lunedì 16 novembre 2009

GDO. Cambiamenti in vista


Dopo le aperture a raffica degli anni scorsi di grandi supermarket con superfici superiori anche ai 2.500 mq, soprattutto da parte delle grandi multinazionali di settore come la francese Carrefour, le tedesche Lidl e Metro, che sembravano mettere in difficoltà le catene italiane, alcune delle quali sono state assorbite da quest’ultime, qualcosa incomincia a cambiare nella loro politica di “customers satisfacion”cercando magari con superfici più ridotte un’avvicinamento alla clientela. Diversi fattori esterni e interni sono interventi in questi ultimi anni che hanno pesato nelle scelte commerciali. Alcuni fattori esterni possono essere individuati nei costi kilometrici di spostamento, che alla fine incidono sui costi vivi della spesa, senza possibilità di recupero su di essa. Non si sono avverate le promesse di una nuova politica di razionalizzazione delle stazioni di servizio e quindi la possibilità di vendere carburante con il “brand” della catena commerciale a prezzi fortemente scontati, le difficoltà di avere a disposizione grosse aree di parcheggio nei centri città, cosa comoda perché la dislocazione nei centri abitati comunque garantisce una certa fidelizzazione della clientela, l’invecchiamento della popolazione e la rarefazione dei nuclei familiari, spesso si arriva a percentuali superiori al 40% per famiglie composte da 1 o 2 unità. Problemi interni possono essere, senza una priorità specifica di peso nella scelta. La sopravvivenza di negozi specializzati nella produzione e/o vendita di determinati prodotti come panetterie, formaggerie,ma anche nel bricolage e nell’abbigliamento, dove a un rapporto privilegiato con il consumatore fa riscontro un assortimento maggiore dei prodotti desiderati. La necessità, che la crisi ha acuito di offrire un prezzo più basso, percorso che ha prodotto molti generi di largo consumo con il nome della catena commerciale, arrivando nei supermercati della Coop ha coprire il 25% delle vendite, mantenendosi al 15% nelle altre catene. Questi cambiamenti hanno schiacciato le vendite e i margini delle marche più famose che sino al 2007 dettavano legge sul mercato. Diversi sono anche i tentativi di fidelizzare la clientela con raccolte punti per ottenere doni anche di un certo valore. Con queste premesse fa ben sperare la notizia di fonte:” Scenari Immobiliari” della prevista apertura di 76 nuovi centri commerciali nel biennio 2010-2011 in tutto il paese, anche se la parte del leone la faranno il Piemonte, la Lombardia, il Lazio e la Campania con 54 nuovi centri, è indubbio che si va verso una razionalizzazione del settore e quindi in una maggiore produttività.

0 commenti: