Atmosfera nervosa in Germania dopo il successo dell'operazione "liquidità" della Banca centrale europea, effettuata ieri come finanziatrice dell'Eurozona di ultima istanza anche non avendo il permesso di stampare moneta come fa la Fed USA e la BoE del Regno Unito, ma evitando così un credit crunch su scala continentale. Qualche giornale tedesco ha parlato di banche ingozzate di € 489 miliardi di sostegno. Altri giornali fanno notare come una operazione del genere, in una UE dove l'inflazione viaggia sul 3% annuo, può non aiutare a frenare i prezzi, anzi la messa in circolazione di tanta moneta potrebbe alimentare un circolo vizioso al rialzo della congiuntura economica. In effetti poco hanno dato risalto al fatto che un intervento di queste proporzioni e così deciso ha messo in rilievo anche una mancanza d'indirizzo politico della classe dirigente europea che poteva, con un ruolo più incisivo, coordinare meglio la congiuntura nell'Eurozona. La conoscenza dei meccanismi e l'autorevolezza dell'attuale presidenza ha ovviato, per il momento, alle manchevolezze di Bruxelles e dei vari tandem politici di conduzione. In effetti i 489 miliardi di €, presi in prestito dalla sede a Francoforte della Banca centrale è stata una cifra notevolmente superiore a quanto era stato previsto dagli analisti (dai € 250 miliardi ai € 350 miliardi). Il programma del prestito della BCE, presentato in un primo tempo, dal nuovo presidente della banca centrale, Mario Draghi, all'inizio di questo mese, era stato progettato per ridurre la probabilità che una grande banca privata a corto di denaro il prossimo anno fosse costretta in una situazone predefinita catastrofica. L'offerta di ieri è stata la più grande somma stanziata in una operazione di liquidità dai 442 miliardi di € di prestiti presi dalle banche dal giugno 2009. "Questo è un bene. E' un numero positivo, nella parte alta delle aspettative. Dovete considerarlo come un risultato positivo," ha dichiarato James Nixon della Société Générale. Alcuni politici europei, tra cui il presidente francese, Nicolas Sarkozy, hanno espresso la speranza che le banche private utilizzeranno i fondi per comprare le obbligazioni sovrane di nazioni come Italia e Spagna, contribuendo così a stabilizzare la crisi del debito dell'Eurozona. Deutsche Bank ha stimato che le banche hanno utilizzato circa la metà di € 442 miliardi presi in prestito da parte della BCE nel 2009 per comprare titoli sovrani greci e spagnoli. In effetti gli analisti sono divisi sul fatto che questo sia probabile che accada. "Le piccole banche possono essere tentate di investire il ricavato dell'asta in obbligazioni sovrane, approfittando del grande differenziale del tasso d'interesse," ha dichiarato Christian Schulz, di Berenberg Bank. Annalisa Piazza di Newedge Strategy, ha detto che le banche più grandi sono suscettibili di tentare il "carry trade" cioè acquistare debito periferico ad alto rendimento utilizzando il basso costo del prestito della BCE. "Dato il gran numero di banche partecipanti alle aste di oggi, non possiamo escludere che le banche di alcuni paesi core hanno iniziato a prendere in considerazione operazioni di questo tipo. Giovanni Sabatini, dell'associazione bancaria italiana, ha espresso l'idea che le recenti azioni delle Autorità bancaria europea (EBA), che ha richiesto alle banche che detengono ingenti somme di debito dell'eurozona periferica di aumentare il loro capitale, agirebbe da disincentivo contro le banche che si fanno carico di nuovi titoli di stato europei. "Le regole EBA sono un deterrente per l'acquisto di obbligazioni sovrane", ha detto Sabatini. "Iniezioni di liquidità anche importanti dalla BCE non possono essere utilizzate per sostenere il debito sovrano. Le banche non solo non aumenteranno le loro esposizioni, ma probabilmente le taglieranno."
giovedì 22 dicembre 2011
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