domenica 30 ottobre 2011

La Cina nell'EFSF? Avanti piano con giudizio

La Cina ha dichiarato venerdì di essere in attesa di chiarimenti prima d'impegnarsi ed investire nel nuovo meccanismo del fondo di stabilità europeo. Klaus Regling direttore del Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF), è in visita in Cina sulla scia dell'annuncio di un accordo anti-crisi in Europa che prevede di rafforzare le capacità di azione di EFSF. L'area dell'euro ha deciso, al vertice di Bruxelles di mercoledì e giovedi scorso, di moltiplicare la potenza di fuoco del EFSF per i paesi in difficoltà, Italia e Spagna comprese. La sua capacità di risposta potrebbe aumentare fino a 1.000 miliardi di €. Come parte dell'accordo, i grandi paesi come la Cina potrebbero partecipare alla creazione di un "veicolo speciale" - struttura progettata ad hoc per gestire i portafogli finanziari di un processo di cartolarizzazione. "Ho avuto contatti con le autorità cinesi, che sono regolari acquirenti di obbligazioni EFSF" ha detto Regling , aggiungendo che l'Asia ha acquisito il 40% dei fondi obbligazionari di quest'anno. Le "riserve di valuta estera della Cina stanno aumentando ogni mese, quindi c'è una necessità d'investimenti "ha continuato Regling per le riserve della Cina che ammontano a 3200 miliardi di dollari. Il vice ministro delle Finanze cinese Zhu, in una conferenza stampa alla presenza del leader cinese Hu Jintao, che sarà presente al G20 di Cannes la prossima settimana, ha dichiarato che "Dobbiamo aspettare i dettagli tecnici al fine di vedere chiaro e intraprendere studi seri prima di decidere su un investimento. Il Financial Times, citando una fonte governativa ha detto a Pechino che la Cina avrebbe venerdì preso in considerazione un investimento "tra i 50 ei 100 miliardi di dollari" per aiutare l'area dell'euro a contrastare la crisi del debito pubblico. Secondo la televisione di stato cinese, il presidente cinese spera che l'accordo di Bruxelles possa contribuire alla ripresa economica dei paesi europei. Secondo una fonte vicina ai negoziati sulla crisi europea, la Cina e i paesi del BRIC vogliono il coinvolgimento del Fondo Monetario Internazionale, a cui si affidano per le sue competenze e il quadro giuridico. I cinesi hanno già comprato più di 500 miliardi di dollari di debito dei paesi europei, secondo le stime dagli economisti. La Cina spera anche di aver presto accesso allo status di economia di mercato dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) per il momento impedito dall'Unione europea (UE) e dagli Stati Uniti e che hanno frapposto alcune barriere. Soprattutto, spera di ottenere garanzie per l'acquisto di debito sovrano europeo. L'UE ha il vantaggio di essere un contrappeso all'egemonia americana. E' anche il primo partner commerciale della Cina, che ha molto da perdere se dovesse cadere in una nuova recessione.Infine, la Cina, negoziatore esperto, vuole avere dividendi da partecipazioni politiche. L'intenzione cinese non potrebbe essere più esplicita. Al World Economic Forum di Dalian metà ottobre (il Davos in Cina), il premier Wen Jiabao ha suggerito agli europei di "dimostrare la loro sincerità" concedendo alla Cina lo status di economia di mercato prima del previsto, cioè vale a dire nel 2016. La Cina sperava in "una svolta" al vertice Cina-UE che avrebbe dovuto essere tenuto a Tianjin il 25 ottobre, ma è stata rinviato a causa della maratona del debito. E' molto difficile per i cinesi capire perché, dopo trent'anni di riforme, la Cina non ha ancora lo status di economia di mercato, ha dichiarato un diplomatico della delegazione al Forum citato sopra. "Gli stranieri pensano che i cinesi sono un pezzo unico, c'è invece un'opinione pubblica in Cina, e i cinesi lo vedono come un trattamento ingiusto, una incapacità di riconoscere i progressi del loro paese.

Auto elettrica, prima vittoria Renault

La Renault, venerdì 28 ottobre, si è aggiudicata una commessa da più di 15.000 veicoli elettrici, da parte dello Stato francese, di aziende private ed enti locali scavalcando la PSA Peugeot Citroën alla quale andrà un secondo lotto di 3.074 per la sua piccola auto Peugeot Ion. La Renault consegnerà 15.637 Kangoo ZE per un periodo di quattro anni. E' previsto un terzo lotto per quattro o cinque città, che non è ancora stato assegnato. La Renault ha vinto il primo lotto di un bando di gara avviato nel 2009 dalle autorità pubbliche, che ha invitato le Poste francesi con il suo presidente Jean-Paul Bailly, a formare un gruppo di acquisto di grandi aziende interessate ad acquisire veicoli elettrici. I 15.637 modelli ZE Kangoo sono stati ordinati da 19 aziende francesi che hanno partecipato al bando di gara, e gli acquirenti principali sono stati le Poste con 10.000 veicoli,il FESR con 1.500, l'UGAP con 1200, Veolia Environnement con 510, GDF-Suez con 450, e 330 per Spie. Questo annuncio è stato tempestivo per la Renault, che ha fatto molto affidamento sul Kangoo ZE elettrico che fa parte della prima serie di furgoni full-elettrici, ed è disponibile su ordinazione in Francia in tutta la rete Renault dal 30 settembre. Il prezzo del veicolo è di € 20.000 IVA escl. (prezzo unico europeo). La cifra indicata è al lordo degli incentivi statali. In alcuni Paesi, come ad esempio la Francia, il Kangoo ZE potrà essere proposto a € 15.000 grazie al superbonus ecologico del Governo. Inoltre c'è un contratto per noleggio batteria: A partire da € 75, IVA escl., al mese (15.000 km/anno per 48 mesi, assistenza alla mobilità inclusa). I costi di utilizzo, che comprendono il noleggio della batteria, la ricarica elettrica e la manutenzione (in base ai chilometri percorsi), sono del tutto analoghi a un veicolo a motore termico di categoria equivalente e risultano molto vantaggiosi a chilometraggi superiori a 15.000 km annuo.La vettura elettrica stupisce per le accelerazioni brillanti, grazie alla disponibilità immediata della coppia massima. Lo stile di guida elettrico è vicino a un'esperienza al top, perché è fluido e rilassante, senza cambi di rapporto. Costi di esercizio: Un pieno con 2 euro, costi di manutenzione ridotti; fiscalità vantaggiosa, in caso d' incentivi disponibili.

sabato 29 ottobre 2011

Export del vino italiano a gonfie vele

Secondo le statistiche della Coldiretti il vino italiano si vende all'estero in quantità maggiore che in Italia. Dall'analisi emerge come nel 2010 siano stati esportati 21,5 milioni di ettolitri di vino a fronte di un consumo nazionale di 21 milioni di ettolitri. "Lo storico sorpasso - sottolinea la Coldiretti - si consolida anche nel 2011 con gli acquisti familiari che sono risultati in calo in quantità dell'1% mentre le esportazioni sono in crescita addirittura del 16% nel primo semestre del 2011". Notizie non troppo buone arrivano per gli appassionati del vino novello: per la produzione 2011 si attende un calo del 20% rispetto allo scorso anno e il vino novello dell'ultima vendemmia di quest'anno supererà di poco le 6 milioni di bottiglie. Questa stima è stata effettuata sempre dalla Coldiretti che addossa la colpa della riduzione della produzione più contenuta degli ultimi 60 anni in parte all'effetto-clima, ma anche in parte, alla perdita di appeal del "novello", i cui tappi potranno saltare dalla mezzanotte di sabato 5 novembre. Secondo alcune associazioni di consumatori i prezzi al dettaglio di questo prodotto di nicchia hanno raggiunto quotazioni particolamente elevate, anche nella grande distribuzione, che non tengono il conto dei tempi brevissimi che trascorrono tra produzione e immissione nel mercato, con costi d'immagazzinamento ridotti .

giovedì 27 ottobre 2011

Vertice UE: Angela Merkel prende il controllo

A Berlino, il nuovo epicentro della politica oltre che dell'economia dell'Europa, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ieri ha messo a punto gli ultimi ritocchi alla sua dichiarazione ricevendo il consenso massiccio del Bundestag sul nuovo plafond del "bazooka" - il fondo di salvataggio o EFSF, che dovrà salvare l'Europa da una ripresa della crisi del debito sovrano. Questo problema ha pesato sui poteri dei leaders della UE che avevano bisogno di affermare il primato della politica sulle vendite in borsa a volte convulse, a volte allo scoperto. Gli altri leaders europei avevano le loro gatte da pelare. Berlusconi ha tentato con una lettera d'impegni di tirarsi fuori dai guai, Sarkozy è stato lasciato solo con la sua preoccupazione di perdere la famosa tripla A, e Cameron è fuori, ai margini, vista la non partecipazione della Gran Bretagna all'Eurozona. A Bruxelles, nell'edificio Justus Lipsius, di marmo rivestito, sede attuale del consiglio dei ministri, i funzionari UE, opportunamente schierati da un funzionario italiano del Tesoro, Vittorio Grilli - avevano iniziato una nuova sessione del loro tortuoso, spesso aggressivo contatto con i principali banchieri su come ridurre il debito della Grecia e consentire un secondo pacchetto di salvataggio per andare avanti. Mentre il cancelliere tedesco stava vincendo, con la sua martellante maggioranza, diplomatici, funzionari e giornalisti sono stati riuniti nel grande atrio del Justus Lipsius. Questa poteva essere un'occasione per l'Eurozona per far capire al mondo finanziario che un accordo era nell'aria. E infatti sia pure alle 4 del mattino di oggi l'accordo su tutta la linea si è trovato, su tre punti qualificanti. Riduzione del debito della Grecia del 50% in remissione pari a 100 miliardi di euro che sarà supportato da investitori privati e istituzioni finanziarie nella stragrande maggioranza. Le banche europee dovranno aumentare il loro livello di capitale primario (Tier 1) al 9% entro giugno 2012 e dovranno rivedere la valutazione del debito sovrano ai prezzi di mercato del 30 settembre. Questo è un temporaneo adattamento ad una situazione eccezionale. Il Fondo di stabilizzazione avrà un capitale di 1.000 miliardi di € anzicchè 440. Oggi le borse di tutto il mondo hanno risposto con slancio alla nuova situazione facendo toccare all'euro 1,41 contro dollaro. Gli indici azionari americani si sono allineati all'euforia dei listini azionari europei, che hanno brindato all'accordo raggiunto per salvare l'euro, con rialzi del 5%, stessa percentuale di aumento delle borse europee. Inoltre il dollaro debole e la forza dell'euro hanno incoraggiato gl'investitori a prendere posizioni al rialzo sul prezzo del petrolio, che è rimbalzato su entrambi i lati dell'Atlantico. Brent, il punto di riferimento in Europa, di quasi $ 3 livelli avvicinandosi ai 112 dollari al barile, mentre il barile Texas occidentale, il petrolio di riferimento americano, ha avuto sbalzi di $ 2,5 e approcci ai $ 3 toccando i 94 $. E' rimasto invece stabile l'oro sopra $ 1.700, dopo l'incertezza generata nei giorni prima del vertice europeo. Alle contrattazioni a New York ha aperto a 1720 $.

mercoledì 26 ottobre 2011

L'Europa Last minute

In questi giorni tutto il mondo sta a guardare le riunioni a raffica dei vari leaders dei 27 paesi dell'UE, nell'attesa che trovino dei punti d'incontro per cercare una via d'uscita della crisi del debito dell' Eurozona, i rischi sono che il vecchio continente non riesca a tirarsi fuori da una recessione mondiale scoppiata tre anni fa come crisi del sistema bancario USA e dove, con una Germania relativamente forte, la Governance europea non riesce a trovare un terreno comune per un rilancio economico. Nella saga infinita UE, conosciuta anche come la crisi della zona euro, abituati come siamo da una stampa che tutto carica di emozioni e di alta tensione, il disaccordo è costante e sempre fonte di nuove sorprese. Ma la novità è altrove: ed è l'attenzione che il resto del pianeta sta riversanso sul Vecchio Mondo. Negli ultimi giorni, i politici degli Stati Uniti, Cina, Giappone e Singapore, anche, per non parlare del Fondo Monetario Internazionale, continuano ad esprimere la loro preoccupazione, ed esortano gli europei a trovare una via d'uscita dalla crisi del debito. Se non riescono a farlo, Parigi e Berlino hanno un reale motivo di temere, come Washington, Pechino e Londra che il prossimo incontro del G20 a Cannes si trasformerà in un pubblico processo all'euro, con la preoccupazione da qualche parte espressa che inizi il conto finale per la valuta. Come si è arrivati a questo punto? Nella ultime due settimane, la crisi ha avuto un punto di partenza con la Grecia, poi anche le incertezze su Italia e Spagna. In realtà, l'intera economia, è stato fatta a pezzi e gettata nel panico. Come nel 2008, la confusione è iniziata nel settore finanziario e negli investimenti truffa. Il rimpatrio dei dollari americani da parte degli investitori ha minato il lavoro dei loro colleghi d'oltreoceano. I giri viziosi delle grandi banche, magari acquisendo risorse dalla FED o dalla BCE a tassi molto bassi per rigirarli in acquisti ad alto rischio, ma con dividendi altissimi, nel momento in cui il circolo vizioso si è interrotto hanno evidenziato i guai che tale politica ha nascosto. Negli ultimi 18 mesi, promesse di soluzioni "globali e sostenibili" sono state fatte talmente tante volte che la fiducia del mercato è evaporata. C'è una grande differenza tra la Germania e la sua capacità finanziaria di farsi in parte carico del problema e la Francia con le finanze pubbliche indebolite dalla sua Governance, anche se tali differenze sono nascoste dietro le quinte o nei bilanci delle grandi banche nazionali che hanno in pancia tanti titoli di stato in pericolo di default, da mettere in pericolo il debito sovrano francese se lo stato se ne dovesse far carico. Su un solo punto sino a questo momento i due paesi hanno trovato un accordo per prevenire la diffusione del contagio ed è sulla ricapitalizzazione delle banche (108 miliardi di euro) e la cancellazione di una parte del debito della Grecia (circa il 50%). E, infine, un accordo su Berlusconi per costringerlo ad agire e seguire o lasciare il potere.

martedì 25 ottobre 2011

L'Internet eco-sistema riunito a Bruxelles

Più di 280 rappresentanti di alto livello di aziende del settore Information and Communication Technology (ICT), associazioni di categoria, membri del Parlamento europeo e Commissione europea si sono riuniti il 3 ottobre a Bruxelles per partecipare alla ETNO Digital Agenda Summit 2011. Come pienamente riconosciuto dalla Strategia UE 2020 e l'Agenda Digitale, Internet sta sempre più cambiando la nostra vita quotidiana in modo positivo ed è utilizzata come elemento chiave per i settori industriali e contribuisce allo studio delle sfide della società quali il cambiamento climatico e l'invecchiamento della popolazione. Reti ad alte prestazioni che forniscono accesso rapido ai servizi innovativi e prodotti di qualità sono essenziali per il successo dell'Agenda digitale per l'Europa. La crescita esponenziale del traffico-dati su reti a banda larga fissa e mobile, trainata principalmente dalle applicazioni over-the-top (OTT) come video, richiede ingenti investimenti al fine d'implementare la capacità di rete aggiuntiva. Un nuovo equilibrio sarà essenziale per assicurare che gli operatori che generano grandi quantità di traffico dati contribuiscano anche alla sfida degl'investimenti futuri. Senza chiari incentivi economici, la congestione della rete influenzerà sempre più negativamente l'innovazione e la crescita.Oggi questo settore della tecnologia elettronica (ETNO) che rappresenta un fatturato globale di € 600 miliardi di euro e 1,6 milioni dipendenti, ha invitato la Commissione a fornire una visione strategica a lungo termine per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda digitale. La decisione della Commissione di proporre l'assegnazione di € 9 miliardi e 200 milioni nel quadro pluriennale per le nuove reti ad alta velocità e servizi potrebbe rivelarsi uno strumento prezioso per la diffusione nel privato della banda larga. Tuttavia, considerando che lo sviluppo di reti ad alta velocità sarà trainata principalmente dal settore privato, il valore delle risorse pubbliche destinate al settore ICT potrebbero essere ulteriormente ottimizzato con l'adozione in parallelo di un chiaro investimento pro-ambiente. I membri ETNO, nel summit si sono detti disponibili ad una chiamata per lavorare a favore dell'ambiente che consenta ai privati d'investire nelle reti ad alta velocità. Misure volte a sostenere i prezzi delle attuali reti in rame sono penalizzanti per gli operatori che hanno investito nelle proprie reti. Qualsiasi cambiamento radicale del quadro metterà in discussione la certezza del diritto per investimenti a lungo termine nell'Unione europea. I membri ETNO hanno ribadito l'importanza chiave per nuovi modelli di business di emergere, consentendo in tal modo a tutti gli attori della catena del valore di contribuire alle sfide future. Il valore delle risorse pubbliche destinate al settore ICT (Information and Communication Technology) potrebbe essere ottimizzato ulteriormente con l'adozione in parallelo dall'ONU di chiari investimento pro-ambiente.

domenica 23 ottobre 2011

Vertice euro, si rinvia al prossimo mercoledì

Fonti diplomatiche hanno annunciato oggi domenica, che mercoledì 27 o giovedì 28, ci sarà un nuovo vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea a cui parteciperanno oltre ai 17 membri della zona euro, tutti i 27 paesi facenti parte della UE. Il presidente dell'Unione europea, Herman Van Rompuy, aveva inizialmente invitato soltanto i leader della zona euro a un nuovo vertice dopo quello della domenica, per trovare una soluzione alla crisi del debito, tra cui il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia, la ricapitalizzazione delle banche e l'aumento del Fondo Stabilità della zona euro (EFSF). Il primo ministro svedese, Fredrik Reinfeldt, ha espresso la sua irritazione domenica mattina prima dell'apertura del vertice, per la propensione dei soli 17 paesi della zona euro di rivedersi senza gli altri dieci Stati dell'Unione. Gli inglesi hanno espresso il loro desiderio di essere presenti. Germania e Francia si stanno confrontando per una soluzione per la Grecia e per il fondo di salvataggio euro. In passato essi hanno spesso deciso all'ultimo minuto. Tutti sono coscienti che la prosperità dell'Europa potrebbe essere minacciata in mancanza di una soluzione. Le scelte, di non poco conto, fondamentalmente si concentrano su tre punti:La Grecia sarà esentata dalla contribuzione, ma beneficiaria dei prestiti a causa del suo enorme debito pubblico. Questo contributo è mirato al taglio del debito. I creditori sanno che probabilmente rientreranno al 50% dei loro crediti. Per evitare un fallimento greco e che altri paesi come Portogallo, Italia o Spagna facciano carico dei loro problemi il fondo di salvataggio europeo EFSF questo dovrà essere aumentato. Una cosiddetta leva equipaggiata con un fondo di € 440 miliardi che dovrà avere un volume significativamente più alto per garantire titoli di Stato. Le banche dovranno ricevere € 100 miliardi di nuovo capitale, in modo che le perdite sui titoli di Stato della Grecia o di altri paesi non possano ribaltare la loro posizione. I primi a rimetterci saranno gli azionisti delle banche, poi gli stati e come ultima opzione ci sarà l'intervento dell'EFSF. Ma l'accordo sulle questioni importanti è a rischio. Nella storia della UE ci sono state controversie frequenti per affrontare i picchi maggiori. Ma ancora una volta, gli Stati partecipanti hanno convenuto, in qualche modo, spesso all'ultimo minuto dopo una lunga notte dibattito, sulla soluzione. La maggior parte degli osservatori si aspettano questo momento. "Il fallimento non è un'opzione", ha dichiarato Holger Schmieding, capo economista presso Berenberg Bank. Ma l'accordo non è affatto sicuro. Che cosa accadrebbe se l'incontro fra i paesi fallisse e nel medio periodo non si trovasse un'altra soluzione? Al momento sono possibili due scenari:Il primo scenario: Una scossa peggiore di Lehman. Il fallimento del salvataggio dell'euro sui mercati finanziari potrebbe immergere l'economia in un pasticcio simile al fallimento della banca d'investimento Lehman Brothers nel 2008. La situazione è simile: anche allora, il mondo era dentro da mesi in una crisi finanziaria. Ancora una volta le banche sono state salvate barcollando ma l'incidente davvero grosso era ancora carente. In precedenza la politica aveva infatti salvato tutte le banche. Poi si è scoperto un approccio diverso del mondo finanziario in stato di shock. Le banche si son fatte prendere dalla paura: chi sarà il prossimo? Alla fine per evitare di assumere dei rischi in più, hanno rallentato i prestiti alle aziende. Il mondo occidentale è scivolato nella recessione. L'economia tedesca si è contratta dal 2009 del 5%. In molti altri paesi è andata anche peggio: la crisi ha colpito il mercato del lavoro: Milioni di persone hanno perso il lavoro. Molti economisti ritengono che il mondo è minacciato da un destino simile, se non riesce il salvataggio dell'euro. "Nessun accordo potrebbe innescare un peso enorme per l'EFSF, la reazione spaventata dei depositanti e degli investitori nel mercato, scatenerebbe il caos puro", dice l'economista Schmieding. "L'economia potrebbe precipitare in una recessione più profonda, e questo potrebbe essere l'inizio di una crisi molto grande. L'Europa sarebbe minacciata da una serie di fallimenti di Stati. L'esistenza dell'euro sarebbe in estremo pericolo, e con essa la prosperità economica in Europa. Il secondo scenario: La BCE come un salvatore. Se il prossimo vertice in realtà non porterà alcun risultato, solo la Banca centrale europea potrà prevenire lo scenario di shock. Il vantaggio: Come la Fed ha tanti soldi da spendere come vuole, e potrà finalmente stampare in proprio. L'economista Schmieding sostiene da tempo un ruolo più forte per la banca centrale in questi periodi di crisi. "La BCE deve rendere massiccia la liquidità a disposizione delle banche per assicurare loro l'offerta di denaro", dice. La Fed lo sta facendo ora. Per mesi si prestano denaro a buon mercato alle istituzioni in misura pressoché illimitata. Il fallimento del vertice di emergenza, potrebbe portare probabilmente ad estendere questo aiuto e mantenerlo per un lungo periodo. Il secondo problema, il contagio di altri paesi dell'euro potrebbe venire alleviato dalla BCE, con un grande programma di acquisto di titoli di Stato. Anche se di fatto esiste già. Oggi i critici accusano la BCE, di essere troppo timida nella sua azione, in particolare nelle comunicazioni. La banca centrale ha acquistato sul mercato titoli di stato di paesi della zona euro a rischio per oltre 160 miliardi di euro. Schmieding è certo che se la BCE dovesse inviare un chiaro segnale di protezione dei paesi solventi contro il contagio, gl'investitori potrebbero improvvisamente riconquistare la fiducia". Ma la BCE teme il ruolo di salvatore. Soprattutto è il rappresentante tedesco nel Consiglio direttivo a insistere per l'indipendenza della banca centrale che non deve essere sottoposta alla politica. La BCE dovrebbe limitarsi al suo compito principale di mantenere prezzi stabili e di non entrare nei fondi statali che ne hanno bisogno. Pertanto, anche i banchieri centrali sperano nel successo del vertice Ue. Essi desiderano interrompere gli acquisti di obbligazioni il più presto possibile e lasciare il salvataggio degli Stati in via di contagio all'EFSF. Ma se la sua forza di sbarramento non sarà aumentata, potrebbe raggiungere rapidamente i suoi limiti. Le nazioni dell'Eurozona dovranno trovare una soluzione nei prossimi giorni, e tutti guarderanno alla BCE: I banchieri centrali dovranno decidere se vorranno vivere come salvatori o essere colpiti dallo shock dell'economia.

venerdì 21 ottobre 2011

Francia e Germania in disaccordo su EFSF

Francia e Germania discuteranno su come affrontare la crisi del debito in Europa, un giorno prima della riunione dei ministri delle finanze a Bruxelles, lo scopo è fissare una strategia comune su come affrontare le turbolenze. Anche il ruolo della BCE nel piano di salvataggio rischia di ostacolare i progressi sulle questioni bancarie ed economiche necessarie per realizzare una strategia completa richiesta dai responsabili delle politiche globali. "Anche con i problemi attuali nei negoziati, ci aspettiamo che ci sarà alla fine un compromesso", ha scritto in una nota via e-mail l'economista Juergen Michels di Citigroup Inc. di Londra . "Tuttavia, visto che i partecipanti hanno ancora molte divergenze, il risultato probabilmente non sarà un pacchetto completo".Il primo ministro francese Francois Fillon ha intensificato gl'interventi perchè l'impianto europeo di stabilità finanziaria possa essere trasformato in una banca. L'EFSF "deve essere molto forte", ha detto Fillon a Parigi. "I 440 miliardi di € c'è il bisogno che siano utilizzati con un effetto leva, un pò come una banca".Il Ministro delle Finanze francese Francois Baroin ha anche detto che l'EFSF dovrebbe essere trasformato in una banca, anche se ha notato la "reticenza" della BCE e la "posizione tedesca".Il ministro delle Finanze canadese Jim Flaherty ha detto che la lentezza dei leader europei verso una soluzione è "sconcertante", aggiungendo che non c'è il " necessario senso dell'urgenza." Il fondo di salvataggio non è sufficiente per affrontare la crisi e dovranno essere sfruttate altre possibilità, ha detto ai giornalisti a Ottawa ieri. Mentre Merkel questa settimana ha cercato di abbassare le aspettative che la crisi sia estinta con uno sforzo al vertice di domenica a Bruxelles, del G20 e dai capi della finanza. Il fallimento rischia una crisi economica globale, hanno detto. "Molti si aspettano di essere entusiasti a fine settimana," , ha dichiarato in un'intervista David Mackie, capo economista europeo a JPMorgan Chase & Co. (JPM). "Se non hanno risolto la questione della leva, allora ci sarà poco di essere entusiasti». "L'indipendenza non significa distacco dalle decisioni politiche e la politica monetaria non può essere condotta in un vuoto sociale e politico", ha dichiarato Van Rompuy a Trichet, durante la cerimonia di addio. L'indipendenza della banca centrale è un diritto, ma comporta anche dei doveri. È emerso, tuttavia chiaro che Berlino e Parigi hanno ancora divergenze tra la dimensione del Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF) con la Germania che resiste alla visione francese di farlo somigliare ad una banca in grado di emettere 2000 miliardi di € di prestiti. Merkel si oppone anche al piano di Sarkozy di mettere la Banca centrale europea al centro del piano."Il presidente e il cancelliere s'incontreranno, sabato sera, a Bruxelles in vista del vertice del Consiglio europeo a l'Eurozona di domenica", dice la nota."Francia e Germania hanno concordato che tutti gli elementi di questa risposta ambiziosa e globale saranno discussi in modo approfondito in occasione del vertice di domenica per essere definitivamente adottato dai capi di Stato e di governo in una seconda riunione entro e non oltre mercoledì". Uno dei punti di difficoltà per raggiungere un accordo è che la Merkel ha bisogno del sostegno dei parlamentari tedeschi prima di acconsentire a un fondo di salvataggio migliorato. I funzionari hanno detto che i ritardi nei colloqui hanno impedito al cancelliere di raggiungere un accordo prima della fine settimana, ma su insistenza di Sarkozy domenica il vertice andrà avanti come previsto. I mercati obbligazionari sono stati i primi a reagire ai timori che un accordo potrebbe non materializzarsi, inviando il tasso di interesse sul debito italiano sopra il 6%. In Spagna sono aumentati i rendimenti superiori a 5,5%. Entrambi i paesi già dipendono dalla BCE per la fornitura a breve termine di liquidità, anche se entrambi le aste dei titoli in mattinata hanno avuto successo. Le notizie contraddittorie dei progressi compiuti in vista del fine settimana si sono riflessi nel briefing dei funzionari di Bruxelles. Un diplomatico ben piazzato nella UE ha insistito sul senso d'urgenza che potrebbe permettere al summit dell'eurozona di domenica di fornire un accordo politico. La fonte ha anche detto che le divergenze tra Francia e Germania erano "esagerate". Un altro funzionario ha detto che il divario tra Francia e Germania è stato significativo, anche se risolvibile. "Domenica al vertice è improbabile che ci sia una decisioni reale, la vera decisione dovrà essere trovata mercoledì o venerdì," ha aggiunto. Sarkozy e Merkel hanno detto che i dettagli di una risposta "globale e ambiziosa" per la crisi sarebbe stata definitivamente adottata in un secondo vertice "entro e non oltre mercoledì". La coppia si riunirà ancora a Bruxelles sabato sera. La serie d'incontri di questo fine settimana e di un secondo vertice è dovuto anche alla necessità di approvare il pagamento di ulteriori € 8 miliardi per la Grecia all'inizio del mese prossimo per salvarla dalla bancarotta. Ma ad Atene si dice da parte degli ispettori internazionali che il debito potrebbe essere insostenibile anche con il secondo piano di salvataggio di € 109 miliardi concordato solo lo scorso luglio. I Leader europei sono profondamente consapevoli che i mercati quando apriranno lunedì si attendono un triplice accordo sui tagli del debito greco, sulla ricapitalizzazione delle banche - già concordato a € 90 miliardi complessivi - e sull'aumento della potenza di fuoco di EFSF. Ciò è stato riconosciuto in una dichiarazione la scorsa notte da Sarkozy. Quale potrebbe essere la soluzione? Il nuovo piano di salvataggio finanziario dovrebbe coprire la riduzione del debito per la Grecia, nuovo capitale per le banche in difficoltà che dovrebbero coprire le perdite dei titoli greci, e una maggiore potenza di fuoco finanziaria per il fondo di salvataggio per stabilizzare i mercati. Il Fondo europeo di stabilità finanziaria è stato recentemente ampliato a € 440 miliardi. Ma potrebbe avere bisogno di almeno € 1500 miliardi. La proposta di rafforzare il fondo senza chiedere più soldi ai governi può partire dall'idea francese di trasformarlo in una banca in grado di offrire 2000 miliardi € di propri fondi. I tedeschi preferiscono che il fondo agisca come un assicuratore, aumentando la sottoscrizione fino a € 1000 miliardi di € se necessario.Un grande piano di cancellazione del debito per la Grecia è già in atto con un taglio del 21% offerto dalla maggior parte dei creditori privati del paese. Questo è oggi ritenuto insufficiente da parte dei tedeschi, i quali sostengono che deve aumentare almeno al 40% o addirittura al 50%. Le perdite per gli investitori privati, dice Bruxelles, ammontano a una perdita gestibile di € 100 miliardi per le banche dell'area dell'euro. Ma questo vorrebbe dire nazionalizzare alcune banche, con quelle francesi possibilmente incluse. Il Fondo Monetario Internazionale ha anche espresso riserve. Un debito greco tagliato del 30% può limitare il numero di banche che hanno bisogno di ricapitalizzare, e resistere all'ira più ampia degli investitori internazionali che hanno in essere prestiti alla Grecia, ma è probabile che impedirebbero alla Grecia stessa di recuperare all'interno dei prossimi anni.

mercoledì 19 ottobre 2011

Aumento del fondo di salvataggio europeo a 2.000 miliardi di €

Secondo un articolo di oggi del quotidiano britannico online "The Guardian" Parigi e Berlino avrebbero concordato un piano per porre fine alla crisi del debito e calmare così i timori del mercato prima del G20. L'accordo prevederebbe un incremento del fondo a € 2.000 miliardi come parte di un "piano globale" per risolvere la crisi del debito sovrano, che il vertice di questo fine settimana dovrebbe avallare. La crescente fiducia che un accordo possa essere siglato al culmine della crisi la prossima domenica è venuta in mezzo a segni di pressione del mercato sulla Francia dopo la segnalazione dell'agenzia di rating Moody che potrebbe rivedere l'ambito rating AAA del paese a causa dei costi di risanamento delle sue banche e di altre membri della zona euro. La Francia ha visto salire lo spread con i Bund tedeschi di oltre un punto percentuale - 114 punti base - per le scadenze a 10 anni. E' il divario più alto tra i rendimenti dei titoli dei due paese dal 1992. La notizia del possibile accordo è stata applaudita dagl'investitori statunitensi. Tutti i principali mercati azionari sono saliti, con il Dow Jones Industrial Average in aumento di 250 punti, pari al 2,2%, a 11.651, dopo una caduta da 101 punti nel corso della giornata. In secondo luogo, Berlino e Parigi avrebbero convenuto che le banche europee dovranno essere ricapitalizzate per soddisfare i capital ratio al 9% che l'Autorità bancaria europea sta chiedendo, dopo il riesame dei livelli di esposizione a 60 a 70 banche di "grandezza sistemica". L'EBA ha caratterizzato le esposizioni molto più vicine ai valori correnti di mercato. Si dice che la ricapitalizzazione complessiva necessaria sarà più vicina a € 100 miliardi, anziché i 200 miliardi di € di cui ha parlato Christine Lagarde, amministratore delegato del FMI. Le banche francesi e tedesche, secondo fonti UE, dovrebbero essere in grado di soddisfare il nuovo obiettivo di coefficiente patrimoniale da sole e senza far ricorso a fondi statali, per non parlare dell' EFSF. Per le banche di altri paesi, tuttavia, potrebbe essere necessario il sostegno finanziario dello Stato o della EFSF. E' anche stato detto, da persone vicine ai negoziati, che Berlino e Parigi sono più vicino ad un accordo su un maggiore coinvolgimento del settore privato nel pacchetto di del secondo salvataggio (€ 109 miliardi) per la Grecia. Questo è stato fissato ad un taglio "volontario" del 21% nel pacchetto di luglio, ma, per un peggioramento complessivo delle condizioni economiche e di una probabile ristrutturazione del debito greco, la Germania sta spingendo per perdite fino al 50%. La Francia, sostenuta da parte della BCE, ha resistito all'idea, mentre funzionari dell'UE hanno chiaramente indicato che un taglio dal 30 al 50% viene presa in seria considerazione. Josef Ackermann, amministratore delegato uscente di Deutsche Bank, ieri martedì ha avuto colloqui con alti funzionari dell'Unione europea a favore degli obbligazionisti scontenti. Ma ci sono segni che, con riluttanza, accetterebbero la necessità di "tagli" più grandi nell'ambito di un piano globale per risolvere la crisi del debito sovrano. "Non stiamo parlando di una unilaterale ristrutturazione del debito greco", hanno detto i diplomatici in vista della imminente arrivo del rapporto completo dalla troika della BCE, FMI e Commissione europea sul rispetto della Grecia con i termini del salvataggio. L'euro ha continuato a salire rispetto al dollaro. Stamani l'euro ha toccato quota 1,3818 contro dollaro rispetto a 1,3752 dollari di ieri martedì. Nei confronti dello yen, l'euro è salito a ¥ 106,04 contro 105,66 ¥ di ieri. I guadagni della valuta europea sul mercato dei cambi dopo il forte rialzo a Wall Street hanno riaperto una propensione al rischio degli investitori, dicono gli analisti, ma quest'ultimi hanno anche messo in guardia contro la continua volatilità, perché il mercato continua a reagire con forza agli annunci.

lunedì 17 ottobre 2011

Solo l'oro fisico alla fine luccica

Internet è pieno di offerte dubbie sull'oro anche con piani di risparmio. L'oro fisico è più conveniente acquistarlo dalle banche e dai commercianti di monete. Per gli speculatori, ci sono alcuni prodotti che riflettono il vero prezzo dell'oro, ma disaccoppiato dal mercato fisico sono: l'oro di carta come i derivati, ETF e titoli minerari. Per i risparmiatori, tuttavia, spesso comprare oro, in monete o lingotti è, in questo momento la migliore assicurazione contro l'inflazione o peggio, ma anche lì si nascondono trappole. In particolare su Internet, dove emergono grazie al mercato toro in corso, venditori sempre più invadenti con i loro "piani di risparmio d'oro". L'idea è che l'investitore compri ogni mese una piccola quantità di lingotti d'oro. Alcuni fornitori fanno completamente a meno di considerazioni di rischio, gli oneri ed i costi sono ben nascosti. I risparmiatori non dovrebbero dimenticare alcune difficoltà. Particolarmente delicato si presenta il problema di chi può tenere il metallo prezioso dopo l'acquisto. Spesso i fornitori rimangono i legittimi proprietari del metallo. Tali dettagli, tuttavia, sono scritti, nei contratti di vendita in caratteri molto piccoli. Pertanto, monete e lingotti meglio acquistarli presso banche o commercianti di monete. Solo allora si potrà beneficiare del più grande vantaggio dell'oro fisico perchè questo non presenta alcun rischio di controparte. Cioè il rischio che un fornitore fallisca e che l'investimento non vada a buon fine non esiste. Con prodotti di carta che si riferiscono all'oro come ETF o derivati e simili, il rischio esiste. Un'assicurazione portafoglio vera offrirebbe solo oro fisico in loro possesso. Naturalmente, ci sono anche monete o lingotti di cui prendersi cura. Più piccola è l'unità d'oro acquisita, maggiore è la ricarica delle spese, da parte delle banche e dei retailer. I venditori online spesso per i loropiani di risparmio in oro offrono acquisti anche solo di qualche grammo, dove il costo del servizio è spesso enorme.Un esperto nel commercio dell'oro ci ricorda che il metallo giallo non è generalmente un investimento sicuro nel breve tempo, ma è adatto ad investimento conservativo. Nel mese di agosto, le azioni sono crollate del 20%, mentre l'oro è aumentato del 15%. Correzioni come quelle di settembre, quando il prezzo dell'oro è sceso da 1.900 a quasi 1.600 $ sono normali in un mercato toro. Soprattutto in Asia la correzione è stata forte in seguito alla robusta domanda di oro fisico, in quanto molti investitori erano in attesa a bordo campo fino a quando non si è presentata una nuova opportunità. Finchè i tassi reali sono negativi, è necessario preoccuparsi del mercato toro dell'oro, per cui nessuna preoccupazione.

- Alcune valutazioni, sull'oro di carta. I derivati come gli exchange traded funds (ETF) sono adatti per una speculazione a breve termine sul prezzo dell'oro, ma non come un investimento. ETF per guadagnare sul prezzo dell'oro, lo fanno comprando oro fisico, a seconda del volume degli investimenti, ma questo spesso non è di proprietà dell'investitore, ma rimane di proprietà del gestore dell' Exchange Traded Fund.

- Monete e lingotti. Un'assicurazione di portafoglio vera la fornisce solo l'oro in forma fisica. Monete e lingotti sono proprietà pura, non c'è rischio che la controparte non adempia ai propri obblighi, come per le obbligazioni. L'oro fisico non paga interessi, ma fornisce una protezione contro l'inflazione e le oscillazioni delle valute.

