domenica 28 novembre 2010

Lavoro precario in Germania

Sul fronte del lavoro, la Germania è uno dei pochi paesi ad aver visto calare il suo tasso di disoccupazione in un anno, ma questo calo, maschera anche una grande precarietà. E' stato del 6,7% nel settembre 2010, secondo Eurostat, quando nell'area euro era pari al 10,1% della forza lavoro. Una situazione che coincide con una ripresa della crescita (3,5% previsto nel 2010, 1,8% nel 2011) e pone la questione di un "miracolo tedesco" in un'Europa ferma. Henrik Uterwedde, economista e vice direttore dell’ Istituto franco-tedesco di Ludwigsburg, tuttavia, crede che l'occupazione sia stata mantenuta a costo di un allargamento delle disuguaglianze. Soprattutto perché la gestione della crisi è stata fatta attraverso un innovativo accordo tra governo, datori di lavoro e parti sociali sul lavoro a tempo parziale. Sino al 2007, i tedeschi hanno preferito dire che la crisi era temporanea e che le società avevano interesse a mantenere il maggior numero possibile di personale qualificato. Non tanto per un'attenzione alle questioni sociali, ma soprattutto per avere i lavoratori giusti al momento della ripresa. Tra le decisioni adottate, c'è stata l'estensione del quadro normativo chiamato "Kurzarbeit". Questo dispositivo consente ad una società di tagliare il 50% del tempo di lavoro (20 ore invece di 38 settimanali), il che provoca una diminuzione del 50% del salario. L'agenzia del lavoro tedesca si accolla poi fino al 30% della mancante retribuzione, a seconda della situazione familiare del dipendente. Le parti sociali e lo Stato hanno deciso di estendere la lunghezza del dispositivo da 6 a 24 mesi. Molte aziende, dopo un accordo interno, hanno scelto di applicare questo meccanismo. Al culmine della crisi nel maggio 2009, quasi 1,6 milioni di persone sono state aiutate con l'applicazione della Kurzarbeit, un terzo nell'industria metallurgica (tra cui quella automobilistica). Anche IG Metall, il potente sindacato metalmeccanico, ha accettato la misura, che costerà miliardi allo Stato tedesco, e che dovrebbe scomparire automaticamente con l'aumento delle vendite soprattutto nei settore a forte esportazione. Ciò ha contribuito ad evitare che sul piano sociale, molti lavoratori entrassero nelle liste della disoccupazione di lunga durata. La crisi ha tuttavia avuto un impatto sui lavoratori tedeschi, perchè nonostante i meccanismi della Kurzarbeit, ha portato ad una diminuzione del 20% delle retribuzioni, e che, in questi ultimi dieci anni, si è avuta in Germania una stagnazione, a differenza di altri paesi europei. Inoltre, questa media non riflette il divario crescente: il rovescio della medaglia è stato il mantenimento dell'occupazione con un evidente aumento della vulnerabilità. Infatti, c’è stato anche un abuso nello sfruttamento di part-time e bassi salari. Occupazione provvisoria di personale, mini-posti di lavoro, cioè per poche ore settimanali pagate 400 euro al mese sono stati negli ultimi anni, la regola per un numero significativo di lavoratori del settore terziario. [Il 'mini-jobs interessa il 12% della popolazione attiva. Si tratta principalmente di posti di lavoro non qualificato (dipendenti dei supermercati, addetti alle pulizie ...) che hanno sofferto di più del sistema. Le imprese hanno preferito usare due o tre mini-jobs, fiscalmente più vantaggioso, piuttosto che assumere una persona a orario intero e a tempo indeterminato. Può essere stimato attualmente in 6,7 milioni il numero di lavoratori mal pagati in Germania. Oggi il paradosso è che anche i datori di lavoro dichiarano che i lavoratori meritano un aumento salariale. Il recupero è visto come la fine della moderazione e dei sacrifici: la rinegoziazione dei contratti collettivi, che si svolgerà nei prossimi mesi, s’iscriverà in questo contesto. I sindacati sperano che il momento della ripresa porterà progressi. Per chi lavora, significa un aumento dei salari o di sicurezza del lavoro. E per coloro che sono disoccupati, è meglio avere la sicurezza finanziaria in periodi di insicurezza e poi un ritorno al lavoro. Ciò potrebbe accadere, ad esempio, mediante l'istituzione di un salario minimo in Germania.

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