi a Pontida, nel raduno dei militanti della Lega, Umberto Bossi ha sentito il bisogno di ribadire che con l’elezione dell’on. Brancher a Ministro del Federalismo, non è cambiato nulla. Calderoli e se stesso erano e saranno sempre i veri motori della madre di tutte le riforme. La strada di questa riforma sarà sempre di più in salita, perché dovrà limitare gli appetiti e soprattutti gli andazzi strani di assunzioni in alcune regioni indipendentemente di parametri di produttività, efficienza, e specializzazioni necessarie perché un ente regionale o provinciale o comunale possa rendere un servizio appropriato alla comunità. Basti pensare ai 4000 precari della Sicilia da stabilizzare in una regione che già conta 27.000 dipendenti regionali, a fronte dei 3.700 dipendenti della Lombardia e ai 3500 dipendenti del 118, che sono circa il doppio dei dipendenti del settore di tutte le regioni d’Italia messe insieme. Discorso medesimo per la Calabria con i suoi 20.000 lavoratori forestali, contro gli 800 lavoratori della Lombardia, che ha un’estensione quasi doppia del territorio, e si può continuare con la Campania con Napoli, con un numero eccessivo dipendenti, al Lazio dove la neo-eletta Governatora regionale in una trasmissione televisiva ha dichiarato candidamente, “ per il momento non posso fare il taglio dei posti-letto negli ospedali, in quanto non so quanti sono i letti esistenti”: Intanto basta ricordare le parole del Governatore di Banca d’Italia Mario Draghi pronunciate nelle sue “Considerazioni finali “ di fine maggio scorso: “ogni ente dovrà mantenere il proprio bilancio in pareggio al netto degli investimenti come previsto dall’art.119 della Costituzione. Fermo restando che l’ammontare della spesa locale per investimenti andrà fissato per un periodo pluriennale in coerenza degli obbiettivi d’indebitamento”. Alla fine per avviarsi sulla strada del federalismo fiscale occorrerà giocare una partita partendo dalle cosiddette “bocce ferme”. Con una caduta delle entrate pari al 2% del PIL e un aumento del deficit del 5% a fine 2009, occorrerà bloccare quelle istituzioni pubbliche che continuamente sforano i tetti, lasciando e premiando quelle istituzioni, che rispettando i vincoli, possano continuare a fare gl’investimenti programmati.
Negli USA il sogno si è avverato qualche generazione dopo, speriamo che in Italia occorra meno tempo.

sabato 19 giugno 2010

Occorre una governance europea: tensioni sui titoli di stato

Negli ultimi due anni le sfide che le imprese europee hanno affrontato sul piano della sopravvivenza si sono moltiplicate: concorrenza spietata, necessità e aspettative di utili più elevati, operazioni globali complesse, rispetto delle normative, imperativi di efficienza, proliferazione dei rischi o semplice rapidità del cambiamento. Adesso, in aggiunta a tali sfide, le aziende stanno vivendo un periodo di turbolenza economica eccezionale. I prezzi delle materie prime sono alle stelle, qualche banca fallisce, il credito si è prosciugato, i mercati azionari sono in caduta libera, il patrimonio disponibile e i prezzi delle abitazioni stanno precipitando, e i consumatori tagliano le spese. Tutte queste sfide creano enormi pressioni sulle aziende in ogni settore. A questo si aggiunge che gli attacchi che prima si accanivano contro le aziende o le banche singolarmente prese, oggi la speculazione li rivolge direttamente agli stati sovrani. Hanno incominciato in Europa con la Grecia, poi il Portogallo, in questi giorni anche la Spagna è sotto tiro in quanto il PIL che sino a qualche anno fa sembrava marciare a tutto vapore oggi con la sua quasi monostruttura che si poggia sull’edilizia e sul turismo sta mostrando la corda. Infatti lo spread dei Bonos rispetto ai Bund tedeschi paga a 10 anni un premio di 216 punti e 254 punti a 30 anni. I BTP Italiani pagano solo, si fa per dire, 137 punti a 10 anni e 168 a 30 anni. Ancora più pesante è il differenziale a 2 anni che tocca quota +274 punti. Segnale che a breve il mercato non ritiene sufficiente le manovre fiscali di rientro decise dal governo spagnolo. L’avvenire preoccupa fortemente gl’investitori perché nel giro di un anno i costi per la Spagna per approvvigionamento è aumentato mediamente del 1,2%, ma tutti guardano al 2011 dove andranno a scadenza vecchi titoli per un importo di 200 miliardi di euro. Poi il grosso del debito, circa 600 miliardi, hanno una scadenza scaglionata sino al 2040. Gli interessi che il tesoro spagnolo dovrà pagare nei prossimi anni, in presenza di un PIL, per il momento negativo, con previsioni di sviluppo vicino allo zero comporterà un aggravio pari a circa 7 miliardi di Euro (cioè +1,2% moltiplicato i 600 miliardi di Euro di debiti). E man mano che l’asta dei tassi coprirà l’intero debito, in assenza di nuove manovre di aumento della pressione fiscale, gli aumenti degli interessi saranno sempre più pesanti e potranno eguagliare le vecchie manovre di rientro. Il ragionamento si può estendere, facendo le stesse valutazioni sui debiti delle varie nazioni europee, di qui la necessità che la UE, con urgenza, possa svolgere una funzione politica di coordinamento e controllo sulla spesa pubblica aggregata dei vari stati.

