domenica 30 maggio 2010

Prospettive economiche a breve

Domani il Governatore della Banca d’Italia leggerà le considerazioni annuali sulla situazione economica italiana e le prospettive nel prossimo futuro. L’attesa è forte perché dalle sue valutazioni si potrà comprendere se il giudizio dato dalla Banca d’Italia sulla proposta del Ministro dell’Economia di come affrontare la crisi economica nella parte italiana dell’Eurozona sia positivo oppure no. E’ probabile che ci saranno luci ed ombre in quanto la parte che riguarda i tagli, almeno quelli sopravvissuti agli assalti delle varie lobby, è da considerare senz’altro positiva. Altre considerazione positive verranno dal procrastinarsi nel tempo, 12 – 18 mesi dell’andata in pensione dei lavoratori dipendenti nel primo caso, autonomi nel secondo caso, ma a questo punto le attese si concentreranno nel disegno di legge che il parlamento dovrà esaminare e licenziare, e che dovrà contenere altri tagli strutturali ai centri spese che pure esistono nei bilanci delle varie istituzioni locali a cominciare dalle Regioni, Provincie Comuni e la miriade di comitati ed aziende che macinano sostanziosi deficit. Questo scenario si colloca in un momento di forte dinamismo delle PMI italiane che partecipano quasi settimanalmente a missioni all’estero, ultima in questi giorni in Cina forte di una delegazione di 600 persone, in rappresentanza di 236 aziende e 9 banche. Altra nota positiva sono i dati dell’esportazione con un incremento del 6,9%, e dei dati d’incremento delle vendite al dettaglio, nella grande distribuzione del 2,3% a marzo. Invece, nel panorama internazionale, l’avversione al rischio sui mercati sta condizionando anche i corsi delle materie prime; il greggio ha terminato la terza settimana consecutiva in ribasso, arrivando a quotare i 73 dollari al barile (minimo a 64,24). Al momento sembra essersi ridimensionato l’effetto speculativo con focalizzazione sui timori di una flessione della domanda di petrolio per i prossimi trimestri. Non si comprende ancora quali possono essere gli effetti devastanti e le ripercussioni economiche, dei barili perduti in mare dalla piattaforma BP nel Golfo del Messico. In generale il mercato è influenzato anche dalle incertezze sul comparto finanziario, dopo l’approvazione da parte del Senato statunitense della più importante riforma sul Sistema Finanziario dalla Grande Depressione. Il piano prevede, in particolar modo, restrizioni alle banche sull’attività di trading di proprietà e la creazione di un’agenzia a protezione dei consumatori, con lo scopo di prevenire abusi nell’erogazione di prestiti e mutui ed evitare quindi successive ripercussioni sull’economia reale. In questa partita a scacchi che si sta svolgendo sui mercati finanziari globali per l’Italia e i paesi dell’Eurozona, orientati all’esportazione come l’Italia e la Germania, si potrebbe presupporre che un Euro basso sino alla prossima estate, insieme a tassi bassi d’interessi praticati dalla BCE, possano essere un buon tonificante della ripresa dell’economia. Il tempo a disposizione è quello consentito dai mercati, quando decideranno d’intervenire sul corso delle monete, comprando Euro contro Dollari, in quanto l’indebitamente USA è senz’altro superiore a quello europeo, lo scenario cambierà di nuovo.

mercoledì 26 maggio 2010

Manovra economica

La bozza che si conosce, anche con possibili variazioni dell’ultima ora, sarà di 24 miliardi. "Una manovra straordinaria chiamata “Provvedimenti urgenti per la stabilità finanziaria e per la competitività economica” che ci è imposta dall'Europa così come per gli altri Paesi, dalla Spagna al Portogallo, dalla Francia alla Gran Bretagna, alla Germania, nel tentativo, di scongiurare una crisi epocale che è un po’, come dice il Ministro Tremonti “un tornante della storia”. Come in tutte le scelte ci sono note positive, altre meno, anche se poi le valutazioni cambiamo a secondo dell’ottica politica dell’interlocutore. Tra le note positive si dovranno annoverare, senz’altro, tutti i risparmi che si dovranno fare nelle spese improduttive degli organismi nazionali e locali: commissioni, viaggi, fondi per le feste patronali e non, auto blu, riviste patinate etc.. Non si capisce perche una certa stampa mette al primo posto il taglio dei servizi. Lotta all’evasione con continuo incrocio di dati, oggi possibile dalle nuove tecnologie informatiche, si tratta di volontà politiche da far valere, rispetto al quieto tran tran. Per forza di cose dovrà cambiare, magari mediante corsi di formazione, la preparazione del personale impiegato nei vari gangli della vita pubblica. Altri effetti positivi delle manovre che si stanno effettuando a livello europeo sarà l’allontanamento nel tempo dei rialzi dei tassi. Le recenti tensioni sui titoli di Stato di alcuni paesi europei e la particolare attenzione ai conti pubblici degli Stati più indebitati probabilmente avranno degli effetti importanti sullo scenario dei tassi d’interesse in Europa e non solo. Non a caso la Banca Centrale Europea (BCE) ha recentemente reintrodotto delle operazioni di rifinanziamento straordinarie alle banche (aste a 3 e a 6 mesi a tasso fisso e ammontare illimitato), che aveva interrotto nei mesi scorsi proprio grazie alla normalizzazione della situazione nei mercati finanziari. Di riflesso, il momento del primo aumento dei tassi d’interesse BCE, attualmente all’1%, si allontana ulteriormente, collocandosi più probabilmente nel corso del 2011 invece che a fine 2010. Uno scenario analogo è ipotizzabile anche per la Fed, visto che la crisi europea potrà avere conseguenze negative anche per l’economia americana, principalmente tramite il canale delle borse e dei mercati finanziari. Analogo effetto è già visibile per la Banca del Giappone, che ha recentemente incrementato la liquidità immessa nel sistema, per sostenere il settore Bancario. Persino la Banca centrale cinese, l’unica tra quelle citate ad aver effettivamente avviato una manovra restrittiva attraverso l’aumento della riserva obbligatoria delle banche, potrebbe ritardare tale restrizione monetaria per tener conto della crisi dei mercati. In un momento di timida, ma non sufficiente ripresa dell’esportazioni, tassi bassi accanto ad un Euro debole, possono essere un buon viatico per l’economia italiana.

domenica 23 maggio 2010

I danni economici dalla chiazza di petrolio BP nel Golfo del Messico

Il presidente USA, Barack Obama, nel tradizionale discorso radiofonico di ieri, sempre più irritato dalla vicenda BP, ha deciso di istituire una commissione d’inchiesta per indagare nei dettagli sulle responsabilità della fuori-uscita di petrolio nel Golfo che ogni giorno che passa appare come la più grande tragedia ecologica del continente americano. A presiederla, saranno un ex Governatore della Florida, l’ex senatore Bob Graham, e l’ex numero uno dell’Environmental Protection Agency (Epa, l’equivalente del nostro ministero dell’ambiente), William Reilly. Secondo alcune fonti, un’ipotesi a cui sta lavorando l’Epa è di mettere al bando la Bp, escludendola da tutti i contratti governativi, il che potrebbe significare alla fine l’allontanamento definitivo della compagnia britannica da tutti i giacimenti petroliferi federali Usa. La British Petroleum ha già pagato, negli anni scorsi molti milioni di dollari di danni per non avere rispettato le regole e le misure di sicurezza, promettendo ogni volta di modificare il proprio atteggiamento. Non basta l’ammissione della a.d. Tony Hayward che forse si poteva fare di più, resta il fatto che secondo calcoli delle autorità statunitesi la falla ha fatto fuoriuscire circa 18 milioni di litri di petrolio nel Golgo Messico. Le previsioni tecniche sono che la BP tenterà la prossima settimana, forse martedì, di bloccare la fuoriuscita tentando di ostruire con un tappo di cemento ad alta pressione il pozzo dal quale fuori escono litri di petrolio. Nel frattempo le autorità federali USA si stanno preparando a far causa all’azienda in sede penale per negligenza. Gli eventuali risarcimenti andranno a sommarsi ai costi della bonifica ambientale, attualmente la BP ha speso circa 500 milioni di €, e a tutti i risarcimenti che le parti lese: pescatori, industria turistica ed enti locali, che saranno penalizzati da un calo del gettito fiscale nei prossimi anni a causa della minore presenza di turisti, potranno chiedere in sede civile. L’ipotesi di “grossolana negligenza”, se accertata in sede penale, farà saltare il vecchio tetto imposto per legge (75 milioni di dollari) sul totale dei risarcimenti civili. Infatti la società aveva ignorato i segnali di pericolo affiorati per esempio per l’aumento della pressione all’interno delle tubature della trivella e la perdita di fluido dai meccanismi idralici della valvola di sicurezza. Altri problemi potrebbero sorgere dalla mancata efficienza nei controlli della Minerals Management Services, l’organismo preposto dal Ministero degli Interni per il controllo della sicurezza degli impianti Offshore

venerdì 21 maggio 2010

Kuwait oltre il petrolio

Su una superficie di 17.818 km², il Kuwait ha una popolazione di 3.100.000 abitanti, di cui solo 960.000 sono cittadini kuwaitiani. L'economia è basata sull'industria petrolifera: i giacimenti furono scoperti all'inizio degli anni 30 del XX secolo. L'agricoltura è stata possibile solo di recente in seguito a una forte opera di canalizzazioni, è fiorente anche il terziario (turismo, commercio, sport, ecc.). Il Kuwait possiede il 10% delle riserve petrolifere mondiali, stimate in 101 miliardi di barili, e si posiziona al quinto posto al mondo dopo Arabia Saudita, Canada, Iran ed Iraq. Ha una capacità produttiva di greggio che oscilla tra i 2,25 e i 2,7 milioni di barili al giorno. L’economia dell’Emirato si basa per circa il 95% sui proventi della produzione e della vendita del petrolio greggio e dei suoi derivati, che rappresentano la quasi totalità delle sue esportazioni. Sempre dall'industria petrolifera proviene l'80% delle entrate pubbliche.Questa ricchezza di risorse abbinata alla relativa scarsità della popolazione ne fa il quarto paese più ricco al mondo. La Guerra del Golfo danneggiò gravemente le infrastrutture del paese, che sono state ricostruite in meno di tre anni, con una spesa di 40 miliardi di Euro. Oggi, dopo il fermo del biennio 2008/2009, dovuta sopratutto allo crisi del settore immobiliare, il Kuwait, con un stanziamento del Governo pari a 80 miliardi di Euro tenta il grande rilancio con un ambizioso piano di sviluppo urbano, costruzione d’infrastrutture e una nuova metropolitana a Kuwait-City, un porto nell’isola di Al Boubyan e un ponte di 23,5 km che collegherà la nuova città di Al Hareer alla capitale. I capitali, ovviamente, provengono dal petrolio che in quest’anno, sinora, ha prodotto un surplus di bilancio di 24 miliardi di Euro. Questo mega piano ha spinto anche le aziende italiane a presenziare con forza questa realtà economica. Già da circa due anni imprese come Italcementi e Danieli sono presenti nel paese. Italcementi attraverso acquisizioni di aziende locali è diventato il più forte produttore di cemento dell’Emirato. Fra due mesi la società Danieli, in accordo con l’americana Unisteel farà partire un acciaieria capace di fornire 800mila tonnellate l’anno di ferro e tondini per costruzioni. Il 29 marzo scorso, nell’ambito di una missione organizzata dall’ICE e Federlegno, numerosi produttori italiani si sono incontrati con investitori locali per esaminare le possibilità concrete di promuovere i prodotti del Made in Italy in loco. Ma uno piani più ambizioso è la costruzione di una Città della seta, Madinat al Hareer, un centro futuristico dal costo di 75 miliardi di Euro per 800.000 abitanti con un sistema di spostamenti a mezzo metropolitana, impianti per acqua potabile, infrastrutture varie e relativi alloggi.

mercoledì 19 maggio 2010

Patto di Consolidamento.

