I media generalisti parlano poco di vino, anche se ora l’Italia è prima al mondo avendo superato la Francia nella produzione. Non c’è nemmeno il tentativo di descrivere un settore che contribuisce alla definizione di stile italiano nel mondo molto più degli 8 miliardi che fattura ogni anno. Eppure ci sono 103 aziende che producono vino che superano la soglia dei 25 milioni di fatturato annui. C'è un tessuto di imprese artigiane straordinarie ma, come in molti altri settori dell’economia, soffriamo di nanismo e questa è senz’altro una delle causa delle nostre lentezze economiche. Comunque con i risultati finali dell'ultima vendemmia 2010-2011 l'Italia diventa il principale produttore di vino al mondo sfilando il primato alla Francia. A darne notizia è la Confederazione nazionale coltivatori diretti (Coldiretti) sulla base dei dati della Commissione Ue che rilevano una produzione di 49,6 milioni di ettolitri per l'Italia, superiore, anche se di poco, ai 46,2 milioni di ettolitri della Francia, su un totale comunitario di 157,2 milioni di ettolitri, in calo del 3,7%. Si tratta dell’effetto congiunto dell’aumento del valore delle esportazioni che con una crescita del 12% hanno raggiunto la cifra record di 3,93 miliardi di euro e del calo del 4,8% negli acquisti familiari che ha portato il valore delle vendite a livello nazionale a 3,89 miliardi di euro. Per la prima volta nella storia le esportazioni di vino Made in Italy in valore hanno sorpassato i consumi nazionali nel 2010. Il risultato è stato comunque un aumento del fatturato complessivo che è passato da 7,6 a 7,82 miliardi di euro del 2010, con un aumento del 3%. Il 2010 segna dunque una svolta che è destinata a condizionare fortemente la produzione e la distribuzione del vino italiano che dovrà fare i conti con il mutato scenario internazionale. Infatti lo storico sorpasso delle esportazioni sui consumi interni avviene proprio nell’anno in cui gli USA sono diventati, per la prima volta, il Paese dove si consuma complessivamente la maggior quantità di vino al mondo davanti a Francia e Italia, secondo il report di Gomberg-Fredrikson relativo al 2010, durante il quale gli americani avrebbero consumato 329 milioni di casse da 12 bottiglie che, solo nel canale retail, vale 30 miliardi di dollari. Nonostante la produzione californiana rappresenti il 61% del vino consumato negli States, nel 2010 è cresciuto l’export di vino italiano che ha conquistato il primato tra i vini stranieri. Negli Stati Uniti, dove si realizza oltre un quinto del fatturato all’estero, il vino italiano è cresciuto in valore dell’11% ed è leader di mercato davanti a Francia e Australia, mentre l’aumento è stato solo del 4% nel mercato tradizionale della Germania che rimane comunque la destinazione più importante. Non mancano però risultati sorprendenti sui nuovi mercati come in Cina dove è addirittura raddoppiato nel 2010 il valore del vino Made in Italy esportato con un aumento del 108% o in India con un +65%, mentre la Russia con un aumento del 58% e un valore delle esportazioni nel 2010 di 104 milioni di euro è divenuto uno dei principali partner commerciali. Alla domanda in crescita sui nuovi mercati si contrappone il calo a livello nazionale con le famiglie italiane che nel 2010 hanno speso più per acquistare acqua minerale che vino: 19,71 euro mensili contro i 12 euro di spesa media familiare mensile stimata per il vino. Negli ultimi 30 anni in Italia si è praticamente dimezzato il consumo procapite di vino che è sceso a circa 40 litri a persona per un totale di poco più di 20 milioni di ettolitri. Il forte calo nelle quantità di vino acquistate dagli italiani, che ha avuto una accelerazione negli ultimi dieci anni, in cui si è verificato un calo del 20%, è stato accompagnato da un atteggiamento più responsabile di consumo. Insieme al cambiamento delle abitudini alimentari soprattutto nelle ristorazione a far calare la domanda sono state, oltre ai ricarichi eccessivi, le campagne antialcol e la stretta sulle norme del codice della strada che hanno colpito indiscriminatamente anche il vino che è in realtà caratterizzato da un più responsabile consumo abbinato ai pasti che non ha nulla a che fare con i binge drinking del fine settimana.
domenica 12 giugno 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento