E’ indubbio che per almeno i prossimi dieci anni il petrolio e i suoi derivati saranno uno dei motori principali dell’economia mondiale. Troppo modesti i volumi che fonti di energie alternative, come eolico e solare, potranno sviluppare, rispetto alle energie di derivazione fossile, solo il nucleare può mettere in campo quantità di tutto rispetto. Senza il petrolio l’economia non tira, si ferma tutto da trasporti, all’illuminazione al riscaldamento delle case. Questa è una delle principali ragioni per cui l’oscillazione del prezzo del barile è letta sempre con la massima attenzione dagli analisti economici e dal mondo industriale. Un prezzo troppo alto porta devastazione nel mercato facendo saltare tutti i conti e le previsioni; un prezzo troppo basso non permette un’adeguata ricerca di altre fonti o di nuovi giacimenti perché non competitive.Sono in molti ormai a essere convinti che il mercato non sia capace di autoregolamentarsi. Interessante a questo punto è una proposta articolata su 8 punti che appare sul trimestrale Oil dell’ ENI denominata “BluePrint”.
Essa prevede la nascita di un’ agenzia internazionale aperta a tutti i paesi produttori e consumatori di greggio, nella massima trasparenza che gestisca domanda e offerta del greggio. Un fondo stabilizzatore che eviti picchi e cadute di prezzo insieme alle necessità di gestire in determinati periodi le capacità inutilizzate di approvvigionamenti o di mancanza di prodotto. Il problema esiste, ma non riguarda solo il prezzo del petrolio. Affrontare con competenza la situazione, in un ottica di controllo dei flussi finanziari di moneta calda può aiutare la gestione del problema. Infatti sarebbe interessante capire perché sino ad oggi alcuni settori, come l’immobiliare, hanno trovato ingenti capitali per finanziarsi, sino a far crescere una bolla speculativa che ha devastato l’economia di paesi come gli USA e la Spagna, tanto per citarne due, e non si sono trovati capitali e sbocchi sufficienti nel mercato degli investimenti sull’energia.
Essa prevede la nascita di un’ agenzia internazionale aperta a tutti i paesi produttori e consumatori di greggio, nella massima trasparenza che gestisca domanda e offerta del greggio. Un fondo stabilizzatore che eviti picchi e cadute di prezzo insieme alle necessità di gestire in determinati periodi le capacità inutilizzate di approvvigionamenti o di mancanza di prodotto. Il problema esiste, ma non riguarda solo il prezzo del petrolio. Affrontare con competenza la situazione, in un ottica di controllo dei flussi finanziari di moneta calda può aiutare la gestione del problema. Infatti sarebbe interessante capire perché sino ad oggi alcuni settori, come l’immobiliare, hanno trovato ingenti capitali per finanziarsi, sino a far crescere una bolla speculativa che ha devastato l’economia di paesi come gli USA e la Spagna, tanto per citarne due, e non si sono trovati capitali e sbocchi sufficienti nel mercato degli investimenti sull’energia.
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