Lo storico dell’economia e politologo Barry Eichengreen, che insegna a Berkeley ed è un’autorità sulle valute, non crede che la fine dell’era del dollaro sia necessariamente vicina, nonostante il rischio di periodi di crisi forse già nel 2012, soprattutto negli scambi internazionali. Lo hanno fatto in passato gli europei soprattutto, prima dell’euro, i Paesi petroliferi, i Paesi emergenti, e ora lo fa con più forza che in passato la Cina.Il presidente cinese Hu Jintao, nell'ultima sua visita a Washington per un incontro bilaterale con Barack Obama, si è fatto precedere dalla richiesta di superare l’attuale assetto monetario, perché il ruolo dominante del dollaro è «un prodotto del passato». Il motivo sta nel fatto che chi emette e controlla il dollaro, gli Stati Uniti, non sempre hanno gli stessi interessi monetari di chi lo utilizza come moneta di scambio senza poter avere una vera voce in capitolo nella politica monetaria di Washington. La proposta ricorrente è, quindi, in genere quella di passare a una moneta “sintetica”, come i diritti speciali di prelievo Fmi, o a un “paniere” di monete. Anche questa volta la valuta americana resisterà. Ma è possibile che nella storia ormai quasi secolare del dollaro come moneta internazionale si stia scendendo un altro gradino. Le vicende di questi giorni di un possibile default degli USA entro il 2 agosto, e le ripetute minacce delle società di rating americane di privare della tripla AAA il debito sovrano USA sono la cartina di tornasole del declino del dollaro. Solo un paio di mesi fa, la Banca Mondiale aveva previsto il termine massimo della supremazia del dollaro per il 2025, quando le sei maggiori economie emergenti – Brasile, Cina, India, Indonesia, Sud Corea e Russia – contribuiranno per più della metà alla crescita globale e il sistema monetario internazionale non sarà più dominato da una sola valuta. La Banca Mondiale ipotizzava tre scenari per il futuro del sistema monetario internazionale: mantenimento della supremazia del dollaro, un sistema monetario multi-valute o l'utilizzo di un sistema brevettato dal Fondo Monetario Internazionale nel 1969, dopo gli accordi di Bretton Woods. Dei tre, il più probabile e il più seguito dalla stessa Banca Mondiale e dai governi sarà quello del sistema monetario multi-valute con dollaro, euro e renminbi cinese che verranno utilizzati autonomamente come valute internazionali sviluppate e approvate dal sistema economico mondiale.
domenica 31 luglio 2011
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