martedì 15 giugno 2010

Preoccupazione per l’economia USA

I pessimisti, in queste ultime ore, hanno guadagnato terreno e l'andamento di borsa di questa settimana, la ripresa dell’Euro, senza passi significativi della BCE e la ripresa del prezzo del barile di petrolio fanno squillare i campanelli di allarme. Gli elementi che indeboliscono gli USA sono quattro. Nel quadro a medio termine ci sono: un forte disavanzo pubblico, pari ad oltre il 10% del Pil del Paese; le difficoltà di capire come Barack Obama potrà mettere a punto un piano di rientro del disavanzo proprio quando inizierà a preparasi per correre per il suo secondo mandato. A questo si aggiunga la caduta recente delle vendite al dettaglio dell'1,2%, un ribasso a sorpresa generato dalla debolezza dell'economia. Il secondo pericolo riguarda le incertezze più a breve termine del mercato che sono i debiti delle municipalità americane; il terzo la prudenza con cui le banche hanno tirato in barca i remi dei prestiti, il quarto l'incertezza in borsa. Si aggiunga che i prestiti bancari in America, crollati del 10,5% dalla fine del 2008, e questo che poteva essere comprensibile alla luce della crisi di allora, continuano a peggiorare. Dalla fine del 2009 ad oggi i prestiti erogati dalle banche sono in diminuzione del 3,9%. Un segnale che il settore bancario resta prudente e che forse le cose continuano a non andare benissimo. Sulla questione dei "MUNI", il mercato obbligazionario dei municipals che secondo Warren Buffett, presenta parecchi rischi. Il debito che fa capo a municipalità cittadine è valutato in America in 2.800 miliardi di dollari, cifra colossale, con circa 40.000 emittenti. Le municipalità che non se la passano bene, e che sono città importanti, come Harrisburg, capitale della Pennsylvania o cittadine come Central Falls, in Rhode Island, il cui motto è «città con un futuro brillante», stanno per registrarsi nel chapter 11, e cioè in amministrazione controllata, fanno aumentare le preoccupazioni del mercato. In questa situazione ci si aspetterebbe una reazione prudente del mercato, ma per ora non à andata così. I rendimenti delle obbligazioni municipali in scadenza nel 2020 rendono secondo un calcolo del Wall Street Journal il 3.15%, leggermente al rialzo nell'ultima settimana, ma al di sotto del rendimento del 3,3% dello scorso aprile. Una delle attrattive principali è che queste obbligazioni in America sono esentasse. Giorni fa durante un'audizione davanti alla Commissione d'Inchiesta sulla Crisi Finanziaria, Buffett ha rivelato di aver ridotto il suo portafoglio di "Muni" da 4,7 a 4 miliardi di dollari. Ma il grande finanziere ha anche detto che secondo lui alla fine ci sarà un intervento del governo federale per garantire le emissioni se le cose dovessero mettersi davvero male. E il disavanzo pubblico federale? Si torna punto a capo e, in effetti le municipalità che nello scorso anno sono fallite sono state solo 223, valore delle obbligazioni 6.4 miliardi di dollari, circa lo 0,002% delle emissioni totali. Il costo per assicurare un milione di dollari per le obbligazioni municipali a cinque anni è però aumentato del 16% la settimana scorsa.

lunedì 14 giugno 2010

Vita dura per l’Euro

Un altro paese della cosiddetta lista dei PIGS, la Spagna ,è entrato nell’ occhio del ciclone. Questa mattina sulla prima pagina del "Frankfurter Allgemeine Zeitung" (Faz) che titola "Paura per la Spagna" il quotidiano indica di aver appreso da fonti governative tedesche che la situazione delle finanze spagnole «si è così aggravata che gli Stati dell'Ue non possono aspettare il vertice europeo di giovedì prossimo. Pronta la smentita da parte del vice-ministro delle Finanze spagnolo, Carlos Ocana, che ha affermanto che la Spagna non sta chiedendo alcun tipo di finanziamento all'Unione europea aggiungendo che Madrid non ha problemi nel ripagare il proprio debito. Anche la Commissione europea ha smentito le indiscrezioni pubblicate dalla Faz definendole «pure speculazioni». Secondo il portavoce del commissario Ue agli Affari Economici e Monetari Olli Rehn “non esiste alcuna richiesta di assistenza finanziaria da parte di alcun paese. Pochi giorni fa - ha aggiunto il portavoce - è stato messo a punto un meccanismo che in caso di necessità garantirà la stabilità finanziaria della zona euro. Ma finora nessun governo ha chiesto di ricorrervi. Dunque - ha concluso - non c'è nessun preparativo per nessuno Stato»
Questa sera nella conferenza stampa che ha fatto seguito al vertice franco-tedesco a Berlino la cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che il fondo di 750 miliardi di € organizzato dalla UE per quei stati che ne avessero bisogno, può essere attivato in ogni momento.
In effetti a preoccupare Bruxelles sarebbe lo stato di salute delle banche spagnole. A destare particolare inquietudine, infatti, sono le casse di risparmio, che cercano nella concetrazioni di questi giorni la possibilità di disinnescare la bolla immobiliare e i mutui incagliati dopo il boom delle costruzioni e dell’invenduto del settore. Si valuta in circa un milione gli appartamenti di difficile alienazione. A questo si deve aggiungere l’ esposizione del settore bancario verso l'Eurozona che per la Spagna è di 602 miliardi di euro, mentre quello di Grecia, Portogallo e Irlanda assieme ammonta a 705 miliardi. Tra le banche più esposte verso la Spagna vi sono quelle francesi (206 miliardi) seguite dalle tedesche (167 miliardi) e - a differenza di quel che succede in Grecia, Portogallo e Irlanda - anche quelle Usa, con crediti per 140 miliardi, maggiori di quelli concessi dal settore bancario britannico (115 miliardi ). In totale, l'esposizione ai quattro paesi più colpiti dalla pressione dei mercati - Grecia Portogallo, Irlanda e Spagna - si concentra per un 61% nei paesi dell'eurozona, in che rende più probabili le possibilità di contagio in caso di default di uno dei quattro. La Faz scrive che una crisi della Spagna sarebbe più difficile da superare per l'Europa rispetto a quella greca, poichè questa contribuisce solo con il 2,5% al totale del Pil europeo, mentre la percentuale della Spagna è di quasi il 12%.

