venerdì 22 ottobre 2010

Ministri delle Finanze del G7 e banchieri del G20 in riunione straordinaria a Seul

Oggi nella tarda serata, di colpo, il dollaro ha recuperato le perdite accumulate nell'intera seduta. Tutto è avvenuto in concomitanza con la riunione straordinaria dei Ministri delle Finanze del G7 e dei banchieri centrali dei paesi del G20, che si è svolta a Gyeongju, nella Corea del Sud, 20 giorni prima della riunione dei capi di Governo del G20 dell' 11 e 12 novembre, e progettata per allentare le tensioni sui tassi di cambio. Il forte nervosismo dei mercati finanziari, è stato prodotto dall'incertezza generata dalle dichiarazioni del segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, di un'iniezione di forte liquidità sul mercato con l'acquisto di titoli di stato, ed è all'origine della guerra delle valute scatenatasi negli ultimi due mesi. Un'altra spiegazione è la scommessa degli investitori più speculativi di affidarsi completamente alla nuova ondata di “quantitative easing” promessa dalla Fed. A tutti è chiaro che una nuova abbondante immissione di liquidità avrà l'effetto di spingere ancor più in basso il cambio del dollaro, più moneta si crea, più la valuta s'inflaziona. Le affermazioni di Geithner su un dollaro forte, in sintonia con la retorica delle precedenti amministrazioni, non convincono più nessuno. Gli Stati Uniti sono alle prese con una ripresa fiacca e con un crescente deficit commerciale, per questo hanno bisogno di una valuta molto più debole, e tutti si aspettano che un nuovo abbondante “quantitative easing” abbia l'effetto di spingere ancor più in basso il cambio del dollaro.
Il compito dei Ministri delle Finanze del G7 e dei banchieri centrali del G20 è di preparare un passaggio cruciale delle armi sul tema scottante dei tassi di cambio. A meno di un mese del vertice del G20 a Seoul, devono cercare una tregua nella guerra che infuria nei cambi da settembre e minaccia la ripresa mondiale, secondo l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Gli Stati Uniti e l'Europa vogliono imporre alla Cina e ai paesi emergenti il principio di un meccanismo di regolazione del tasso di cambio. "Vogliamo che i paesi si preparino ad accettare una transizione veloce verso un unico insieme di principi", ha avvertito Timothy Geithner, segretario al Tesoro USA, prima di volare verso la Corea del Sud. Pechino e Seul, in particolare, sono accusati di mantenere le loro valute artificialmente basse per proteggere le loro esportazioni, nonostante la forza delle loro economie. E oggi, la svalutazione competitiva è diventata una scelta di campo, ha dichiarato Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia. Temendo una trappola, la Cina ha preso martedì di contropiede la situazione aumentando, per la prima volta dal 2007, i tassi d’ interesse. Una decisione ufficialmente giustificata dalla lotta contro l'inflazione, ma che permette a Pechino di deviare le critiche che si aspetta al G20, l'11 novembre. La presidenza della Corea del Sud a questo vertice non avrà vita facile. Seoul dovrà svolgere un mediazione continua per assicurare il successo del "suo" vertice, pur mantenendo la propria valuta, il won, ad un livello il più basso possibile perchè una rivalutazione potrebbe minacciare le sue esportazioni. Di fronte avrà Washington, l'Unione europea e il Brasile, che è stato il primo paese ad essere allarmato per la "guerra delle valute" ed ha scelto per se la politica della sedia vuota. Il suo ministro dell'Economia, Guido Mantega e il governatore della banca centrale, Henrique Meirelles, rimarranno a Brasilia, questo fine settimana, per colloqui finalizzati a contenere la rivalutazione della propria moneta. Questo dimostra il divario tra i pesi massimi del G20. "Un accordo a Gyeongju non è realistico. Ci saranno spiegazioni e franchezza per preparare il terreno per un compromesso tra i capi di stato a Seul, ha predetto Huh Chan-Guk, professore alla Chungnam National University. Inoltre, è possibile il varo di una dichiarazione che esorti il G20 a rompere il ciclo di svalutazioni competitive che è già sul tavolo. La battaglia è decisiva per l'Europa, che è influenzata dalla politica di stampare denaro presa da Washington e la manipolazione al ribasso delle valute dei paesi emergenti. L'ascesa dell'euro "è un ostacolo alla nostra ripresa economica," è il giudizio del consigliere Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari monetari. Christine Lagarde, Jean-Claude Trichet e altri rappresentanti della Eurozona dovranno stare insieme per evitare un "G2" monetario Pechino-Washington.

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