L'asta del debito di oggi, giovedì, è stata un disastro. Il paese è stato costretto a pagare un tasso del 9,96% sul debito a breve termine e non ha nemmeno venduto i 45 miliardi di fiorini messi all'asta poichè non ha accettato di pagare un tasso del 10% richiesto da alcuni investitori per cui sono stati collocati titoli per solo 35 miliardi di fiorini. Le ragioni di questo insuccesso sono ben note. La moneta ungherese è in caduta libera (-18% vs. l'euro in sei mesi) nonostante il rialzo dei tassi offerti per sostenere la fiducia e proteggere coloro che hanno contratto mutui in valuta estera. Il governo deve raccogliere circa 16 miliardi di dollari quest'anno e l'Ungheria sta richiedendo linee di credito alle banche straniere. Il tutto in un clima incandescente con manifestanti in piazza, infuriati per una nuova costituzione, ampiamente criticata perchè ritenuta anti-democratica. Il governo del primo ministro Viktor Orban è ai ferri corti con l'Unione europea e il Fondo Monetario Internazionale su un nuova legge che limita l'indipendenza della banca centrale. L'unica notizia moderatamente incoraggiante è che questa asta disastrosa ha convinto il governo a toni più concilianti verso il FMI. Ma chiaramente molta acqua dovrà transitare sotto i ponti prima che il FMI possa essere sufficientemente rassicurato circa il ruolo della banca centrale per offrire un sostegno finanziario. Il rinnovarsi delle emergenze rende difficile fermare la fuga di capitali. Il rischio di una crisi bancaria ungherese e di un congelamento del credito è alto. Ecco un altro motivo di preoccupazione per la salute del sistema bancario europeo. Dieci delle 20 principali banche ungheresi sono di proprietà estera, otto di proprietà europea. Le esposizioni non sono enormi come percentuale sul totale delle attività delle case madri, ne significative.
giovedì 5 gennaio 2012
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