giovedì 10 giugno 2010

Tassi invariati dalla BCE

Oggi la Bce, nella consueta riunione del primo giovedì del mese, ha lasciato invariato il tasso all'1%, invariato anche il tasso marginale all'1,75%, e quello sui depositi allo 0,25%. Il costo del denaro in Eurolandia resta quindi al minimo storico. L'euro si è dimostrato una valuta assolutamente «credibile», e lo dimostra la sua «eccezionale» tenuta nel corso degli anni ha detto il presidente della Bce Jean-Claude Trichet. «Nel primo semestre del 2010 è continuata la ripresa dell'economia nell'Eurozona, ma i tassi di crescita trimestrali sono diseguali. Per questo ci aspettiamo una crescita moderata in uno scenario di tensioni persistenti in alcuni ambiti finanziari e di incertezza insolitamente alta» ha aggiunto Trichet, che si aspetta «che la crescita dei prezzi resti moderata nel medio termine» e «in linea con il nostro obiettivo di tenere bassi i tassi di inflazione, al di sotto, ma vicino al 2%». Quanto alla possibilità che la BCE emetta nuovi certificati di debito, Trichet ha risposto: «Guardiamo a tutti gli strumenti a disposizione della banca centrale, ma non c'è nulla in questo momento di predefinito». Tornando al tema dello sviluppo dell'Ue, il Governatore ha ricordato che «il dato sulla crescita non è scritto da altri e imposto a noi, ma dipende da noi dalla fiducia che sappiamo creare nel mercato. I nostri concittadini possono avere fiducia nel nostro controllo dell'inflazione e nella difesa del potere di acquisto. Importante, come abbiamo già detto, che tutti i soggetti pubblici e provati facciano di tutto per aumentare la fiducia». La crisi del debito europeo ha messo in evidenza che occorre maggiore disciplina di bilancio, con sanzioni più stringenti, e quasi automatiche, per i Paesi che non rispettano le regole ha concluso Trichet.
Le parole del Governatore sono state un forte tonico all’Euro nei confronti del dollaro, con il cross euro/dollaro a 1,2131 usd. Sempre in ascesa il prezzo del petrolio con il Light Crude a 76 dollari al barile. A poco meno di un'ora dalla chiusura delle contrattazioni sulle piazze del Vecchio Continente, Madrid era in testa con un più 3,99%, seguita da Parigi +2,48%, Bruxelles +1,55%, Amsterdam +1,78%, Londra +1,17%, Francoforte +1,66%. Più distaccata Zurigo con un modesto +0,75%. Anche Piazza Affari non è da meno: l'indice Ftse All-Share segna infatti un balzo del 2,30%, mentre il Ftse Mib avanza del 2,48%. Tra le blue-chips milanesi pioggia di denaro sulle banche e su altri titoli quali Autogrill, Mediaset ed Exor. Quest'ultima ha da poco annunciato una partnership per investire in Cina e India.

mercoledì 9 giugno 2010

Il Presidente della FED sull'economia USA

Il presidente della Federal Reserve Ben S. Bernanke, nel corso di un incontro ieri con i giornalisti, ha detto che il recupero degli Stati Uniti sarà lento e non farà diminuire rapidamente il tasso di disoccupazione, che rischia di rimanere alto per molti mesi. Data la profondità della recessione, la ripresa è da considerare a "moderato ritmo". Mentre la Fed alzerà i tassi di interesse dai livelli bassi da record di questo periodo anche prima del ritorno all'economia di "piena occupazione", ma oggi non è possibile fissare un data da quando tale processo avrà inizio. Il settore bancario non è completamente sano e i finanziatori sono "cauti" nella concessione di crediti. Il 4 giugno, un rapporto del Dipartimento del Lavoro USA ha dimostrato che siamo ancora in una ripresa senza lavoro, il tasso di disoccupazione, sceso al 9,7% il mese scorso dal 9,9% , era del 4,6% all'inizio della crisi finanziaria nel mese di agosto 2007. Il tasso di disoccupazione rimarrà tra il 9,5 e10%, in quanto non nascono nuovi posti di lavoro. Solo i consumatori potranno rilanciare lentamente la fiducia, il reddito e rafforzare i bilanci. Durante una riunione dei banchieri e l’associazione dei consumatori a Hollywood, Florida , ha detto che "le famiglie rimangono abbastanza gravati dalle debito", anche un calo dei tassi ipotecari ha abbassato il costo del debito alloggi di servizio per alcuni mutuatari.
Nel corso della riunione della Federal Open Market Committee il 27-28 aprile, i responsabili politici hanno alzato la stime di crescita degli Stati Uniti per il 2010 e abbassato le previsioni per la disoccupazione e l'inflazione. Funzionari hanno detto che l'economia si espanderà in una gamma dal 3.2% al 3,7% quest'anno, e il tasso di disoccupazione sarà in media il 9,5% nel quarto trimestre. Il capo della Fed ha ribadito ieri che la banca centrale prevede un lungo periodo di bassi tassi di prestiti interbancari, condizionati dalla elevata disoccupazione, bassa inflazione e aspettative sui prezzi stabili.

