La scarsità di manodopera molto economica, nella "bottega del mondo", che fabbrica i tre quarti dei giocattoli venduti sul pianeta, di fatto sta allungato i tempi di produzione e consegna e aumentando i costi industriali. La scarsità di manodopera ha radici principalmente economiche. Il relativo miglioramento delle condizioni sociali in Cina negli ultimi mesi ha fatto si che, dopo il capodanno cinese, molti lavoratori da nord o da ovest, impiegati come stagionali, non sono rientrati al lavoro nelle fabbriche, che si trovano principalmente nella provincia di Guangdong, nel sud del paese. Essi non sono più disposti a lasciare le loro famiglie per lavorare in qualsiasi condizioni. Per tenerli, è diventata una questione di prezzo. "Per circa tre anni, i salari sono aumentati a un tasso dal 10% al 15% all'anno. Così la Cina non è più un paradiso per chi cerca prezzi bassi. Per quanto riguarda la qualità e la sicurezza dei prodotti, molti scandali hanno costretto i produttori cinesi a raddoppiare gli sforzi nei controlli di qualità che sono aumentati, ma hanno portato con se anche aumenti dei costi. Poi c’è stato l'aumento del costo del petrolio e la crisi economica in occidente che ha trasferito nel paese incertezze sui piani organizzativi di lavoro e quantità di produzioni. Oggi la Cina si trova di fronte a scelte più difficili. Per ora, la maggior parte dei produttori hanno assorbito l'aumento dei costi interni, ma a lungo andare può aiutare i grandi acquirenti occidentali a nuove delocalizzazioni verso la Thailandia e il Vietnam che già hanno beneficiato delle nuove tendenze. Inoltre la riduzione delle vendite in occidente porta a ordinativi più limitati e più selettivi. Un avvicinamento degli acquisti ai siti di vendita potrebbe rendere più conveniente acquistare in Europa o USA favorendo le fabbriche occidentali e riducendo anche i costi dei trasporti.
mercoledì 22 dicembre 2010
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