domenica 25 ottobre 2009

I consumatori e il loro potere

In una libera economia i consumatori dovrebbero, attraverso le organizzazioni di categoria, avere una funzione di denuncia di oligopoli, delle rendite parassitarie che il controllo del mercato permettono e svolgere un’educazione al consumo con una continua ricerca che consente di valutare se la filiera a cui si appoggia la vendita di un prodotto è funzionante o copre disfunzioni di organizzazione. Due esempi, fra i molti possibili, nel settore alimentare e in quello dell’energia, possono dare la dimensione del problema. Nel settore alimentare abbiamo una caduta dei prezzi alla fonte e una grossa difficoltà per i consumatori finali di soddisfare i propri bisogni in questo momento di crisi, vista la forbice tra la partenza e l’arrivo. Es. il pane: costo farina di grano tenero circa o,25 cents al kg. alla fonte, costo medio di 1 kg di pane sulla piazza di Milano € 3,80, tenendo presente che con 1 kg di farina si fanno kg.1,2 di prodotto finito che incamera circa ½ l. di acqua un po’ di sale e lievito. La lavorazione è tutta industriale. L’uva cents.0.30 al contadino, 2 euro al consumatore e così via. Qualcosa si incomincia a muovere con gli acquisti a km. zero, con i GAS ( gruppi d’acquisto solidali), cioè consumatori che si mettono insieme per ottenere l’accesso diretto con volumi interessanti. L’altro campo a forte impatto sociale è il settore dell’energia. Qui il problema è più complicato, data la ramificazione del settore che abbraccia vari campi. Qualche tentativo di collaborazione a livello internazionale già avviene in organismi quale l’Organizzazione Mondiale del Commercio e le riunioni del G20. Uno degli aspetti difficili da gestire, perché sfuggono alla possibilità d’intervento esterno, è che troppo spesso i proventi dei paesi produttori vanno nella disponibilità delle classi dirigenti dei vari paesi, aumentando la loro capacità di governo. In Medio Oriente percentuali robuste sono state investite nell’acquisto di armi soddisfacendo, gli appettiti dei circoli militari. In queste realtà il 4% della forza- lavoro è composta da militari, mentre gl’investimenti in questo campo possono raggiungere il 10% del loro PIL. Tra i beneficiari ci sono spesso anche le milizie più o meno private. Ed infine anche nazioni occidentali come gli USA, la Francia, la Russia e qualcosa anche l’Italia beneficiano di questa corsa agli acquisti delle armi. Per una maggiore attenzione e educazione a ridurre i consumi delle fonti fossili,occorre chiedere alle forze politiche, più investimenti nelle fonti rinnovabili, trasporti pubblici migliori, tecnologie che rendano più razionale ed efficiente l’impiego dell’ energia stessa. Tutte queste scelte, anche le più piccole possono aiutare a far diminuire questo spreco di risorse.

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