Il 12 maggio scorso la Commissione Europea ha proposto una serie di misure tendenti al rafforzamento del coordinamento economico e fiscale nell’Unione Europea, denominate dallo stesso Presidente Barroso “Patto di Consolidamento”. I punti principali sono:
1) Rafforzare il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita e il coordinamento delle politiche fiscali, attraverso una maggiore sorveglianza sulla programmazione fiscale dei paesi, soprattutto in periodi favorevoli nei quali è possibile accantonare risorse per i periodi di crisi;
2) Sorvegliare gli squilibri macroeconomici e l’evoluzione della competitività, attraverso l’adozione di programmi di coordinamento già esistenti (Europe2020) e anche attraverso il monitoraggio di indicatori macroeconomici;
3) Il Semestre Europeo, che indica il coordinamento dei piani di finanza pubblica dei paesi membri dell’UE, da realizzarsi da parte dell’Ecofin nella prima parte di ogni anno, funzionalmente all’approvazione degli stessi piani da parte dei singoli Stati membri;
4) Un robusto progetto di gestione delle crisi per i paesi membri dell’area dell’euro, di fatto adottato a tempo lo scorso 9 maggio attraverso il “Meccanismo di Stabilizzazione Europeo”, ma che la Commissione intende sviluppare su base permanente. I mercati azionari, nel frattempo rimangono caratterizzati da grande volatilità,e sono penalizzati da una parte dai timori che il maxi piano di sostegno ai conti pubblici varato da UE, BCE e FMI possa non essere sufficiente e dall’altra parte dalle scelte antispeculative fatte oggi dalla Germania e in settimana è possibile che altri paesi europei, sia pure in ordine sparso potranno fare per restringere gli spazi di trading nelle Borse con il divieto di vendite allo scoperto. Inoltre, torna a preoccupare il comparto finanziario, dopo l’avvio di cause nei confronti di grandi banche d’affari per illeciti nelle vendite di prodotti legati a mutui rischiosi negli USA. In questo quadro le indicazioni fornite ai vari stati dall’Ecofin, rispetto alle urgenza dei rientri nei parametri di Maastricht, massimo 3% di deficit in rapporto al PIL, sta aprendo una salutare discussione, sulla stampa italiana sui criteri di costruzione dei PIL nei vari Paesi dell’Eurozona. Senza nulla tralasciare sulla necessità di lottare contro gli sprechi e le spese improduttive che servono ad alimentare clientele e cricche varie, sarà auspicabile che anche Bruxelles trovi una convergenza su parametri semplici e uguali per tutti in modo da dare una visione più realistica del momento economico che i vari paesi stanno vivendo. La creazione di bolle in alcuni settori, in primis nell’immobiliare, dovuti al forsennato circuito nuove costruzione + richieste di manodopera + richiesti di mutui, all’inizio creano l’illusione che tutto va per il meglio, ma quando il mercato rifiuta i beni costruiti in overdose, tutto rallenta, si ferma e interi settori saltano in aria.

martedì 18 maggio 2010

Euro al minimo

Nel panorama delle notizie pubblicate dai media di questi giorni si nota un cambio sostanziale di prospettiva. Finchè non scoppiava la crisi della Grecia, con accenni di contagio verso il Portogallo e la Spagna, sembrava che tutti i problemi italiani dovuti alla bassa crescita venissero da una dinamica molto bassa della produttività, dai lacci e lacciuoli che imbrigliano lo sviluppo dell’ Italia, per la mancanza di adeguate strutture logistiche e così via. Poi la crisi politica, gli scandali, le dimissioni del Ministro delle Infrastrutture Scajola, poi la crisi dell’Euro, la sua discesa, e finalmente il salto d’orgoglio dei leaders europei, che di fronte ai grandi speculatori hanno finalmente deciso di non chinare il capo, ma d’incominciare veramente a pensare all’Europa come l’Unica Entità che ha le dimensioni per poter affrontare i colossi che oggi operano nel mondo come la Cina, gli Usa, la Russia, l’India, il Brasile e il Giappone. Sono tutti Player’s per dimensioni e capacità propulsive che i paesi europei divisi non potranno mai affrontare per un confronto alla pari. Intanto una valutazione tutta interna all’Italia della difficoltà del momento vanno fatte. Due imprenditrici, che vanno per la maggiore, hanno gentilmente rifiutato il posto di Ministro in questa compagine governativa. Si trattava di persone come la Presidente della Confindustria e di un’altra imprenditrice che avrebbero potuto apportare, con la loro esperienza una buona spinta alla compagine governativa. L’altra valutazione, sempre dal mondo imprenditoriale viene dal cauto ottimismo che il ribasso della moneta unica, che va giù rapidamente dopo anni di supereuro, fa loro tirare un cauto sospiro di sollievo. Sono moltissime le medie imprese manifatturiere beneficiarie del nuovo corso della moneta unica, in Confindustria si calcolano circa 5000 le aziende con una fatturato tra 12 e 300 milioni di euro, per lo più dislocate al Centro-Nord ,che con i loro 650 mila addetti sono le più attive nell’ esportazione del made in Italy. Dunque, per dirla con il capo economista di Intesa San paolo, Gregorio De Felice, l’euro debole "è un fattore positivo per Paesi esportatori come l’Italia e la Germania", e una valuta più debole "non deve essere vista come una cosa drammatica, ma positiva per le esportazioni: è un indebolimento che sta in un processo di riaggiustamento degli squilibri, è il commento concorde di Marco Valli, a capo della ricerca italiana di UniCredit. In verità i primi effetti dell’euro debole, si sono già visti in Germania che, nell’emissione del dato preliminare sul Pil del primo trimestre 2010 ha valutato un rialzo dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Un dato al di sopra delle aspettative, nonostante il maltempo avesse fermato gran parte dei cantieri, e invece quello 0,2% sarebbe figlio della prima discesa dell’euro, passato dall’ 1,43 di inizio anno a 1,38 dollari di fine marzo, che ha favorito l’export. Stesso buon risultato anche per l’Italia, seconda economia manifatturiera del Vecchio Continente, che, secondo qualche analista, potrebbe giustificare il +0,5% preliminare dello stesso primo trimestre con il traino dell’export tedesco, di cui l’Italia è il primo partner commerciale, una specie di grossista insomma. Ma poiché non c’è solo la Germania, come grande importatrice di prodotti italiani, del calo dell’Euro si avvantaggia tutto l’export diretto verso i paesi non euro, che nei primi tre mesi vale circa 30,7 miliardi di €, pari al 41% del totale. Il cosiddetto “made in Italy” che trova nelle citate medie imprese il nocciolo duro, generano tra i 25 e i 30 miliardi di fatturato l’anno (poco meno della metà dell’export totale) in paesi non euro e gioca le sue carte principalmente in quattro settori: automazione e meccanica, arredamento e design per la casa, abbigliamento e moda, alimentare. Secondo diversi economisti, poi, l’indebolimento dell’euro potrebbe aiutare a sostenere una crescita messa a dura prova da una incipiente politica di rigore, con i maggiori ricavi derivanti dall’export delle imprese che riescono a sfruttarlo. Per concludere, forse qualche nostro economista avrebbe anche potuto valutare che un cambio Euro/dollaro a 1,5955, perché questo è stato il massimo toccato nel corso del 2009 poteva essere oltremodo debilitante per l’economia italiana ed europea. Va bene il rigore, i bilanci statali in ordine, ma questo deve valere per tutti anche per quelle economie che come gli USA e UK hanno un debito pubblico 3 - 4 volte l’Italia. Sono in molti a pensare che le prossime preoccupazioni possano venire dalle monete di questi paesi, perché i debiti da pagare sono una cosa seria, nonostante le AAA.

domenica 16 maggio 2010

Pensione di vecchiaia

Fra le misure allo studio del Governo in questi giorni per tagliare il deficit pubblico ci sono anche riduzioni di spesa nel settore pensionistico, che riguarderebbero tutti coloro che sono vicini alla fatidica data, con il blocco di una delle due "finestre" per le pensioni di anzianità previste per il 2011. La manovra 2010/2011 vedrà la luce entro 15 giorni e potrebbe essere di 27,6 miliardi (13,1 mld quest'anno, e 14,5 il prossimo) così lascia capire il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti che definisce ''europea'' la manovra in linea con quelle che ''stanno prendendo corpo a Parigi, Madrid, Londra, Berlino e Lisbona. Allo stato attuale dei fatti i cittadini italiani hanno diritto ad una prestazione economica mensile e vitalizia al raggiungimento dei 60 anni (61 se statali) di età se donne e 65 se uomini. I requisiti di accesso variano a seconda del sistema di calcolo con cui il trattamento viene liquidato.
Pensioni liquidate con il sistema retributivo o misto.
Il requisito minimo è una contribuzione pari a 20 anni. Era pari a 15 anni fino al 1993, anno nel quale è cominciato a crescere fino 2001, quando si è raggiunta quota 20. E’ confermato il requisito dei 15 anni per quei lavoratori dipendenti che al 31/12/1992 avevano maturato una anzianità contributiva, che se anche aumentata dei periori intercorrenti tra questa data ed il compimento dell’età pensionabile, non consentirebbero di raggiungere il nuovo requisito assicurativo e contributivo.
Pensioni liquidate secondo il sistema contributivo.
Dal 1/01/2008 sono 4 i casi in cui si accede alla pensione con i seguenti requisiti:
* 65 anni ed aver maturato almeno 5 anni di contributi;
* 60 anni ed aver maturato almeno 5 anni di contributi per le donne, purchè l’importo non sia inferiore a 1,2 volte l’importo dell’assegno sociale;
* 40 anni di contributi a prescindere dall’età;
* 35 anni di contributi ed aver compiuto un’età pari a quella prevista per le pensioni di anzianità.
Le decorrenze da osservare.
La legge 247/2007 art.1 comma 5 ha introdotto per le pensioni di vecchiaia calcolate sia con sistema retributivo che contributivo, uscite con le cosiddette finestre d’accesso al pensionamento dal 1/01/2008 con le decorrenze indicate di seguito:
* requisiti maturati entro il 31 marzo, decorrenza della pensione dal 1 luglio dello stesso anno;
* requisiti maturati entro il 30 giugno, decorrenza della pensione dal 1 ottobre dello stesso anno;
*requisiti maturati entro il 30 settembre, decorrenza pensione dal 1 gennaio dell’anno successivo;
* requisiti maturati entro il 31 dicembre, decorrenza pensione 1 aprile anno successivo.
La legge vigente consente al datore di lavoro di licenziare un dipendente al momento del compimento dell’età pensionabile, con la sola possibilità di differire l’uscita all’effettiva apertura della finestra d’accesso.
L’accesso al pensionamento con il sistema contributivo avviene tramite 2 o 4 finestre a seconda che i lavoratori abbiano raggiunto l’età anagrafica ( 65 anni per gli uomini o 60 per le donne).
Per chi non maturato l’età anagrafica si devono attendere i seguenti requisiti:
* maturazione dei requisiti entro il 1 semestre, decorrenza della pensione al 1° gennaio dell’annosuccessivo alla maturazione dei requisiti.
* Maturazione dei requisiti entro il 2° semestre, decorrenza della pensione dal 1° luglio dell’anno successivo alla maturazione dei requisiti.
Per chi non ha maturato i 60 anni (donna) e 65 anni (uomo):
maturazione dei requisiti entro il 1° trimestre con decorrenza della pensione dal 1° luglio;
* maturazione entro 2° trimestre decorrenza dal 1° ottobre;
° maturazione entro il 3° trimestre, decorrenza dal 1° gennaio anno successivo;
* maturazione entro il 4° trimestre decorrenza dal 1° aprile anno successivo.
Sarà interessante vedere come cambia la situazione alla luce delle prossime scelte governative.

