sabato 27 febbraio 2010

I paesi del Mediterraneo hanno voglia di sviluppo

L'Unione Europea ha previsto una serie di strumenti di sviluppo per la regione euromediterranea, a partire dal 1989 scegliendo tre campi d’ intervento: politico e di sicurezza, economico e finanziario, sociale e culturale, miranti a facilitare lo scambio di conoscenze (federazioni industriali, istituti economici, camere di commercio, banche, ecc.. I paesi che aderiscono al programma possono utilizzare il supporto tecnico di alcuni enti creati ad hoc, il primo è l’Ecip" (European Community Investment Partners) che ha lo scopo di promuovere la costituzione o lo sviluppo di "joint-venture" tra piccole e medie imprese dei paesi del Mediterraneo, e di altre parti del mondo con agevolazioni finanziarie. Il secondo è "Meda-Democrazia" che ha un programma di cooperazione destinato a promuovere i diritti dell'uomo e lo sviluppo della democrazia nei paesi partner mediterranei. Creato dal Parlamento Europeo nel 1996, il programma accorda delle sovvenzioni, fino all'80% del costo totale ad associazioni senza scopo di lucro, Università, Centri di Ricerca e Organismi pubblici, per realizzare dei progetti che mirino all'avanzamento della democrazia, della libertà d'espressione, di associazione. In questi giorni a Roma si svolge il Forum Euromed che vede la partecipazione di 600 imprese, con un migliaio d’incontri tra aziende di 14 paesi dell’area che oltre all’Italia vede presenti Siria, Libano, Giordania, Turchia, Malta, i Territori Palestinesi, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Israele, Egitto, Cipro. L’Italia, ha detto il Ministro Scajola, è il primo partner commerciale dell’area Euromed con i suoi 22 miliardi di € di export nell’area in un interscambio di circa 45 miliardi. Il nostro paese punta a raggiungere, alla fine del corrente anno un aumento dell’export del 20%, nell’ambito di un dinamismo dell’area che ha visto nel 2009, nonostante la crisi, un più 240% dell’export algerino e un più astronomico 500% di quello egiziano. I politici presenti, dal sindaco di Roma Alemanno, alla presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, hanno sostenuto che l’impegno di tutti è di lavorare per una area di libero scambio senza dazi con 600 milioni di abitanti. La scelta di Roma, per l’impulso che il nostro paese sta dando all’iniziativa e per la sua posizione geografica, potrebbe essere la piattaforma logistica di tutto il progetto.

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