venerdì 27 novembre 2009

Dubai. La crisi sta finendo, ma le bolle no


Ha ragione il governatore della Banca d’Italia, quale presidente del FSB, che occorrono nuove regole, urgenti per stabilizzare i mercati. Ha ragione il ministro Tremonti che da qualche hanno interviene nei consessi internazionali per dire che occorre un nuovo “legal standard” più o meno universalmente accettato per definire una cornice nel quale muoversi con un minimo di correttezza. Ma al G8 dei ministri delle finanze, svoltosi a Roma come riunione propedeutica al G8 dell’Aquila, fra i titolari dei ministeri finanziari un secco no arrivò proprio dagli USA. Il problema è che troppo finanzieri d’assalto non riescono a frenare un’avidita che ha come limite, solo il massacro del mercato e gli improvvidi risparmiatori che sperano di arricchirsi seguendo i consigli di giovani analisti che traggono le loro informazioni dalla lettura dei quotidiani convincendosi l’un l’altro che il titolo sia da comprare.In questo campo anche i rating offerti dalle varie società di settore non aiutano a raccapezzarsi in quanto sono buoni finchè non diluvia, tranne abbassarli di colpo il giorno che crollano. A corollario del quadro si riscontrano nel pantano dei 59 miliardi di dollari per cui l’ente di stato Dubai World ha chiesto una moratoria del pagamento sino a maggio de 2010, ci sono sempre le stesse banche: HSBC, Lloyd Group, la Banca reale di Scozia,Barclays, Standard Chartered, poco o per niente implicate le banche italiane. La cartina di tornasole che c’è poca chiarezza in borsa viene dal riscontro che tutte le borse ieri hanno perso, particolarmente colpito il settore finanziario e le banche, senza una verifica di chi è implicato di più e chi meno.

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