Negli ultimi due anni le sfide che le imprese europee hanno affrontato sul piano della sopravvivenza si sono moltiplicate: concorrenza spietata, necessità e aspettative di utili più elevati, operazioni globali complesse, rispetto delle normative, imperativi di efficienza, proliferazione dei rischi o semplice rapidità del cambiamento. Adesso, in aggiunta a tali sfide, le aziende stanno vivendo un periodo di turbolenza economica eccezionale. I prezzi delle materie prime sono alle stelle, qualche banca fallisce, il credito si è prosciugato, i mercati azionari sono in caduta libera, il patrimonio disponibile e i prezzi delle abitazioni stanno precipitando, e i consumatori tagliano le spese. Tutte queste sfide creano enormi pressioni sulle aziende in ogni settore. A questo si aggiunge che gli attacchi che prima si accanivano contro le aziende o le banche singolarmente prese, oggi la speculazione li rivolge direttamente agli stati sovrani. Hanno incominciato in Europa con la Grecia, poi il Portogallo, in questi giorni anche la Spagna è sotto tiro in quanto il PIL che sino a qualche anno fa sembrava marciare a tutto vapore oggi con la sua quasi monostruttura che si poggia sull’edilizia e sul turismo sta mostrando la corda. Infatti lo spread dei Bonos rispetto ai Bund tedeschi paga a 10 anni un premio di 216 punti e 254 punti a 30 anni. I BTP Italiani pagano solo, si fa per dire, 137 punti a 10 anni e 168 a 30 anni. Ancora più pesante è il differenziale a 2 anni che tocca quota +274 punti. Segnale che a breve il mercato non ritiene sufficiente le manovre fiscali di rientro decise dal governo spagnolo. L’avvenire preoccupa fortemente gl’investitori perché nel giro di un anno i costi per la Spagna per approvvigionamento è aumentato mediamente del 1,2%, ma tutti guardano al 2011 dove andranno a scadenza vecchi titoli per un importo di 200 miliardi di euro. Poi il grosso del debito, circa 600 miliardi, hanno una scadenza scaglionata sino al 2040. Gli interessi che il tesoro spagnolo dovrà pagare nei prossimi anni, in presenza di un PIL, per il momento negativo, con previsioni di sviluppo vicino allo zero comporterà un aggravio pari a circa 7 miliardi di Euro (cioè +1,2% moltiplicato i 600 miliardi di Euro di debiti). E man mano che l’asta dei tassi coprirà l’intero debito, in assenza di nuove manovre di aumento della pressione fiscale, gli aumenti degli interessi saranno sempre più pesanti e potranno eguagliare le vecchie manovre di rientro. Il ragionamento si può estendere, facendo le stesse valutazioni sui debiti delle varie nazioni europee, di qui la necessità che la UE, con urgenza, possa svolgere una funzione politica di coordinamento e controllo sulla spesa pubblica aggregata dei vari stati.
sabato 19 giugno 2010
Occorre una governance europea: tensioni sui titoli di stato
Pubblicato da economicamente alle 23:41
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