Le recenti tensioni nei mercati del debito sovrano (paesi PIGS e non solo) hanno influenzato, nel secondo trimestre del 2010, le condizioni di finanziamento delle IFM (Istituzioni Finanziarie Monetarie) e il loro accesso al finanziamento all’ingrosso con l’emissioni di nuovi titoli di debito.
L’impatto è stato visibile nei differenziali sulle obbligazioni bancarie e nei premi sui CDS (credit default swap) bancari, aumentati bruscamente in maggio e giugno, ma è anche probabile che abbia inciso negli ultimi mesi sulle decisioni delle banche dell’area dell’euro di emettere debito. A riprova di ciò, i dati sui bilanci delle IFM hanno evidenziato un calo netto dei titoli di debito emessi dalle IFM sia in maggio che in giugno. Questa tesi è avvalorata dagli ultimi risultati dell’indagine sul credito bancario condotta dall’Eurosistema, che evidenziano un peggioramento dell’accesso al finanziamento all’ingrosso nel secondo trimestre. Le esposizioni degli istituti al debito sovrano, e le incertezze riguardo all’entità di tali esposizioni, avrebbero anche accresciuto il rischio di controparte e inciso sulla probabilità di insolvenza delle banche più in generale. Questa circostanza si è rispecchiata, ad esempio, nei differenziali sulle obbligazioni bancarie con rating AA e A, che sono aumentati di circa 70-100 punti base tra metà aprile e metà giugno rispetto a un indice composito dei titoli di Stato dell’area dell’euro. Più di recente, i differenziali sulle obbligazioni bancarie, pur rimanendo su livelli elevati rispetto al primo trimestre del 2010, si sono in qualche misura ristretti, riflettendo – tra le altre cose – la pubblicazione dei risultati dell’esercizio di stress test sul sistema bancario a livello di UE il 23 luglio scorso. L’incremento dei costi sostenuti dalle IFM per emettere debito sul mercato finanziario in maggio e giugno potrebbe aver dissuaso molte banche dell’area dell’euro dal rinnovare il debito in scadenza, come riflettono i flussi netti negativi dei titoli di debito emessi dalle IFM in questi due mesi. Tale andamento è stato anche corroborato dalle statistiche sulle emissioni di titoli di debito (per le quali i dati sono disponibili fino a maggio): queste hanno rilevato, in maggio, un’emissione netta negativa di 25 miliardi di € circa da parte delle IFM dell’Eurozona, contro una media di lungo periodo di emissione netta mensile sempre da parte delle IFM dell’area pari a circa 22 miliardi di euro. Un motivo del decremento delle emissioni nette di titoli di debito da parte delle IFM, nei mesi recenti, potrebbe risiedere nel fatto che il settore bancario dell’area dell’euro si trova attualmente in una fase di aggiustamento dei bilanci, o come sta succedendo in Germania con la creazione di una “bad bank” nella quale far confluire eventuali esposizioni in eccesso di quantità di debito sovrano. Questa razionalizzazione potrebbe avere, sia pure a spese dei contribuenti, effetti indubbiamente positivi sul look delle banche.
L’impatto è stato visibile nei differenziali sulle obbligazioni bancarie e nei premi sui CDS (credit default swap) bancari, aumentati bruscamente in maggio e giugno, ma è anche probabile che abbia inciso negli ultimi mesi sulle decisioni delle banche dell’area dell’euro di emettere debito. A riprova di ciò, i dati sui bilanci delle IFM hanno evidenziato un calo netto dei titoli di debito emessi dalle IFM sia in maggio che in giugno. Questa tesi è avvalorata dagli ultimi risultati dell’indagine sul credito bancario condotta dall’Eurosistema, che evidenziano un peggioramento dell’accesso al finanziamento all’ingrosso nel secondo trimestre. Le esposizioni degli istituti al debito sovrano, e le incertezze riguardo all’entità di tali esposizioni, avrebbero anche accresciuto il rischio di controparte e inciso sulla probabilità di insolvenza delle banche più in generale. Questa circostanza si è rispecchiata, ad esempio, nei differenziali sulle obbligazioni bancarie con rating AA e A, che sono aumentati di circa 70-100 punti base tra metà aprile e metà giugno rispetto a un indice composito dei titoli di Stato dell’area dell’euro. Più di recente, i differenziali sulle obbligazioni bancarie, pur rimanendo su livelli elevati rispetto al primo trimestre del 2010, si sono in qualche misura ristretti, riflettendo – tra le altre cose – la pubblicazione dei risultati dell’esercizio di stress test sul sistema bancario a livello di UE il 23 luglio scorso. L’incremento dei costi sostenuti dalle IFM per emettere debito sul mercato finanziario in maggio e giugno potrebbe aver dissuaso molte banche dell’area dell’euro dal rinnovare il debito in scadenza, come riflettono i flussi netti negativi dei titoli di debito emessi dalle IFM in questi due mesi. Tale andamento è stato anche corroborato dalle statistiche sulle emissioni di titoli di debito (per le quali i dati sono disponibili fino a maggio): queste hanno rilevato, in maggio, un’emissione netta negativa di 25 miliardi di € circa da parte delle IFM dell’Eurozona, contro una media di lungo periodo di emissione netta mensile sempre da parte delle IFM dell’area pari a circa 22 miliardi di euro. Un motivo del decremento delle emissioni nette di titoli di debito da parte delle IFM, nei mesi recenti, potrebbe risiedere nel fatto che il settore bancario dell’area dell’euro si trova attualmente in una fase di aggiustamento dei bilanci, o come sta succedendo in Germania con la creazione di una “bad bank” nella quale far confluire eventuali esposizioni in eccesso di quantità di debito sovrano. Questa razionalizzazione potrebbe avere, sia pure a spese dei contribuenti, effetti indubbiamente positivi sul look delle banche.
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