sabato 14 novembre 2009

Exit strategy


Notizie buone sul fronte della ripresa. Dopo 5 trimestri negativi il 3° trimestre di quest’anno presenta nel suo complesso un segno positivo dello 0,6%. L’opposizione di centro sinistra e la CGIL, che oggi ha manifestato a Roma contro l’inerzia del governo che fa troppo poco per spingere il pedale dell’accelleratore della ripresa e rilanciare i consumi, probabilmente sottovalutano alcuni dati di fondo. Se è vero, come dicono che il governo ha fatto poco e nonostante questo ci sono segnali positivi, significa che la ripresa è reale e non drogata da incentivi e dagli stimoli provenienti dalla liquidità che altri paesi europei e non, hanno immesso nell’economie nazionali per spingerle fuori dalle secche della crisi. Cosa succederà quando questi incentivi verranno meno? Gli Stati Uniti viaggiano nel 2009 con un deficit di bilancio del 10%, l’Italia a 5,2%. L’Italia ha un fisco più pesante del 5% di quello USA che preleva con le tasse solo il 17% del PIL. Può sembrare irrealistico questo dato, visto il bombardamento mediatico sulla funzionalità del fisco americano, ma poi si scopre che l’evasione esiste dappertutto e forse in percentuale maggiore che nella penisola. La domanda è: migliora il sistema Italia o peggiora e, come qualcuno sussurra, s’italianizza quello estero? Forse ha ragione il governatore di Bankitalia, Mario Draghi quando, come presidente del Financial Stability Board, suggerisce regole più omogenee a livello internazionale, per rendere più trasparenti le transazioni finanziarie e più stabile la crescita che s’intravede in questi giorni. Il rischio è che senza queste regole globalmente condivise, una crescita sostenuta soltanto dalla liquidità, alla prima stretta creditizia effettuata dalla banche centrali dei grandi paesi per bloccare eventuali fiammate inflazionistiche, si ricomincia con il solito girone infernale, di dantesca memoria, di stop and go.

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