La FED, la BCE e altre banche centrali dei grandi paesi industriali hanno con bassi tassi di sconto inondato di liquidità i mercati mondiali permettendo così a molte banche di tirare un sospiro di sollievo e in qualche caso allontanare lo spettro di un default. Con il rallentamento della crisi nel mondo le banche hanno ricominciato a fare o rifare i loro affari di sempre, finanziando la speculazine sul petrolio che ha toccato gli 82 dollari a barile o l’oro che in questi giorni ha toccato un nuovo record raggiungendo i 1070 dollari l’oncia. Non a caso il terzo trimestre si chiude per le grandi banche americane con utili intorno ai 11 mld di dollari e aumenti consistenti intorno al 22% dei bonus dei loro dirigenti. Cadono sempre più nel vuoto gli appelli ora italiani ora americani di sostenere con il credito le PMI. Sembra quasi di rivedere gli stessi segnali del passato di una prossima nuova crisi per il 2010. Oggi manca nel mondo una struttura a livello globale così come è la finanza. Nessuno degli organismi esistenti, come FMI o la Banca mondiale o il Gatt o il Forum per la stabilità ha i poteri d’intervenire, di coordinare o almeno fornire un quadro analitico omogeneo della situazione. L’ultimo G20 di Pittsburgh ha auspicato un nuovo modo di lavorare, ma è tutto da conquistare. In una fase in cui gli USA sono alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo sociale e economico, e la UE stenta a ratificare il trattato di Lisbona che darebbe maggiore stabilità e autonomia di governo alle istanze sovranazionali di Bruxelles, bisogna fare ogni sforzo per ritrovare uno spirito d’identità europeista .Di fronte alla forte struttura della BCE, che bene difende l’Euro nelle burrascose onde della finanza globale, uno stato federale forte di 350 mln di abitanti e una Pil superiore a quello USA potrebbe contrastare molto meglio le spinte speculative e cercare politiche economiche capaci di aiutare uno sviluppo sostenibile.
sabato 24 ottobre 2009
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