domenica 25 dicembre 2011

Il finanziamento della BCE alle banche europee spiazza la vecchia casta europea

Il finanziamento a tre anni della BCE con un tasso base dell'1%, per alcuni vecchi politicanti è un assurdo molto pericoloso, e con questa motivazione spiegano il successo incontrato con 489 miliari di € richiesti da più di 500 banche dell'Eurozona. Molte di questi critiche partono da un commento positivo sulla figura del presidente Mario Draghi, riconosciuto come un uomo prudente che con le sue azioni difende coraggiosamente l'integrità del ruolo della BCE in conformità con i principi che disciplinano il ruolo delle banche centrali, e proprio per quanto di positivo ha fatto nel passao, dichiarano di essere state colpiti quando hanno scoperto l'annuncio di queste misure. L'accusa più forte è che si tratta di un dono che non riflette il rischio tra i paesi della zona euro e i relativi premi (spread) che devono pagare al mercato. Così banche italiane possono prendere fondi allo stesso tasso delle banche tedesche, mentre il divario tra l'Italia e la Germania è a più del 5% sulle scadenze decennali. In questo modo si promuovono quelle banche mal gestite o di paesi con un debito esorbitante. Il ruolo di una banca centrale è non per sovvenzionare le banche o i governi, ma di adottare una politica monetaria coerente con le condizioni di mercato e l'evoluzione dell'economia. La sua missione principale è quella di combattere l'inflazione. Quanto fatto ultimamente viene ritenuto un intervento inflazionistico. Questa operazione presenta una forma di SOS per la sua grandezza e durata: alcune banche europee avevano bisogno di 110 miliardi di fondi propri. Perché improvvisamente 489 miliardi di prestiti sono stati concessi a lungo termine? Questa misura incoraggia le banche a scapito di altri detentori di obbligazioni dell'Eurozona come ad esempio le compagnie di assicurazione o i fondi pensione. Quest'ultime note hanno una loro vericidità, per cui nei meccanismi finanziari europei che faticosamente Bruxelles sta cercando di costruire si dovranno trovare i giusti bilanciamenti. Ma colpisce l'assoluta mancanza di critiche e di suggerimenti alla classe politica dell'UE che a distanza di circa 11 anni di entrata in circolazione della moneta unica ancora non ha trovato il modo e il momento per una politica fiscale strettamente convergente. La speranza è che nelle maglie larghe di un' economia avanzata ogni paese trovi il varco per continuare a gestire il proprio orticello. L'esempio del mancato accordo sui derivati e sulla tassazione delle operazioni finanziarie, per le resistenze del Regno Unito sono la cartina di tornasole della buona volontà di marciare uniti verso un coordinamento efficace.

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