domenica 20 dicembre 2009

Misery Index. Uno strumento nuovo da interpretare


Non si può vivere tranquilli, diceva un vecchio messaggio pubblicitario. Questo nuovo indice che misura la ricchezza dei popoli ha vissuto diverse peripezie. Inventato ai tempi del presidente Usa J. Carter da Arthur Okun, più conosciuto come presidente del Council of Economic Advisors, sommava il tasso d’inflazione di un paese a quello di disoccupazione, ma non fu utile al presidente che per primo lo usò ai fini di una campagna elettorale contro lo sfidante repubblicano R. Regan. La debolezza di quell’indice stava nel fatto che non sono facilmente paragonabili tra loro e tra le nazioni le percentuali d’inflazione indistinte se di origine interna o importata. Il nuovo indice introdotto da un gruppo di ricercatori della società di rating Moodys somma il deficit pubblico alla percentuale di disoccupati. Sempre da fonte della stessa società stime calcolate per il 2010 vedono con la migliore performance la Repubblica Ceca, circa il 13%, al secondo posto l’Italia con il 15% e al terzo posto la Germania con una percentuale leggermente superiore all’Italia. Con percentuali superiori ci sono nazioni come USA, GB e all’ultimo posto con la peggiore performance pari al 30% la Spagna. La quota spagnola viene raggiunta con un 20% di disoccupati e 10% di deficit del PIL . Forse è un primo faticoso passo in avanti nel tentativo di paragonare dati comprensibili e più o meno omogenei. Diversamente dal PIL che tiene semplicemente conto della ricchezza prodotta da un paese, senza tener conto dei settori sotto bolla di speculazione, come nel caso degli USA nel settore azionario o la Spagna nel settore immobiliare solo per parlare dei ultimi casi più eclatanti, in ordine di tempo. Spesso il rigonfiamento dei prezzi crea illusioni di disponibilità finanziarie superiori alla realtà, a cui fa seguito, con lo scoppio della bolla speculativa un perdita di ricchezza, aumento della disoccupazione e la necessità di sostenere l’economia con interventi finanziari a carico dello Stato. Il nuovo indice potrà essere migliorato, quando comprenderà, oltre il deficit dello stato vero e proprio anche quello degli enti locali e di tutte quelle aziende pubbliche che erogano servizi ai cittadini. Il tutto aiutato dallo stato patrimoniale dello stato stesso. Un esempio per tutti, l’Italia ha un patrimonio archeologico e artistico ineguagliabile nel mondo. Si valuta che il 50% dei “giacimenti archeologici” della terra si trovano nel “Bel Paese”. Quale stato può vantare una simile ricchezza? Avanti con giudizio, forse è la volta buona.

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