sabato 15 maggio 2010

Pensioni

Il Governo, dopo gli assalti speculativi all’Euro di questi giorni, allo scopo di riportare il deficit/PIL nei parametri di Maastricht, fra i vari tagli alla spesa pubblica, ritorna sul tema delle pensioni e lancia messaggi di possibili ritocchi. In sintesi qui di seguito si riportano i cambiamenti più significati al sistema pensionistico dell’ultimo decennio.
Riforma Amato. Fu il primo intervento significativo effettuato dal governo presieduto dall’on. Amato, realizzato con Decreto Legislativo n. 503 del 30/12/1992, e portò ad un graduale innalzamento dell’età pensionabile e ad un graduale riallineamento delle pensioni del settore pubblico con quello generale.
Riforma Dini. Chiamata “Legge Dini” nr. 335 del 8/8/1995 introdusse una formula di calcolo contributivo per legare l’entità della prestazione all’ammontare dei contributi versati, e alle speranze di vita al momento del pensionamento. Fu il primo passo concreto nell’avvicinamento dei vari regimi pensionistici. Sia la riforma Amato che Dini aprirono la strada alla previdenza complementare in affiancamento alla tutela pubblica.
Riforma Prodi. Legge n. 449 del 27/12/1997 realizzazione quasi completa dell’armonizzazione tra regime pensionistico pubblico e privato.
Riforma Maroni. Con legge n.243 del 23/8/2004. Completamento dell’armonizzazione, introduzione di uno “scalone” di 40 anni di contribuzioni necessaria per l’accesso alla pensione di anzianità e la conferma dell’età di pensionamento per le donne a 60 anni.
Protocollo Welfare. Con legge n.247 del 24/12/2007 vengono applicate alcune variazioni e deleghe, le più importanti sono:
* Stanziamenti di risorse lungo l’arco dei prossimi anni per migliorare lo stato sociale.
* Superamento del cosiddetto “scalone” previsto dalla legge n.233/2004 dalla riforma Maroni.
* Delega al Governo per l’emanazione di un decreto attuativo per la definizione della lista dei lavori usuranti e relativa disciplina per accedere alla pensione di anzianità con un bonus di
tre anni, rispetto ai requisiti generali.
* regole più favorevoli per il riscatto della laurea ai fini pensionistici e facilitazioni per la sommatoria dei contributi versati dai lavoratori nelle varie gestioni pensionistiche.

mercoledì 12 maggio 2010

Unione Europea verso l’Unione fiscale

Le notizie riportate oggi dai vari media fanno capire che senza intaccare il trattato di Maastricht, la cui riforma prevede necessariamente tempi più lunghi, a Bruxelles il Presidente della Commissione Barroso ha fatto la voce grossa chiedendo di manifestare esplicitamente quali sono i Paesi che si opporrebbero ad una azione più incisiva di controllo da parte delle autorità UE, sulle finanze degli Stati membri. E’stato posto l’obbiettivo che le leggi finanziarie di ogni paese, prima di essere approvate dai vari parlamenti nazionali devono avere l’approvazione della Commissione UE. E’questa la strada scelta per marciare in tempi rapidi verso un’Unione Fiscale? Le decisioni adottate domenica notte confermano l’idea di un percorso d’integrazione fiscale più concreto. L'Ecofin ha infatti raggiunto un accordo su un "meccanismo di stabilizzazione europeo" per affrontare la crisi nei mercati. Oltre ad aver approvato gli aiuti alla Grecia e aver ben accolto l'impegno di Spagna e Portogallo per misure di restrizioni aggiuntive, il Consiglio ha annunciato la disponibilità di 60 miliardi di € per aiutare i paesi in difficoltà, oltre alla creazione di un "veicolo" (uno strumento finanziario potenzialmente collocabile sul mercato; in inglese "Special Purpose Vehicle"), finanziato e garantito proporzionalmente con 440 miliardi di € dagli Stati membri dell’Eurozona. Inoltre, il FMI contribuirà fino alla metà del totale degli aiuti offerti dall'Europa. Il meccanismo di attivazione sarebbe analogo a quello recentemente adottato dalla Grecia. L'Ecofin ha inoltre annunciato la necessità di realizzare urgentemente le riforme necessarie per garantire la sostenibilità fiscale dell'area dell'euro e per una maggiore regolamentazione e supervisione del mercato dei derivati e delle agenzie di rating, non escludendo una "tassa per la stabilità" sul settore finanziario e un fondo presso ogni banca centrale da utilizzare in tempi di magra. Dallo scorso lunedì le banche centrali stanno acquistando titoli di stato sul mercato secondario allo scopo di sostenerne i corsi. Parallelamente la BCE, ha ripristinato alcune misure adottate durante la crisi sub-prime, come le aste a 3 e a 6 mesi con quantitativo illimitato e la linea di swap su valute con le altre Banche centrali. La liquidità circolante permette al Tasso Euribor di rimanere invariato rispetto alla vigilia (0,422% la scadenza ad 1 mese; 0,682% a 3 mesi). In questo momento la speculazione sta puntando fortemente sul lingotto che si attesta oltre 1.230 dollari per oncia.

martedì 11 maggio 2010

Un trilione di dollari per salvare l’ Euro

Dopo vari incontri durati oltre 48 ore e con 140 persone, partecipanti a vario titolo come responsabili dell’ establishment dell’Europa a 16 (Eurozona) e a 27 (UE) finalmente il grande salvataggio è stato varato mettendo a disposizione 440 miliardi di euro in linee di credito o garanzie, 60 miliardi di altri prestiti direttamente dal bilancio UE mentre il Fondo Monetario Internazionale dovrebbe mettere sul piatto ulteriori 250 miliardi di Euro, in forma di prestiti disponibili per i paesi in difficoltà. I 27 ministri delle finanze UE hanno annunciato un pacchetto di dimensioni enorme quasi "all'americana", come quello che la FED lanciò in USA per salvare le banche dopo il fallimento della L.B. di 750 miliardi di euro, pari circa a $1 trilione (1000 miliardi di dollari) che dovrebbe essere sufficiente per bloccare almeno nel breve termine la speculazione anti-Euro, prevenire il panico da collasso e fermare il diffondersi del contagio dalla Grecia agli altri paesi PIGS. IL sostegno all’ Euro dopo l'annuncio del super piano di salvataggio da $1 trilione varato da UE, FMI e BCE, così come dell'acquisto di bond, sarà solo "temporaneo". L’Euro ha subito recuperato quota e dopo aver toccato un massimo intraday di 1.3094 (+2,7%) sull'onda dell'euforica accoglienza al piano, ha poi cominciato a retrocedere per il prevalere di una visione più realistica delle difficoltà in cui si trova tuttora l'Europa e probabilmente ancora per molto tempo, per cui i realizzi hanno fatto scivolare la moneta unica sotto quota 1.28 (€/USD) Le borse invece, sotto la supervisione del sistema bancario (i maggiori rialzi di prezzo sono proprio delle banche) si sono mosse tutte verso l’alto mettendo a segno fortissimi incrementi, anche per via delle ricoperture selvagge degli short. Allo stato attuale dell’arte è doveroso che finalmente la Commissione Europea e i vari governi nazionali facciano partire tutte quelle azioni che permettano di coordinare politicamente la vita della UE. Una moneta, senza stato, potrà essere sempre in balia delle varie speculazioni e dei poteri transazionali finanziariamente forti . Non si può essere una grande potenza economica, senza essere anche una potenza politica sovrana.

venerdì 7 maggio 2010

S.t.u.p.i.d. L’ acronimo che offende l’Europa

In queste ore si stanno riunendo a Bruxelles i Capi di Stato dell’Eurozona per dare gli ultimi ritocchi e varare definitivamente il piano di aiuti per il cosiddetto salvataggio della Grecia, ma gli attacchi della speculazione internazionale più o meno sollecitata dalle agenzie di rating americane e dai grandi centri di potere finanziario ad esse collegate, continuano a imperversare attaccando i paesi del PIIGS, vendendo a man bassa i Bond di questi paesi e i titoli bancari per aumentarne le difficoltà. Agli attacchi di tipo finanziario si affianca la creazione di acronimi offensivi come l’ultimo denominato S.T.U.P.I.D. che sono le iniziali di Spagna, Turchia, UK, Portogallo, Italia e Dubai. Si tratta di avvicinamento di iniziali di paesi che hanno caratteristiche molto diverse, ma che nella sequenza delle iniziali permettono ai circoli di Wall Street e di molti paesi del mondo, anche non di lingua inglese, di capire bene di che si tratta, e serve solo a difendere i loro orti privati a danno degli altri. A parte la Gran Bretagna che ha avuto un deficit di bilancio del 12,6% di poco inferiore alla Grecia, ma è il paese più indebitato del mondo con un debito pubblico pari al 469% del PIL, ma anche per far dimenticare quello che è il grande vero ammmalato cioè gli Stati Uniti dove il debito pubblico complessivo è del 360% del PIL, per non parlare del debito pubblico del Giappone intorno al 180%, ovviamente tutti paesi con triplice AAA fornite dalle solite società di rating. Viene facile dire che il 115% del PIL del debito italiano sembra una cosa veramente modesta. E’ palese ormai che il vero obbiettivo della destabilizzazione perseguita da questi operatori non è il singolo paese, ma di centrare l’affossamento dell’area Euro come unica possibilità di ridare al dollaro tutto quello spazio che la fondazione della moneta unica europea lentamente sta erodendo.
A questo punto la speranza è che la UE, la BCE e tutte le istituzioni europee sappiano reagire all’unisono per difendere il grande ideale di una zona economica forte, capace di essere punto di riferimento per i paesi che ne fanno parte e di quelli che in futuro ne vorranno far parte. Gli strumenti che mancano vanno fondati al più presto. Società di rating europee, indipendenti, possibilità di controllo sulle banche da parte della BCE; una struttura europea per il controllo dei bilanci di stato e relativi strumenti d’intervento sono gli atti politici della UE ormai improcrastinabili. Le professionalità per organizzare questi strumenti ci sono, sino a questo momento è mancata la volontà politica. Basta vedere le ultime nomine ai vertice della UE.

