martedì 16 febbraio 2010

Nonostante tutto, l’Italia va

In questo periodo giornalistico in cui sembra che il maggior impegno della classe politica italiana sia la frequentazione vera o presunta di escort, a ben leggere fra le righe dei quotidiani economici occidentale si scopre che la tenuta economica del sistema Italia regge meglio il confronto con gli altri paesi, nonostante una grande sufficienza della stampa anglosassone di voler tenere a tutti i costi il paese nella classifica dei PIGS o ultimamente dei PIIGS, cioè dei cosiddetti paesi maiali che volano. All’inizio la sigla contemplava le iniziali del Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, ultimamente la doppia II comprende anche l’Irlanda, nella bontà di qualche giornalista la sigla è rimasta PIGS, lasciando nella sigla una sola I e sostituendo l’iniziale dell’Italia con quella dell’Irlanda. In effetti alcuni fattori hanno giocato a favore del nostro paese in questi anni di crisi. La forza dell’industria manifatturiera italiana, siamo secondo solo alla Germania nella zona Eurolandia, e il risparmio della famiglie italiane che in molti casi, anche per l’acquisto d’ immobili non hanno avuto bisogno di indebitarsi eccessivamente con il sistema bancario. Lo stesso calo della ricchezza finanziaria, a causa della crisi del biennio 2007-2008 è stato del -4,1% in Germania; del -9,6% in Francia; del -11,2% in Italia; del -17,6% in Gran Bretagna; del -26,1% in Spagna; del -33,8% in Irlanda; e di ben il -40,6% in Grecia. Altri due sono i parametri interessanti che meglio danno il senso del ridimensionamento di alcune economie mondiali. Il primo che dal 2002 al 2006, il forte incremento della ricchezza ottenuto dalle famigle americane +55% rispetto al +28% di quelle italiane, dovuto al rialzo delle borse e dei mercati immobiliari, successivamente si è sgonfiato del 20% negli USA, e solo di un 2% in Italia. Secondo parametro è che nella classifica dei paesi a rischio default l’Italia è al 15esimo posto, uno scalino prima degli USA, che comunque, nonostante il suo debito pubblico che quest’anno salirà al 150% (116% in Italia) e avrà un rapporto deficit/PIL del 9,9%, contro un 5% dell’Italia, gode ancora della tripla AAA come rating.

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