La velocità di cambiamento delle situazioni economiche-finanziarie di un mondo globalizzato, non permettono i tempi lunghi della burocrazia europea, che purtroppo non brilla, anche per le decisioni di quei governi che hanno preferito scegliere un basso profilo nelle nomine dirigenziali pur di conservare i propri orticelli nazionali. Come ha detto Romano Prodi, ex presidente della Commissione Europea durante una lezione tenuta, in questi giorni, alla Università Bicocca di Milano questa Europa rischia di divenire un “Museo”, se non ritrova lo spirito dei padri fondatori. Intanto nel mondo, nuovi stati emergenti si presentano alla ribalta con un’ economia in forte espansione. Solo da qualche anno si sottolineava la presenza del Bric, un gruppo formato dal Brasile, Russia, India, e Cina tutti impegnati in programmi di forte espansione al proprio interno e all’estero, con caratteristiche particolari come quelle della Cina, e in parte anche della Russia e India, in grado di esportare contemporaneamente manodopera, capitali e capacità imprenditoriali, che già si parla di una svolta per l’apparire sullo scenario globale di Sudafrica, Turchia, Indonesia e Messico con la nuova sigla da tenere a memoria per i prossimi anni, denominata “ Stim”.
Si tratta di paesi che insieme hanno una popolazione di quasi 500 milioni di abitanti con tassi di crescita della loro economia di circa il 5% all’anno e, Indonesia a parte, possono contare su un Pil pro-capite di circa 11000 dollari. Tutti questi paesi sono, secondo alcuni studiosi internazionali, considerati l’avanguardia di altri quattro che presto si affacceranno sul palcoscenico mondiale, per l’effervescenza delle loro economie, che sono Arabia Saudita, Argentina, Corea del Sud e Polonia, tutti paesi da considerare eccellenti mercati per la vecchia Europa, sia per i legami culturali che alcuni di questi paesi già hanno con essa e per altri anche per la vicinanza geografica. Per questo l’Europa deve ritrovare lo slancio che nel passato gli ha consentito di arrivare alla nascita dell’Euro, primo esempio di una moneta nata sulle convergenze di politiche di stabilità economica, noto come trattato di Maastricht, come primo passo verso un’unione più organica. Oggi quelle convergenze non bastano più, bisogna che si facciano passi avanti sull’unità politica dell’Europa. Il presidente Napolitano, in questi giorni in visita nei palazzi di Bruxelles che contano, sta con forza richiamando l’attenzione dei suoi interlocutori su queste necessità, speriamo che trovi orecchie disposte ad ascoltare.
Si tratta di paesi che insieme hanno una popolazione di quasi 500 milioni di abitanti con tassi di crescita della loro economia di circa il 5% all’anno e, Indonesia a parte, possono contare su un Pil pro-capite di circa 11000 dollari. Tutti questi paesi sono, secondo alcuni studiosi internazionali, considerati l’avanguardia di altri quattro che presto si affacceranno sul palcoscenico mondiale, per l’effervescenza delle loro economie, che sono Arabia Saudita, Argentina, Corea del Sud e Polonia, tutti paesi da considerare eccellenti mercati per la vecchia Europa, sia per i legami culturali che alcuni di questi paesi già hanno con essa e per altri anche per la vicinanza geografica. Per questo l’Europa deve ritrovare lo slancio che nel passato gli ha consentito di arrivare alla nascita dell’Euro, primo esempio di una moneta nata sulle convergenze di politiche di stabilità economica, noto come trattato di Maastricht, come primo passo verso un’unione più organica. Oggi quelle convergenze non bastano più, bisogna che si facciano passi avanti sull’unità politica dell’Europa. Il presidente Napolitano, in questi giorni in visita nei palazzi di Bruxelles che contano, sta con forza richiamando l’attenzione dei suoi interlocutori su queste necessità, speriamo che trovi orecchie disposte ad ascoltare.
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