Nella trasmissione televisiva dell’Infedele su La7, di questa sera si dissertato sulla giustezza o meno della retribuzione del CEO Fiat, pari a 435 volte la retribuzione base di un operaio di Pomigliano, ma poco si è parlato dell’approccio pragmatico e diretto, che l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha adottato, in conflitto con i sindacati. Il progresso che ha raggiunto in pochi mesi in termini di flessibilità superano quelli che l’Italia ha fatto in tutti questi anni. Senza queste modifiche, a Marchionne non sarebbe riuscita mai la metamorfosi che la Fiat ha conseguito nell'ultimo biennio. Marchionne vuole raddoppiare la produzione delle automobili entro il 2014, e per questo ha bisogno di più lavoratori. Egli è disposto a creare nuovi posti di lavoro in Italia, ma solo se i sindacati potranno garantire un buon clima sociale e una produttività molto più alta. Lo stabilimento Fiat in Polonia produce quasi la stessa quantità di veicoli dei cinque siti italiani del gruppo, ma con il 70% della forza lavoro in meno. Marchionne ha minacciato di trasferire la produzione in Europa orientale se non sarà possibile introdurre maggiore flessibilità nei contratti di lavoro. Pomigliano d'Arco è diventato il principale teatro di conflitto. Se quattro dei cinque sindacati che sono presenti nella unità di produzione inefficiente che si trova vicino a Napoli hanno accettato le condizioni del signor Marchionne, il quinto, la FIOM, sta resistendo. Probabilemente il più grande sindacato dei metalmeccanici in Italia ha sottovalutato la determinazione del signor Marchionne.
Come la signora Thatcher, a cui il CEO Fiat è stato paragonato, si scontrò con i sindacati minerari e vinse la prova di forza, così Marchionne che ha un carattere forte, vuole vincere la sua battaglia. La sua risposta è stata la creazione di una nuova società che è rimasta al di fuori della Confindustria per cui non è tenuta ad applicare i contratti di lavoro nazionali. A luglio, la maggior parte dei lavoratori rappresentati dai quattro altri sindacati a Pomigliano - il sito che la Fiat vuole destinare alla fabbricazione della nuova Panda, hanno firmato i nuovi contratti di lavoro. Complice il calo delle vendite auto nel mese d’agosto, Marchionne ha già ottenuto molto di quello che voleva. Ai primi di settembre, la principale organizzazione italiana di industriali ha detto che con il rinnovo dei contratti di lavoro della metallurgia a partire dal 2012 si dovrà negoziare condizioni più flessibili per l'industria automobilistica. Altri settori seguiranno certamente. In effetti, qualche economista pensa che forse è un modo per la Fiat di soddisfare il suo debito nei confronti di un paese che l’ha sostenuta per molti anni.
Come la signora Thatcher, a cui il CEO Fiat è stato paragonato, si scontrò con i sindacati minerari e vinse la prova di forza, così Marchionne che ha un carattere forte, vuole vincere la sua battaglia. La sua risposta è stata la creazione di una nuova società che è rimasta al di fuori della Confindustria per cui non è tenuta ad applicare i contratti di lavoro nazionali. A luglio, la maggior parte dei lavoratori rappresentati dai quattro altri sindacati a Pomigliano - il sito che la Fiat vuole destinare alla fabbricazione della nuova Panda, hanno firmato i nuovi contratti di lavoro. Complice il calo delle vendite auto nel mese d’agosto, Marchionne ha già ottenuto molto di quello che voleva. Ai primi di settembre, la principale organizzazione italiana di industriali ha detto che con il rinnovo dei contratti di lavoro della metallurgia a partire dal 2012 si dovrà negoziare condizioni più flessibili per l'industria automobilistica. Altri settori seguiranno certamente. In effetti, qualche economista pensa che forse è un modo per la Fiat di soddisfare il suo debito nei confronti di un paese che l’ha sostenuta per molti anni.
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