- Piani di risparmio. Le offerte online per i piani di risparmio d'oro di solito non sono pesanti. Si scambiano i soldi del cliente con lingotti d'oro molto piccoli, venduti a prezzi che spesso superano di gran lunga quelli di banche e commercianti di moneta. Tasse e tariffe sono solitamente molto trasparenti, ma la consegna del metallo è extra.

Crisi dell'euro, si allontana la soluzione

Il Ministro delle finanze della Germania, Wolfgang Schaeuble, oggi ha dichiarato che la politica europea al vertice del 23 Ottobre non troverà nessuna soluzione definitiva per la crisi del debito attuale. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha chiarito che "i sogni che stanno di nuovo prendendo piede nella speranza che con questo pacchetto tutto sarà risolto e tutto sarà finito lunedì prossimo non potranno essere soddisfatti", questo è quanto ha riportato Steffen Seibert, portavoce della Merkel, in una conferenza oggi a Berlino. La ricerca di una fine della crisi "si estenderà sicuramente al prossimo anno".Dopo questo annuncio tutte le borse europee hanno virato verso il basso perdendo del tutto lo slancio iniziale, che in mattinata era stato alimentato dalle speranze successive al meeting del G20 che si è svolto a Parigi. Durante il weekend Francia e Germania avevano parlato infatti di progressi sul piano per affrontare la crisi e ricapitalizzare le banche del Vecchio Continente. Altra notizia negativa, il comunicato con cui la Bce ha confermato la graduale riduzione degli acquisti dei bond governativi dell'Eurozona, che sono scesi la scorsa settimana a 2,243 miliardi di euro, contro i 2,3 miliardi della settimana precedente. L'attenzione ovviamente si rivolge ai titoli di stato italiani, visto che il loro miglioramento, peraltro neanche così forte, è legato proprio all'azione di supporto della Bce. Il Ftse Mib della Borsa di Milano nel pomeriggio ha accellerato il ribasso arrivando a -2,5% circa, scivolando sotto quota 16.000 punti: presi di mira i bancari, anche se con qualche resistenza, come Ubi Banca +2,14%: Unicredit è arrivata a cedere quasi il 6%, Banca Popolare Milano -4,73%, Mediobanca -1,89%, Intesa SanPaolo crolla a -6%, MPS -2,28%, Banco Popolare -3%. Giù anche gli industriali, come Pirelli -3,13%, Fiat -4,60% e Fiat Industrial -4,04%. Finmeccanica registra poi una caduta verticale del 5,75%.

L'economia italiana sottoposta ad una dura prova

La Banca d'Italia ha scritto nel suo ultimo bollettino trimestrale che l'Economia in Italia è sottoposta ad uno "sforzo particolarmente grave" e la crescita è rallentata nel terzo trimestre. "Nonostante la fondamentale solidità del sistema bancario, il basso livello d' indebitamento delle famiglie e l'assenza di squilibri significativi nel mercato immobiliare, l'Italia è stata colpita duramente dalla crisi come conseguenza del suo debito pubblico, dipendenza dal commercio mondiale e dalle deboli prospettive di crescita a lungo termine. Il prodotto interno lordo è rallentato nel terzo trimestre dopo l'espansione dello 0,3% nei tre mesi fino a giugno, secondo la Banca centrale, citando una debole domanda interna e le esportazioni che languono. L'Italia ha risentito in misura particolarmente accentuata dell'evoluzione dell'economia globale e delle turbolenze sui mercati. Nel secondo trimestre del 2011 il PIL dell'Italia è aumentato dello 0,3% sul periodo precedente, dopo due trimestri di sostanziale stagnazione. Le esportazioni hanno continuato a fornire il principale sostegno alla crescita; la domanda interna è rimasta debole. Nel corso dell'estate il quadro congiunturale è peggiorato. Gli indicatori confermano la debolezza della domanda interna, su cui incidono le sfavorevoli prospettive dell'occupazione e l'accresciuta incertezza sulla situazione economica generale; decelerano le vendite all'estero, in un contesto di minore vivacità della domanda mondiale. In settembre l'inflazione al consumo è salita al 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2010; i prezzi potrebbero avere in parte già riflesso l'aumento dell'IVA deliberato all'inizio del mese, i cui effetti continueranno a esercitare modeste pressioni al rialzo nel corso dell'autunno. L'inflazione di fondo resta contenuta; le pressioni sui costi degli input si stanno allentando, come segnalato dalle imprese nei sondaggi congiunturali più recenti. Le condizioni di fondo delle banche italiane rimangono solide. Nel primo semestre del 2011 la redditività bancaria dei cinque maggiori gruppi è rimasta invariata, sia pure su livelli contenuti, rispetto allo stesso periodo del 2010; i coefficienti patrimoniali hanno beneficiato degli aumenti di capitale realizzati da alcuni gruppi. Tuttavia, le turbolenze sui mercati finanziari hanno inciso sul costo e sulla capacità di raccolta all'ingrosso degli intermediari. La crescita dei prestiti è rimasta sostenuta in agosto, sia pure in decelerazione, ma vi è il rischio che il protrarsi delle tensioni si rifletta in misura crescente sulle condizioni di accesso al credito.

domenica 16 ottobre 2011

Budapest, Varsavia e Praga non hanno fretta di entrare nella zona euro

Questi tre paesi non hanno alcun fretta di entrare nella zona euro a causa della crisi attuale, nonostante l'impegno firmato quando hanno aderito all'UE nel 2004, l'ha annunciato al vertice di Praga, venerdì 14 ottobre, il Primo Ministro della repubblica Ceca. "L'unione monetaria si sta trasformando in una unione dei trasferimenti e del debito, quindi bisogna aspettare e vedere come si muoverà l'euro", ha detto ai giornalisti il primo ministro ceco Petr Necas, dopo un incontro con i suoi omologhi di Ungheria, Viktor Orban, e della Polonia, Donald Tusk. I tre primi ministri hanno sottolineato che la crisi del debito è stata ai primi posti nell'agenda dei loro paesi, degli Stati membri della zona euro e dei loro principali partner commerciali. Necas ha detto:"Il governo che dirigo non è pronto a fissare una data per l'adesione all'euro" durante il mio mandato che scade nel 2014. "La Repubblica ceca non soddisfa in questo momento i criteri di convergenza e, cosa ancora più importante, il progetto della moneta unica ha subito grandi cambiamenti rispetto al primo semestre del decennio". Il primo ministro polacco Donald Tusk ha ribadito dal canto suo che l'adozione dell'euro è rimasto l'obiettivo del suo paese, ma ha aggiunto che Varsavia non ha soddisfatto i criteri di convergenza ancora "rigorosamente definiti". "L'area dell'euro deve soddisfare troppi criteri", ha detto Donald Tusk, il cui paese detiene la presidenza di turno dell'UE. I criteri di convergenza (criteri di Maastricht), per i candidati presenti ad entrare nell'euro comprendono alcune condizioni sul debito pubblico, inflazione, tassi d'interesse e deficit fiscale. "La questione del futuro della zona euro non è richiesta ai candidati per l'ingresso, ma i membri della zona euro che hanno portato a questa situazione critica con il loro atteggiamento non sempre sono stati responsabili", ha detto il primo ministro polacco. Il Primo Ministro ungherese Viktor Orban, nel frattempo ha denunciato un' Europa a due velocità, sottolineando che i 17 membri della zona euro dovrebbero prendere decisioni che saranno anche ben accolte nei paesi dell'Unione europea che non fanno parte dell'Eurozona. "Noi siamo contro l'Unione europea divisa in due blocchi, quelli della zona dell'euro e il resto dell'UE," ha detto. I tre primi ministri a Praga hanno partecipato ad una riunione del "Gruppo di Visegrad", che comprende anche la Slovacchia, membro della zona euro dal 1° gennaio 2009. Il Primo Ministro slovacco, la signora Iveta Radicova, il cui governo è caduto martedì dopo il voto negativo del Parlamento sulla estensione dei poteri del Fondo di soccorso europea (EFSF) non è venuto a Praga. Bratislava ha votato per il rafforzamento di questo strumento per aiutare i paesi in difficoltà finanziarie di nuovo giovedì, con il sostegno dell'opposizione di sinistra che ha ottenuto in cambio elezioni anticipate al 10 marzo 2012.

Il FMI si prepara a rafforzare il sostegno all'Eurozona

Riuniti venerdì sera a cena, i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali del G20, non sono riusciti a concordare il ruolo preciso del Fondo Monetario Internazionale, come parte della risoluzione della crisi europea che minaccia di estendersi a tutta l'economia globale. In particolare, la questione del rafforzamento delle risorse finanziarie dell'istituzione multilaterale si è scontrata con il conflitto d'interessi dei paesi membri dell'istituzione con una divisione netta tra paesi occidentali e mercati emergenti, come Cina, Brasile e India e Federazione Russa che, quali nuove potenze economiche, sarebbero favorevoli ad aumentare le risorse del Fondo. Secondo una fonte vicina a questi paesi, un apporto di capitale di circa € 250 miliardi sarebbero necessari per soddisfare qualsiasi esigenza da parte dell'Italia, Spagna, Cipro o di altri paesi se la crisi si dovesse diffondere. Ma per i paesi emergenti, la ricapitalizzazione non dovrebbe essere a loro danno con una diluizione dei diritti di voto che prevede anche la partecipazione degli Stati Uniti e dei paesi occidentali. Il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha riassunto la situazione venerdì, ritenendo che la governance del FMI deve essere prima riformata con un'iniezione di nuovi capitali. "I mercati emergenti possono essere invitati a partecipare ad aumentare il capitale del Fondo, ma per questo hanno bisogno di essere maggiormente coinvolti nella gestione del Fondo stesso", ha detto nel corso di un evento a Porto Alegre, ma i paesi occidentali non sono d'accordo. Per loro, con 300 miliardi di €, il Fondo ha risorse adeguate al momento. Infatti, il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha dichiarato venerdì che il FMI ha "risorse sufficienti per assolvere la sua missione", aggiungendo che "gli europei si devono pagare da soli la gran parte del compito". "Siamo lieti di avere l'aiuto e il sostegno del FMI, ma è fondamentale che ci prendiamo le nostre responsabilità e lo possiamo fare combattendo i problemi alla radice" in Europa. La dichiarazione è in gran parte condivisa dagli Stati Uniti, il più grande azionista del Fondo, con circa il 17% dei diritti di voto. Per il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Timothy Geithner, gli USA intendono continuare a sostenere l'Europa attraverso il FMI, senza l'intenzione di contribuire ulteriormente al finanziamento dell'istituzione. "Attraverso il Fondo monetario internazionale, abbiamo già svolto un ruolo importante, e siamo lieti che il Fondo continui a svolgere questo ruolo" di aiuti verso l'Europa, ha detto. "Il modo in cui vediamo il mondo di oggi, è che il FMI ha risorse finanziarie molto consistenti e disponibili", ha aggiunto. Tuttavia, il direttore esecutivo del Fondo, Christine Lagarde, è dell'opinione che le risorse a disposizione dell'ente potrebbero essere inadeguate in caso di peggioramento della crisi europea. Secondo uno studio interno, ottenuto da Reuters, l'istituzione può essere coinvolta fino a 650 miliardi di € nel peggiore dei casi. La probabilità di un eventuale accordo sulle risorse finanziarie del FMI a breve è bassa. La questione sarà probabilmente affrontata nel prossimo G20 del 3 e 4 novembre a Cannes. Ma ancora una volta, la probabilità di un accordo è bassa, la priorità è data alla risoluzione della crisi europea.

sabato 15 ottobre 2011

Prodotti alimentari aumentati del 40% in 4 anni in Sud America

La FAO, da Santiago del Cile, venerdì ha annunziato che i prezzi dei prodotti alimentari in America Latina sono aumentati del 40% in quattro anni e rimangono tuttora elevati, rendendo più difficile la lotta contro la fame, che colpisce 52,5 milioni di persone nella regione. L'aumento dei prezzi alimentari dal 2007, nonostante una leggera flessione nel 2009, ha raggiunto oggi il picco rispetto agli ultimi tre decenni, è quanto si legge nella presentazione annuale della sicurezza alimentare e la nutrizione per l'America Latina, scritta dalle Nazioni Unite sezione alimentazione e agricoltura, la cui sede regionale è a Santiago. Alan Bojanic, vice capo della FAO per l'America Latina, in una conferenza stampa per la presentazione della relazione ha dichiarato che: "Il prezzo dello zucchero, per esempio, è diventato totalmente imprevedibile, come in un casinò, e continua a crescere". Mentre l'aumento dei prezzi dovrebbe favorire la produzione e l'esportazione di prodotti, l'incertezza dei prezzi stessi ha l'effetto opposto, secondo Bojanic. I prezzi raggiunti dal grano, la principale fonte di calorie per la popolazione della regione, con un valore medio salito del 36% dallo scorso anno (+62% per il frumento, 104% per il mais), destano particolari preoccupazioni. "L'aumento dei prezzi e l'aumento dell'inflazione possono contribuire all' aumento della povertà con un accesso ridotto al cibo per la parte più povera della popolazione, nel momento in cui la fame colpisce milioni di persone in America Latina e nei Caraibi, pari al 9% della popolazione locale, ha dichiarato il rappresentante della FAO. "La percentuale di persone che soffrono la fame è stata stabile per due anni mentre prima era in continuo declino", ha aggiunto. Questo aumento dei prezzi è attribuibile allo sviluppo della domanda globale della classe media, soprattutto in paesi come Cina e India, e in un cambiamento delle abitudini alimentari, con una crescente domanda di prodotti come carne o latte. L'aumento della popolazione mondiale (80 milioni di persone / anno) è un altro fattore da considerare. Nello stesso tempo, la produzione di alimenti cresce meno rapidamente. Un rischio chiave di questa produzione risiede nello sviluppo dei biocarburanti, per esempio, il 35% del raccolto di mais negli Stati Uniti è destinata ad alimentarne la produzione, (dati FAO).

Eurobond per le infrastrutture della UE

L'iniziativa mira a promuovere gl'investimenti per un importo di 700 miliardi per i trasporti e 330 miliardi di€ per le tecnologie energetiche e per superare la crisi del credito nelle aziende. La Commissione europea ha approvato, in linea di principio, mercoledì, un progetto pilota per emettere eurobond, per finanziare le infrastrutture delle telecomunicazioni, dei trasporti e dell'energia. L'iniziativa denominata "Progetto Europa 2020 Eurobond", servirà a facilitare il finanziamento delle reti transeuropee, e consentirà di rilanciare l'economia europea in crisi, evitare credit crunch per le aziende, ed alleviare la precarietà finanziaria del Paesi che investono ingenti risorse nel settore. Per ora si tratta di un progetto pilota da sviluppare in due anni, 2012 e 2013, in modo che se il risultato sarà convincente, potrà essere il modello finale da attuare nel quadro di bilancio 2014-2020. Bruxelles ritiene che l'UE sia di fronte ad un bisogno di grandi investimenti in infrastrutture, sia per le reti dei trasporti e dell'energia come tecnologie della comunicazione all'interno del piano di sviluppo per l'Europa 2020. Secondo le ultime stime, lo sviluppo della banda larga digitale ultraveloce in agenda richiede investimenti stimati tra 180 miliardi e 273 miliardi, e gli investimenti nei trasporti e nelle infrastrutture energetiche sono stimate in 700 miliardi di euro. Bruxelles ha sottolineato che mentre i paesi spendono in media l'1% del PIL in investimenti in infrastrutture, l'incorporazione del settore privato in queste operazioni potrebbe facilitare il loro sviluppo in un quadro di operazioni di partenariato pubblico-privato. E' sempre lo sviluppo di progetti in vista di redditività a lungo termine il critero guida di questi investimenti. La Commissione europea assicura che il progetto non è né dell'Unione europea né degli Stati membri" ma è una transazione di prestito privato di una società, e sarà un meccanismo di collegamento e d'intervento tra la Commissione europea, la Banca europea degli investimenti (BEI) e il Collegamento Fondo Europa, per l'emissione di obbligazioni, denominate "Progetto Europa 20202. Sarà aperta anche altre istituzioni finanziarie per partecipare all'assunzione del rischio. Questo strumento sarà utilizzato da soggetti privati per promuovere lo sviluppo di queste infrastrutture. L'operazione sarà supportata dal bilancio comunitario, con un tetto sulla loro partecipazione. Tra gli altri vantaggi, questa iniziativa migliorerà il rating del debito delle società coinvolte ieràesti progetti e faciliterà la partecipazione degli investitori istituzionali. La Banca europea per gli investimenti sarà partner in questo progetto, dal momento che i loro servizi sono interessati con l'analisi dei progetti, secondo i propri standard e le procedure, compresa la politica del rischio di credito e deciderà l'inserimento dei progetti. Supporterà anche la definizione della struttura finanziaria dei progetti e imposterà i prezzi base, la metodologia del rischio, il piano finanziario e la qualità degli sponsor. L'Europa cercherà in tutti i modi d'incoraggiare l'avvio di tali progetti. Il vicepresidente della Commissione europea responsabile per i trasporti, Siim Kallas, annuncerà mercoledì le mappe della futura rete europea dei trasporti.

Nuova agenzia di rating europea

Dopo anni di dubbi e messaggi contrastanti rilasciati dalle autorità europee, accompagnati da forti critiche sulle valutazioni dei rischi delle agenzie di rating, la società Roland Berger Strategy Consultants ha annunciato ufficialmente l'apertura dei lavori per la creazione di un'agenzia di rating europea. La Roland Berger è una società internazionale di consulenza strategica, diretta verso aziende ed istituzioni pubbliche, con una specializzazione in particolare nel settore automobilistico, dei trasporti, delle telecomunicazioni e, negli ultimi anni, nel settore finanziario. La società, fondata nel 1967 a Monaco di Baviera (dove tuttora ha sede) da Roland Berger, negli anni ha consolidato la propria presenza sul mercato internazionale fino a raggiungere le attuali dimensioni, con 35 filiali operative in 24 paesi, circa 2.000 dipendenti ed un fatturato 2010 di circa un miliardo di Euro. I principali mercati su cui opera l'azienda sono quelli dell'Unione Europea, dell'Europa orientale e dell'Asia, in particolare la Cina. Pur presente con propri uffici anche negli USA, vi opera in misura limitata, stante la presenza sul mercato americano delle più importanti aziende multinazionali del settore, quali Bain & Company, McKinsey e Boston Consulting Group. La società è posseduta direttamente da una parte dei collaboratori (i cosiddetti partners), attualmente circa 160. Il consulente ha informato che ha iniziato la formazione e lo sviluppo di una agenzia di valutazione del rischio in Europa, l'agenzia di rating europea (ERA). Questa nuova agenzia di rating sarà privata e finanziata da un consorzio di istituzioni finanziarie europee. Per ora, più di trenta istituzioni sono entrate in contatto con il consulente per questo primo progetto di realizzazione dell'agenzia europea. Roland Berger ha annunciato di aver sviluppato un nuovo modello di business per questa agenzia di rating, in modo che i finanziamenti agli investitori non siano soggetti in nessun caso a conflitti d'interesse, come è accaduto finora. La critica principale alle agenzie di rating si basano su analisi effettuate per le stesse aziende che si qualificheranno poi per i finanziamenti ciò che costituisce un sostanziale conflitto d'interesse. L'agenzia di rating europea (Era) sarà un'istituzione "globale" come Standard & Poors, Moody e Fitch, e dovrebbe entrare in funzione entro il 2011. L'Era si svilupperà sulla base di un nuovo modello di business attraverso il quale le debolezze intrinseche e gli interessi contrastanti della struttura esistente saranno risolte", ha dichiarato Bruno Colmant, partner dell'ufficio di Bruxelles di Roland Berger, consulente del cancelliere tedesco Angela Merkel che sta lavorando allo sviluppo dell'Agenzia europea. L'Era che non ha alcun margine di profitto dovrebbe essere finanziata attraverso una piattaforma accessibile agli investitori. Questo modello sarebbe necessario per ottenere un rating per l'emissione di un prestito, gl'investitori acquisirebbero maggiori informazioni, ma sono in qualche modo tenuti a un regolamento (il punteggio è stato pubblicato in precedenza). Un consiglio accademico ne garantirà l'indipendenza dai governi che non saranno coinvolti nelle valutazioni.

venerdì 14 ottobre 2011

Banche europee in affanno

La Deutsche Bank e altre banche a livello europeo dovrebbero aumentare il loro capitale di molti miliardi di euro per soddisfare il ratio del Tier 1, se fosse imposto. Alla sola Deutsche Bank, sarebbero necessari 9 miliardi di € in nuove azioni per sopportare le pesanti perdite sui titoli sovrani, ed evitare avvisi di un altro credit crunch molto dannoso. La Deutsche Bank non ha voluto commentare, ma in un discorso a parte l'amministratore delegato Josef Ackermann ha detto che avrebbe fatto tutto il possibile per evitare una ricapitalizzazione forzata e ha aggiunto di avere abbastanza fondi propri per far fronte a una crisi. I leader dell'eurozona insistono nella necessità di ricapitalizzare le banche, nel tentativo di fermare la crisi dell'euro e puntellare la fiducia degli investitori. L'Autorità bancaria europea, che sta valutando le banche 'bisognose di capitali', rischia di segnare il valore delle banche per quanto queste aziende hanno in cassa di debito sovrano al valore di mercato. Secondo i dati di Reuters Breakingviews le banche europee hanno un deficit di capitale di circa 260 miliardi di euro, sulla base di due anni di recessione e sulla applicazione di prezzi di mercato correnti alla disponibilità in titoli di Stato greci, irlandesi, italiani, portoghesi e spagnoli. Royal Bank of Scotland, Unicredit, Deutsche Bank, BNP Paribas e Société Générale avrebbero, nell'insieme, bisogno di oltre 12 miliardi di euro sulla base di tali dati. Circa 67 testate di 90 banche avrebbero bisogno di capitali. Il nuovo traguardo non può essere basato sulle rigorose nuove regole di Basilea III per il capitale, perchè una contrazione dei bilanci di quest'anno e utili non distribuiti potrebbero anche ridurre la quantità necessaria per alcune banche. Gli analisti del Credit Suisse, hanno detto che un livello di capitale del 9% avrebbe creato alle banche un bisogno di 220 miliardi di euro, con RBS, Deutsche Bank e BNP Paribas in prima fila. Le banche sono già tentate di vendere asset e ridurre i loro prestiti per alzare i coefficienti patrimoniali. Potrebbero anche prendere in considerazione tagli di stipendio per il personale e dividendi per gli investitori da conservare come liquidità. Ma queste richieste potrebbero costringerle anche a tagliare i prestiti alle imprese con il rischio di far deragliare la ripresa economica. "Abbiamo bisogno di trovare il giusto equilibrio fra rigorosa regolamentazione del settore finanziario e l'impatto che questa ha per l'economia nel suo complesso," ha dichiarato Ackermann della Deutsche Bank. Lo stesso Ackermann, che ha un alto profilo di banchiere, ha messo in dubbio se una ricapitalizzazione delle banche europee, una misura allo studio da parte di politici in Germania e in Francia - aiuterebbe a risolvere la crisi del debito sovrano. "Non è la la quantità di capitale il problema, ma il fatto che il debito sovrano come un asset class ha perso il suo status di risk-free", ha dichiarato Ackermann in una conferenza a Berlino. "La chiave della soluzione è quindi nelle mani dei governi, per ripristinare la fiducia nella solidità delle finanze statali".

