martedì 10 maggio 2011

L'Euro, l'Europa e le manovre di mercato

Il tabloid tedesco Bild si schiera oggi a favore dell'abbandono dell'euro da parte della Grecia con un editoriale dal titolo Bye, bye, Grecia. La Grecia, scrive in un editoriale il giornale più letto della Germania, «non riesce a rimettere in piedi la propria economia», «non ripagherà mai il suo enorme debito e questo aumenterà la pressione sui propri creditori, incluse le banche tedesche, per rinunciare a una parte dei debiti». «L'euro è indispensabile per l'Europa, ma Eurolandia non dipende dalla Grecia». La Grecia ha negato che prevede di lasciare la zona euro, ma la sua imminente crisi di liquidità potrebbe rilanciare i timori che la crisi del debito può estendersi ad altri paesi dell'Eurozona. A questo si aggiunge il nuovo taglio di rating. Standard & Poor's ha abbassato il giudizio a lungo termine sul debito pubblico della Grecia a "B" dal precedente "BB-", aggiungendo che la valutazione che ha raggiunto ormai i livelli cosiddetti «spazzatura» potrebbe essere ulteriormente rivista al ribasso. Il taglio di S&P riflette i timori di ristrutturazione del debito stesso e potrebbe essere seguito da un'analoga decisione da parte di Moody's. Questi momenti di tensioni, sono stati causati anche da speranze alimentate non più di due settimane fa, dalla speranza dei mercati di ulteriori aumenti del tasso primario da parte della BCE, che hanno prodotto una forte richiesta dell'euro da parte della speculazione. Il cambio di 1.4823 contro dollaro dell'Euro di fatto ha provocato risentimenti da parte delle industrie UE per le difficoltà di affrontare il mercato globale. Numerosi sono gli economisti che ritengono in questa fase equo un cambio intorno a 1,35 contro dollaro. In questo mare in tempesta si rimane in attesa delle dichiarazioni di questo fine settimana di George Papaconstantinou, Ministro delle Finanze, che dovrà dichiarare se la Grecia ha chiesto l'assistenza dell'Unione europea per finanziare i suoi impegni del debito nel 2012 e il 2013, invece di tornare verso i mercati e a quanto ammonta la richiesta. Un anno dopo il suo salvataggio da parte dell'UE e del FMI, la Grecia ha fatto pochi progressi per mettere le proprie finanze in ordine, tanto meno per ottenere i surplus di bilancio sostanziali necessari per stabilizzare il debito pubblico. La richiesta greca potrebbe far naufragare le speranze che il salvataggio del Portogallo annunciato la scorsa settimana possa segnare una svolta nella crisi del debito scoppiata più di un anno fa. Un importante investitore ha dichiarato: "La speranza è che il Portogallo sia l'ultimo salvataggio e che non vi sia contagio in Spagna. Ma i timori sulla Grecia potrebbe portare a forti vendite sui mercati obbligazionari periferici e aumentare le possibilità che anche la Spagna abbia bisogno di prestiti di salvataggio". Ciò aggraverebbe la crisi, perchè molti considerano la Spagna, la quarta maggiore economia della zona euro, un paese chiave. Se il paese cade e ha bisogno di un salvataggio in extremis, l'intero progetto della zona euro potrebbe essere minacciata. Distensive, invece le dichiarazioni del presidente della Bce, Jean Claude Trichet: «i bilanci pubblici dei paesi avanzati devono essere progressivamente migliorati», ha ribadito una volta ancora, proprio lunedì mattina, facendo implicitamente riferimento a paesi come Grecia, Portogallo e Spagna. Trichet ha ricordato che la crisi del debito nei paesi avanzati è il problema più grosso, mentre in quelli emergenti il rischio è il «surriscaldamento dell'economia», con effetti indesiderati sotto il profilo dell'inflazione, legato alla crescita eccessiva.

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