venerdì 10 settembre 2010

Prossimo confronto sul mercato fra Stati e banche

Secondo uno studio dell’agenzia di rating Fitch, pubblicata ieri giovedì 9 settembre, nei prossimi mesi Stati e banche si affronteranno sul mercato finanziari per chiedere agli investitori 455 miliardi di euro nella seconda metà dell’anno e tra i 900 e 1000 miliardi, per anno, nel 2011 e 2012. La maggioranza degli Stati è riuscita a trovare nel primo semestre la metà della liquidità necessaria per le loro scadenze di quest’anno. La Grecia, la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda, considerati i cattivi soggetti d’Europa, hanno emesso recentemente obbligazioni sui mercati ed hanno trovato così i tre quarti dei finanziamenti necessari.
La situazione rischia ora di complicarsi con il prossimo arrivo delle banche sui mercati in cerca di finanziamenti per i loro debiti giunti a scadenza, fa notare sempre Fitch. Numerosi investitori si sono rifugiati nel mercato obbligazionario in questi ultimi mesi, in ragione della volatilità dei mercati azionari. Secondo l’agenzia di rating, la maggior parte dei sedici paesi della zona euro ha bisogno dai tre ai quattro anni per stabilizzare la situazione del loro debito. Sempre secondo questo studio, i piani di austerità annunciati dai differenti paesi della zona euro per lottare contro i loro enormi deficit pubblici, non avranno effetti prima del 2011. Se tutti i membri risponderanno, sia pure a velocità diverse, all’imperativo d’impegnarsi a medio termine in piani di consolidamento credibili dei bilanci, la riduzione dei debiti pubblici avrà dei vantaggi visibili in Grecia in Portogallo e in Irlanda, ha spiegato Paul Rawkins direttore del dipartimento delle relazioni con gli Stati, all’agenzia delle Comunicazioni. Coloro che ritengono che i piani di austerità pongono il rischio di una recessione all’interno della zona euro, Fitch ritiene debole la possibilità di una scissione dell’Unione monetaria, perché i vantaggi per i paesi appartenenti alla zona euro, coprono largamente gl’inconvenienti e gli Stati dichiarano, sottovoce, che non abbandoneranno mai volontariamente l’euro.

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