lunedì 7 giugno 2010

Dipendenti statali sotto tiro in tutta Europa

Sembra proprio che va di moda dare addosso ai dipendenti statali in quasi tutta l’Europa. Si è cominciato in Grecia, dove i dipendenti pubblici si sono visti diminuire gli stipendi del 10% tra riduzioni di tredicesima e quattordicesima e delle varie indennità accessorie, comprese quella che retribuiva extra il loro arrivo in orario in ufficio. In queste ore migliaia di persone manifestano per le vie di Atene contro la riforma delle pensioni approvata dal Governo che prevede un innalzamento dell’età, più contributi e tagli agli assegni. Si spera che la lotta all’evasione fiscale si faccia con un impegno maggiore, visto che tra l’altro anche l’Italia contribuirà con più di 14 miliardi di Euro al sostegno economico allo Stato ellenico.
Anche il Governo tedesco di Angela Merkel, per risanare le finanze, ha scelto di tagliare 15mila posti nel pubblico impiego fino al 2014, per un risparmio di almeno 800 milioni di euro all’anno, quale contributo alla manovra di risparmio nei conti pubblici per 10 miliardi di euro all’anno fino al 2014. La Merkel intende, inoltre, anche congelare gli aumenti per i dipendenti pubblici previsti per il prossimo anno, mentre altri 500 milioni verranno tagliati dal ministero della Famiglia sugli incentivi ai padri disposti ad accudire per i primi mesi i figli appena nati. A fare le spese della stangata in arrivo saranno anche i disoccupati, i cui sussidi verranno corrisposti non più sulla base delle leggi vigenti, ma a discrezione dei funzionari degli uffici del lavoro. In questo modo lo Stato risparmierà due miliardi di euro già nell’anno prossimo, che saliranno a oltre 6 miliardi nel 2014. Il governo tedesco ha varato nuove misure fiscali per tagliare il deficit. La Germania intende risparmiare 80 miliardi di euro entro il 2014, ben 20 miliardi in più di quanto ci si aspettava ieri, e se così non bastasse si vedrà in seguito. "Siamo di fronte a una sfida senza precedenti, abbiamo il dovere di rimettere i conti pubblici e quindi il futuro della nazione in piedi sulle sue gambe", ha detto Angela Merkel ribadendo che "siamo in tempi difficili". Anche la Francia ha fretta di intervenire sulle pensioni e sul blocco degli stipendi del settore statale, timorosa di perdere, con un declassamento del rating, le famose AAA.
Segue a ruota il Governo britannico che intende compiere drastici tagli alla spesa pubblica per ridurre l'ingente deficit del paese che si aggira attorno ai 156 miliardi di sterline. "Le decisioni che prenderemo avranno effetto su ogni singola persona del nostro paese e gli effetti di queste decisioni si faranno sentire per anni, forse per decenni", ha detto il Primo Ministro David Cameron, sottolineando che il modo di vivere dei britannici cambierà profondamente.
Altri tagli sono stati previsti o già realizzati dalla Spagna, Danimarca e Portogallo. L’opinione pubblica europea si aspetta che decisioni così dure siano intraprese anche per quei settori: statali, finanziari e bancari, che hanno contribuito a portare sull’orlo di una crisi così profonda il mondo occidentale