giovedì 13 ottobre 2011

Esportazioni cinesi verso un calo del surplus

Le esportazioni cinesi hanno toccato la percentuale minima di aumento in sette mesi e l'ufficio dogane ha avvertito della "grave" sfida globale a cui va incontro il paese se il governo del premier Wen Jiabao continua a non frenare l'ascesa dello yuan. Le esportazioni sono cresciute un pò meno del previsto al 17,1% a settembre rispetto all'anno precedente, secondo i dati dell'Ufficio di presidenza di Pechino. L'avanzo commerciale è stato di 10.510 milioni di €, il minimo da maggio. La crescita delle spedizioni verso l'Europa, il più grande mercato delle esportazioni cinesi, è crollata al 9,8%, dal 22%, a causa della crisi del debito sovrano nell'Eurozona. La Cina può muoversi per raffredare lo yuan, che ha guadagnato fortemente contro il dollaro tra le 25 valute dei mercati emergenti negli ultimi quattro anni. Il rischio di un crollo del commercio può anche incoraggiare la Cina a non aumentare i tassi d'interesse e di aggiungere un supporto per le aziende dopo aver reso noto ieri alcune agevolazioni fiscali per le piccole imprese. Brian Jackson, stratega con base a Hong-Kong della Royal Bank del Canada ha dichiarato che se a Washington dilaga la pressione su Pechino per muoversi più velocemente sulla valuta, i funzionari cinesi saranno in grado di citare i dati di oggi come una prova che gli esportatori hanno già accusato il colpo". Jackson ha osservato che i guadagni dello yuan nei confronti dell'euro aggiungono rischi alle esportazioni verso la regione. La valuta cinese ha guadagnato il 4,3% contro euro a partire dall'inizio di agosto. Lo yuan è scivolato dello 0,3% a 6,3763 contro dollaro, oggi a metà giornata a Shanghai. Le scorte in Cina sono aumentate, unendosi ad un rally in tutta l'Asia. Il benchmark Shanghai Composite Index è stato dello 0,5% superiore a 2,432.19 a metà giornata. Gli Stati Uniti possono oggi segnalare un deficit commerciale di 45,8 miliardi di dollari in agosto, contro i 44,8 miliardi dollari del mese di luglio, secondo una previsione media di un sondaggio di Bloomberg News. Le importazioni della Cina sono aumentate del 20,9% nel mese di settembre, meno dell'aspettativa del 24,2% secondo un calcolo medio effettuato da analisti e rispetto ad un aumento del 30% di agosto. La crescita dell'esportazioni a fronte di una previsione mediana di 20,5% e un aumento del 24,5%in agosto. Yao Wei, un economista della Societe Generale SA di Hong Kong ha dichiarato che "Gli indicatori principali delle economie sviluppate indicano che il peggio ancora deve arrivare per le esportazioni". Secondo quanto dichiarato in un comunicato dall'ufficio dogane: "L'apprezzamento dello yuan ha indebolito la competitività e gli esportatori hanno paura di accettare ordini di grandi dimensioni a lungo termine. "Gravi problemi di sviluppo, alti tassi di disoccupazione, fiducia instabile dei consumatori" nella UE, USA e Giappone, e un rallentamento della crescita nelle economie emergenti sono le attuali gravi sfide. Zhang Zhiwei, un economista di Hong Kong della Nomura Holdings Inc., ha dichiarato che "La domanda interna è ancora abbastanza forte". Il rallentamento delle importazioni è stato influenzato principalmente dai deboli acquisti delle aziende di trasformazione delle merci per la riesportazione, ha detto Zhang. In Cina le vendite di autovetture sono cresciute,a settembre, a un ritmo più veloce per il quarto mese consecutivo, attestandosi all'8,8%, secondo l'Associazione cinese dei costruttori di automobili. Le importazioni sono salite a 115.200 milioni di €, poco meno del record di agosto. Gli acquisti di rame, sono saliti al più alto livello in 16 mesi a causa di una riduzione dei prezzi che ha spinto i commercianti ad effettuare ordini e ricostituire le scorte. L'ufficio delle dogane ha annunciato che una riduzione dei dazi su alcuni prodotti tra cui il petrolio raffinato dal 1° luglio ha portato ad un impennata del 77% delle importazioni di tali prodotti nel terzo trimestre rispetto a un anno prima. L'agenzia stima per l'intero anno che la crescita delle esportazioni scenda al 18% dal 31% del 2010 e l'espansione delle importazioni toccherà il 21% dal 39%. Il surplus commerciale scenderà a circa € 120 miliardi dai 130 miliardi di € dell'anno scorso, secondo Lu Peijun, vice ministro presso l'ufficio dogane. Il suplus è sceso ogni anno dalla cifra record di 225 miliardi di € del 2008. Chang Jian, economista di Barclays Capital a Hong Kong che in precedenza aveva lavorato per la Hong Kong Monetary Authority e la Banca Mondiale ha dichiarato che: "Un importante cambiamento nella politica è improbabile fino ai primi di dicembre, quando la conferenza centrale sul lavoro e l'economia di solito fa le sue valutazioni, anche se il governo ha già intrapreso alcune misure di allentamento selettivo come il supporto esteso alle piccole imprese". Il Ministero degli Affari Esteri cinese ha avvertito ieri che i Senatori degli Stati Uniti hanno approvato una proposta di legge che consente sanzioni contro i paesi che sottovalutano le loro valute che danneggia il commercio bilaterale e rischia di minare la ripresa globale. La legge ora si sposterà alla Camera dei Rappresentanti controllata dai repubblicani. Uno yuan più forte aiuterebbe la Cina a frenare l'inflazione e ridurre il surplus commerciale. Un rapporto del governo domani potrà mostrare che i prezzi al consumo sono saliti del 6,1% il mese scorso rispetto all'anno precedente, secondo un sondaggio di analisti di Bloomberg News, che mette a confronto l'obiettivo del 4% stabilito dal Governo .

La Germania verso la stagnazione economica

Gli economisti di Goldman Sachs, Jan Hatzius e Dominic Wilson hanno previsto una recessione in Germania, mentre la cancelliera Angela Merkel è coinvolta nella ricerca infinita di una soluzione per i mali del debito sovrano di Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda, e le multinazionali tedesche aumentato le esportazioni verso Asia orientale, America Latina e altrove. Anche i consumi locali sono ancora abbastanza sostenuti. I due economisti ritengono che l'euro sta recuperando in termini assoluti in Europa. Il confronto politico che attraversa il continente attiene alla fiducia delle imprese sul futuro dell'Europa ed ora della Germania. Il PIL è cresciuto solo dello 0,1% nel secondo trimestre rispetto al trimestre precedente. Gli ordini per le imprese tedesche sono scesi nella seconda parte del mese di agosto, il settore manifatturiero è cresciuto a settembre a un ritmo più debole di due anni fa, e nello stesso mese la fiducia delle imprese tedesche è scesa a livello più basso da 15 mesi. "Al momento, le aziende stanno beneficiando di ordini esistenti nei loro carnet", afferma Andreas Scheuerle, economista presso DekaBank a Francoforte. "Ma dobbiamo aspettarci dati deboli per i timori circa la crisi del debito e le tensioni nei mercati finanziari che sono di ostacolo a decisioni per nuovi investimentì. Da quì le preoccupazioni per una recessione". Nella grande attenzione rivolta al debito sovrano greco, portoghese, italiano e spagnolo le banche europee, che tengono all'interno dei loro dossier molto di quel debito, si stanno preparando per grandi tagli. Con queste prospettive sono diffidenti per prestiti anche all'interno del circuito bancario. Nel terzo trimestre, le banche europee hanno anche reso molto più difficile l'erogazione di prestiti ai propri clienti retail e corporate, privando le aziende e le famiglie di fondi che potrebbero andare verso l'acquisto di prodotti. "L'ulteriore deterioramento della situazione economia e finanziaria nell'area dell'euro ci ha portato a declassare la nostra previsione globale in modo significativo", ha scritto Hatzius e Wilson il 3 ottobre. "Ora ci aspettiamo una lieve recessione in Germania e Francia, e una flessione più profonda nella periferia di euro." Goldman Sachs prefigura in zona euro una crescita di solo lo 0,1% il prossimo anno, rispetto al 1,6% di quest'anno". Una recessione tedesca non è una conclusione scontata. La Bundesbank mantiene la sua previsione per il 2011 del 3% di crescita, Jens Weidmann, il suo presidente, in una dichiarazione del 26 settembre, ritiene che "le prospettive economiche sono smorzate dall'alta incertezza generale", ma che nonostante questo prevede che "l'attività economica dovrebbe rimanere vigorosa nel terzo trimestre". Comunque, il destino della Germania e dell'Europa potrà essere più chiaro nel giro di un mese, il termine approssimativo che i leader europei si sono dati per pervenire ad una soluzione della crisi dell'euro. Se una cura potrà essere trovata e la Germania eviterà la recessione, l'Europa starà meglio.

martedì 11 ottobre 2011

Asmussen, la crisi dell'euro è una bugia

Intervistato ieri dal Parlamento europeo, Jörg Asmussen, il segretario di Stato tedesco presso il Ministero delle Finanze, che sarà nominato nel comitato esecutivo della BCE in sostituzione di Jürgen Stark, ha dichiarato agli eurodeputati: "Non c'è crisi dell'euro, è una bugia. Abbiamo una moneta forte e stabile, e deve essere ripetuto in tutto il mondo." Il probabile futuro capo economista della BCE ha dichiarato ieri forte e chiaro la sua fede nella costruzione europea e nella sua moneta. Un discorso che ha deliziato i deputati, che lo dovranno votare giovedì in riunione plenaria. I quattro principali partiti politici del Parlamento sono tutti favorevoli. Economista, ha studiato in Germania, ma anche in Italia e per i quali la riforma della governance economica sostenuta da Berlino significa che "i paesi ricchi devono pagare di più e più a lungo per i poveri, ma in cambio stabilire una valutazione esterna delle politiche nazionali più invadente". Ha messo in dubbio la necessità di ricapitalizzare le banche europee, ha spiegato che la ricapitalizzazione è stata solo una "parte di un più ampio pacchetto di misure" . Il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha detto che prima bisognava trovare una soluzione credibile per la Grecia, il che implica che il debito sia "sostenibile" soprattutto agli occhi del FMI. Il 2° elemento è quello di avere una buona" barriera taglia fuoco in caso di contagio". Ciò è importante per definire l'uso della stabilità finanziaria europea. A questo proposito, Jörg Asmussen ha anche dimostrato attenzione per l'ortodossia del presidente della BCE, quando ha dichiarato che non voleva che l'EFSF avesse accesso alla liquidità della BCE per acquistare obbligazioni sul mercato secondario. Il 3° elemento, riguarda la ricapitalizzazione delle banche. Egli ha sottolineato la necessità di criteri uniformi per le banche in tutti i paesi europei, anche al di fuori della zona euro. Il 4° elemento risiede nell'impegno degli Stati di condurre una politica fiscale ed economica più sana. E il 5° elemento per una migliore governance economica. Il Segretario di Stato ha anche espresso consapevolezza del fatto che dal vertice dei capi di Stato del G20 di Pittsburgh nel settembre 2009, l'impulso per una migliore regolamentazione dei mercati finanziari sono andati perduti. "Non possiamo permetterci di tornare al mondo prima dell'era Lehman", ha continuato.

Debito sovrano si va avanti lentamente

Gli eventi chiave della settimana sono l’approvazione dell’estensione dei poteri del fondo salva-stati da parte di Malta (avvenuta ieri lunedì con voto unanime) e della Slovacchia oggi martedì, con qualche preoccupazione e il possibile esito in settimana della missione della Troika (UE-BCE e FMI) ad Atene, per l’ok alla tranche di 8 miliardi di euro. L’esito del voto slovacco è ancora incerto e una mancata approvazione potrebbe essere molto destabilizzante per i mercati. C’è attesa anche per il possibile responso della missione della Troika in Grecia, il cui via libera risulta essere una condizione determinante anche per la concessione di un nuovo pacchetto di aiuti, in occasione del summit europeo che inizierà al 23 di ottobre, salvo ulteriori rinvii. Entro tale data sarà probabilmente trovato un accordo anche per la ricapitalizzazione delle banche europee, attraverso un piano il più possibile coordinato a livello europeo. Lo stesso summit potrebbe dare indicazioni anche sulla possibile estensione della capacità d’intervento del fondo salva-stati, attraverso meccanismi di leva rispetto alla dotazione attuale di 440 miliardi di euro, giudicata attualmente insufficiente. Non è escluso l’annuncio di nuove iniziative per ottenere un maggiore accentramento delle decisioni fiscali europee, anche attraverso eventuali modifiche dei trattati.

lunedì 10 ottobre 2011

Francia e Germania accordo per un'Europa più forte

L'incontro di ieri del capo di stato francese e del cancelliere tedesco è avvenuto sullo sfondo di una possibile estensione delle turbolenze nei mercati finanziari, che si temeva quando i due politici non avessero trovato una soluzione. Alla fine la dichiarazione è stata che Francia e Germania hanno sull'insieme dei problemi posizioni del tutto comuni. Vogliamo che l'Europa arrivi al G20 unita e con i suoi problemi risolti", ha aggiunto il capo dello stato francese sottolineando poi l'intenzione di proporre ai partner un'integrazione economica della zona Euro "che includerà modifiche importanti perchè il sistema europeo sia più efficace". I due leader hanno espresso la loro determinazione a produrre entro la fine del mese un pacchetto convincente e completo per risolvere la crisi attuale, che offra anche una soluzione completa per la Grecia. La signora Merkel ha detto che entrambi i paesi conoscono bene i loro obblighi e sono determinati a fare ciò che è necessario per garantire la ricapitalizzazione delle banche. Sarkozy ha sottolineato che la signora Merkel è "completamente d'accordo". Anche sul fondo EFSF non vi sono controversie di rilievo. I due leader sono perchè la sua espansione vada a regime appena Slovacchia e Malta esprimeranno il loro assenso attraverso un voto parlamentare. Il ministro delle finanze tedesco, Schäuble, ha dichiarato alla Frankfurter Allgemeine Zeitung:"C'è un alto rischio che questa crisi si diffonda". Cresce la preoccupazione che il carico del debito della Grecia non possa essere ridotto in modo permanente. "Forse a luglio abbiamo iniziato con una riduzione del debito troppo bassa", ha affermato Schäuble. Il Presidente della Banca mondiale Zoellick ha invitato la signora Merkel, ad affrontare finalmente con decisione la crisi della zona euro. Il presidente della Commissione europea, Barroso, ha avvertito di un pericolo di collasso della Grecia, perché si teme che le banche non possono supportare un maggiore indebitamento medio per la Grecia che potrebbe essere combattuto con un aumento obbligatorio del capitale.