lunedì 3 maggio 2010

Nucleare USA ? Yes we can

Parafrasando il leit-motiv della campagna elettorale il Presidente Obama sembra aver adottato questo slogan per lo sviluppo futuro di energia nel grande paese americano.
La tragedia delle piattaforme BP nel Golfo del Messico, le devastazione ecologiche della zona e i danni economici procurati stanno dando nuovo spazio all’energia nucleare. Nel discorso all’Unione del 28 gennaio u.s. il Presidente Obama aveva fissato quattro priorità per il Governo, la prima era rilanciare l’occupazione ( 7 milioni di posti di lavoro persi nel giro di 15 mesi), la seconda sostenere l’innovazione soprattutto nell’energia rinnovabile e nucleare, poi la riforma della finanza e l’aumento dell’export. Per quanto riguarda il settore energetico l’obbiettivo dell’Amministrazione per i prossimi anni, per ridurre i rischi di cambiamenti climatici e mettere fine alla dipendenza americana dal petrolio straniero è sviluppare il settore dell’energie rinnovabili e il nucleare. L’obbiettivo da perseguire è di un taglio dell’80% nelle emissioni di CO2 nel 2050 e la fine della dipendenza dall’import di greggio entro i prossimi 10 anni, creando contestualmente 5 milioni di posti di lavoro. In quel discorso il Presidente Obama annunciò lo stanziamento di 8,3 miliardi di dollari per la costruzione di due nuove centrali nucleari in Georgia della Southern Company quale primo passo di uno stanziamento che globalmente supererà i 18 miliardi di dollari. Gl’impianti, ora avviati a costruzione, saranno terminati entro il 2016 e 2017, e daranno lavoro a 3000 persone creando 850 posti di lavoro stabili. Le centrali produrranno energia elettrica per le necessità di 1,4 milioni di abitanti. Questi concetti sono stati ribaditi a metà febbraio fra gli operai del Maryland, in coerenza con la sua fede ambientalista, ma rompendo a sinistra, spazzando via anni di scontri ideologici pro e contro l’atomo civile. Egli pur dichiarando di essere a conoscenza di opinioni differenti nel pubblico americano, ha fatto presente che la nazione non si può permettere il lusso di rimanere ferma aspettando gli eventi. A favore dell’atomo ci sono argomenti economici: l’opzione nucleare è anche la soluzione migliore contro “il cambiamento climatico, perché una centrale atomica, a parità di energia prodotta evita l’inquinamento proveniente da 16 milioni di tonnellate di carbone. E’ come se si togliesse dalla strada 3,5 milionidi auto per un anno. La nuova strategia del Presidente sposta l’attenzione sul miglior impatto del nucleare sul clima più che sull’ energia.

Salvataggio greco e delle banche anglo-franco-tedesche

Come al solito la verità è sempre più complessa di quanto uno ci si aspetti. Ma andando con ordine, la vicenda tragica che ha fatto vacillare in questi giorni, la nazione greca assume ogni giorno contorni più chiari e, in questo quadro d’assieme, aumenta lo scetticismo delle borse europee e USA della possibile risoluzione della vicenda. Con ordine si possono riscontrare alcuni fattori interni ed altri esterni. Tra i fattori interni, che hanno maggiormente influito sul dissesto finanziario della Grecia si possono annoverare un grandissimo lassismo sul controllo della spesa pubblica al limite del paradossale da parte dei governi precedenti. Da una recente indagine condotta degli enti previdenziali, il più eclatante è che circa 60.000 pensioni di persone decedute vengono ancora pagate e che, comunque a differenza di quanto avviene in Italia, la cosa è legale se questa pensione viene percepita da donne nubili o divorziate, ma figlie di un ex-dipendente dello Stato. A queste vanno aggiunte le pensioni fasulle, soprattutto per quanto riguarda quelle di invalidità e quelle del settore dell'agricoltura: il ministero del Lavoro ha calcolato che a tutt'oggi vengono corrisposte 320.000 pensioni di questo genere (pari al 14% di tutte le pensioni pagate nel paese) che dovranno essere ridotte almeno a 160.000. Con una evidente ricaduta anche sull'evasione fiscale, perchè è stato accertato che il 43% dei pensionati greci svolge un'attività lavorativa in nero. Inoltre, i dipendenti statali non possono essere licenziati e possono andare volontariamente in pensione dopo soli 25 anni di servizio, in genere prima di raggiungere i 50 anni di età, continuando ovviamente a lavorare in nero. Tra i tanti sperperi, inoltre, il più assurdo è forse l'indennità che alcuni ministeri e dipartimenti statali pagano ai dipendenti per premiarli del fatto di arrivare in orario in ufficio. Esistono almeno altre 20 indennità analoghe, come quella che prevede un «bonus» - anch'esso inserito nello stipendio mensile - ai dipendenti della Guardia Forestale per incoraggiarli a lavorare fuori dall'ufficio, come è logico che facciano le guardie forestali. Ci sono poi anche molti dipendenti pubblici - i cosiddetti «impiegati fantasma» - che non si presentano mai in ufficio, fanno un secondo lavoro per lo più in nero e, naturalmente, alla fine del mese prendono lo stipendio dello Stato. Un'altra attività redditizia e poco impegnativa, ma che pesa non poco sulle casse dell'erario, è quella di far parte di una commissione statale. Il governo greco non ha nemmeno idea di quante esse siano, ma si calcola che diano lavoro a circa 10.000 persone con un costo di quasi 230 milioni di euro all'anno. Fra queste commissioni ce n'è una incaricata della gestione delle acque di un lago che fu prosciugato 80 anni fa. Dulcis in fundo i dipendenti dello stato godono di 13esima, pagata a Natale, 14esima pagata a Pasqua e di un bonus pagato in estate. Queste tre ultime facilitazioni saranno ovviamente decimate dalle decisioni prese dal Governo in carica. Un altro taglio del 25% lo subirà il bilancio delle spese militari; 14 miliardi di € su 11 milioni di abitanti, queste cifre si commentano da sole.
Sui fattori esteri che hanno inciso sulla necessià di dare una mano alla Grecia oltre alla dovuta solidarietà a un paese dell’ Eurozona, c’è, l’esposizione delle banche straniere per 236 miliardi di dollari nei confronti della Grecia, in titoli di debito del settore pubblico e di quello privato e, di questo, circa un terzo riguarda banche francesi, seguono le banche tedesche con 45 miliardi, le banche americane con 16,6 miliardi, le inglesi con 15 miliardi e quelle olandesi con 11,6 miliardi. Sul totale circa 60 miliardi hanno scadenza entro un anno. Secondo la Banca europea per i regolamenti l'esposizione delle sole banche europee nei confronti della Grecia ammonta a 188,6 miliardi di dollari.

