Il 12 maggio scorso la Commissione Europea ha proposto una serie di misure tendenti al rafforzamento del coordinamento economico e fiscale nell’Unione Europea, denominate dallo stesso Presidente Barroso “Patto di Consolidamento”. I punti principali sono:
1) Rafforzare il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita e il coordinamento delle politiche fiscali, attraverso una maggiore sorveglianza sulla programmazione fiscale dei paesi, soprattutto in periodi favorevoli nei quali è possibile accantonare risorse per i periodi di crisi;
2) Sorvegliare gli squilibri macroeconomici e l’evoluzione della competitività, attraverso l’adozione di programmi di coordinamento già esistenti (Europe2020) e anche attraverso il monitoraggio di indicatori macroeconomici;
3) Il Semestre Europeo, che indica il coordinamento dei piani di finanza pubblica dei paesi membri dell’UE, da realizzarsi da parte dell’Ecofin nella prima parte di ogni anno, funzionalmente all’approvazione degli stessi piani da parte dei singoli Stati membri;
4) Un robusto progetto di gestione delle crisi per i paesi membri dell’area dell’euro, di fatto adottato a tempo lo scorso 9 maggio attraverso il “Meccanismo di Stabilizzazione Europeo”, ma che la Commissione intende sviluppare su base permanente. I mercati azionari, nel frattempo rimangono caratterizzati da grande volatilità,e sono penalizzati da una parte dai timori che il maxi piano di sostegno ai conti pubblici varato da UE, BCE e FMI possa non essere sufficiente e dall’altra parte dalle scelte antispeculative fatte oggi dalla Germania e in settimana è possibile che altri paesi europei, sia pure in ordine sparso potranno fare per restringere gli spazi di trading nelle Borse con il divieto di vendite allo scoperto. Inoltre, torna a preoccupare il comparto finanziario, dopo l’avvio di cause nei confronti di grandi banche d’affari per illeciti nelle vendite di prodotti legati a mutui rischiosi negli USA. In questo quadro le indicazioni fornite ai vari stati dall’Ecofin, rispetto alle urgenza dei rientri nei parametri di Maastricht, massimo 3% di deficit in rapporto al PIL, sta aprendo una salutare discussione, sulla stampa italiana sui criteri di costruzione dei PIL nei vari Paesi dell’Eurozona. Senza nulla tralasciare sulla necessità di lottare contro gli sprechi e le spese improduttive che servono ad alimentare clientele e cricche varie, sarà auspicabile che anche Bruxelles trovi una convergenza su parametri semplici e uguali per tutti in modo da dare una visione più realistica del momento economico che i vari paesi stanno vivendo. La creazione di bolle in alcuni settori, in primis nell’immobiliare, dovuti al forsennato circuito nuove costruzione + richieste di manodopera + richiesti di mutui, all’inizio creano l’illusione che tutto va per il meglio, ma quando il mercato rifiuta i beni costruiti in overdose, tutto rallenta, si ferma e interi settori saltano in aria.
1) Rafforzare il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita e il coordinamento delle politiche fiscali, attraverso una maggiore sorveglianza sulla programmazione fiscale dei paesi, soprattutto in periodi favorevoli nei quali è possibile accantonare risorse per i periodi di crisi;
2) Sorvegliare gli squilibri macroeconomici e l’evoluzione della competitività, attraverso l’adozione di programmi di coordinamento già esistenti (Europe2020) e anche attraverso il monitoraggio di indicatori macroeconomici;
3) Il Semestre Europeo, che indica il coordinamento dei piani di finanza pubblica dei paesi membri dell’UE, da realizzarsi da parte dell’Ecofin nella prima parte di ogni anno, funzionalmente all’approvazione degli stessi piani da parte dei singoli Stati membri;
4) Un robusto progetto di gestione delle crisi per i paesi membri dell’area dell’euro, di fatto adottato a tempo lo scorso 9 maggio attraverso il “Meccanismo di Stabilizzazione Europeo”, ma che la Commissione intende sviluppare su base permanente. I mercati azionari, nel frattempo rimangono caratterizzati da grande volatilità,e sono penalizzati da una parte dai timori che il maxi piano di sostegno ai conti pubblici varato da UE, BCE e FMI possa non essere sufficiente e dall’altra parte dalle scelte antispeculative fatte oggi dalla Germania e in settimana è possibile che altri paesi europei, sia pure in ordine sparso potranno fare per restringere gli spazi di trading nelle Borse con il divieto di vendite allo scoperto. Inoltre, torna a preoccupare il comparto finanziario, dopo l’avvio di cause nei confronti di grandi banche d’affari per illeciti nelle vendite di prodotti legati a mutui rischiosi negli USA. In questo quadro le indicazioni fornite ai vari stati dall’Ecofin, rispetto alle urgenza dei rientri nei parametri di Maastricht, massimo 3% di deficit in rapporto al PIL, sta aprendo una salutare discussione, sulla stampa italiana sui criteri di costruzione dei PIL nei vari Paesi dell’Eurozona. Senza nulla tralasciare sulla necessità di lottare contro gli sprechi e le spese improduttive che servono ad alimentare clientele e cricche varie, sarà auspicabile che anche Bruxelles trovi una convergenza su parametri semplici e uguali per tutti in modo da dare una visione più realistica del momento economico che i vari paesi stanno vivendo. La creazione di bolle in alcuni settori, in primis nell’immobiliare, dovuti al forsennato circuito nuove costruzione + richieste di manodopera + richiesti di mutui, all’inizio creano l’illusione che tutto va per il meglio, ma quando il mercato rifiuta i beni costruiti in overdose, tutto rallenta, si ferma e interi settori saltano in aria.
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