sabato 5 giugno 2010

Italia primo trimestre 2010 +0,5% del PIL

Un incremento di PIL che ci porta al primo posto in Eurozona, nonostante i mercati finanziari continuano ad evidenziare una certa volatilità, giustificata da fasi di incertezza sulla stabilità del vecchio continente che si alternano a fasi di maggiore ottimismo sulle prospettive di risanamento dei conti pubblici europei. I dati confermano invece la prosecuzione della ripresa economica, sebbene in Europa resti finora moderata. I dati più tipicamente anticipatori del ciclo economico hanno confermato un’espansione dell’attività produttiva anche nel mese di maggio, lasciando prevedere un secondo trimestre 2010 di ulteriore crescita dell’economia europea. Tuttavia, il rischio che la crisi finanziaria possa avere effetti significativi sui consumi e sulla stessa attività produttiva non dovrebbe essere trascurato. A tal proposito, maggiore sarà la durata della crisi dei mercati e maggiore sarà la probabilità che essa possa contribuire a determinare un deterioramento di consumatori e imprese, preoccupati dei possibili effetti su occupazione, redditi e dinamica della domanda. Resta dunque ancora una volta cruciale una rapida e puntuale risposta delle autorità di politica economica e monetaria, finalizzata al recupero di fiducia nel progetto europeo e sul suo rafforzamento negli anni a venire. La crisi annunciata dell’Ungheria è la cartina di tornasole della necessità di rafforzare un governo europeo dell’Economia, anche per evitare difficoltà di comunicazioni che facilmente provocano terremoti finanziari nelle Borse. L’OCSE , in questi giorni, ha reso note le previsioni economiche aggiornate, riducendo leggermente la stima di crescita mondiale 2010 e 2011 rispettivamente al 4,6% e al 4,5% dalle precedenti stime di 4,7% e 4,8%. E’ stata rivista al ribasso sia la crescita dell’area euro (1,2% da 1,5% per il 2010 e 1,8% da 1,9% nel 2011) che quella italiana (1,1% da 1,5% per il 2010 e 1,5% da 1,6% nel 2011), mentre fa eccezione la crescita USA del 2010, rivista al rialzo a 3,2% dal 3% e al ribasso nel 2011 al 3,2% dal 3,4%. Revisioni al rialzo per l’inflazione, all’1,4% dall’1,3% nel 2010 e all’1% dallo 0,9% nel 2011 in area euro e all’1,9% dall’1,2% nel 2010 e stabile all’1,1% nel 2011 per gli USA. Le vendite di nuove case negli Stati Uniti hanno sorpreso al rialzo, registrando ad aprile una crescita mensile del 14,8% a 504 mila unità. Le attese vedevano un aumento mensile di appena il 3,4%, mentre il dato di marzo è stato rivisto al rialzo. Per la zona Euro i nuovi ordinativi industriali registrano a marzo un aumento del 5,2% su base mensile, decisamente sopra le attese (+2,5%). Il dato di febbraio è stato rivisto a +1,9% da +1,5%. La crescita è guidata dal comparto dei beni intermedi +5,4% e dai beni capitali +5,7%. Su base annuale l’aumento degli ordinativi è arrivato al 19,8% dal precedenti 12,5%. I dati preliminari dell’inflazione di maggio in Germania hanno evidenziato una variazione positiva di 0,1% m/m e di 1,2% a/a, su cui ha pesato la dinamica dei prezzi dell’energia. In Italia, le vendite al dettaglio di marzo sono cresciute dello 0,5% m/m (dato destagionalizzato) superando le attese che indicavano un +0,1% m/m. Il recupero è guidato dal comparto Alimentare con un +1,1% m/m. La minore propensione al rischio registrata sui mercati finanziari ha condotto a nuovi rafforzamenti delle valute maggiormente difensive, soprattutto nei confronti dell’euro; quest’ultimo, infatti, ha risentito pesantemente del clima di sfiducia legato ai problemi dei debiti pubblici dei paesi periferici scendendo sotto 1,20 per poi assestarsi in area 1,21. Tale situazione si è accentuata, all’inizio della settimana, dopo che sono circolate indiscrezioni, prontamente smentite, che la Cina potesse ridimensionare i propri investimenti in titoli governativi dell’area Euro. In tale contesto, il dollaro ha tentato di raggiungere i precedenti massimi contro Euro arrivando anche a 1,2154. Rimangono comunque elevate le pressioni rialziste sul biglietto verde. Lo yen, considerato anch’esso come valuta difensiva, è arrivato a far segnare un nuovo massimo nei confronti dell’euro a 108.84. Al momento le prospettive di mercato sono migliorate grazie anche ai vari annunci da parte dei singoli paesi nel mettere in campo nuove misure per combattere la crisi, con il Parlamento spagnolo che ha definitivamente approvato la manovra di correzione dei conti pubblici e il Governo italiano che ha presentato un piano da 24,9 miliardi di Euro in 2 anni.