domenica 2 maggio 2010

Sperpero o utilizzo distorto di danaro pubblico

I giornali e buona parte delle TV pubbliche e private trasmettono in questi giorni le foto di migliaia di pellegrini che da tutto il mondo per qualche settimana si recano a Torino per visitare l’ostentazione della Sindone. Cosa perfettamente leggittima, se tutta la spesa organizzativa fosse a carico della struttura e della gerarchia cattolica del capoluogo piemontese e non anche a carico delle Istituzioni locali. Dai resoconti della Regione Piemonte, dalla Provincia e dal Comune di Torino si apprende che la spesa preventivata a carico di queste istituzioni è di circa 10 milioni di €, quindi soldi pubblici, pagati dai contribuenti, cattolici, laici, non credenti o seguaci di altre confessioni religiose, che non praticano la venerazione di relique, statue e santini. Molte sono le manifestazioni in Italia e nel mondo di pratiche religiose che in qualche modo tentano di rispondere in modo visivo ai bisogni di religione della gente, basta ricordare altre manifestazioni del genere in Italia come la liquefazione del sangue di san Gennaro a Napoli che avviene due volte all’anno o l’ultima traslazione della salma di Padre Pio recentemente riesumata e restaurata. Come laico uno è portato a pensare che in momenti così difficili per il mondo del lavoro, quella cifra potrebbe essere utilizzata a favore dei più bisognosi in mezzo a noi. Come cristiano sono convinto che la fede è qualcosa d’interiore, che deve avere un patrimonio personale di vita e di comportamenti e che l’esibizione o il tocco di qualcosa di materiale non cambia niente e non aumenta la fede. In fondo in tutti i testi sacri delle grandi religioni monoteistiche si parla sempre della Divinità come di un’Entità e non di una immagine.

Petrolio gas e inquinamenti

Dopo la tragedia di questi giorni, che si amplia di ora in ora, e che sta investendo buona parte del Golfo Messico, 5 stati USA e l’habitat delle foci del Mississipi, ritorna con forza la necessità di sviluppare energie pulite o rinnovabili. Un primo calcolo dei danni che la BP dovrà rimborsare alle amministrazione pubbliche USA e agli abitanti di questa regione ammontano a circa 5 miliardi di €, semprechè la durata dell’emissione del petrolio in mare si possa concludere nel giro di qualche settimana. Nelle ipotesi più pessimistiche, che cioè ci vorranno dai 3 a 5 mesi per fermare le perdite di petrolio dal pozzo oggi incriminato e che la macchia si allarghi sino ad arrivare nell’Oceano Atlantico, in questo caso non è difficile pensare a danni da risarcire intorno ai 50 miliardi di €, data la vastità della zona da recuperare, più grande dell’intera Italia del Nord, della fauna da ripristinare e dalla scomparsa di una produzione ittica di pregio quale gamberi e crostacei in genere, e del tempo necessario perché la natura recuperi se stessa. Le previsione più pessimistiche parlano di circa 50 anni. E’ tutta la politica energetica USA da rivedere. Concessioni di nuove trivellazioni soprattutto in zone particolarmente sensibili, dovranno essere riviste e/o annullate, altre energie dovranno essere rivalutate. In questo momento negli USA esiste una forte discussione sull’utilizzo dello shale-gas. Si tratta di un gas naturale, in prevalenza metano, contenuto in rocce scistose a 1500 metri di profondità e molto diffuso in 48 stati americani. Si considera gas non convenzionale perché contenuto in rocce poco permeabili per la cui lavorazione ha necessità di grandi quantitativi di acqua per trivellare e frantumare idraulicamente le rocce (lo scisto) e poi lo smaltimento di queste lavorazioni potrebbero creare problemi nella regolamentazione della qualità e nella quantità dell’acqua.Lo shale gas, insieme al “tight gas” (sabbie compatte) e al coal bed methane (carbone) rappresenta il 60% delle riserve onshore tecnicamente recuperabile negli USA, secondo gli studi del Dipartimento dell’Energia e in grado di soddisfare la domanda interna per i prossimi 30 anni. La Potential Gas Committee, un gruppo industriale americano che diffonde previsioni biennali, a metà dell’anno scorso valutò le riserve americane di gas naturale a 52.000 miliardi di metri cubi e il 33% di queste riserve era costituito da shale gas. Sempre secondo il Dipartimento USA dell’Energia, 1000 miliardi di mc sono in grado di rifornire l’intero parco di autovetture circolante negli USA per un anno intero. Anche l’Europa è una grande produttrice di gas naturale dalla Norvegia alla Russia, la stessa Italia produce in casa il 16% del gas consumato. Inoltre i grandi progetti d’importazione come il Nord Stream, il South Stream, il Nabucco, appena terminati saranno in grado di soddisfare una domanda crescente e che in parte potrebbero sostituire consumi petroliferi a maggior inquinamento. A Bruxelles è stata costituita da qualche anno Eurogas, società senza scopo di lucro, disciplinata dalla legge belga. Essa ha, come ragione sociale, fra gli altri obbiettivi, quello di promuovere lo sviluppo del gas natural in Europa, sia preparando studi nei settori economici, tecnico e giuridico, sia elaborando studi per lo sviluppo del settore per meglio implementare la cooperazione fra le varie industrie consumatrici, soprattutto quella dei trasporti.