Il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker fa sapere che l'Europa ha rafforzato il suo arsenale anticrisi con l'accordo raggiunto tra i ministri dell'Eurogruppo per aumentare la quota di partecipazione dell'Ue al Fmi: tali somme saranno messe poi a disposizione degli stessi paesi dell'Euro. Il totale messo a disposizione è di 150 miliardi di euro di risorse aggiuntive per il Fmi attraverso prestiti bilaterali. L'Italia verserà 23,5 miliardi di euro, la Spagna 14,9 miliardi, la Francia 31,4 miliardi di euro, la Germania 41,5 miliardi. La Repubblica Ceca, la Danimarca, la Polonia e la Svezia hanno indicato la loro volontà di partecipare al rafforzamento del Fmi, mentre la Gran Bretagna ha rifiutato di impegnarsi, impedendo di raggiungere l'obbiettivo di 200 miliardi di euro precisando che un suo eventuale contributo sarà definito nell'ambito del G20 ad inizio del 2012. "Si tratta ovviamente di una soluzione limitata - ha commentato alla televisione di Bloomberg l'ex presidente di Ubs, Peter Kurer - Ciò di cui avremmo davvero bisogno in un mondo ideale sarebbero gli eurobond o un loro sostituito che possa assicurare ampia liquidità e fiducia nei mercati". Il successo della strategia FMI dipende da come le altre grandi potenze decideranno di reagire. Mentre sono in corso colloqui con la Cina, vi è qualche possibilità" che i legislatori degli Stati Uniti approvino più fondi, secondo quanto dichiarato dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble a Deutschlandradio. La BCE ha dichiarato di aver acquistato 336 miliardi € di obbligazioni nella settimana terminata il 16 dicembre, contro i 635 miliardi di € della settimana precedente. La prossima azione di lotta contro la crisi della BCE arriverà oggi, con l'offerta senza limiti alle banche di prestiti con durata tre anni, lubrificando il sistema creditizio con un diluvio di denaro. La chiave per rasserenare il clima resta la richiesta del Cancelliere tedesco Angela Merkel, di un nuovo trattato cementato da bilanci in pareggio e regole precise in modo da rendere più difficile per i trasgressori di liberarsi dalle sanzioni. I negoziati cominciano oggi sul testo, con l'obiettivo di firmare il trattato a marzo. Anche se nessun governo è stato punito per un deficit al di sopra del limite del 3% del PIL in euro nei 13 anni di storia, il voto rinnovato di probità fiscale è stato progettato per incoraggiare l'azione da parte della banca centrale indipendente. L'impegno ha segnato una "svolta", ha dichiarato Draghi in un'audizione al comitato del Parlamento europeo a Bruxelles ieri. "Il nuovo patto fiscale è un segnale fondamentale, che mostra una traiettoria chiara per l'evoluzione futura della zona euro". Oggi pomeriggio l'euro incontra il dollaro a quota 1,3130.
martedì 20 dicembre 2011
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