mercoledì 16 febbraio 2011

Per la Banca Mondiale i prezzi delle derrate alimentari sono troppo alti

Secondo un nuovo rapporto della Banca mondiale i generi alimentari hanno raggiunto, nel mondo, livelli pericolosi che potrebbero contribuire all'instabilità politica, perchè possono spingere milioni di persone nella povertà, aumentando il costo della spesa. Nel rapporto pubblicato ieri la Banca ha annunciato che i prezzi alimentari a livello mondiale sono saliti del 29% nell'ultimo anno, e sono solo del 3% sotto il picco raggiunto nel 2008. Robert Zoellick, presidente della Banca mondiale ha fatto presente che il rialzo dei prezzi ha colpito le popolazioni dei paesi più poveri, perché devono spendere la metà del loro reddito in cibo. I prezzi dei prodotti alimentari sono la sfida fondamentale che oggi devono affrontare molti paesi in via di sviluppo e la Banca Mondiale stima che l'aumento dei prezzi del mais, grano e petrolio hanno spinto altri 44 milioni di persone in condizioni di estrema povertà a partire dallo scorso mese di giugno. La relazione è arrivata il giorno precedente l'incontro dei ministri delle finanze e dei capi delle banche centrali del G20 che s'incontrano a Parigi. Il rischio è che alcuni paesi potrebbero reagire all'inflazione alimentare, vietando le esportazioni o con misure di controllo dei prezzi, che potrebbe solo aggravare il problema. Per la Banca Mondiale l’indice dei prezzi del cibo è aumentato del 15% tra ottobre e gennaio. L'incremento è stato guidato dalla volatilità del commercio globale del grano, mais e soia. Il Global futures del mais è più che raddoppiato a partire da questa estate, da $ 3,50 a 7 dollari il moggio, a causa in parte della maggiore domanda dei paesi in via di sviluppo e in parte da una crescente richiesta dell’industria dei biocarburanti. Hanno pesato anche la crescente domanda da parte della Cina che sta esercitando una pressione sulla fornitura di una magggiore quantità di materie prime. Il Dipartimento dell'Agricoltura degli USA ha previsto che nell'ultima settimana i produttori di mais degli Stati Uniti avranno una riserva di soli 18 giorni di vendite, prima che inizi il raccolto del prossimo anno. Le riserve leggere probabilmente spingeranno i commercianti a far salire i prezzi se qualche evento atmosferico ne dovesse ridurre la produzione nel prossimo anno. Secondo la Banca Mondiale i prezzi dei grassi e degli oli sono cresciuti del 22%, il frumento è aumentato del 20% tra ottobre e gennaio e il prezzo dello zucchero è aumentato del 20%. I paesi industrializzati come gli Stati Uniti sono in parte al riparo da questi aumenti di prezzo in quanto le materie prime rappresentano solo una frazione del totale dei costi alimentari. Ma in molte paesi in via di sviluppo, l’aumento dei prezzi viene trasmesso molto più velocemente. Si valuta, per esempio, che tra giugno e dicembre, il prezzo del frumento è salito del 54% in Kirghizistan, del 45% in Bangladesh e del 16% in Pakistan. Zoellick ha avvertito che un aumento dei prezzi potrebbe aumentare l'instabilità politica in paesi come l'Egitto e la Tunisia. Entrambi i paesi sono grandi importatori di grano e il costo dei cereali più alto potrebbe aggravare le tensioni sociali, aiutando il formarsi di nuovi regimi. Secondo il presidente della Banca Mondiale: questo è il momento che il sistema internazionale deve essere consapevole di questi problemi, e farsi carico, con opportuni interventi, di non esacerbare i prezzi dei prodotti alimentari.

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