In molte testate giornalistiche di questi giorni, si legge di attacchi che grandi banche americane e grandi fondi d’investimento, soprattutto noti hedge funds, stanno conducendo in varie parti del mondo contro l’Euro allo scopo di destabilizzarlo e produrre lauti guadagni agli attaccanti, come già è avvenuto nel ‘92 contro la sterlina inglese che portò nelle tasche del Fondo guidato dal magnate della finanza USA George Soros, un miliardo di dollari. La loro filosofia è che da 1,51 dollari del dicembre 2009 la moneta europea potrebbe scendere, nel giro di 3 mesi anche sino alla parità con il dollaro. Tutto questo sfruttando in pieno le difficoltà della Grecia e di altri paesi della zona Euro della cosiddetta zona Pigs. Sigla spregiativa formata dalle iniziali di Portogallo, Irlanda Spagna e della stessa Grecia. Secondo il Wall street Journal durante una riunione dell’inizio del mese di febbraio questi Big del mondo finanziario avrebbero studiato i tempi e i modi per sferrare un attacco contro l’Euro. La stessa Federal Reserve americana si starebbe interessando alla vicenda preannunciando l’apertura di una inchiesta affidata alla SEC, che è la Commissione di controllo sulle operazione in Borsa. In Europa il presidente della BEI, Philippe Maystadt in una intervista all’Echo, uno dei giornali che in Belgio ha una della massime tirature, ha dichiarato che questi attacchi si frantumeranno contro le iniziative dei paesi europei che già si stanno muovendo per garantire attraverso le grandi banche, a controllo statale, l’acquisto di bond greci di prossima emissione per un valore di circa 30 miliardi di € sottoscritti dai paesi della zona Euro secondo percentuali che fanno riferimento alle quote associative nella BCE. A margine di queste notizie, ma non secondarie per importanza, già oggi il cambio dell’Euro intorno a 1,36 per dollaro permette alle aziende europee di tirare il fiato rispetto alle quotazioni di dicembre, un ulteriore livellamento verso il basso potrebbe essere accolto molto favorevolmente dall’intera area industriale commerciale e turistica, danneggiando le esportazioni USA e il loro tessuto finanziario-industriale. In prospettiva i fondamentali di Germania, Italia, Francia, Olanda e della stragrande maggioranza dei paesi della zona € sono di gran lunga migliori della moneta verde in quanto i vincoli del patto di Maastricht che lega i paesi dell’Eurolandia permettono un deficit di bilancio statale in una percentuale che è meno della metà di quello USA.
domenica 28 febbraio 2010
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