Ormai è partita la macchina per il rientro giuridico o fisico di capitali dei risparmiatori italiani all’estero con disponibilità medie da 1,e mezzo a 3 milioni di euro. Difficile quantificare la dimensione del fenomeno anche se si parla di 45.000 unità fisiche o giuridiche che potranno aderire, tra liberi professionisti, imprenditori medi, artisti e sportivi, residenti soprattutto nelle regioni del Nord più qualche presenza significativa nel Lazio e in Campania. Altrettanto notevole è il numero degli intermediari finanziari, delle banche grandi e piccole,che sperano di rimpinguare i loro portafogli clienti. Basta leggere la pubblicità che in questi giorni si trova su tutti i giornali finanziari e non, con la puntuale elencazione dei servizi erogabili.
Altrettanto forte e diffusa è l’irritazione dei paesi confinanti come San Marino, il principato di Monaco e soprattutto la Svizzera che, un paio di giorni, fa ha dichiarato di voler interrompere i negoziati con l’Italia per un accordo nel settore. L’affronto, se così si può chiamare, è stato il controllo effettuato in territorio italiano da personale del Ministero delle Finanze e dell’ Agenzia dell’entrate, della correttezza d’informazione all’Archivio italiano dei rapporti finanziari. Questi adempimenti aiutano il fisco nella lotta all’evasione. La posta in palio è un rientro di capitali per circa 90 mld di euro e per le banche e il mondo dell’intermediazione tra gli 800 e i 900 milioni tra parcelle e possibili entrate sui capitali da gestire nei prossimi anni con incrementi sostanziali dei propri portafogli. Gli introiti, secondo stime della Boston Consulting Group verrebbe da provvigioni tra lo 0,65% e 0,75%. La difficoltà di definire con esattezza i possibili guadagni dell’intermediazione viene dalla complessita delle operazioni che permettono alle aziende di dichiarare che la personalizzazione necessaria dei servizi porta alla personalizzazione dei costi. Infine la la soddisfazione degli operatori di settore che, per anni hanno sofferto per il deflusso di clienti verso i lidi vicini,e che vedono il mercato muoversi in senso opposto.Il ritorno in patria di questi capitali ha numerosi vantaggi anche per i clienti italiani. Nel passato questa dislocazione lontano dei propri cespiti, quindi con difficoltà di monitoraggio e d’intervento, ha comportato anche grosse perdite per alcuni, per gestione troppo spericolate, per cui i benefici della mancata tassazione in Italia, si è rivelata inesistente. Inoltre il pagamento della penale per il rientro del 5%, molto esigua verrà ancora dimezzata per tutti coloro che vorranno investire nel capitale della propria azienda con il riconoscimento di un credito d’imposta previsto dal Ministero delle Finanze. E’ un’occasione d’oro per tutto il settore dell’ intermediazione finanziaria che dopo anni di difficoltà e bassa crescita potrebbe ottenere un rilancio definitivo.
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