In Europa, il Consiglio sta lavorando alacremente sul progetto riforme. Lo scorso 17 giugno ha fatto un passo avanti nel delineare la nuova architettura delle istituzioni economico-finanziarie europee, sulla scia di quanto prospettato in occasione dell’incontro Ecofin del 9 maggio. Le principali decisioni sono: 1) l’adozione della strategia cosiddetta “Europa 2020” finalizzata al sostegno della crescita e dell’occupazione in modo coordinato nell’ambito dell’Unione Europea, utilizzando tutti gli strumenti e le politiche economiche disponibili, soprattutto nell’ambito dell’innovazione e dell’energia; la strategia include anche la realizzazione di riforme strutturali, con un puntuale monitoraggio della loro effettiva implementazione; 2) la determinazione nell’assicurare la sostenibilità fiscale dei paesi membri, accelerando i piani di consolidamento fiscale dove necessario; 3) l’impegno ad assicurare la stabilità finanziaria, colmando le lacune nella regolamentazione e nella supervisione dei mercati finanziari, sia nell’ambito dell’Unione Europea che del G20,e nell’ incontro del 26-27 giugno a Toronto l’UE intende assumere un importante ruolo propositivo; 4) il bisogno urgente di migliorare il coordinamento delle politiche economiche, confermando il percorso di rafforzamento del Patto per la Stabilità e la Crescita, tracciato dalla Task Force dedicata e che sarà finalizzato il prossimo ottobre.
In USA si è in attesa dei dati sulle vendite di case esistenti di maggio, l’indice di fiducia manifatturiera della Fed di Richmond di giugno, atteso in calo a 20 da 26, e gli ordini di beni durevoli di maggio, che dovrebbero segnalare una riduzione dell’1,3% m/m dal precedente 2,8%. La riunione della Fed ha confermato l’attuale tasso dello 0,25%.
In Italia. L'economia è fuori dalla recessione secondo il Centro studi di Confindustria che prevede una ripresa «più solida rispetto alle stime rilasciate a dicembre» le stime sulla crescita al +1,6% del Pil per il 2011 (dal +1,3%). +1,2% nel 2010 (da +1,1%). La disoccupazione è invece attesa in aumento, dopo 528mila i posti di lavoro già persi a fine 2009 in 2 anni di crisi. Per quanto riguarda invece il rapporto deficit-Pil, il Centro studi Confindustria stima che si attesterà al 5,1% nel 2010 per poi scendere al 4,1% nel 2011. In debito invece sarà pari al 118,5% del Pil nel 2010 per poi salire al 118,9% nel 2011. Sostiene la crescita il deprezzamento del cambio dell'euro, che migliora la competitività delle merci italiane. Sempre secondo il Centro studi di Confindustria il solo gettito Iva evaso nel 2009 è di 35,5 miliardi (2,3% pil), e quello Irpef di 31,5 miliardi. Un fenomeno «di tali dimensioni nell'eurozona ha eguali solo in Grecia e pesa come un macigno sulla crescita perché, a parità di obiettivi di incasso, determina aliquote molto più alte».
In USA si è in attesa dei dati sulle vendite di case esistenti di maggio, l’indice di fiducia manifatturiera della Fed di Richmond di giugno, atteso in calo a 20 da 26, e gli ordini di beni durevoli di maggio, che dovrebbero segnalare una riduzione dell’1,3% m/m dal precedente 2,8%. La riunione della Fed ha confermato l’attuale tasso dello 0,25%.
In Italia. L'economia è fuori dalla recessione secondo il Centro studi di Confindustria che prevede una ripresa «più solida rispetto alle stime rilasciate a dicembre» le stime sulla crescita al +1,6% del Pil per il 2011 (dal +1,3%). +1,2% nel 2010 (da +1,1%). La disoccupazione è invece attesa in aumento, dopo 528mila i posti di lavoro già persi a fine 2009 in 2 anni di crisi. Per quanto riguarda invece il rapporto deficit-Pil, il Centro studi Confindustria stima che si attesterà al 5,1% nel 2010 per poi scendere al 4,1% nel 2011. In debito invece sarà pari al 118,5% del Pil nel 2010 per poi salire al 118,9% nel 2011. Sostiene la crescita il deprezzamento del cambio dell'euro, che migliora la competitività delle merci italiane. Sempre secondo il Centro studi di Confindustria il solo gettito Iva evaso nel 2009 è di 35,5 miliardi (2,3% pil), e quello Irpef di 31,5 miliardi. Un fenomeno «di tali dimensioni nell'eurozona ha eguali solo in Grecia e pesa come un macigno sulla crescita perché, a parità di obiettivi di incasso, determina aliquote molto più alte».
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