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giovedì 3 giugno 2010

Spedizioni navali tra Asia e Europa è boom

Quale crisi? Le spedizioni navali di container tra Asia e Europa sono aumentate del 25%, nel mese di aprile 2010 Le agenzie di spedizione dichiarano aver raggiunto quota 1.1 milioni di TEU (di 20 piedi) di movimentazione tra i porti asiatici e l’Europa rispetto agli 878.129 teu del mese di agosto dell’anno scorso. Per il primo quadrimestre dell’anno il volume delle spedizioni è aumentato del 21%. In aprile rispetto a marzo è passato a quota 122 rispetto quota 116 di marzo (base annua = 100) Questo a fronte di una debolezza della domanda europea che ha pesato rispetto alla possibilità di un maggiore incremento. In effetti la domanda è stata anche frenata dalla possibilità di “austerity” europee annunciate dalle politiche governative future. Rimane interessante e forte la domanda asiatica di beni europei nel mese di aprile. In effetti da aprile 2090 ad aprile 2010 il traffico di container da oriente verso occidente si era mantenuto su un incremento del 7% annuo. Solo nel primo quadrimestre di quest’anno si è avuto un balzo del 23%. Gli analisti finanziari asiatici valutano che questo incremento sia dovuto alla debolezza dell’Euro. Le prospettive per il mese di maggio sono per un ulteriore incremento, soprattutto se l’Euro dovesse mantenere questo valore di cambio

Deducibilità IVA e IRAP

Il 19 maggio l’agenzia delle Entrate ha emanato la circolare 25/E con chiarimenti in merito alla deducibilità, ai fini delle imposte dirette e ai fini IRAP dell’IVA non detratta relativa a prestazioni alberghiere e alle note-pasti. In particolare è stato ricordato che l’IVA relativa a note alberghiere o di ristoranti non è detraibile in mancanza di fatture e come tale non è imputabile a costi alla fine della determinazione del reddito dell’attività esercitata. Nella suddetta circolare ci sono precisazioni, in merito alla rilevanza reddituale dell’IVA non detratta sulle prestazioni suddette, con particolare riguardo all’inerenza di detto costo all’attività esercitata. Pertanto, l’IVA addebitata sui servizi alberghieri e di ristorazione è detraibile, secondo le regole dettate dall’art. 19 del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633. Attraverso il meccanismo della detrazione è stato, quindi, garantito anche in relazione ai servizi in esame, il principio di neutralità proprio dell’imposta sul valore aggiunto. Nel merito la circolare prevede che possa esserci , tuttavia, un’eccezione qualora la scelta di non chiedere fatture alberghiere e di ristorazione si basi su valutazioni di convenienza economico-gestionale. Se l’imprenditore o il professionista, decidono di non richiedere le fatture relative alle prestazioni alberghiere e di ristorazione – sempreché non costituiscano oggetto dell’attività propria dell’impresa – e, quindi, di non detrarre l’IVA assolta sulle stesse, nel caso in cui i costi da sostenere per eseguire gli adempimenti IVA connessi alle fatture siano superiori al vantaggio economico costituito dall’importo dell’IVA detraibile. In tal caso, poiché la scelta dell’operatore è ritenuta la soluzione economicamente più vantaggiosa, si può riconoscere all’IVA non detratta, per mancanza di fattura,ma in presenza di scontrini, la natura di “costo inerente” all’attività esercitata e, pertanto, la deducibilità ai fini delle imposte sui redditi. Al riguardo, la Circolare 25/e richiama i chiarimenti resi nella risoluzione 6 settembre 1980, n. 517, in base ai quali l’inerenza – quale condizione necessaria ai fini della deducibilità fiscale di un costo – va riconosciuta per il solo fatto che detto costo è valutato dall’imprenditore nell’ambito di una scelta di convenienza economica, che ha come obiettivo quello di pervenire al miglior risultato economico possibile. L’accertamento dell’inerenza del costo deve essere condotto tenendo conto delle specifiche condizioni sulle quali si basa la scelta dell’imprenditore, al fine di verificare che il sostenimento del costo medesimo realizzi effettivamente un vantaggio economico per l’impresa. Per cui, in mancanza delle fatture relative alle prestazioni alberghiere e di ristorazione, l’imprenditore o il professionista possono dedurre dal reddito – come elemento aggiuntivo del costo sostenuto per l’acquisto delle prestazioni medesime - l’IVA non detratta, sempreché la stessa presenti la natura di “costo inerente” all’attività nel senso anzidetto. La limitazione al 75 per cento della deducibilità delle spese relative alle prestazioni in argomento, secondo quanto previsto dall’art. 109, comma 5, del TUIR, come modificato dall’art. 83, comma 28-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008, sarà, quindi, riferita al costo delle predette prestazioni maggiorato dell’IVA non detratta. L’IVA non detratta relativa alle prestazioni di vitto e alloggio assume rilievo fiscale anche ai fini IRAP, a condizione che l’onere risulti iscritto tra i costi che concorrono alla determinazione del valore della produzione netta da assoggettare all’imposta.

