Un sondaggio, pubblicato oggi sul giornale francese Le Parisien, ha evidenziato che il 79% degli intervistati ha espresso preoccupazione per il futuro dell'economia francese e il 67% per la loro situazione personale. Tra coloro che hanno la loro fiducia o sono responsabili per evitare un'altra crisi finanziaria ed economica, gli intervistati identificano principalmente se stessi (48%). Poi viene la signora Merkel e il governo tedesco (46%), FMI (41%), le aziende (39%) ed Europa (36%). Sarkozy e il governo francese ottiene solo l'appoggio del 33% degli intervistati. Al contrario, la sfiducia colpisce in particolare i commercianti (6%), le banche (17%) e le agenzie di rating (17%). Per quanto riguarda la capacità della Francia di ridurre il suo deficit e il debito, gli intervistati hanno favorito tagli di spesa (85%) alle maggiori imposte (12%). In effetti sembra che la crisi dei debiti sovrani stia raggiungendo a grandi passi il cuore dell'Europa. Ieri i mercati hanno segnalato che anche la Francia, dopo i «big» Italia e Spagna, potrebbe essere risucchiata dal vortice del contagio greco. Ma ormai neanche il "marziano" del Vecchio continente, l'unico paese con tassi di Pil extraeuropei e che ha già recuperato i livelli di produzione precrisi, può stare tranquillo: anche la Germania comincia a fare i conti con un futuro più incerto. E' come se una macchina infernale avesse innescato la marcia. Ora sembra impossibile che la Francia possa seguire la Grecia, il Portogallo, l'Irlanda, l'Italia e la Spagna nel club non invidiabile dei paesi il cui debito è considerato tossico per i mercati finanziari. Lo scenario è ben definito. La pressione aumenta lentamente, ma inesorabilmente, l'agenzia di rating abbassa lo scalino, mette panico e, lungo la strada, per risolvere il problema bisogna andare a mendicare l'aiuto del FMI, i partner europei e la BCE che prende il controllo della politica economica. Si richiede una stretta dolorosa in cambio di prestiti, è grave. Questo, per molti paesi diventa un grande trauma nazionale. Questo processo è lento. Ci sono voluti sei mesi per Grecia, Irlanda e Portogallo. C'è voluto meno tempo per l'Italia e la Spagna. Per la Francia, il punto di non ritorno non è ancora passato, ma gli inizi sono lì. Una volta che il punto di non ritorno passa, il governo non può più fermare il rullo compressore. Qualche giornalisti scrive che i mercati sono impazziti. Ma i mercati non sono impazziti né male informati. Essi detengono una grossa fetta di debito pubblico di questi paesi che oggi sono nell'occhio del ciclone. Il 16 agosto il presidente Sarkozy incontrerà all'Eliseo il cancelliere tedesco per preparare le proposte sulla governance economica dell'area dell'euro da sottoporre alla Commissione Europea. Il 24 agosto la "decisione finale" adottate per accelerare la riduzione del disavanzo. Principali misure che dovrebbero essere annunciate: una nuova stretta del piano sulle scappatoie fiscali e azioni contro le speculazioni in borsa come il divieto di vendere allo scoperto. Un pò poco, ma dopo il 24 si vedrà se c'è dell'altro. Intanto le elezioni presidenziali si avvicinano.
giovedì 11 agosto 2011
La Francia non sarà il prossimo bersaglio della speculazione internazionale
Pubblicato da economicamente alle 22:22
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