domenica 22 aprile 2012

In attesa dei risultati delle elezioni francesi

Le prospettive del ciclo economico nell’area euro continuano a essere legate all’evoluzione della crisi del debito, sotto controllo, ma certamente non risolta. L’intensità della restrizione fiscale ha già fatto entrare in recessione Grecia, Portogallo, Italia, Spagna e Olanda; la domanda interna della Germania, sostenuta da condizioni fiscali e monetarie accomodanti, svolge un ruolo di sostegno e limita la contrazione del PIL per l’intera area dell’euro. Il PIL dell’Eurozona si contrarrà soltanto di 0,3% nel 2012: il contributo negativo della domanda interna sarà parzialmente bilanciato dal contributo positivo delle esportazioni al netto delle importazioni. Sul fronte dei prezzi, la stima d'inflazione per il 2012 è stata rivista al rialzo, al 2,5%. Le misure adottate a inizio dicembre dalla BCE per riattivare la trasmissione della politica monetaria sono senza precedenti ed è improbabile che arrivino ulteriori mosse nei prossimi mesi. La BCE potrebbe portare i tassi sotto l’1,0%, se i “sostanziali rischi verso il basso” per le stime di crescita dovessero materializzarsi, ma gli effetti sarebbero scarsi se non venisse contemporaneamente azzerata la remunerazione dei depositi delle banche. Il Ftse Mib torna a salire con decisione e chiude con guadagni di quasi l'1%. Il via al buy è stato alimentato soprattutto dall'indice Ifo tedesco e dallo smorzarsi delle tensioni sui titoli di stato. Ieri il listino milanese ha segnato un progresso dello 0,8%. Londra +0,26%, Francoforte +1,09%, Parigi +0,26%. L'indice di riferimento della regione Eurostoxx 50 guadagna l'1,05%. Lo Spread Italia-Germania è avanzato dell'1,68% a 394,54 punti, ma si è allontanato dal massimo dei 405 punti testato in mattinata, a fronte di rendimenti sui BTP a 10 anni in crescita dello 0,53% al 5,64%. Su questo scenario qualche movimento in più si potrebbe avere nella prossima settimana in caso di vittoria pesante al primo turno del candidato Hollande della sinistra. Nelle sue proposte in campagna elettorale ha sostenuto con forza, la necessità che l'UE abbia gli Eurobonds, che la BCE diventi, come la FED e la BOE, garante finale del debito dell'intera Eurozona. Oggi i timori sul futuro di Parigi sono tuttavia un dato di fatto e, secondo Barclays, la Francia non può essere considerata più un paese 'core' dell'Europa. Il suo destino sarà condizionato infatti, secondo la banca, sempre di più dal movimento degli spread spagnoli e italiani.

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