Negli ultimi dieci anni c’è stato un vorticoso aumento delle transazione monetarie salite da 1,5 trilioni di dollari a circa 3 trilioni.
Il mercato degli scambi ha rapprensentato una correzione continua dei valori delle monete, spinte momentaneamente dalla speculazione e dalle notizie di aumenti delle esportazioni nazionali e da altre voci ricorrenti, ma nel lungo periodo i valori hanno rappresentato anche una fotografia della forza di una nazione o di una area com’è Euro-zona. Otto anni orsono, quando debuttò l’Euro fu quotato sopra il cambio alla pari con il dollaro, infatti occorrevano 1,16 cents di dollaro per avere un 1 euro. Per qualche giorno l’Euro tenne il valore d’emissione, poi scese sino a valere 0,870 di un dollaro. Poi lentamente l’euro recuperò, grazie all’azione della BCE , alle politiche nazionali anche ingabbiate dal trattato di Maastricht che vietava di superare il tetto di un 3% di deficit rispetto al bilancio nazionale, pena richiami ufficiali e pesanti multe. Oggi il cambio si aggira su un 1,5 dollaro per euro. Cosa pesa sulla moneta USA oltre la crisi di cui si parla? Questa crisi è causa o effetto di un profondo sbilanciamento dell'economia americana, che oggi viaggia su un deficit del 10% sul bilancio? L’Italia viaggia al 5% circa, tutta l’Eurozona intorno al 6%. L’entrate del fisco americano sono pari al 17% del PIL e bastano per pagare gli interessi del debito pubblico, le pensioni, la spesa sanitarie e le spese della macchina militare. Il resto che serve a costruire strade,ferrovie, sicurezza interna, giustizia e istruzione va sostenuta con nuovi debiti. L’aumento della disoccupazione, la stagnazione del commercio e l’aumento delle scorte di greggio danno la sensazione che la strada della ripresa è tutta in salita.
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