mercoledì 2 giugno 2010

L’IPOST l’Istituto previdenziale dei lavoratori delle Poste chiude

Il Decreto che il Presidente della Repubblica ha emanato il 31 maggio u.s. ai sensi degli art. 77 e 87 della Costituzione e su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell’economia Tremonti e delibera del Consiglio dei Ministri, vista la straordinaria necessità e urgenza di emanare disposizioni per il contenimento della spesa pubblica e per il contrasto all’evasione fiscale, nonché per il rilancio della competività economica alla voce:
Soppressione ed incorporazione di enti ed organismi pubblici; riduzione dei contributi a favore di enti con l’articolo 7 comma 2 e 3 che recitano:
2. Al fine di assicurare la piena integrazione delle funzioni in materia di previdenza e assistenza ottimizzando le risorse ed evitando le duplicazioni di attività, l’IPOST è soppresso.
3. Le funzioni dell’IPOST sono trasferite all’INPS, sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali; l’INPS succede in tutti i rapporti attivi e passivi.
Con queste quattro righe viene soppresso un Ente pubblico non economico, sottoposto alla vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, che eroga il trattamento di quiescenza e le prestazioni di assistenza, mutualità e credito al personale di Poste Italiane S.p.A. e Società collegate. Bisogna precisare che è solo uno dei 20 Enti pubblici soppressi, ma che questo Ente ha vissuto varie peripezie. Le origini dell'Ipost, infatti, risalgono al 1919, quando nasce come l'Ente morale denominato "Istituto nazionale di mutualità e previdenza tra il personale postale, telegrafico e telefonico". Nel 1930 l'Ente assume la denominazione di "Istituto di assistenza e previdenza per i postelegrafonici". Il 1953 segna una tappa fondamentale per l'Ipost: con il D.P.R. n. 542 nasce l'Ente Pubblico Istituto Postelegrafonici, sottoposto alla tutela e vigilanza del Ministero delle Poste e riordinato strutturalmente e funzionalmente lo scopo è di provvedere al trattamento previdenziale e assistenziale del personale dei piccoli uffici postali. Nel 1979 l'Istituto non è assoggettato al cosiddetto decreto sulla soppressione degli enti inutili, e viene incluso nella tabella A della legge n. 70 del 1975, fra gli Enti che gestiscono forme obbligatorie di previdenza e assistenza. Nel 1994, a seguito della trasformazione delle Poste Italiane in Ente Pubblico Economico, l'Ipost diviene: l'Ente previdenziale di tutto il personale dipendente di Poste Italiane. Nel 1997 la legge finanziaria 27 dicembre 1997, n. 449, all'art. 53, conferma le competenze istituzionali dell'Ipost quale Ente previdenziale del personale postale, nonostante la trasformazione dell'Ente Pubblico Economico "Poste Italiane" nella società per azioni "Poste Italiane S.p.A.". Nel 1998 nasce l'IPost moderno con la nomina, al pari degli altri enti previdenziali, di tutti gli organi istituzionali. Nel 2006, alla scadenza degli organi e in attesa di un complessivo processo di riordino e razionalizzazione degli enti previdenziali, con Decreto dell'allora Ministro delle Comunicazioni viene disposto il commissariamento dell'Istituto. Il 24 ottobre 2008, con decreto del Ministro Claudio Scajola, viene nominato l'attuale Commissario Straordinario Ipost, il dr. Rino Tarelli, confermato, nel novembre 2009, per altri due anni. Trattasi di un esempio di soppressione di un Ente, che pure poteva rispondere ad esigenze particolari nel tempo in cui è stato pensato e può aver lavorato bene nel frattempo, ma la scure delle necessità di previste riorganizzazioni non ha risparmiato. Sarà vero?