domenica 9 ottobre 2011

Banca Dexia, scontro Belgio - Francia - Germania

I governi francese e belga intensificano le loro discussioni sullo smantellamento della banca Dexia, la prima istituzione a pagare i costi della crisi del debito in Europa. L'accordo è difficile per i diversi orientamenti nei prezzi delle attività. Il programma di fine settimana è molto pieno. I primi ministri belga e francese, Yves Leterme e François Fillon hanno avuto un incontro sabato mattina, secondo fonti vicine alla vicenda citata da AFP e Reuters. Poi sarà il turno dei ministri delle Finanze, Baroin e Didier Reynders. Nel frattempo, Nicolas Sarkozy è il direttore esecutivo del FMI, Christine Lagarde, si sono incontrati e il caso di Dexia è stato certamente affrontato. La serie si concluderà con il consiglio di amministrazione di Dexia, originariamente prevista per ieri, che si svolgerà oggi domenica per dare più tempo ai negoziatori. Lo smantellamento del gruppo potrebbero quindi essere ufficialmente concordato. Il governo belga cerca una nazionalizzazione di Dexia Bank Belgium (DBB), l'entità belga dell'istituzione. Una decisione che costerebbe tra 3,5 e 4 miliardi di euro, secondo il quotidiano Le Soir. Nel frattempo diversi istituti hanno manifestato interesse, tra cui Deutsche Bank, Rabobank, Crédit Mutuel e BBVA. Un altro tema sul tavolo è la distribuzione di garanzie statali sul portafoglio di circa 100 miliardi di euro rispetto alla "bad bank" prevista per lasciare libera da grossi fardelli la parte più attiva della banca. Yves Leterme e Didier Reynders hanno avvertito il governo francese che il Belgio non si caricherà da solo il peso. La Francia ha una partecipazione cumulativa a quella della Caisse des depot (CDC) di circa il 25%. Secondo L'Echo, la Francia, ansiosa di mantenere il rating AAA, "difenderà una ripartizione di 60/40 o 65/35" invece che l'equilibrio teorico 50-50 sulla base dell'attuale distribuzione del capitale. Venerdì, François Fillon ha annunciato che la CDC metterà a disposizione tre miliardi di euro per finanziare le autorità francesi locali fino a quando una nuova entità formata dal Cassa dei depositi (CDC) e Banco Posta non prenderà il posto di Dexia. In Germania si ritiene che il caso della banca franco-belga Dexia, è la prima vittima della crisi a catena scaturita dal debito greco, e potrebbe abbattersi sul ritorno di una certa fiducia nell'Euro che da qualche giorno la finanza di Asia e Australia stavano dimostrando, credendo al rifinanziamento europeo delle proprie banche. Secondo fonti diplomatiche di Bruxelles, la Germania si opporrebbe a impiegare le risorse del fondo europeo salva stati (Efsf) per ricapitalizzare le banche francesi per un disaccordo sui meccanismi operativi dell'Efsf, che non sono ancora in vigore, dato che manca la ratifica del parlamento della Slovacchia e questo non tranquillizza gli operatori, visto che le difficoltà del sistema bancario europeo nella raccolta stanno di fatto paralizzando l'economia europea. Parigi vorrebbe un'interpretazione più ampia possibile delle funzioni del fondo che preveda anche la ricapitalizzazione delle banche. Invece Berlino, stanca di pagare e vincolata dal pronunciamento della Corte Costituzionale tedesca, pretende un'interpretazione restrittiva, con l'intervento del fondo a favore della banche ammissibile solo nel caso di una minaccia alla stabilità dell'intera eurozona. C'è attesa per domenica, in occasione del vertice franco-tedesco a Berlino con il confronto tra la cancelliera Angela Merkel e il presidente Nicolas Sarkozy per una possibile soluzione di compromesso.Con un totale attivo di 520 miliardi di euro, Dexia è una delle banche di rilevanza sistemica in Europa. Circa la metà del patrimonio totale è rifinanziato da altre banche e fondi, meno di un quarto dei depositi al dettaglio. IL fallimento di Dexia non è considerato un'opzione possibile per gli altri operatori finanziari del Gruppo Banca Dexia perchè entrare nel baratro potrebbe compromettere il sistema finanziario nel suo insieme. Inoltre, i comuni e tutti gli altri enti locali, che Dexia ha principalmente finanziato, potrebbero finire nei guai.

venerdì 7 ottobre 2011

La Cina si muoverà con cautela

Si è discusso molto sul fatto che recentemente la Cina poteva continuare a comprare il debito dei governi europei. Molte persone credono che poichè l'Europa sta vivendo una crescita economica lenta, la Cina dovrebbe assumersi le sue responsabilità globali e sfruttare il supporto finanziario di espandere la propria presenza economica in Europa, aprendo la strada per la sua ascesa. Una domanda che sorge immediatamente è se è giunto il momento per la Cina di aumentare notevolmente gl'investimenti in Europa. La vera domanda non è se la Cina dovrebbe acquistare titoli di stato maggiore italiano o espandere la propria presenza economica in Europa, ma come si può cogliere la situazione attuale in Europa. La crisi del debito europeo è in sostanza una continuazione della crisi finanziaria globale del 2008, che era in realtà una crisi del credito. La storia ha dimostrato che è semplicemente impossibile ricostruire un sistema di credito in due o tre anni. L'Europa supererà la crisi del debito, ma dovrà ancora affrontare molte sfide. L'esperienza passata, raccontano di una Europa che è sempre riuscita a sopravvivere e riprendersi dalla crisi del debito per la capacità della civiltà europea e la competitività di base del popolo europeo. Due questioni chiave sono: Che prezzo pagherà per l'Europa la crisi? Quando sarà superata la crisi? La Cina dovrebbe modificare la propria strategia dell'Europa, basata sull'analisi delle due domande. Dalla situazione attuale, si può vedere che l'Europa forse non sarà in grado di tirarsi fuori dalla crisi in un breve periodo. Analizzando i vari indici di attività economica dell'Europa, si potrebbe prevedere che la crisi del debito europeo può durare per un periodo molto lungo, e la crisi del debito può trasformarsi in una grave crisi finanziaria in alcuni paesi. Prima di tutto, l'allegerimento della crisi del debito dipende fondamentalmente dalla crescita del gettito fiscale e dalla crescita economica. Tuttavia, colpiti dalla crisi del debito e dalle turbolenze del mercato finanziario, la crescita economica in Europa ha mostrato segni di rallentamento. La domanda interna dell'Europa è debole, l'ambiente esterno è difficile, e sono apparsi segni che indicano una prospettiva peggiore dell'economia europea. In secondo luogo, anche se l'economia europea mostra segnali di ripresa, non sarà un breve periodo di lavoro a far ritrovare all'Europa il suo sistema finanziario del credito, noto come il motore economico. L'attuale crisi finanziaria originata negli Stati Uniti, e le competenze necessarie per riparare il sistema finanziario non sono stati masterizzati dagli europei. Anche se in Europa molti degli Stati slegati potrebbero unire le forze per avviare il progetto finanziario di riparazione, i loro sforzi saranno limitati, e non saranno in grado di risolvere il problema di fondo. Inoltre, dal punto di vista della geopolitica, si poteva vedere che la persistente turbolenza in Medio Oriente e Nord Africa, probabilmente bloccherà la "finestra di opportunità", impedendo agli europei di raggiungere la regione Asia-Pacifico, che ha dinamiche economiche più vigorose. La Cina è disposta a dare una mano ai paesi europei in difficoltà. Tuttavia, in pratica, la Cina deve considerare globalmente molti fattori tra cui il ritorno degli investimenti, la sicurezza, il rischio, gli interessi nazionali e, pertanto, deve essere cauta nella sua espansione in Europa. Per la Cina è certamente possibile acquistare alcuni titoli di stato europei, ma deve seguire il principio di uguaglianza e di reciproco vantaggio, investendo in titoli di Stato. La Cina sarà più disposta a comprare titoli di stato europei se offrono un rendimento superiore ad altri prodotti di investimento dello stesso genere. Se i paesi europei possono ridurre le barriere commerciali, migliorare il loro ambiente di investimento, un tranquillo controllo economico e adottare altre misure per attrarre investimenti privati cinesi e governative. In questi casi la Cina sarà sicuramente disponibile ad acquistare titoli di stato europei e considerare una maggiore espansione e approfondimento della cooperazione strategica con le economie europee. In una parola, fino a quando la Cina e l'Europa collaboreranno sul principio del vantaggio reciproco, possono negoziare e cooperare tra di loro su qualsiasi cosa, purché ci si accorda non solo sugli interessi comuni della Cina e dell'Europa, perchè tuttociò è anche un requisito oggettivo della globalizzazione.

Nuovo "quantitative easing" da 75 miliardi di sterline dalla BoE

Sir Mervyn King, Governatore della Banca of England, ha espresso il timore che la Gran Bretagna si trovi nella morsa dei peggiori momenti vissuti al mondo per la crisi finanziaria dopodichè la Banca d'Inghilterra ha annunciato che stava iniettando 75 miliardi di sterline nell'economia in difficoltà. La comunicazione della Bank of England di voler ripartire con il programma di Quantitative Easing, aumentandolo di 75 miliardi di sterline, ha colto di sorpresa gli analisti sicuri che la decisione sarebbe slittata al mese di novembre. Il mercato ha venduto grandi quantitativi di sterline per poi andarsi a riposizionare lungo sulla discesa sperando in un rimbalzo e ha confermato la situazione di gravità in cui si trova l’Inghilterra, che ha deciso di agire immediatamente, sebbene questo possa comportare un aumento delle pressioni inflazionistiche. La scelta è stata motivata dal fatto che le previsioni sulle aspettative d'inflazione sono al ribasso a causa del rallentamento globale che si sta vivendo e del fatto che i prezzi delle materie prime potrebbero sgonfiarsi, il che permetterebbe all’economia di riprendersi mantenendo comunque le pressioni sui prezzi a livelli ragionevoli. Il Governatore della Banca ha dichiarato che il Regno Unito è stato affetto sin dal 1930 di mancanza di liquidità e aveva bisogno di una seconda dose di quantitative easing per rilanciare la domanda e prevenire l'inflazione.Le azioni sono subito risalite di quasi 200 punti, dopo Threadneedle Street ha risposto alla crescente evidenza di una incombente doppia recessione e della crisi della zona euro con quattro mesi di programma di creazione di moneta elettronica. Respingendo le preoccupazioni che l'azione rischia di aggiungere altre pressioni inflazionistiche, King ha detto che la Gran Bretagna era ormai di fronte ad un problema diverso, dai giorni in cui troppi soldi scorrevano dietro l'economia spingendo verso l'alto il costo annuale della vita. "Non c'è abbastanza denaro. Questo può sembrare poco familiare alla gente." ha detto a Sky News. "Ma perché questa è la più grave crisi finanziaria, almeno dal 1930". George Osborne ha accolto la richiesta del Governatore di essere in grado di espandere il sistema di acquisto di attività entro cui la Banca acquista titoli di Stato da parte delle banche commerciali. Il cancelliere ha affermato che ulteriori passi da intraprendere per rilanciare la crescita ci saranno nella sua dichiarazione il mese prossimo. Osborne in una lettera al governatore ha scritto che: "A causa della continua perdita di valore del flusso di credito ad alcune settori dell'economia reale, in particolare piccole e medie imprese, il Tesoro sta valutando ulteriori opzioni politiche, tali interventi dovrebbero integrare il comitato di politica monetaria [MPC] acquisti di attività". La prima dose in Gran Bretagna di allentamento quantitativo, noto anche come QE1, è stata effettuata nell'ottobre del 2009, con 200 miliardi di sterline iniettate nell'economia. Con il lancio di QE2 c'è stata l'ammissione che la politica economica del governo aveva fallito. Ed Balls, il cancelliere ombra, ha dichiarato: "Con la nostra economia stagnante dallo scorso autunno, David Cameron e George Osborne ora puntano su un piano di salvataggio della Banca d'Inghilterra con una politica sconsiderata del governo fatta di tagli delle spese e aumento delle tasse troppo lontano e troppo in fretta e palesemente non funziona. Ma piuttosto che cambiare, il governo ha speso l'ultima settimana sollecitando la Banca d'Inghilterra d'intervenire ed essenzialmente con lo stampare più soldi". Il MPC, in un comunicato, che spiega la sua decisione ha dichiarato: "Il ritmo di espansione globale è rallentato, in particolare nei mercati del Regno Unito ha sofferto di più l'esportazione". "Le vulnerabilità associate con l'indebitamento di alcuni stati della zona euro e le banche hanno provocato forti tensioni nei mercati del finanziamento bancario e dei mercati finanziari in generale. Queste tensioni nell'economia mondiale hanno pregiudicato le fonti di approvvigionamento del Regno Unito". Il MPC ha detto che il rallentamento dell'economia britannica, che non ha visto alcuna crescita nei primi nove mesi del 2011, in parte era stato causato da fattori temporanei, ma ha aggiunto che vi era anche la prova che il ritmo di fondo dell'attività si era indebolito. Inoltre la stretta sui redditi reali causati da un'inflazione superiore agli aumenti salariali e l'impatto del programma di austerità, secondo Osborne "probabilmente continueranno a pesare sulla spesa interna". Il Governatore King ha ammesso che l'inflazione potrebbe volare al 5% il mese prossimo, ma dovrebbe essere il picco. Gli analisti hanno dichiarato che la Banca è chiaramente più preoccupata dei rischi di recessione che della possibilità di un aumento dell'inflazione. Dati diffusi dall'Ufficio di statistica nazionale di questa settimana hanno mostrato che la recessione del 2008/09 è stato ancora più profonda di quanto inizialmente creduto, con la caduta del prodotto interno lordo del 7,1% nella più grande recessione dalla seconda guerra mondiale. Il riallineamento ruvido dell'economia a partire dall'autunno scorso ha lasciato l'attività ancora di 4,4 punti percentuali al di sotto del suo picco nel 2008. Il segretario generale del TUC, Brendan Barber, ha detto che la decisione di ampliare QE era quella giusta, ma ha aggiunto: "Anche se è meglio che non fare nulla, il quantitative easing non è la bacchetta magica dell'economia. La preoccupazione maggiore è che l'operazione viene fatta più per aiutare il settore finanziario che il resto dell'economia e potrebbero alimentare ulteriormente l'inflazione in un momento in cui gli standard di vita sono già spremuti". Michael Saunders, economista britannico alla Citi, ha detto che il deterioramento delle prospettive per l'economia avrebbe richiesto alla Banca di "fare QE su una scala molto grande". Ha aggiunto: "Ci aspettiamo che il totale complessivo di QE (oggi a quota £ 275 miliardi) alla fine raggiungerà i 500 miliardi di sterline o giù di lì. Ma si può andare ancora più in alto.".

