lunedì 9 maggio 2011

Il debito del Portogallo e le strategie della UE

Dopo la decisione dell'Europa e del FMI di sostenere il Portogallo con 78 miliardi di euro, iniziano su vari giornali economici internazionali, le riflessioni su questo prestito che va ben al di là di una semplice assistenza finanziaria. Si tratta di una tutela del paese lusitano con metodi drastici secondo le regole del FMI. Il piano di salvataggio passa infatti attraverso una serie di misure che probabilmente porterà il Portogallo in recessione. Questo è anche il caso d' Irlanda e Grecia. I donatori ritengono che, senza condizioni drastiche un prestito rimborsabile servirebbe solo fa far guadagnare tempo, quindi, è vietata una politica dello struzzo: i paesi che non sono (ancora) nell'occhio del ciclone, ma non sono distanti, sono avvisati. Italia, Francia e Belgio sono tra quelli. Un recupero di questi paesi non è finanziariamente fattibile in breve tempo. È quindi per sindacati, maggioranze e opposizioni, è necessario agire ora, sedersi intorno ad un tavolo per prendere misure preventive. Il deficit di bilancio non superiore al 3% secondo i criteri di Maastricht, deve essere raggiunto nel giro di due anni. Infine, per rendere questi interventi socialmente accettabili, è essenziale, per la ristrutturazione del debito, anche se tale ristrutturazione influisce negativamente, che le banche facciano il loro ammortamento portafoglio obbligazionario sul debito sovrano. Lo faranno in maniera responsabile, ma non è accettabile che le banche non vedono colpiti i loro profitti (e bonus) da questa crisi, così hanno preso il rischio del loro portafoglio come finanziatore dei paesi in difficoltà, ma non hanno modificato il loro valore nominale. Le ristrutturazioni ridurrebbe l'onere di riforme che sarebbero condivise tra i governi, banche e imprese e il loro personale. Tuttociò ridurrebbe gli oneri sociali e garantirebbe una condivisione delle sofferenze nei piani di austerità inevitabili. Le autorità europee descrivono questa soluzione come dolorosa. Da questo punto di vista non ci sono soluzioni, per l'opposizione di Jean-Claude Trichet, presidente della Banca centrale europea. Una ristrutturazione del debito greco, l'ex segretario del Club di Parigi sa meglio di chiunque altro che non ci sono molte soluzione perchè un paese emerga dal buco del debito. Egli stesso aveva negoziato la prima crisi dell'America Latina. Siamo tutti interessati: avremo la saggezza per evitare possibili tragedie europee la cui grandezza potrebbe mettere l'economia mondiale e la democrazia in pericolo? L'altro aspetto è l'identificazione accurata di una serie di aree che richiedono ristrutturazioni e che saranno seguite dagli istituti di credito a cui in più fasi si renderanno disponibili i fondi, a condizione che le riforme siano intraprese. Infine, occorrerà un'espressione portoghese di maturità politica che si dovrà tradurre in un voto della maggioranza del parlamento e opposizione che dovranno dire si alle condizioni associate con il prestito. Il Parlamento portoghese, pochi mesi fa aveva fatto cadere il governo, anche se oggi si parla già di coalizione governativa. E' quindi un esempio da seguire, ma su cui meditare. In primo luogo, vale per la Spagna, in quanto fatte le dovute proporzioni i due paesi della penisola iberica hanno gli stessi problemi. Tuttavia, il salvataggio della Spagna esaurirebbe le risorse del Patto di stabilità europeo. Per questo il rischio è che aumenterebbe il peso dei salvataggi, ma su un minor numero di membri in grado di garantire le obbligazioni. Con 110 miliardi alla Grecia, con 85-78 miliardi Irlanda e Portogallo, sono 273 i miliardi di € impegnati su 440 miliardi del fondo (ma non ancora erogati).

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