Nonostante i fondi italiani non hanno ancora risolto i problemi strutturali che da anni non consente loro di spiegare a piene vele le capacità manageriali dei propri dirigenti, alcuni segnali positivi di quest’ultimo bimestre fa ben sperare per il 2010. La raccolta positiva per 1,3 mld di € di novembre, e performace leggermente migliori per dicembre e prima decade di gennaio alimentano le speranze per il 2010. Non ultimo a dare una mano in positivo potrebbe essere la risalita della borsa e i bassi rendimenti delle obbligazioni e dei Titoli di Stato. Per il 2009 l’indice Comit globale per i fondi azionari italiani è stato del +18,33%. Per gli Azionari Europa MSCI Europe del 27,89%. Per Azionari America indice S&P500 19%. Per gli Azionari Paesi Emergenti, indice MSCI emerging markets addirittura del 62%. La cartina di tornasole che qualcosa di positivo si muove in questo campo è che le grandi famiglie italiane incominciano ad investire nel settore acquistando quote di SGR.
martedì 12 gennaio 2010
Fondi d'investimento. Anno nuovo riparte la raccolta
Nonostante i fondi italiani non hanno ancora risolto i problemi strutturali che da anni non consente loro di spiegare a piene vele le capacità manageriali dei propri dirigenti, alcuni segnali positivi di quest’ultimo bimestre fa ben sperare per il 2010. La raccolta positiva per 1,3 mld di € di novembre, e performace leggermente migliori per dicembre e prima decade di gennaio alimentano le speranze per il 2010. Non ultimo a dare una mano in positivo potrebbe essere la risalita della borsa e i bassi rendimenti delle obbligazioni e dei Titoli di Stato. Per il 2009 l’indice Comit globale per i fondi azionari italiani è stato del +18,33%. Per gli Azionari Europa MSCI Europe del 27,89%. Per Azionari America indice S&P500 19%. Per gli Azionari Paesi Emergenti, indice MSCI emerging markets addirittura del 62%. La cartina di tornasole che qualcosa di positivo si muove in questo campo è che le grandi famiglie italiane incominciano ad investire nel settore acquistando quote di SGR.
Pubblicato da economicamente alle 11:50
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