lunedì 22 febbraio 2010

Investire bene è difendere il proprio risparmio


Una serena valutazione delle difficoltà che i risparmiatori hanno incontrato negli ultimi 5/10 anni, riportando a casa magri guadagni e spesso dolorose perdite, devono fare riflettere sulle prospettive del settore, a breve e a lungo raggio. Agli inizi degli anni 90 il massicio ingresso in Borsa di titoli di società delle New Economy e delle nuove tecnologie di telefonia mobile e di vendite su internet sembravano il nuovo eldorado dei risparmiatori che spesso, nel giro di qualche mese riportavano guadagni che sfioravano il 300/400%. Basta ricordare la società sarda Tiscali, nata nell’ottobre 1998, specializzata negli abbonamenti con carte prepagate e sconti su telefonia fissa, dopo un anno della sua costituzione, viene lanciata in borsa ad un valore 30 volte quello di partenza, e poi, con alti e bassi, oggi è ritornata ai valori di poco superiori a quelli di origine. Come non ricordare e.Biscom, oggi Fastweb; Seat Pagine Gialle, tutte aziende, che forse a modo loro, hanno sostenuto il boom della New Economy, ma che hanno dato anche grandi dispiaceri a molti risparmiatori e soprattutto a coloro che si erano affacciati in Borsa con una preparazione inferiore alle necessità del settore. Oggi, le famiglie che hanno bisogno di guardare alla Borsa come uno dei rifugi più importanti per investire i propri risparmi, per poi godere nella vecchiaia di una integrazione della pensione prevista in calo, dopo le varie riforme, qualche attenzione in più, può aiutare. Da questo punto di vista, dopo il successo dell’ultimo Bond Enel emesso per una raccolta di 2 miliardi di €, poi alzato a 3 miliardi di €, ma che ha raccolto prenotazione per 14 miliardi, una considerazione è d’obbligo. Una scelta di relativa tranquillità, visto le caratteristiche della società emittente, sembra la più apprezzata dal risparmiatore medio. Altre società ci sono nella zona Euro con le stesse caratteristiche. Investire in Euro, annulla le difficoltà di cambio, rispetto all’investimento in altre valute. Il tutto in attesa che quei strumenti come i fondi, anche obbligazionari, trovino la strada per ridurre le commissioni a carico degli investitori, a livelli che lascino margini di guadagno e quindi di rivalutazioni delle quote a favore dei risparmiatori. Infatti commissioni di ricarico dell’importo di 2/2,5%, a fronte di dividendi che spesso sono eguali o poco sopra questa percentuale è logico che lasciano poco spazio per eventuali rivalutazioni.

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