venerdì 16 dicembre 2011

Il 2012 un anno di crisi

Oggi il Primo Ministro italiano, Mario Monti, in occasione della conferenza in memoria di Tommaso Padoa Schioppa, presso la Banca d'Italia, alla presenza del Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, e del suo predecessore e ora presidente della Bce, Mario Draghi, ha dichiarato che non c'è una crisi dell'euro, ma c'è una crisi di bilanci nazionali. Se guardiamo al futuro, la prospettiva del 2012 sembra essere quella di un anno con un potenziale esplosivo di una violenza rara, qualunque sia la direzione del nostro sguardo. In Europa, la prospettiva di dover rifinanziare 1200 miliardi di euro di debiti è preoccupante: ampie fasce di investitori (comprese le banche europee) non sottoscriveranno le nuove emissioni di debito sovrano dell'Eurozona. L'Europa ha perso la fiducia degli investitori. La crescita non andrà a ridurre il peso del debito. L'Europa è in recessione, anche se alcuni paesi hanno ancora un surplus di piccole dimensioni, compensato dalle prospettive di recessione profonda di altri paesi che dovranno affrontare un programma di austerità inevitabile. Dall'altro lato dell'Atlantico, la paralisi del Congresso degli Stati Uniti e la data delle elezioni rendono difficile qualsiasi azione. Vi è,comunque, una differenza importante: il costo del debito pubblico degli Stati Uniti è meno della metà di quello europeo. L'effetto della valanga che porta l'Europa in un precipizio non si applica agli Stati Uniti, che continuano ad essere percepiti come il posizionamento di ultima istanza, aiutati con forza dalle agenzie di rating (USA). Questa è una questione di fiducia cercata e perseguita con intelligenza favorita dal fatto che da 200 anni sono un'entità unica e non frastagliata come l'Europa. L'Asia sta cominciando a sentire gli effetti di un rallentamento dell'economia. Il calo della domanda europea e l'impatto sulla produzione degli Stati Uniti ritoccano al ribasso le esportazioni dell'India e della Cina, ma il risparmio asiatico ha proporzioni significativi (circa il 30% del reddito familiare) e consumano poco. L'India, il cui governo è paralizzato, si trova ad affrontare una rupia in calo, l'aumento dell'inflazione e una bilancia dei pagamenti che sarà in disavanzo. In Cina, meglio gestita dal suo governo, la situazione è meno esplosiva, ma la sua crescita è in ribasso. La situazione in Medio Oriente, America Latina e Africa, non è molto diversa dai paesi del BRICS. La questione è che non ci sono molti casi di crescita in tutto il mondo per sostenere l'attività economica. La combinazione di Nord America ed Europa occidentale dovrebbero produrre una crescita zero. Oggi è l'Europa che preoccupa il mondo, non perché c'è una crisi del debito, ma a causa del debole intervento dei suoi leader politici. Martin Wolf, editorialista del Financial Times osserva come la crisi europea è il risultato dei mancati interventi dei leader politici, in particolare Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Questa probabilmente sarà la causa principale per la Germania della perdita di un punto prezioso sul rating AAA a AA + e per la Francia di perderne due a AA. I politici sono sempre più scollegati dalla realtà esplosiva. Non hanno saputo / voluto organizzare una ristrutturazione del debito italiano di circa 400 miliardi prossimo alla scadenza entro maggio 2012. Se il vertice del 12 dicembre era "un'ultima possibilità," l'Europa rischia di aver perso l'appuntamento. La fragilità del sistema bancario europeo si aggiunge a queste preoccupazioni. Non si vede come uno o l'altro paese della zona euro può sfuggire ad un salvataggio di emergenza di una delle sue istituzioni, con un rischio sistemico per l'economia. Il requisito perseguito della EBA di portare il Tier 1 ad un livello di equità del 9% a metà 2012 aumenta queste pressioni, fa diminuire la disponibilità delle banche a concedere prestiti per l'economia e spinge le loro azioni in un terreno sfavorevole. Tutto questo indebolisce il capitale delle banche. In questo contesto, fornire capitale sociale mediante emissione di azioni o emissione di debito è proibitivo. Gli investitori preferiscono i buoni del Tesoro o depositi a breve termine della banca. Non a caso nel programma "salva Italia" del governo dei tecnici italiani, una delle misure è quella che lo Stato garantirà l'emissioni di obbligazioni bancarie per i prossimi anni. I soldi ci sono, ma l'arretramento dell'economia a causa della preoccupazione degli investitori, non facilità il rilancio. Gestire l'ansia è diventata una priorità se si vuole che il tornado del 2012 non si trasformi in un tsunami di panico degli operatori economici. La tragedia è che la causa è principalmente politica, e i politici devono riconquistare la loro credibilità al più presto possibile, altrimenti sarà dura.

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