mercoledì 5 ottobre 2011

Ecofin, la Troika e la Grecia

Martedì, Evangelos Venizelos, il ministro delle Finanze greco, dopo la riunione della zona euro a Lussemburgo ha dichiarato che "Nuove misure non sono necessarie, a condizione che le misure già annunciate si applichino perchè le misure già adottate sono state considerate impressionanti e hanno cambiato il clima", ha aggiunto. Tuttavia, l'area dell'euro ha richiesto lunedì notte ulteriori privatizzazioni per riempire i buchi previsti nel bilancio greco per gli anni 2013 e 2014. Nel frattempo, l'Eurogruppo ha rimandato ai primi di novembre una decisione originariamente prevista per il 13 ottobre per il pagamento di un prestito fondamentale per evitare la bancarotta del paese. Ma non tutti all'interno della UE la pensano allo stesso modo, tanto è che il ministro delle Finanze svedese, Anders Borg, martedì, 4 ottobre, ha dichiarato: "C'è un rischio evidente che il programma greco non è sulla buona strada" e non si può evitare il contagio della crisi del debito. La presenza ad Atene dei principali donatori del paese, la "troika" che comprende l'UE, il FMI e la BCE in questi giorni serve a verificare i progressi del governo greco e non per rassicurare il ministro svedese. "Non abbiamo visto il rapporto della troika, ma il rischio è molto alto, a questo punto in cui le Finanze greche hanno deragliato, abbiamo bisogno di ripensare il modo di muoversi più veloce per erigere la barriera antincendio e i meccanismi di sicurezza per il controllo della situazione. "Interrogato su mezzi possibili, ha spiegato che "una parte molto importante è quello di impostare l'opportunità di ricapitalizzare le banche". Anche il ministro delle finanze britannico, George Osborne, esprime un sentimento contrario, ed ha anche richiamato lunedì, l'area dell'euro a "rafforzare" le proprie banche e rendere rapide le decisioni riguardanti la Grecia. L'area dell'euro "dovrebbe rafforzare il suo fondo di stabilità finanziaria, che può essere fatto in molti modi, e il FMI deve essere maggiormente coinvolto", ha ripreso, martedì, il primo ministro britannico, David Cameron, in una dichiarazione alla BBC, in margine alla conferenza del partito conservatore a Manchester. "Bisogna dare la spinta giusta", ha detto Cameron, aggiungendo che "il problema greco deve essere risolto in qualsiasi modo e velocemente". La ricapitalizzazione delle banche non è più un argomento tabù. "Abbiamo continuato la discussione sul fatto che abbiamo bisogno di rafforzare le banche in Europa. Tutti i paesi hanno chiesto una revisione dettagliata dei meccanismi di sostegno, tutte le dighe protezione", ha detto il ministro delle Finanze austriaco, Maria Fekter. "Rendere le banche più sicure è una priorità assoluta in questo momento", ha dichiarato. Christine Lagarde, il direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, aveva già suggerito alla fine di agosto, e la Commissione europea ha appena autorizzato la ricapitalizzazione di banche spagnole. Da parte sua, l'agenzia di rating Moody ha anche accettato lunedì che il rafforzamento del Fondo europeo di sostegno (EFSF) agli Stati fragili, deciso il 21 luglio possa accelerare una ristrutturazione del debito greco e ricapitalizzare le banche in questo paese. I mercati azionari hanno reagito male. La borsa di Atene, ieri martedì, ha perso il 6,38%.

Moody degrada il debito italiano

L'agenzia Moody ha annunciato ieri sera 4 ottobre, di aver abbassato il rating dei titoli di Stato italiani da Aa2 ad A2, a causa dei rischi per il finanziamento del debito a lungo termine, per la lenta crescita economica italiana e le incertezze politiche. Moody ha abbinato la sua decisione ad un outlook negativo, nel senso che potrebbe ulteriormente abbassare la nota sui titoli di Stato italiani nel futuro. Moody ha dato come prima ragione, l'aumento del rischio per le necessità di cifre sempre maggiori di finanziamento del debito pubblico nell'area dell'euro [per i paesi] come l'Italia a causa dell'erosione e non sostenuta da una ciclica fiducia degli investitori. A questo si aggiungono le debolezze strutturali per i rischi di una recessione sempre più legate a carenze strutturali e a prospettive indebolimento della crescita nel mondo. Secondo Moody, una terza ragione per il downgrade per l'Italia è che "i rischi e il tempo che saranno necessari al governo per raggiungere gli obiettivi di riduzione del deficit e di invertire la tendenza [aumentare] il debito pubblico a causa incertezze economiche e politiche non sono facilmente prevedibili nel tempo". L'agenzia aveva annunciato il 16 settembre di aver esteso il periodo di revisione del rating sovrano d'Italia per prendersi il tempo necessario per valutare le misure fiscali adottate a metà settembre. Un'altra agenzia di rating, Standard & Poor aveva declassato il rating italiano (da A + ad A) il 19 settembre a causa delle prospettive di crescita troppo basse.

lunedì 3 ottobre 2011

Il petrolio sembra stabile

La domanda globale di petrolio è bilanciata dalle forniture, hanno detto funzionari Opec dei due maggiori produttori Arabia Saudita e l'Iran, e come il gruppo valuta le prospettive di crescita economica e il ritorno della produzione libica. I mercati sono "stabili e in equilibrio", il ministro saudita del petrolio Ali Al-Naimi è stato citato dal giornale Asharq Al-Awsat, perciò che ha detto ieri a Riyadh. "Il regno è pronto a svolgere un ruolo positivo per garantire la stabilità del mercato". L'Iran non vede la necessità per l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio di aumentare la produzione del petrolio, data la mancanza di chiarezza circa la domanda globale, Mohammad Ali Khatibi, rappresentante del paese per il gruppo, ha detto all'agenzia di stampa di stato Mehr. L'olio ha coperto il maggior calo trimestrale la scorsa settimana dopo la crisi finanziaria del 2008, superando i segni di rallentamento della crescita in Cina, Stati Uniti e Germania che hanno accresciuta la domanda, ma si prevede che le preoccupazione s'indeboliranno. L'Agenzia Internazionale dell'Energia ha tagliato le previsioni della domanda globale di petrolio per questo e il prossimo anno nelle loro ultime relazioni di mercato rilasciate il mese scorso. OPEC si riunirà nel mese di dicembre a Vienna per valutare domanda e offerta e prendere in considerazione i livelli di produzione attuali. La produzione petrolifera dell'OPEC nel mese di settembre è salita ai massimi dal novembre 2008, con un taglio saudita che è stato superato dagl incrementi iracheni e libici, come ha mostrato un sondaggio di Bloomberg News. L'aumento della produzione di 75.000 barili, pari allo 0,3%, in media 30.055 milioni di barili al giorno, secondo il sondaggio di compagnie petrolifere, dei produttori e analisti. Escludendo l'Iraq, la produzione quotidiana degli 11 membri è caduta di 15.000 barili a 27,3 milioni, 2,44 milioni di barili sopra il loro obiettivo. L'Arabia Saudita, il maggior produttore dell'OPEC, ha ridotto la produzione di 90.000 barili, dello 0,8%, a 9,76 milioni di barili al giorno. Uscita in agosto dai 9.850 mila barili al giorno che era il livello più alto almeno dal gennaio 1989 quando i dati mensili Bloomberg hanno incominciato ad essere pubblicati. Il regno saudita ha superato la propria quota di 1.71 milioni di barili. Il Regno saudita, il più grande esportatore di greggio al mondo, e i vicini di casa del Golfo Persico Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti sono andati oltre i loro limiti OPEC per contribuire a coprire il deficit delle esportazioni libiche causate dal conflitto nel paese nordafricano. I paesi hanno sostenuto un piano per aumentare quote di produzione dell'Opec durante l'ultimo incontro del gruppo nel mese di giugno, una mossa che ha trovato l'opposizione di alcuni paesi come come l'Iran. In Medio Oriente i produttori possono avere un target minimo più elevato come prezzo del petrolio per pagare l'aumento della spesa sociale, ha detto in un briefing Citigroup Inc. Secondo Deutsche Bank AG i produttori hanno bisogno di un prezzo di circa 86 dollari al barile per soddisfare le esigenze di bilancio. Il giornale al-Eqtisadiah ha riferito oggi, citando il ministro delle Finanze Ibrahim Al-Assaf che le entrate dello stato saudita, sono composte prevalentemente da redditi derivanti da vendite di petrolio, e coprono l'aumento della spesa pubblica anche se superiori alla previsione di bilancio 2011. Il quotidiano al-Assaf ha scritto che l'economia saudita è "in crescita sana" e i prezzi del petrolio sono in " grande fluttuazione". Il greggio per consegna novembre è sceso di 2,94 dollari a 79,20 dollari al barile sul New York Mercantile Exchange, il più basso dalla quotazione del 29 set 2010. Il Brent per consegna novembre è sceso di 1,19 dollari, o dell'1,1%, per stabilizzarsi a 102,76 dollari al barile sul ICE Futures Europe scambio a Londra. I prezzi sono scesi dell'8,6% nell'ultimo trimestre, snellendo la loro ascesa quest'anno dell'8,5%.

domenica 2 ottobre 2011

La SEC USA controlla le Agenzie di rating

Il personale della Commissione Securities and Exchange degli USA ha effettuato alcune verifiche sulla puntualità delle comunicazioni effettuate dalle 10 agenzie di valutazione e venerdì nella sua prima relazione annuale agli esperti ha fatto presente di aver constatato "imprecisioni apparenti" in ciascuna delle società esaminate, tra cui Standard & Poors, Moody e Fitch. Un funzionario dell'agenzia ha dichiatato in una conference-call con i giornalisti che la SEC ha inviato una lettera che illustra le preoccupazioni del personale a ciascuna delle aziende di rating e ha chiesto un piano di revisione entro 30 giorni. La relazione era stata richiesta alla SEC l'anno scorso dalla legge di vigilanza finanziaria Frank Dodd. La relazione è molto specifica per ogni agenzia di rating del credito evidenziando le azioni discutibili, il nome, ma lo ha fatto anche descrivendo i problemi specifici trovati. Due delle tre più grandi aziende, per esempio, non hanno specifiche politiche in atto per gestire i conflitti d' interesse quando il rating è per un'offerta da una emittente che è anche grande azionista della società.Il settore è dominato da Corp. Moody, McGraw-Hill Cos Inc., Standard & Poor e FIMALAC SA Fitch Ratings. Una delle grandi imprese, dice il rapporto, non ha avuto procedure efficaci per evitare perdite di rating prima di essere pubblicati. Una delle tre aziende non è riuscita a seguire la sua metodologia di valutazione su certi titoli garantiti da attività. L'operazione è stato lenta da scoprire, per rivelare e correggere gli errori, e può aver lasciato interessi commerciali influenzati da questi suoi errori. Il rapporto afferma anche che la SEC non ha stabilito che uno dei risultati ha costituito un "deficit di regolamentazione materiale", ma ha dichiarato che potrebbe farlo in futuro."Ci aspettiamo che le agenzie di rating del credito affrontino le preoccupazioni che abbiamo sollevato in modo tempestivo ed efficace, e monitoreremo i loro progressi come parte degli esami che faremo nel corso dell'anno", ha dichiarato Norm Champ, vice direttore dell'Ufficio della SEC e dei controlli di conformità ed Esami. Il Congresso americano ha dato il potere alla SEC di regolare strettamente le aziende dal 2006, e la legge Frank Dodd ha dato successivamente all'agenzia poteri ancora maggiori nel settore.I valutatori del credito sono stati ampiamente criticati per aver alimentato la crisi finanziaria, dando voti superiore ai titoli dei mutui subprime che sono crollati nel valore appena il mercato immobiliare si è raffreddato.Lunedì, McGraw-Hill ha rivelato che la SEC potrebbe scaricare sulla sua agenzia S & P la responsabilità di una non conformità con le leggi sui titoli avendo dato un miglior quoziente ad un pacchetto di mutui cartolarizzati nel 2007. Robert Khuzami, il regista della SEC Enforcement che ha guidato i controlli, ha dichiarato a Reuters questa settimana che l'agenzia ha incontrato ostacoli per dimostrare gl'illeciti delle agenzie di rating, indicando nella complessità dei casi e nelle forti difese dei legali del settore le cause principali delle difficoltà. Ma ha aggiunto che non avrebbe fermato l'agenzia di sondare una possibile cattiva condotta.