Gl'italiani hanno un gruzzolo ben fornito. Mentre viene adottato un terzo piano di austerità, uno studio della Banca d'Italia, pubblicato questa settimana, rivela che il nostro paese è il più ricco del G8. Alla fine del 2010 la ricchezza lorda delle famiglie italiane era pari a circa 9.525 miliardi di euro, corrispondenti a poco meno di 400 mila euro in media per famiglia. Le attività reali rappresentavano il 62,2% della ricchezza lorda, le attività finanziarie il 37,8%. Le passività finanziarie, pari a 887 miliardi di euro, rappresentavano il 9,3% delle attività complessive. Secondo stime preliminari, nel primo semestre 2011 la ricchezza netta della famiglie italiane sarebbe aumentata dello 0,4% in termini nominali: l’aumento delle passività è stato più che compensato dalla crescita delle attività reali e finanziarie. Nel confronto internazionale le famiglie italiane secondo l'OCSE, mostrano un’elevata ricchezza, pari, nel 2009, a 8,3 volte il reddito disponibile, contro l’8 del Regno Unito, il 7,5 della Francia, il 7 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 4,9 degli Stati Uniti. Esse, inoltre, risultano relativamente poco indebitate: l’ammontare dei debiti è pari all’82% del reddito disponibile (in Francia e in Germania è di circa il 100%, negli Stati Uniti e in Giappone è del 130%, nel Regno Unito del 170%. Questo risultato permette agli italiani di essere leader tra i paesi più ricchi. Nello studio di Bankitalia sono state considerate l’insieme delle famiglie consumatrici e delle famiglie produttrici, mentre sono state escluse le Istituzioni Sociali Private, cioè quegli organismi privati senza scopo di lucro che producono beni e servizi non destinabili alla vendita (sindacati, associazioni sportive, partiti politici, ecc.). I dati forniti dalla Banca d'Italia rispecchiano le attività e le passività finanziarie del settore famiglie e differiscono pertanto rispetto ad altre fonti, ad esempio i Conti Finanziari, che misurano anche il fatturato delle Istituzioni Sociali private. La variazione della ricchezza complessiva in termini reali può essere attribuita a due fattori: il flusso di risparmio (al netto degli ammortamenti) e i capital gains, che esprimono le variazioni dei prezzi delle attività reali e di quelle finanziarie, al netto della variazione del deflatore dei consumi. Nel 2010 il risparmio delle famiglie è ammontato a circa 50 miliardi di euro; i capital gains sono stati invece negativi (circa 180 miliardi di euro), principalmente a causa del forte calo dei corsi azionari avvenuto nel corso dell’anno.
domenica 18 dicembre 2011
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