domenica 31 gennaio 2010

Tassi bassi e stabili


Nell'Eurozona i dati di fiducia per la prossima settimana nel settore manifatturiero, servizi e consumi sono stimati a 92,5 rispetto al 91,3 di gennaio. Per quanto riguarda la Germania, c’è attesa per l'indice IFO, stimato in rialzo a 95,1 da 94,7, per il CPI preliminare di gennaio, che dovrebbe attestarsi a -0,3% m/m da 0,8% m/m, e per il tasso di disoccupazione di gennaio, atteso a 8,2% m/m dal precedente 8,1% m/m.
In Italia si prevede positivo l'indice di fiducia dei consumatori e dell’ imprese di gennaio, visto che le vendite al dettaglio di novembre e dicembre sono andate discretamente bene, anche perché trainate dal periodo natalizio.
USA. La riunione della Fed di mercoledì ha confermato tassi fermi allo 0,25%. I consumi dell’ultimo trimestre hanno visto un incremento del 5,7% il dato migliore dal 1996 ad oggi.
In Giappone vi è attesa per la riunione della BoJ di martedì, per la quale si prevedono tassi fermi al livello 0,10%. Il punto importante della settimana è che la Federal Riserve confermando l’intervallo 0,25% offre uno scenario dei tassi d’interesse americani stabili, rilevante anche ai fini dell’andamento delle quotazioni delle attività finanziarie europee, per la prosecuzione di un periodo di prolungata stabilità a livelli minimi. Le dichiarazioni dell’ultima riunione del 16 dicembre 2009, hanno trovato conferma dell’intenzione del FOMC (Federal Open Market Committee, che decide sulla politica monetaria americana) nel mantenere, all’interno del comunicato, la frase che segnala “un prolungato periodo” di tassi bassi. A conferma di tali prospettive, anche le dichiarazione della BCE concordano che ci sia una forte probabilità che le variazione dei tassi, non avvengano prima di settembre 2010. Questa stabilità dei tassi (o modesto aumento) attesa per il 2010 è frutto di una persistente incertezza sulla forza della ripresa dell’economia e sul rafforzamento del settore bancario, alimentata dalle recenti manovre restrittive sul credito in Cina, dal restringimento della massa monetaria nell’Eurozona e dalle misure prospettate dal Presidente Obama per frenare eventuali nuovi “eccessi” nel sistema bancario americano.

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