Il crollo, in questi giorni dei prezzi delle materie prime, anche di prodotti alimentari, mette sotto una nuova luce la Politica agricola dell'Unione europea. Molti si aspettavano dopo l’apolittica alluvione che ha colpito una zona dell’Australia, vasta quanto la Francia e la Germania messe insieme, un aumento dei costi delle derrate. Invece la speculazione ha invertito la rotta dichiarando il sell-off su tutto il settore delle commodity. Oltre al prezzo del greggio Usa che e' sceso dai 92 dollari al barile di lunedì, agli 89 di martedì, il rame ha bruciato il 2,7%, scivolando da un picco record, la farina, il mais e il cacao sono in calo di oltre un punto percentuale. Nel contesto dei rialzi visti nel 2010 c'e' chi potrebbe anche pensare che un ritracciamento naturale era da mettere in conto. Ma da alcuni paesi UE si alzano voci contro una politica agricola "moralmente sbagliata", perché mina l'agricoltura nei paesi a causa dei dazi sulle importazioni e sussidi alle esportazioni, ha dichiarato Caroline Spelman, ministro dell'ambiente del Regno Unito.
La politica agricola comune (PAC) "continua a falsare la concorrenza mantenendo elevati i prezzi europei", ha scritto la Spelman in un discorso via e-mail da consegnare oggi alla Oxford Farming Conference. "Questo produce prezzi all'importazione più alti e l'utilizzo di sovvenzioni all'esportazione delle eccedenze di mercato". L'UE deve ridurre i pagamenti diretti agli agricoltori, e l'aumento dei prezzi alimentari a livello mondiale rendono possibile un piano per la fine di tali sovvenzioni. Gli agricoltori dovrebbero invece essere pagati per l'adozione di misure per proteggere l'ambiente. La PAC è la spesa più forte nella politica della UE, con un budget 56,7 miliardi € per l'agricoltura e lo sviluppo rurale nel 2009, secondo i dati della UE. La fine nel 2013 delle attuali norme in materia, sono all'ordine del giorno della prossima riunione dei ministri dell’agricoltura UE che si riuniranno anche per discutere le modifiche ai regolamenti di questo anno. Il Regno Unito intende collaborare con i paesi del G20 al fine di contrastare i divieti all'esportazione di prodotti agricoli di base, per evitare episodi come il divieto della Russia che ha fermato l'anno scorso le esportazioni di grano, dopo che la siccità aveva ridotto la sua produzione cerealicola. Sarà la Francia a capo del G20 di quest'anno a gestire la partita. Mentre la domanda globale e la speculazione governano con alti e bassi i prezzi sui mercati alimentari internazionali, aumenta anche il rischio di un protezionismo sbagliato. Cercare di porre fine anche alle esportazione dei divieti, una delle pratiche più restrittive che s’incontrano sul mercato mondiale, può rasserenare il mercato.
La politica agricola comune (PAC) "continua a falsare la concorrenza mantenendo elevati i prezzi europei", ha scritto la Spelman in un discorso via e-mail da consegnare oggi alla Oxford Farming Conference. "Questo produce prezzi all'importazione più alti e l'utilizzo di sovvenzioni all'esportazione delle eccedenze di mercato". L'UE deve ridurre i pagamenti diretti agli agricoltori, e l'aumento dei prezzi alimentari a livello mondiale rendono possibile un piano per la fine di tali sovvenzioni. Gli agricoltori dovrebbero invece essere pagati per l'adozione di misure per proteggere l'ambiente. La PAC è la spesa più forte nella politica della UE, con un budget 56,7 miliardi € per l'agricoltura e lo sviluppo rurale nel 2009, secondo i dati della UE. La fine nel 2013 delle attuali norme in materia, sono all'ordine del giorno della prossima riunione dei ministri dell’agricoltura UE che si riuniranno anche per discutere le modifiche ai regolamenti di questo anno. Il Regno Unito intende collaborare con i paesi del G20 al fine di contrastare i divieti all'esportazione di prodotti agricoli di base, per evitare episodi come il divieto della Russia che ha fermato l'anno scorso le esportazioni di grano, dopo che la siccità aveva ridotto la sua produzione cerealicola. Sarà la Francia a capo del G20 di quest'anno a gestire la partita. Mentre la domanda globale e la speculazione governano con alti e bassi i prezzi sui mercati alimentari internazionali, aumenta anche il rischio di un protezionismo sbagliato. Cercare di porre fine anche alle esportazione dei divieti, una delle pratiche più restrittive che s’incontrano sul mercato mondiale, può rasserenare il mercato.
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