domenica 7 marzo 2010

1 marzo 2010 primo sciopero dei lavoratori immigrati

Prima manifestazione pacifica in Italia di una presenza massiccia di lavoratori stranieri che hanno sostituito gli italiani in quasi tutti quei lavori che non gradiscono perché troppo faticosi e/o non sufficientemente remunerati, in una percentuale della popolazione attiva vicino al 9%, eppure necessari per un equilibrato funzionamento dell’economia di un paese posizionato al 6 posto nelle graduatoria mondiale dei paesi più sviluppati. Complessa la situazione, difficile la lettura del fenomeno, ma necessaria la comprensione degli avvenimenti e la loro gestione. Qualcuno tempo fa diceva: abbiamo chiesto della braccia, abbiamo scoperto di aver fra noi degli uomini e delle donne. A queste persone spesso noi affidiamo, come nel caso delle badanti i nostri anziani, nel caso delle colf, le nostre case. Nell’ultimo tentativo di regolarizzazione della situazione il numero delle domande di emersione sono state circa 300.000. Anche ammesso che non tutti avevano i requisiti richiesti, la cifra fa impressione, anche perché queste persone si aggiungono a coloro che già lavorano regolarmente e da tempo in Italia. Il settore dell’agricoltura affida buona parte della raccolta di prodotti stagionali come frutta e verdura a lavoratori africani o, come nelle regioni del Nord-Est, a lavoratori provenienti dall’Est Europa. In Lombardia ci sono intere comunità d’indiani che lavorano regolarmente nelle aziende zootecniche per la cura degli animali di allevamento. Calcoli delle varie associazione industriali e agricole valutano che il 6,5% del PIL è prodotto da lavoratori stranieri. Forse sarà difficile calcolare il valore aggiunto del lavoro di una badante o di una colf, comunque ad un problema vero, occorre dare una risposta reale. Forse partendo dalla scuola, aprendosi di più a culture, usi e costumi che hanno matrici millenarie, e chiedendo a loro l’accettazione del rispetto delle leggi del paese che li accoglie, si può marciare più speditamente sulla strada dell’integrazione. Per il futuro prossimo gl’Italiani devono prepararsi ad affrontare un problema nuovo con la prima generazione degl’immigrati. La loro cittadinanza italiana dovrà convivere con la forte l’influenza del paese di provenienza dei loro genitori. Si avrà quindi un meticciato fatto di persone che se pur parzialmente integrati, dovranno attendere un’altra generazione per un integrazione vera. Il loro numero sarà alto e porterà nuove tensioni, banlieu francese insegna.

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