lunedì 26 dicembre 2011

L'Euro subisce le scosse di assestamento

Le apparenze possono ingannare. I 17 paesi dell'Eurozona, venerdì 9 dicembre, hanno messo in moto un trattato intergovernativo che si spera dia una svolta all'Unione economica e monetaria. Certo, questo accordo non farà nulla per calmare i mercati nel breve termine, quando la gestione della crisi del debito sovrano da parte dei leader europei è ancora caotica al punto di instillare dubbi sulla sopravvivenza dell'euro stesso. Tuttavia, l'impegno sembra sostenuto dal fatto che s'incomincia a trarre insegnamento dal fallimento dell'unione monetaria nella sua forma originale: si pongono le basi per un governo economico, precedentemente respinto dalla Germania, di fronte all'onnipotenza della divisione monetaria. Così, dopo due anni di crisi prolungata, i diciassette, sotto la pressione del mercato segnalano una disponibilità a rompere i tabù dei fondatori e rinnovare il contratto che regola la loro vita insieme per una maggiore solidarietà, con una maggiore disciplina fiscale - perché gli Stati meno virtuosi si ripuliscano i loro conti sotto il controllo dei loro vicini, dopo aver vissuto per un decennio, oltre le loro possibilità, grazie alla credibilità della Germania. Resta da sapere come questi impegni saranno inclusi in linea di principio entro il mese di marzo, scolpiti nelle tavole del futuro trattato. Rimane l'evidenza che l'area dell'euro resta un vero e proprio polo di attrazione, a dispetto di queste deviazioni ed è riuscita a realizzare questo progetto, con l'aiuto di quasi tutti i paesi dell'Unione, ad eccezione del Regno Unito. La resistenza di questo paese va trattata con delicatezza onde evitare l'apertura di un pericoloso vaso di Pandora, che può evidenziare l'esistenza di un'altra Europa, che vorrebbe smontare l'UU. L'emergere di una Europa a due velocità, o in cerchi concentrici, non è nuova: essa ha preso forma con la creazione dello spazio Schengen o con l'euro alla fine del 1990. Ma le forze centrifughe non sono mai stati più elevate e potrebbe minare l'intera struttura. Quasi che l'ulteriore integrazione dell'Unione economica e monetaria, sotto la pressione degli eventi, potrebbe far partire una nuova decadenza. Gli indizi in questo senso non mancano, siano essi diplomatici, politici o istituzionali. Chi si rallegrava nei circoli del potere in Francia, per l'isolamento del Regno Unito sbagliava perchè, in primo luogo, è un colpo per la coesione e la potenza di fuoco della UE. Il Primo Ministro David Cameron ha solo rafforzato l'euroscetticismo d'oltre Manica fino al punto che la questione della partecipazione del Regno Unito presso l'Unione europea è oggi più che mai chiesta. Ora, è più difficle risolvere i problemi nella zona euro, senza trovare un modus vivendi con Londra e la sua piazza finanziaria, la crisi è in parte dovuta alla attuale deregolamentazione del settore. Come è possible pensare di sviluppare una diplomazia comune e /o anche una difesa europea senza coinvolere gli inglesi, quando i tedeschi sembrano essere più che mai tentati, come durante l'intervento in Libia, a ritirarsi dagli affari del mondo? Le scosse di assestamento che hanno toccato l'euro possono, inoltre rendere il senso delle difficoltà delle politiche comuni. Sotto pressione per il trasferimento di maggior sovranità di bilancio a Bruxelles - una scelta difficile alla vigilia delle elezioni in Francia, in Germania e forse in Italia. Coincidenza? La Francia e la Germania hanno proposto, tre giorni dopo il vertice dell'Unione europea del 9 dicembre, l'istituzione di un comitato composto dei ministri degli Interni per una verifica del trattato di Schengen. Un modo per contrastare le proposte della Commissione europea, che ha suggerito al contrario, di centralizzare di più a Bruxelles la supervisione dell'area di libera circolazione dei cittadini. "Siamo sul bordo del precipizio," ha riassunto il Primo Ministro polacco Donald Tusk, alla fine della presidenza di turno dell'Unione. "Troppe persone in Europa si sono convinte che la soluzione per uscire dalla crisi è quello di uscire dalla UE. È un sintomo di una malattia ", ha continuato che ha riorientato la Polonia europea. Un avvertimento che merita di essere meditato.

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