mercoledì 25 novembre 2009

Il mondo cambia le banche no


Strano questo fine 2009, su tutti i giornali si possono leggere articoli in cui tanta gente, imprenditori veri si sforzano di trovare soluzioni per uscire dalla crisi, aumentano le rappresentanze d’imprenditori che organizzano meeting e fiere, in tutte le parti del mondo, per tirar fuori dalle secche il proprio paese, ma le banche sembrano ancora non essersi rese conto che il loro mestiere è sostenere l’imprenditoria nello sforzo di far ripartire la locomotiva e non percorrere le vie della vecchia e selvaggia speculazione. Sembra quasi che la specializzazione maturata nel passato di utilizzare i capitali ieri privati, oggi la liquidità monetaria pompata dalla banche centrali, sia rimasto il loro business preferito. Prendono il danaro a costo quasi zero e lo investono in bond di stato lucrando quei 2/3 punti netti di guadagno. Spesso lo offrono a società finanziarie che continuano le speculazioni, sull’oro arrivato al 1180 dollari l’oncia, o sul barile di petrolio o sulle commodity facendo aumentare in modo insostenibile i generi di prima necessità affamando quindi sempre di più le popolazioni più povere del terzo o quarto mondo.Colpisce quanto reso noto dalla Fdic, Federal Deposit Insurance Corporation che negli USA alla fine del terzo trimestre gli istituti bancari in difficoltà erano 552 rispetto ai 416 della fine del 2 trimestre e ai 305 di marzo. Le cose non cambiano molto in GB visto i flussi di denaro pubblico arrivato alle banche più grandi di quella nazione, e, le cose non cambiano molto in Cina visto che la Banca centrale ha invitato le banche cinesi ha ricapitalizzare i propri patrimoni, più che sostenere, con aggressività, l’espansione del credito all’esportazione dato anche la prospettiva al ribasso del PIL USA. Risultato dello spavento dei banchieri cinesi è che la l’indice della borsa di Shangai ha perso il 3,5% di valore. Da questo punto di vista i suggerimenti e le analisi di mercato che in vista di una ripresa lenta, invitano a puntare su una economia dallo sviluppo sostenibile, attenta anche ai bisogni del territorio, di una economia meno distruttiva delle risorse del globo e più attenta a tutto ciò che rispetta l’ambiente, trova ancora una insufficienza attenzione.

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