Per l'aumento dell'inflazione l'eventuale aumento del costo del denaro potrebbe non essere la soluzione del problema per la Gran Bretagna perchè la crescita dei prezzi è dovuta a fattori esterni, come il rialzo del prezzo del greggio, delle materie prime, soprattutto nel campo delle derrate alimentari e che quindi, anche alzando i tassi, la BoE potrebbe ottenere un risultato limitato. La questione è particolarmente delicata in un paese dove la spesa dei consumatori conta per circa i 2/3 del PIL. Nel mercato non si esclude che Bank of England possa avviare una stretta già in maggio, dato che il ritmo d’ incremento dei prezzi al consumo viaggia a livelli doppi rispetto al desiderato 2% e il rapporto sull'inflazione della banca centrale prevede picchi tra il 4 e il 5% verso metà anno. Ora il focus degli investitori è sulla pubblicazione dei verbali della riunione del Consiglio di politica monetaria della BoE in agenda domani. Ma né la Banca d'Inghilterra (BOE), ne il ministro delle Finanze, George Osborne, che mercoledì scorso ha presentato il bilancio, hanno altra scelta. L'Istituto di studi fiscali ha stimato che i redditi reali delle famiglie sono scesi dell' 1,6% tra il 2008 e il 2011, il più grande declino in tre anni dal periodo 1980-1983. Ciò suggerisce che l'inflazione potrebbe provocare un drastico calo della domanda se i contratti di lavoro non dovessero essere rinnovati e gli effetti fiscali di sostegno dovessero scomparire. Eppure, il settore manifatturiero sembra tendere ad aumentare i prezzi, in modo che il MPC può essere costretto a rivedere le aliquote fiscali verso l'alto. Tuttavia, un aumento dei tassi d'interesse minaccia la crescita e gli obiettivi fiscali del governo. L'emissione di debito a febbraio sono state di gran lunga superiori alle previsioni, 11.800 milioni di sterline (€ 13.521.000), che comunque sono una riduzione del disavanzo previsto per quest'anno. In ogni caso, le emissioni nel periodo 2010-2011 non dovrebbero superare le previsioni dell'Ufficio del Bilancio di responsabilità, che ammontano a 148,5 miliardi di sterline, ma il margine si sta riducendo. Un rallentamento dell'economia ridurrebbe le entrate fiscali, mentre l'inflazione potrebbe aumentare la spesa pubblica, rischiando il taglio del deficit nei prossimi anni. Osborne ha già indicato che non vi sarà alcun cambiamento notevole del bilancio e nella politica fiscale. In realtà, egli non ha altra scelta che seguire il percorso che ha già impostato. La politica fiscale e la politica monetaria vanno di pari passo. Per ora, l'aggiustamento fiscale avviene compensando le preoccupazioni per l'inflazione, mantenendo un debito a basso costo e il vincolo decennale di deficit al 3,6%. Ciò è essenziale se si considera che nel prossimo anno fiscale, le emissioni saranno di un importo compreso tra 160 e i 170 miliardi di sterline. Mantenere l'attuale politica fiscale è difficile, ma rimane l'opzione migliore.
mercoledì 23 marzo 2011
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